venerdì 31 maggio 2013

Bondi il ristrutturatore dell'ilva per conto di riva e governo è un poco di buono

l procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo e il pm Antonio D’Alessio hanno chiesto il rinvio a giudizio di Enrico Bondi, accusato di falsa testimonianza per la vicenda della microspia trovata sulla sua auto quando era diventato da poche settimane amministratore delegato di Telecom Italia. Chiesto il processo anche per l’ex capo del personale del gruppo di telecomunicazioni, Roberto Maglione.
L’episodio risale al 20 agosto 2001 col ritrovamento di una microspia nell’auto noleggiata da Bondi, che poi si rivelò falsa. Una delle ipotesi in merito era che la microspia fosse stata messa da Tavaroli e i suoi uomini per screditare la security di Telecom Italia, alla quale Giuliano Tavaroli, che era allora responsabile della security della Pirelli di Marco Tronchetti Provera, avrebbe ambito passare.
La richiesta di rinvio a giudizio per l’ex commissario straordinario della Parmalat e, fino a pochi giorni fa, amministratore delegato dell’Ilva di cui avrebbe potuto diventare commissario,  è stata inoltrata nei giorni scorsi dopo che alla fine di marzo la Procura aveva notificato l’avviso di chiusura delle indagini. La vicenda al centro dell’inchiesta milanese è nata da quella sui dossier illegali confezionati dalla security di Telecom e Pirelli ai tempi di Giuliano Tavaroli per un altro filone della quale Tronchetti Provera è stato rinviato a giudizio nei mesi scorsi.
Convocato dagli inquirenti il 12 novembre 2010 Bondi, che era stato scelto da Tronchetti come amministratore di Telecom a poche ore dal “bliz” di Pirelli sul gruppo, aveva escluso che l’episodio della microspia avesse avuto come conseguenza l’allontanamento dell’allora segretario generale di Telecom, Vittorio Nola, il quale poi, tramite l’avvocato Irma Conti, aveva sporto denuncia. In quella testimonianza, secondo i pm, Bondi non avrebbe detto la verità.
Come si legge nell’atto di chiusura delle indagini avrebbe omesso “di comunicare quanto a sua conoscenza in merito alle ragioni dell’avvenuto allontanamento dalla Telecom di Nola, escludendo che tale ultimo accadimento fosse da collegare con l’evento della cimice famosa”. Maglione invece durante la sua testimonianza nel corso del processo sui dossier illegali, “affermava il falso e negava il vero laddove – si legge ancora nel provvedimento – dichiarava di non aver assistito (quale responsabile del personale) ad alcun incontro con Bondi e Nola”, nel quale “fu comunicato, in realtà in sua presenza, a quest’ultimo da parte dello stesso Bondi, l’immediato, improvviso ed immotivato allontanamento dall’azienda Telecom”. Nell’aprile 2011 la Procura per la microspia aveva chiesto e ottenuto l’archiviazione per Tronchetti, Tavaroli e per l’ex investigatore privato
Emanuele Ciprian

un Centro studi Ilva che studiava poco e mangiava molto

Finisce sotto sequestro anche il Centro studi
 ui
TARANTO - Se è vero che tutte le storie finiscono in gloria, il sequestro dell’immobile di via Duomo a Taranto, uno dei palazzi più belli della città vecchia, sede dal 2010 del Centro Studi Ilva, costituisce l’emblema della fine di u n’epoca. I finanzieri del Gruppo di Taranto, dopo aver rastrellato il rastrellabile in Riva Fire, hanno dovuto rivolgersi anche al patrimonio dell’Ilva non strettamente necessario alla produzione di acciaio per cercare di raggiungere la soglia di 8,1 miliardi fissata dal gip Patrizia Todisco nel suo decreto di sequestro preventivo.

