domenica 14 ottobre 2012

Ieri oltre 3000 in piazza a Tamburi. Ma solo la lotta degli operai può risanare l'ilva e rispondere al movimento di lotta cittadino contro l'inquinamento

Mentre il governo Monti-Clini con l'appoggio dei sindacati confederali licenzia una AIA che è all'insegna della gradualità degli interventi e che va incontro ai desiderata dell'azienda e di una riduzione della produzione a soli 8 milioni di tonnellate di acciaio, che è quello realmente producibile in fase di crisi di mercato e recessione italiana e mondiale;

mentre fuori dalla fabbrica la Procura ancora non si è capito bene se vuol procedere come un carro armato
o accettare la situazione creatasi;
mentre gli ambientalisti riformisti e antioperai  nell'esprimono giudizi sull'Aia e la situazione vanno in una sola direzione: la chiusura dell'ilva come unica soluzione;
la manifestazione del 'Comitato 'liberi e pensanti' nel quartiere Tamburi ha visto una partecipazione di oltre tremila persone aperta da donne e bambini, con delegazioni di cittadini, gruppi limitati di operai sciolti come cittadini, e gli spezzoni degli studenteschi.
Presenti anche delegazioni ambientaliste di altri comitati di Brindisi contro il carbone, il comitato antidiscarica di Chiaiano, ecc.; presenti dei rappresentanti del comitato cassintegrati di Pomigliano del cobas confederazione, guidato da Mimmo Mignano e Oreste Scalzone.
Una manifestazione che ha mostrato ancora una volta l'ampiezza della giusta protesta antinquinamento che produce morti da tumore e danni ambientali, ma che viene incanalata anch'essa verso la parola d'ordine della chiusura dell'Ilva e del reddito di Stato per gli operai che perderebbero il lavoro.
Uno degli slogan era: "Operai, l'Ilva è veleno - Via dalle officine a salario pieno!".
Questa linea e questa parola d'ordine oltre che illusoria e riformista, alimenta la contrapposizione verso gli operai Ilva di fatto considerati  burattini di padron Riva o anch'essi colpevoli di inquinare.
La strada deve essere un'altra:
lotta dura e senza sconti contro padron Riva e il governo per la messa a norma in tempi rapidi della fabbrica con i soldi necessari, ben oltre gli interessi di Riva e del Governo, e massima condanna di Riva e soci per le morti provocate nel suo periodo;
sviluppo del movimento di massa dal quartiere Tamburi a tutta la città per l'aumento dei fondi necessari alla
bonifica del territorio dando lavoro e salute.

calderita

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