sabato 19 gennaio 2013

Assemblea Nazionale Rete Sicurezza- 2° Parte Intervento di Piero operaio Ilva

PIERO OPERAIO ILVA

Mi chiamo Piero, sono un operaio dell’Ilva e abito a Tamburi.
Innanzitutto vorrei dire che non sono d’accordo su un paio di passaggi dell’intervento di Ciccio Maresca.
Non ho sentito dire che questo è il decreto di uno stato dittatore. Oltre ad essere un decreto infame nei contenuti, è un decreto anticostituzionale! Contro la Magistratura, la città di Taranto, gli operai dell’Ilva. Sia chiaro che è un precedente pericoloso.
Detto questo, bisogna anche dire che non è vero che gli operai all’Ilva non stanno cambiando. Io che lavoro all’interno posso dire chiaro che gli operai stanno prendendo coscienza.
Guardate, la cosa peggiore fatta contro gli operai, gli operai italiani, non solamente quelli dell’Ilva, è il contratto di formazione, che prevede 24 mesi di formazione, se durante questi tieni la testa bassa, accetti tutto senza lamentarti, vieni confermato, altrimenti sei fuori della fabbrica. È così che viene imposto agli operai un tipo di lavoro di cui oggi quasi tutti noi operai ci stiamo lamentando.
Lo stiamo facendo perché abbiamo preso coscienza, sono morti poche settimane fa due ragazzi. Personalmente la cosa mi fa anche incazzare, perché non dobbiamo aspettare che muoiano due operai per fare un’azione vera, bisognava farla prima, dire le cose come stanno, dire come stanno funzionando gli impianti.
All’Ilva, secondo stabilimento siderurgico in Europa, primo a livello nazionale, abbiamo il contratto dei metalmeccanici. Il perché i sindacati ancora ce lo devono spiegare, in 50 anni i sindacati che stanno all’interno dello stabilimento, nessuno ha mai detto che l’Ilva inquina. Perché? Perché era anche loro interesse, o per altro? Ancora ce lo devono spiegare!
Io oggi sto soffrendo per questa situazione e siamo noi operai, nel magna-magna generale in cui tutti stanno bene, che se la passano peggio e gli tocca scendere in piazza.
Io sono di quelli che non ha fatto mai nessuno sciopero a comando dell’azienda. Io non sciopero per l’azienda e non sciopererò mai! Io sciopero per i miei diritti, per la mia dignità, che nessuno è autorizzato a vendere. In Italia, invece la dignità degli operai è stata venduta. La vera dignità della classe operaia secondo me non esiste più. Io sono uno di quelli che sta facendo le sue lotte per la tutela mia personale e di tutti gli altri e per questo mi hanno detto che sono un vagabondo, un delinquente, un mafioso. Se non c’è una legge che mi tutela, se la 626 non c’è più, allora mi tutelo da solo.
Per quanto riguarda gli operai dell’Ilva, è vero che hanno paura, perche a Taranto non ci sono alternative all’Ilva. La verità è questa e bisogna dirla.
Io sono un operaio dello Slai cobas. Prima ero nella Fiom ma ho smesso di avere fiducia nella Fiom e nella Cgil. Poi sono passato alla Uilm, e mi veniva da piangere… sono passato alla Fim, e ho continuato a piangere… alla fine ho fatto una scelta. Ho scelto lo Slai cobas e la mia scelta la sto divulgando all’interno della fabbrica. Posso dirvi che è una lotta lunga, dura, perché rimbalzo sempre contro un muro di gomma, non dell’azienda, ma tra gli stessi operai. Tra gli operai il problema è che manca chi li guidi, manca una guida per gli operai. Se io ho una Ferrari e non la so guidare, quella Ferrari rimarrà sempre ferma… Noi operai Ilva siamo tutti delle “Ferrari”, basta avere una persona che ci guidi e noi potremo vincerla qualche battaglia.
Per questo occorre la volontà di confrontarci, di capire e poi di agire.