Così ieri mattina il sequestro ha toccato tre proprietà tarantine dell’Ilva: la sede del centro studi, che ha ospitato le prime, difficili, conferenze stampa dell’era Ferrante ma che è stata per tre anni anche il luogo dove il sistema Ilva, fatto di relazioni, viaggi, convegni, buffet, sponsorizzazioni e incarichi, veniva messo a punto; al centro sportivo di Statte, utilizzato da numerosi campioni di tiro a volo; e ad un alloggio composto da ben 11 vani, utilizzato come foresteria. Il Centro Studi Ilva nasce nel 2010 per andare oltre il sistema Archinà, ovvero la fitta rete di relazioni personali che l’allora potente responsabile delle relazioni esterne dell’Ilva aveva intessuto con politici, sindacalisti, giornalisti e persino il clero, per creare consenso verso il gruppo Riva.

L’obiettivo dichiarato del Centro Studi Ilva, si legge sul sito, «era quello di offrire una molteplicità di contributi multidisciplinari ad alto contenuto scientifico, in un formato divulgabile ai più, e di diventare un autorevole punto di riferimento per le istituzioni, la comunità scientifica, i media e i cittadini sui temi dello sviluppo ecocompatibile dell'industria».
Per tagliare l’ambizioso traguardo, era stato formato un comitato scientifico (composto da Ivo Allegrini, l’ex consulente del Cnr che al telefono con Archinà discuteva di appoggi romani e sostegni ai giornalisti, il prof. Pietro Alberto Bertazzi, il prof. Carlo La Vecchia, il prof. Patrick Maisonneuve, il docente ed editorialista Federico Pirro) e non aveva problemi di budget, come si evince dalle numerose iniziative organizzate, spesso in un albergo a 5 stelle sul Mar Piccolo perché non c’è convegno senza lauto pranzo ma anche con giornalisti ospitati a Roma e a Bruxelles, per cambiare l’imma gine dell’Ilva, per favorire «un reciproco processo di conoscenza e consapevolezza del rapporto virtuoso che può essere creato tra grande industria e la comunità che l'accoglie»

Ilva il marasma - padroni, governo, commissari, sindacati confederali ci portano al disastro annunciato. Operai senza lavoro, cittadini senza salute. Diciamo basta con la lotta a tutto questo! Bloccare fabbrica e città.

Il Garante Aia a Letta: "Commissariare l'Ilva
lo stabilimento non è in grado di funzionare"

"E' una nave senza nocchieri in gran tempesta". Così il procuratore Esposito, che scrive al governo dopo i sopralluoghi e le dimissioni di quadri e dirigenti. L'esecutivo lavora a un decreto, il premier riferirà alla Camera martedì. Confindustria: "La fabbrica agli imprenditori, garantire continuità. I sindacati: situazione esplosiva

Il garante per l'Aia, il procuratore Vitaliano Esposito ha chiesto al premier Enrico Letta di commissariare l'Ilva. "E' un'autentica nave senza nocchieri in gran tempesta". Il supervisore e responsabile delle procedure di risanamento dettate dall'Autorizzazione integrata ambientale ha definito la situazione dello stabilimento a rischio. Il Garante, dopo i suoi sopralluoghi, ha spiegato di aver scritto al presidente del Consiglio, al ministro dell'Ambiente e a quello della Salute per chiedere che l'azienda sia commissariata. "Sono molto preoccupato - ha detto - dopo aver constatato lo stato di insucurezza giuridica in cui versa l'azienda dopo le dimissioni dei dirigenti e dei quadri". "Ho rilevato dei problemi - ha detto Esposito - e un aspetto di grande criticità deriva dalla conseguenze sull'azienda delle dimissioni di dirigenti e quadri. Non ci sono le condizioni per operare serenamente. Lo stabilimento non è in grado di funzionare". "Parafrasando dante - ha concluso - l'Ilva è un'autentica nave senza nocchieri in gran tempesta. Lo Stato deve intervenire".

