venerdì 30 novembre 2012

Operai Ilva: speriamo che il decreto non ci uccida



TARANTO – «Sono stanco di andare al lavoro e sapere che provoco la mia morte. E quella della mia famiglia. E quella dei cittadini. Qui ci vuole un decreto non per salvare l'Ilva ma per salvare Taranto». Mimmo è uno degli operai dell’Ilva: i lavoratori di un colosso che oggi rischia di piegarsi sotto la scure di dati inconfutabili che purtroppo parlano di morte e di malattia. Le tute blu dell’Ilva vogliono uscire da questa fase da incubo e oggi vogliono sperare: lo vogliono soprattutto oggi che è il giorno dopo l’arrivo del tornado, di quella massa di vento violento che si è abbattuta sullo stabilimento martoriato, provocando feriti, danni pesantissimi e, quasi certamente, la morte di un collega, un giovane di soli 29 anni che risulta ancora disperso dopo che la cabina della gru nella quale si trovava è stata strappata dal vento ed è finita in mare.

«Siamo sconvolti», dice un’altro operaio, Angelo Pichierri, fuori dallo stabilimento. «Stiamo male per lui – racconta – per questo ragazzo, per la sua famiglia; stiamo male per la tromba d’aria, per questo vortice di pesanti problemi che ci avvolge. E siamo preoccupati per il nostro futuro. Il decreto ci aiuterà? Lo spero, lo spero veramente».

«L'aria che tira in fabbrica - racconta un altro lavoratore, Roberto Gigante – è quella di ogni giorno: è un’aria pesante, resa ancora più triste da quello che è accaduto ieri. Il decreto che sarà esaminato domani dal consiglio dei ministri è importante, molto importante, ma oggi tutti noi qui dentro pensiamo a quel nostro collega disperso».

Le notizie che man mano arrivano da Roma sull'incontro tra Governo, parti sociali e istituzioni, vengono commentate tra gli operai con stanchezza: pesa sulle loro spalle non solo la lunga giornata di ierio. Il decreto? Ben venga ma sia ben chiaro – ci tiene a sottolineare un altro operaio, Biagio Prisciano – «che non vogliamo un decreto che dia produttività all’Ilva ma provochi morte e malattia. Deve essere rispettato tutto: la salute, l’ambiente, il lavoro, la produttività». «Oggi - aggiunge Prisciano – c'è all’Ilva di Taranto un’aria di speranza e di fiducia e vogliamo che quest’aria metta finalmente d’accordo tutti: sindacati, lavoratori, cittadini. Le divisioni non servono a nessuno. Chi ha sbagliato deve pagare ma noi lavoratori non abbiamo sbagliato e non possiamo pagare per colpe che non abbiamo».

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