A proposito dei “Liberi pensanti”. Io sono un lavoratore, un cittadino, sono libero e penso a modo mio. La penso a modo mio sulla difesa del mio posto di lavoro. E sono un cittadino di Taranto, dei Tamburi, abito a 20 metri dai parchi minerari. Io e i miei figli abitano là. Perché ho comprato casa proprio là, perché quella potevo permettermi. Ma non è giusto che mi compro una casa dove devo morirci. È possibile trovare una soluzione per i parchi, basta volerlo.
Altra cosa da dire è che la Magistratura nei 50 anni prima delle ultime inchieste nessuno l’ha mai sentita. E venuta fuori adesso, deve essersi rotto qualche equilibrio interno per non so che cosa. Questo credo, posso anche sbagliarmi.
Comunque sia, ben venga la Magistratura, ma all’interno dello stabilimento tutti gli operai sappiamo che gli interventi non si faranno. Perché questo decreto Salva Riva, non l’Ilva e tanto meno gli operai. Lo hanno scritto in 6 ore e io non ricordo nessun decreto fatto in 6 ore a tutela dei lavoratori! Non lo abbiamo mai visto! Lo vediamo ora, per salvare i capitalisti e mandare a morte gli operai.
A proposito dell’area caldo di Genova che è stata chiusa. Io oggi faccio le mie lotte e quando vedo gli operai Ilva di Genova affermare che lo stabilimento Ilva di Taranto sarebbe solo al 52° posto per l’inquinamento, non ci sto più! Non ci sto quando li sento dire: veniamo noi a Taranto fare le lotte, come se noi non fossimo capaci di fare le nostre lotte. Non ci sto più. Attaccano la nostra dignità di uomini e lavoratori e io che vivo di orgoglio e di dignità non accetto di essere offeso da nessuno.
Tanto per essere chiaro coi miei colleghi di Genova, l’idea nostra, di tanti operai è: avete voluto chiudere l’area a caldo perché sapevate di morire e oggi chiedete alla città di Taranto di sacrificarsi? Non ci stiamo! Fate gli operai, mostrate solidarietà per gli operai di Taranto. è giusto che noi e voi difendiamo il nostro posto di lavoro. Io no chiedo la chiusura dell’Ilva, chiedo certezze.
Lavoro in un’acciaieria che è ancora quella di 50 anni fa. Noi sappiamo bene come stanno le cose e in che condizioni lavoriamo. Lo sappiamo noi operai. Per chi sta fuori e non conosce questa realtà, è facile parlare.
Oggi per l’ennesima volta, ho accusato i sindacati. I sindacati mi hanno sempre detto la stessa cosa: noi facciamo il sindacato che riusciamo a fare, ma il sindacato non ha mai detto all’azienda: l’impianto è in queste condizioni, cambiamo! A me non serve il sindacato per farmi fare il 730, quello posso farmelo da solo. Io voglio pagare la tessera perché tu mi difendi. Mi devi tutelare, ma questo non succede.
Un esempio stupido: ieri ho fatto il turno di notte sulla gru. E, col freddo che ha fatto, la mattina mi sono alzato dalla postazione con mal di schiena e mal di testa, vento e freddo entravano in cabina. Oggi sono andato al lavoro e ho detto: io vi fermo la gru se non ripristinate immediatamente il riscaldamento! Pochi minuti dopo sono arrivati i tecnici a ripristinare la gru!
Ma sono solo e da soli la guerra non si vince. Se sono solo l’azienda può schiacciarmi, lo so, ma nel frattempo faccio rispettare i miei diritti. Il mio diritto al lavoro, il mio diritto alla salute e il diritto alla sicurezza, mio e di tutti gli altri operai.
Chi si rifiuta di lavorare su un impianto mal messo, viene subito bollato e gli dicono: non lo fai tu, lo farà un altro. Chi deve cambiare per primo è il lavoratore, deve avere il coraggio di dire: mi rifiuto per la sicurezza mia e degli altri. Non solo per me. È facile chiedere sicurezza per sé stessi, e per gli altri?
Chiudo dicendo che sto dalla parte di tutti i lavoratori, dall’Alcoa all’Ilva di Taranto, anche se non sono d’accordo con qualche idea di qualche lavoratore, anche se capisco che tutti cerchiamo di difendere il nostro posto di lavoro.

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