Il governo è al lavoro per un decreto sul commissariamento dell'Ilva; una "norma primaria che riparta dall'elemento del commissariamento evocato dalla legge 231, sulla responsabilità d'impresa, in cui non è ben definito". Un nuovo decreto, dunque, per mettere al sicuro produzione e occupazione dell'industria siderurgica tarantina. E' durato circa un'ora

il vertice a Palazzo Chigi tra governo e parti sociali sull'Ilva per cercare la soluzione al complicato rebus dell'acciaieria dopo i provvedimenti della magistratura e gli ultimi maxi sequestri di capitali. Il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, lasciando Palazzo Chigi parla delle prossime mosse dell'esecutivo, anche se, spiega, il decreto non sarà varato domani. Si tratta di un "intervento non semplice", dice. Sarà Enrico Letta, martedì prossimo, a riferire alla Camera sulla vicenda.

"Non abbiamo alcuna intenzione di contrapporci alla magistratura", ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che avrebbe rassicurato sul futuro dello stabilimento i sindacati e Confindustria, che però spinge affinché la fabbrica resti in mano agli imprenditori. "Siamo molto preoccupati per le ripercussioni sull'occupazione e sul tessuto sociale che la chiusura dell'Ilva potrebbe causare - ha commentato Marcella Panucci il direttore generale degli industriali - senza contare l'impatto negativo dirompente sul settore siderurgico e sul manifatturiero in generale". Confindustria "chiede che venga garantita continuità produttiva allo stabilimento e che la gestione dell'impresa resti in mano agli imprenditori o ai loro rappresentanti adottando tutti i provvedimenti necessari all'applicazione dell'Aia".

Non ci sono ipotesi "determinate e univoche" per l'Ilva, fanno sapere i sindacati. Il segretario confederale della Uil, Paolo Carcassi, racconta che i tecnici stanno ancora "approfondendo diverse soluzioni" e "il garante per l'attuazione dell'Aia darà conto delle sue decisioni prima del giorno 5 giugno, quando è stata convocata l'assemblea dell'azienda". Carcassi ha anche invitato a far presto, perché la situazione "potrebbe esplodere".       

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giovedì 30 maggio 2013

Solidarietà agli operai appalto Eni in lotta

Lo Slai cobas esprime la sua solidarietà alla lotta degli operai della Rendelin spa e delle altre ditte dell’appalto ENI.

Questa mattina è riuscito compatto lo sciopero e il presidio degli operai dell’appalto ENI.
E’ la risposta al fatto che via via che stanno scadendo gli appalti, le nuove ditte procedono a nuove assunzioni mentre per gli operai che già lavorano si apre solo la prospettiva del licenziamento.
Ora tocca ad 8 operai della Rendelin spa di Cercola (NA), non riassunti dalla nuova ditta Ecologista servizi srl di S. Marzano, e agli operai della De Pasquale, ma via via toccherà anche ad altri operai.
Per questo stamattina la partecipazione degli operai delle varie ditte davanti al varco 3, dove entra l’appalto, è grossa, non solo per solidarietà con gli operai per cui è già aperta la procedura di mobilità, ma anche perché se non si blocca subito questa situazione, tanti rischierebbero di perdere il lavoro.
Finora non hanno portato a nulla gli incontri presso la Direzione del lavoro, perché la Rendelin pur facendo lavori di bonifica, pulizie che rientrerebbero nel contratto Multiservizi sostiene di applicare il CCNL metalmeccanico e quindi di non dover rispettare la clausola sociale - ex art. 4 del contratto multiservizi – che dispone, nel cambio di appalto, il mantenimento del personale già in servizio.
Su questo è in corso un accertamento dell’Ispettorato del Lavoro.

