venerdì 4 gennaio 2013

la procura di taranto resiste al decreto legge ILVA


Ilva chiede indietro l'acciaio finito
no della Procura, guerra alla legge

La richiesta di dissequestro depositata dai legali dell'azienda, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della legge di conversione del decreto 'salva-Ilva, riguarda merce per un miliardo di euro destinata anche agli altri stabilimenti del Gruppo. Contrari i pm che chiedono al gip Todisco di sollevare la questione di incostituzionalità del provvedimento

di MARIO DILIBERTOe semilavorati fermati dai sigilli dell'autorità giudiziaria, già pronti per la vendita e in partenza verso gli stabilimenti del Gruppo.  La richiesta di dissequestro è stata depositata questa mattina dai legali dell'azienda in Procura a Taranto: l'istanza riguarda i prodotti sequestrati lo scorso 26 novembre dal gip Patrizia Todisco. La decisione è arrivata dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della legge di conversione del decreto numero 207 del 3 dicembre scorso, detto il 'salva-Ilva', che di fatto annulla gli i sigilli dell'autorità giudiziaria scattati nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale, autorizzando l'azienda a proseguire l'attività produttiva a Taranto per i prossimi 36 mesi. 

Nel giorno di qualche ora, nel primo pomeriggio, è arrivato il parere contrario della magistratura, che ha rimesso gli atti al gip al quale chiedono di sollevare la questione di legittimità costituzionale sulla legge 231 del 24 dicembre 2012, la cosiddetta 'salva-Ilva'. La pubblicazione sulla Gazzetta della legge, approvata dal Parlamento nella settimana prima di Natale, era il passo che gli avvocati dell'azienda attendevano per presentare alla Procura istanza di dissequestro di coils e lamiere pari a un milione e 700mila tonnellate, il cui valore commerciale è di circa un miliardo di euro. L'istanza è stata depositata dall'avvocato Egidio Albanese ed è firmata anche dall'avvocato Marco De Luca. 

Già all'indomani della pubblicazione del decreto legge sulla "Gazzetta Ufficiale" fu presentata un'altra istanza relativa agli impianti dell'area a caldo e in quell'occasione i pm confermarono il sequestro ma reimmisero l'Ilva nel possesso di altiforni e acciaierie per i quali, sino a quel momento, non c'era facoltà d'uso. Ora lo scenario, nonostante le disposizioni del salva-Ilva, sembra diverso, considerando anche che all'indomani dell'approvazione del decreto lo stesso presidente di Ilva Bruno Ferrante aveva depositato presso la cancelleria del tribunale del Riesame la rinuncia al ricorso sulla revoca del sequestro del prodotto finito e semi-lavorato. Revoca che già una volta aveva incassato il no del gip Todisco

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