giovedì 7 marzo 2013

Ilva - su cassaintegrazione e contratti di solidarietà si tratta... ma sulla testa degli operai! Prima fanno accordi e poi o ti mangi questa minestra... Imponiamo un'assemblea generale ora non dopo - dice lo slai cobas Ilva per il sindacato di classe

Ilva: «Pronti a discutere
sui numeri della cig
e su contratti solidarietà»
ROMA – Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha dato la sua «disponibilità» a «ragionare e discutere sul numero massimo di cassaintegrati, valutando impianto per impianto la reale esigenza durante il periodo di applicazione dell’Aia». Ferrante, a margine di un incontro al ministero del Lavoro, ha ricordato che «il numero indicato di cassaintegrati è il numero massimo, pari a 4.400 nella prima fase di applicazione dell’Aia e ad oltre 6.000 nel secondo semestre 2014».

Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, si è detto «disponibile a discutere e valutare anche la fattibilità del ricorso a contratti di solidarietà». Ferrante ha parlato a margine dell’incontro al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione. La richiesta dei contratti di solidarietà era stata avanzata da parte dei sindacati.

Contratti solidarietà? Dubbi Usb sull'Ilva
TARANTO – «Noi sappiamo cosa significa questa forma di contrattazione e abbiamo seri dubbi sulla sua realizzazione, specie perchè non è per nulla chiaro l’aspetto principale: chi finanzia l’operazione?». Lo sottolineano in una nota Francesco Rizzo e Lorenzo Semeraro del coordinamento Usb (Unione sindacale di base) di Taranto riferendosi all’ipotesi del ricorso ai contratti di solidarietà al posto della cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione annunciata dall’Ilva per un massimo di 6.417 dipendenti dello stabilimento ionico.

«Cosa si sta preparando – si chiedono i due rappresentanti dell’Usb – per le migliaia di lavoratori Ilva in questo momento? Molto probabilmente non sarà possibile la cassa in deroga poichè priva di copertura finanziaria, perciò si 'rigira la frittata', servendo una minestra che all’apparenza potrebbe sembrare diversa, ma non lo è, perchè a pagare saranno ancora i lavoratori».

L'Usb ritiene giusto che «l'onere e le responsabilità di quanto accade siano a totale carico della famiglia proprietaria». Il sindacato denuncia inoltre il ricorso da parte dell’azienda a provvedimenti disciplinari nei confronti dei lavoratori che non accettano questa situazione. «Quanti lavoratori – osservano – diventano quotidianamente oggetto di vessazioni ed altre violenze? Il sistema è collaudato, è perfetto, costringe ad abbandonare le armi, a dimettersi, oppure ad essere licenziato per cumulo di sanzioni disciplinari. E' vecchio il trucco, tutti lo sanno ma pochi ne parlano o intervengono».


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