Ma la questione ora sta diventando urgente..
E’ chiaro che alle nuove ditte conviene prendere nuovi operai per pagarli di meno, avere anche la possibilità di sgravi contributivi e tenere comunque personale più ricattabile.
Ma questa situazione è il frutto anche della politica di frammentarietà degli appalti portata avanti dall’ENI, che porta anche in una stessa ditta, come la Rendelin, ad avere per ogni servizio un appalto diverso, con scadenze diverse; frammentarietà che significa anche appalti a minor costo.
Questo inevitabilmente porta ad una frammentazione degli operai. Che, però, per fortuna, non sta affatto portando ad una divisione tra i lavoratori, come lo sciopero e il presidio di questa mattina sta dimostrando.

Lo Slai cobas nell’esprimere la sua solidarietà ai lavoratori, dà la sua disponibilità a fare tutto ciò che è nelle proprie possibilità perché i licenziamenti rientrino e i lavoratori possano cambiare in forma stabile questa situazione.

Slai cobas per il sindacato di classe

TA. 30.5.13

RACCOLTA DIFFERENZIATA: Regione intervieni!

Lunedì 27 a Bari vi è stata una seconda parte dell’incontro tra Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto e l’Assessore Nicastro che ha riguardato la questione della raccolta differenziata a Taranto.
Lo Slai cobas ha segnalato come su quella in corso nei due quartieri S.Vito e Lama e quella in programma nei quartieri Tamburi, Paolo VI e Talsano, le cose non vanno affatto bene.
Nei due quartieri, da quando la raccolta viene fatta dall’Amiu, vi è una forte lamentela dei cittadini perché viene fatta male, in maniera discontinua e non con il sistema del “porta a porta”.
La stessa situazione si potrà presentare nei nuovi tre quartieri se malauguratamente, come per ora viene detto, la raccolta verrà fatta prevalentemente direttamente dall’Amiu.
Allo stato attuale a Taranto la raccolta differenziata è attestata ancora al 15,70% (ufficiale, nella realtà la percentuale è intorno al 9/10%) a fronte di un obbligo di arrivare almeno al 65%.
In questo senso abbiamo chiamato l’Assessore all’ambiente ad occuparsene e a controllare.

L’ass. Nicastro ha informato che la Regione proprio nei giorni scorsi ha fatto un documento che riguarda l’incremento della raccolta differenziata e del piano di recupero/riciclo rifiuti e che dice NO a termovalorizzatori e inceneritori.
Nello stesso documento è stabilito che da gennaio 2014 sono previste pesanti penalità per le città, paesi che non raggiungono le percentuali di raccolta previste e i soldi delle sanzioni andranno ai comuni virtuosi.

Ha convenuto con lo Slai cobas che per fare bene la raccolta differenziata occorre farla “porta a porta” con un servizio ad hoc in termini di organizzazione, gestione, personale.
Su questo ha espresso fiducia e un giudizio positivo sul nuovo presidente dell’Amiu, uomo esperto e sostenitore della raccolta differenziata porta a porta.
Quindi Nicastro ha invitato a leggere il documento della Regione e ad incontrarci nuovamente appena la nuova raccolta nei tre quartieri si potrà avviare.

Gruppo F srl/Alenia - l'azienda incontra lo Slai cobas

Ieri, Mercoledì 29 maggio si è tenuto l’incontro, richiesto da tempo, tra lo Slai cobas per il sindacato di classe e la Ditta Gruppo F. operante presso l’Alenia di Grottaglie.
Le questioni principali affrontate sono state 2:

Primo, il riconoscimento dello Slai cobas, come rispetto e riconoscimento dei diritti sindacali dei lavoratori, della loro libertà di scelta su come organizzarsi in fabbrica. Su questo, è stato detto dallo slai cobas, violare questo diritto di fatto significa imporre ai lavoratori l’iscrizione ai sindacati confederali, che quindi diventano a tutti gli effetti sindacati di comodo, “gialli”, dell’azienda. Quindi abbiamo posto prioritariamente, come imprescindibili, il riconoscimento delle deleghe e del diritto di assemblea sul posto di lavoro e in orario di lavoro degli operai.
Sul primo punto, il Gruppo F. ha comunicato che l’azienda sta facendo una verifica che dovrebbe portare già dal prossimo mese al riconoscimento delle deleghe dello Slai cobas. Sulle assemblee, dopo una vivace discussione, la responsabile dell’azienda ha fatto solo una leggera apertura – che lo Slai cobas la verificherà fin dalla prossima settimana, indicendo un’assemblea sul posto di lavoro.

