domenica 24 marzo 2013

Dagli altri siti e giornali la iniziativa nazionale della Rete del 22 marzo

http://www.segnourbano.it/il-caso-ilva.html

 

Il caso ILVA

La madre delle battaglie

Taranto crocevia nazionale, la vertenza Ilva madre di tutte le battaglie. La “Rete nazionale e di organismi sindacali, studenteschi e popolari” sbarca nuovamente tra i due mari dopo la famosa manifestazione del 2009. Allora, lo spartiacque segnato dalla magistratura non era ancora solcato.
Ieri una cinquantina di rappresentanti provenienti da tutta Italia hanno fatto tappa nel capoluogo ionico, divenuto “simbolo delle prevaricazioni”, “per esprimere la loro protesta e la denuncia nazionale contro le responsabilità di padron Riva e Stato per le morti sul lavoro e da inquinamento”.
Da Torino a Bari, da Marghera a Palermo. Tante realtà si sono armate di megafono e striscioni per solidarizzare con gli operai. “Dall’Ilva alla città, Padron Riva non Passerà” su un lenzuolo bianco. “La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” su un altro striscione. Un operaio non gradisce la protesta ma la tensione si smorza subito.
«Far passare determinati messaggi non è facile, qui a Taranto si sono compiuti passi avanti dall’estate scorsa – spiega Enzo Diano, della Rete nazionale nodo Ravenna – la lotta che si sta conducendo non è contro il lavoro ma in opposizione a profitto e criminali. Per fronteggiare le morti occorre nazionalizzare questa battaglia».
Una battaglia che ieri ha toccato diversi luoghi. Il corteo si è radunato di fronte alla direzione Ilva per poi recarsi davanti alle portinerie A e D. A metà pomeriggio, le delegazioni si sono trasferite al cimitero San Brunone per incontrare i lavoratori cimiteriali in lotta contro l’inquinamento. Infine, alle 17.30, l’assemblea conclusiva al centro polivalente Giovanni Paolo II nel quartiere Tamburi con operai, cittadini e associazioni.
«In questo momento, Taranto rappresenta tutte le vertenze – racconta Rosario Sciortino, rappresentante del coordinamento Slai Cobas Palermo – ce ne sono diverse in tutta Italia ma i piccoli risultati non vengono a galla. Serve perciò unità e collaborazione. Noi abbiamo deciso di organizzare questa marcia di venerdì pur sapendo che nei giorni feriali si raggiungono altri numeri. Il nostro intento, però, è quello di incontrare fisicamente gli operai, parlare, discutere, far comprendere che non sono soli».
Si riducono le distanze, i chilometri. Contesti differenti e situazioni altrettanto diverse ma tra Palermo e Taranto sembrano esserci dei punti di contatto.
«Per anni siamo stati in strada di fronte agli stabilimenti di Termini Imerese – prosegue Sciortino – abbiamo provato a dettagliare su cosa stava succedendo. Quella fabbrica è chiusa per la poca lungimiranza dei confederali e perché non tutti gli operai hanno avuto la percezione di ciò che accadeva. Venivano in gruppi di dieci e provavamo a dire che la valanga di ammortizzatori sociali può stordire. Sono due storie diverse, padroni e contesti non paragonabili ma conta la coscienza degli operai. Non vogliamo che i lavoratori dell’Ilva facciano la stessa fine: bisogna ritrovare una propria identità per vincere questa battaglia di vita e lavoro».

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