venerdì 11 gennaio 2013

Ilva, quel che Vendola non dice - di A. Marescotti

Ilva quello che il “dossier” di Nichi Vendola non dice



Se andate sul sito di Nichi Vendola in questi giorni, troverete che la home page è sovrastata dalla scritta gigante “Ilva“. Il sottotitolo ha l’aria di essere una risposta al Gip di Taranto Patrizia Todisco, che lo accusa di essere il “regista” di un’operazione occulta per assecondare le pressioni dell’Ilva
Sul sito di Vendola la replica è: “Il Governo Vendola ha messo in campo, sin dal suo primo mandato, una serie di iniziative legislative, sia in ambito ambientale, che sanitario, per garantire la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini di Taranto, coniugandole con il diritto al lavoro”.

In questo dossier c’è una evidente forzatura.
La magistratura – si legge nel punto in cui cita le indagini della Procura – chiede il sequestro dell’impianto. In base ai dati messi a disposizione dal governo pugliese ed elaborati in anni di monitoraggi, infatti, gli inquirenti accertano il nesso causale fra inquinamento ambientale e mortalità e propongono il sequestro e  lo spegnimento degli impianti siderurgici per interrompere la catena dei reati”.
I fatti non stanno così. 
La magistratura interviene con due perizie (una chimica e l’altra epidemiologica) proprio perché la Regione – pur disponendo dei dati utili a farlo – non aveva mai ufficialmente acclarato il nesso fra contaminazione da diossina dei pascoli e fonte inquinante. In nessuna dichiarazione Vendola aveva detto: “Abbiamo accertato che la diossina nei pascoli proviene dall’Ilva”. E se aveva i dati non si capisce perché non abbia fatto un esposto alla Procura, così come lo ha fatto PeaceLink. Infatti mentre PeaceLink segnalava alla Procura i dati dell’inquinamento perché partisse un’inchiesta, Vendola tranquillizzava l’Ilva, per il tramite di Archinà, dicendo: “State tranquilli, non mi sono defilato”
Inoltre la Procura della Repubblica ha accertato il “nesso causale” grazie ad uno specifico studio epidemiologico su Taranto che la Regione non ha mai commissionato, pur potendo farlo e pur essendo stato richiesto tale studio sia da Angelo Bonelli, sia dal Comitato Donne Per Taranto, con la raccolta di migliaia di firme.
Sarebbero bastati sei mesi. Vendola poteva richiederlo ad esempio proprio ai periti a cui poi si è rivolta la Procura. O ad altri. Ha aspettato che fosse la Procura a fare l’indagine epidemiologica.
Faccio allora questa duplice domanda.
Perché Nichi Vendola non ha mai commissionato uno studio per accertare il nesso causale fra inquinamento da diossina e fonte di diossina e perché non ha mai fatto un esposto alla Procura della Repubblica per far aprire un fascicolo sull’inquinamento dell’Ilva? 
Vendola dovrebbe rispondere, perché quanto scritto nel quel dossier non corrisponde a verità.

Nessun commento:

Posta un commento