L’altro punto dell’incontro, che ha preso molto tempo, è stata la questione del cambio del contratto part time dei lavoratori, con un aumento immediato dell’orario di lavoro da 30 a 36 ore, per arrivare alla trasformazione di tutti i contratti da part time ad orario pieno.
Su questo lo Slai cobas e i due rappresentanti dei lavoratori del Gruppo F., con una serie di argomentazioni, hanno dimostrato come questa richiesta è pienamente legittima, a fronte di un aumento del servizio richiesto dall’Alenia, e quindi del carico di lavoro, ma a fronte anche delle 10 nuove unità assunte dall’azienda e del lavoro supplementare che è diventato una costante mensile ma anche settimanale; d’altra parte – ha rilevato lo slai cobas – ci si trova davanti ad un differente atteggiamento dell’azienda verso lavoratori che svolgono lo stesso servizio come a Foggia, dove i lavoratori sono prevalentemente a tempo pieno.
Ma su questa legittima e fondata richiesta nell’incontro ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento di netta chiusura da parte del Gruppo F., con motivazioni risibili o non dimostrate.
L’azienda da un lato ha giustificato la difformità di condizione tra Taranto e Foggia con il fatto che aveva ereditato queste diverse situazioni dai precedenti appalti – giustificazione che non regge, perché l’azienda, a pari servizio e condizioni di lavoro, una volta assunti deve trattare i lavoratori nella stessa maniera e con gli stessi diritti; da un lato ha presentato come “premialità” cose che sono diritti contrattuali dei lavoratori, come il riconoscimento dei livelli; dall’altro ha giustificato l’aumento delle assunzioni a Taranto e non anche l’incremento dell’orario per una organizzazione aziendale non mutabile – quale organizzazione, perché non modificabile? Non lo ha spiegato. E nulla ha potuto ribattere ai fatti portati dai rappresentanti slai cobas circa l’effettivo espletamento del servizio che richiede più ore di lavoro. Per non parlare del lavoro supplementare, per cui l’azienda nell’incontro ha puntato prima ad una negazione delle sue dimensioni, dopo a scaricare sui lavoratori che si assentano la richiesta, improvvisa (?!) di lavoro straordinario – cosa assolutamente non vera, dato che la maggiorparte del lavoro straordinario è programmato, viene usato in termini pure discriminatori e si chiede ai lavoratori la loro disponibilità.

Lo Slai cobas, dopo aver insistito con varie argomentazioni affinché l’azienda riconsiderasse la questione, a fronte del NO aziendale, ha deciso che avvierà lo stato di agitazione che comporterà anche sciopero e blocco del servizio fin dai prossimi giorni.

SLAI COBAS per il sindacato di classe – GRUPPO F. srl.

TA. 29.5.13






mercoledì 29 maggio 2013

Ribelli Maoisti Indiani attaccano convoglio governativo

Il 25 maggio scorso un gruppo di ribelli Maoisti ha attaccato un convoglio di 16 macchine che trasportavano politici e dirigenti del partito Congresso Nazionale Indiano, il bilancio totale è di 27 morti e 36 feriti, tra vari esponenti dell’INC e della polizia. A fronte di questo però è doveroso dire che questa gente (tra politici e dirigenti uccisi) è stata artefice di una politica sanguinaria e repressiva nei confronti della popolazione Naxalita, come l'operazione denominata Green Hunt. I ribelli Maoisti in una nota hanno rivendicato l'attacco specificando che gli obiettivi che erano 3 sono andati tutti a segno e stiamo parlando di esponenti politici e dirigenti di partito quali Karma, Patel e Shukla. La nota chiude con sette richieste, tra le quali il ritiro immediato delle forze paramilitari dalle regione di Dandakaranya e l’arresto dell’operazione Green Hunt e la liberazione incondizionata dei detenuti  tribali e maoisti. Per tutta risposta il governo indiano ha inviato 1000 uomini a fronte di un operazione di cattura dei ribelli Maoisti, ma pare che non sarà facile visto i forti legami di collaborazione e sostegnoche i ribelli hanno con le tribù locali.

