giovedì 17 gennaio 2013

Ilva presidi oggi, in fabbrica e alla prefettura

Questa mattina gli operai dell'Ilva in cassintegrazione da mesi dell'area a freddo hanno ripreso la protesta. Fino alle 10, una parte, circa un centinaio, si sono autoconvocati alla portineria A (quella della Direzione è sempre sbarrata), poi hanno raggiunto altri lavoratori dell'Ilva che stavano alla Prefettura dove si è tenuto l'incontro tra i segretari generali e metalmeccanici di cgil, cisl, e uilm e il prefetto.
I sindacati confederali hanno chiesto l'intervento del Prefetto verso l'azienda, che a tutt'oggi non fa sapere nulla dei suoi piani immediati, allo scopo di organizzare un incontro tra loro e il presidente dell'Ilva Ferrante. Il prefetto si è fatto carico di questa richiesta e a dare una risposta al più presto.
Sul rientro dei cassintegrati, i sindacati confederali hanno detto che visto che l'Ilva sta alimentando una 'guerra tra poveri' (operai di Taranto e operai di Genova, operai dell'area a freddo in cig e operai dell'area a caldo in produzione) e non fa rientrare al lavoro gli operai del TNA1, Laf, ecc., "da lunedì - hanno affermato - non permetteremo che l'area a freddo di Taranto stia ferma e Genova sia in produzione. I lavoratori dell'Ilva - hanno continuato - non sono teste calde, non vogliono fare scontri o bloccare, ma chiediamo l'attuazione di quanto previsto dal decreto sull'Aia".
Quindi hanno dato un appuntamento generico: "appena il prefetto ci comunica la data dell'incontro con Ferrante, o se abbiamo nuove dall'azienda, ve lo facciamo sapere. Da lunedì, se la situazione non cambia, chiameremo insieme sia i lavoratori dell'area a freddo che dell'area a caldo".

Sostanzialmente, quindi, questa mattina vi è stato solo un passaggio pro-forma che non ha portato a risultati; sia perchè non è che Ferrante anche ultimamente abbia negato incontri ai sindacati confederali, e quindi la richiesta di "intermediazione" al prefetto sembra più un prendere tempo e distogliere gli operai dai presidi alle portinerie; sia perchè questo Prefetto non è certo persona da spendersi per qualcosa in più di una lettera alla direzione dell'Ilva.
Nello stesso tempo, i sindacati confederali non hanno affatto chiarito cosa, in realtà vogliano fare lunedì: una assemblea di tutto il personale Ilva, indire sciopero...? La Fiom ha parlato solo di "iniziative possibili".

Chiaramente gli operai non sono stati affatto soddisfatti: il rinvio a lunedì è troppo generico; l'incontro di questa mattina è stato fatto a "porte chiuse", non facendo neanche prima assemblee con i lavoratori; per cui all'incontro con Ferrante non accetteremo che al Tavolo si siedano i dirigenti sindacali senza i lavoratori, vi deve essere la presenza di una delegazione di lavoratori, altrimenti il Tavolo non si fa; dobbiamo presentare noi le nostre richieste approvate in assemblea, perchè non ci riconosciamo nei sindacati confederali, ecc.
Gruppi di operai volevano che la mobilitazione non si fermasse, pur se nello stesso tempo dicevano che erano pochi quelli che si muovono a fronte di 2400 in cigs o in ferie forzate.
Poichè molti operai si erano già allontanati, lo Slai cobas per il sindacato di classe ha dato come appuntamento certo di massa lunedì entro le 9 alla portineria A, dando indicazione di utilizzare questi giorni per chiamare altri operai alla mobilitazione sia quelli in cig che in produzione.
Fermo restando che domani, venerdì, saremo alla fabbrica per sostenere e partecipare a qualsiasi protesta che anche in numeri ridotti gli operai volessero fare.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe, e gli operai dello slai cobas Ilva chiedono:
che tutti gli operai in cig o ferie forzate rientrino al lavoro, anche con ricollocazione in altri reparti;
che sia garantito il pagamento degli stipendi senza ritardo;
che gli incontri in questa fase vadano fatti in presenza degli operai.
Queste cose devono essere una precondizione dei Tavoli sui piani dell'Ilva che devono riguardare l'effettiva messa in sicurezza degli impianti, con la difesa del lavoro e della salute.
Ogni discussione su soluzioni future (nazionalizzazione/esproprio dell'Ilva, ecc. ecc.) - al di là che contengono una buona dose di illusione e di analisi sbagliate che dimenticano il fatto che questo Stato, questi governi sono e non possono che essere al servizio degli interessi dei padroni, dei loro profitti (come il decreto salva-Riva ha ampiamente dimostrato) e, quindi, agiscono comunque le stesse leggi di taglio dei costi a partire da quelli per la sicurezza e la salute - diventano pure esercizio mentale, se non si impone: TUTTI GLI OPERAI IN FABBRICA, DIFESA DEL SALARIO, MESSA A NORMA.
Ma questo, ora come ora, può imporsi solo se la lotta degli operai diventa un problema di "ordine pubblico", che imponga soluzione d'urgenza.

Slai cobas per il sindacato di classe ILVA
3475301704 - slaicobasta@gmail.com




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