giovedì 15 novembre 2012

Riva-ferrante forza la mano e domanda da capo la mobilitazione al suo fianco dei lavoratori ? .. o fa sul serio ? e allora perchè chiede la cassa integrazione se deve chiudere ?

Ilva, Ferrante lancia l'allarme
"A dicembre stop alla produzione"

La direttiva dei custodi giudiziari che limita l'Ilva nell'approvvigionamento di materie prime rischia di portare al blocco dello stabilimento siderurgico di Taranto entro metà dicembre. Lo evidenzia una lettera che il presidente dell'Ilva ha inviato oggi ai custodi e alla procura: "Spegnimento mette a rischio la sicurezza dell'impianto"

La direttiva dei custodi giudiziari che limita l'Ilva nell'approvvigionamento di materie prime rischia di portare al blocco dello stabilimento siderurgico di Taranto entro metà dicembre. Lo evidenzia una lettera che il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ha inviato oggi ai custodi giudiziari (Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento), al procuratore capo della Repubblica, Franco Sebastio, al procuratore aggiunto Pietro Argentino e ai sostituti procuratori Mariano Buccoliero e Giovanna Cannalire.

Ferrante segnala che "l'applicazione della disposizione dei custodi giudiziari allo sbarco delle materie prime determinerà effetti devastanti per l'Ilva dovuti alla fermata, non in sicurezza, di tutti gli impianti dell'area a caldo con conseguente esposizione a gravi rischi di incidente rilevante e danni irreparabili agli impianti, scenario questo già comunicato verbalmente agli stessi".
 

"Il 14 dicembre - prosegue la lettera - si avrà il progressivo contemporaneo esaurimento delle giacenze a parco di 7 diversi materiali, situazione questa che determinerà la tempestiva fermata di tutti gli impianti dell'area a caldo dello stabilimento di Taranto".

Ilva può chiudere fra un mese
«Gravi rischi sulla sicurezza»

MILANO – Trenta giorni per evitare il disastro. Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, lancia l'allarme esaurimento scorte per l’acciaieria di Taranto e fissa al 14 dicembre il giorno della chiusura dello stabilimento. Una data che, a suo avviso, potrebbe scatenare un effetto domino con conseguenze catastrofiche: lo stop forzato degli impianti dell’area a caldo del sito industriale e, quindi, la fermata, non in sicurezza, potrebbe causare “l'esposizione a gravissimi rischi di incidente rilevante e danni irreparabili agli impianti”.

Insomma, uno scenario apocalittico. E per descriverlo l’ex prefetto di Milano si affida ad una lettera inviata alla magistratura locale – al procuratore della Repubblica di Taranto Franco Sebastio, all’aggiunto Pietro Argentino e ai sostituti procuratori Mariano Buccoliero e Giovanna Cannarile -, in cui viene allegata una nota tecnica, messa a punto dagli esperti dell’Ilva Tommaso Capozza, Vincenzo Dimastromatteo ed Ettore Vozza, sulle conseguenze derivanti dall’applicazione delle disposizioni dei Custodi giudiziari.

Nella missiva, il successore di Nicola Riva al vertice dell’Ilva rileva quindi che le decisioni prese dai custodi in materia di scarico delle materie prime al porto di Taranto determinano il pericolo che si fermino “tutti gli impianti dell’area a caldo dello stabilimento” con gravissimi rischi per la sicurezza. Lo stop forzato dovuto alla mancanza di materia prime – i custodi impongono uno stoccaggio massimo di 15 giorni - comporterebbe una fermata non in sicurezza con conseguente “esposizione a gravissimi rischi di incidente rilevante e danni irreparabili agli impianti”.

A tutto questo si somma il danno economico. Nelle conclusioni della nota tecnica si ricorda infatti che “dal 12 novembre, data di comunicazione delle disposizioni dei Custodi giudiziari, ad oggi sono stati accumulati maggiori oneri di Ilva per le controstallie per 850 mila dollari”. “E' prevedibile, visti i lunghi tempi di sosta” delle navi per gli sbarchi ai parchi minerali dell’Ilva “che gli armatori possano chiedere al gestore la detenzione che comporta un costo maggiore rispetto alla controstallia”. A tal proposito viene indicato che i proprietari delle navi potrebbero chiedere all’Ilva la detenzione del materiale al fine “di ottenere tutti i danni diretti ed indiretti dalla sosta prolungata con conseguente ulteriore aggravio di costi oggi non quantifi

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