F.B.

Franca Rame una artista sempre contro - una donna militante e combattente

Franca Rame
Il blog diRSS

Franca Rame

Sono nata in una famiglia con antiche tradizioni teatrali, maggiormente legate al teatro dei burattini e delle marionette. Ho debuttato nel mondo dello spettacolo appena nata e nel 1950, assieme ad una delle sorelle, ho lavorato nella rivista con Marcello Marchesi. Nel 1954 ho sposato Dario Fo, con cui quattro anni dopo, ho fondato la Compagnia Dario Fo-Franca Rame. Nel 1968, sempre al fianco di Dario, ho abbracciato l'utopia sessantottina fondando il collettivo Nuova Scena dal quale, dopo aver assunto la direzione di uno dei tre gruppi in cui era diviso, mi sono separata per divergenze politico-ideologiche assieme a Dario: ciò porterà alla nascita di un altro gruppo di lavoro, detto La Comune, con cui ho interpretato spettacoli di satira e di controinformazione politica anche molto feroci. Sempre con Dario ho sostenuto l'organizzazione Soccorso Rosso Militante. A partire dalla fine degli anni anni settanta, ho partecipato al movimento femminista e ho iniziato a interpretare testi di mia composizione. Nel 1971 ho sottoscritto l'appello pubblicato sul settimanale L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel marzo del 1973, sono stata rapita da esponenti dell'estrema destra e ho subito ogni tipo di violenza. Il reato contestato ai miei aguzzini è andato in prescrizione dopo 25 anni. Nelle elezioni politiche del 2006 sono stata eletta senatrice in Piemonte tra le fila dell'Idv. Antonio Di Pietro mi propose come Presidente della Repubblica e ricevetti 24 voti. Ho lasciato il Senato nel 2008, non condividendo gli orientamenti governativi. www.francarame.com

alla dalmine di bergamo si parla di Ilva


bondi commissario ad acta e che cambierebbe ? - boccia propone un comitato di gestione tribunale-ministri-azienda lavoratori... per fare cosa e chi comanda?

Ilva, Letta rinvia
soluzione: ipotesi
Bondi commissario

di ALESSANDRA FLAVETTA
ROMA - Cogestione, commissariamento, nazionalizzazione, vendita a terzi, liquidazione o un compromesso ponte per salvare l’Ilva di Taranto. È un ragionamento a tutto campo quello che si è aperto ieri, a Palazzo Chigi, nell’incontro tra governo, azienda siderurgica e Regione Puglia, proseguito nel pomeriggio a livello tecnico e ripreso, in serata, a livello politico. Un ragionamento che proseguirà anche oggi. Obiettivo: mantenere la produzione di acciaio e i posti di lavoro, trovando soluzione ad una vicenda che si è nuovamente ingarbugliata con il maxisequestro per beni pari a 8,1 miliardi della controllante dell’Ilva, la Riva Fire, disposto venerdì scorso dal Gip di Taranto Patrizia Todisco.
Davanti al premier Enrico Letta, al vice Angelino Alfano, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, ai ministri di Sviluppo Economico e Ambiente, Flavio Zanonato e Andrea Orlando, e al governatore della Puglia Nichi Vendola, l’ad e il presidente dimissionari dell’Ilva, Enrico Bondi e Bruno Ferrante, hanno ripetuto quanto il cda della Riva Fire ha sostenuto ieri impugnando il provvedimento del giudice, e cioè che il nuovo intervento della magistratura rischia di compromettere l'approvazione del piano industriale 2013-2018 che avrebbe permesso il rispetto di tutti gli obblighi dell’Aia. Un piano industriale che si attende da mesi.
Il credito del gruppo, però, è decisamente in ribasso dopo le varie inchieste della magistratura, ultima quella di Milano sul miliardo che i Riva avrebbero sottratto alle casse aziendali, fatto passare per paradisi fiscali prima del rientro in Italia attraverso lo scudo fiscale. E sembra che non sia favorevole alla società anche la relazione trimestrale dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale (Ispra) sullo stato di attuazione delle prescrizioni dell’Aia, che doveva essere resa pubblica il 7 giugno e che il ministro Orlando, sull’onda dell’emergenza, ha chiesto di anticipare alla fine della settimana. Come sostengono i sindacati dei metallurgici (Fiom, Fim e Uilm) e come anticipato dal garante dell’Aia, Vitaliano Esposito, sono numerose e sostanziali le inadempienze dell’azienda, che la legge permette di sanzionare con penali fino al 10% del bilancio, in sostanza un precommissariamento di cui è competente il prefetto. Il commissariamento vero e proprio potrebbe arrivare una volta superati gli ostacoli di natura tecnico-giuridica ed essere gestito dallo stesso Bondi. Intanto, un comunicato del ministero dell’Ambiente esclude che l’Ilva abbia goduto di una proroga nel cronoprogramma degli impegni previsti dall’Aia attraverso la procedura del silenzio-assenso, come alcuni organi di stampa hanno scritto.
Vendola, proprio perché non considera più i Riva «un interlocutore credibile», propende per l’intervento dello Stato nella gestione dell’azienda e per la convocazione di un tavolo permanente di crisi su Taranto a palazzo Chigi. Una richiesta, quest’ultima, che verrà probabilmente accolta. «Credo che l’amministrazione straordinaria - spiega - sia la formula che consente un vero e proprio commissariamento: per salvare l’azienda, far partire le bonifiche e i processi di ambientalizzazione occorre affidarli a un organo dello Stato».
Il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti ritiene che fin da subito si possa evitare la chiusura dell’impianto, garantirne la continuità produttiva, e fare in modo che l’impresa faccia gli investimenti previsti dall’Aia. Il tutto senza attendere l’11 giugno e l’approvazione del piano europeo (e di alcuni miliardi) per la siderurgia, come suggerito dal vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani.
Il governo sta vagliando anche la praticabilità di un’altra ipotesi, proposta tempo fa dal lettiano Francesco Boccia, oggi presidente della commissione Bilancio della Camera e già liquidatore del Comune di Taranto: un comitato di cogestione con azienda, rappresentanti dei lavoratori, ministero dell’Ambiente e tribunale, fino al completamento delle bonifiche. Un modo, quest’ultimo, per uscire dall’impasse che le iniziative giudiziarie provocano nella stessa applicazione della legge, nata proprio per coniugare salute, ambiente e lavoro nello stabilimento pugliese, dopo l’inchiesta sul disastro ambientale e un altro sequestro della magistratura di Taranto: quello dell’area a caldo dello stabilimento, che avrebbe impedito l’operatività della fabbrica mentre si realizzava il risanamento ambientale. La storia si ripete.

commissario in arrivo chi e per fare che cosa, con quali soldi ?

TARANTO  -  Al tavolo del Governo passa la linea del commissariamento dell'Ilva. Una soluzione prospettata dallo stesso presidente Nichi Vendola all'indomani della nuova crisi che ha travolto l'acciaieria tarantina. L'imperativo era quello di fare presto per scongiurare che la situazione precipitasse ulteriormente, scatenando un crac aziendale con conseguente effetto domino ed emorragia di posti di lavoro. Così è arrivato il via libera al "commissario ad acta". A Palazzo Chigi il caso Ilva è stato affrontato in mattinata nel vertice con il premier Enrico Letta, il vicepremier Angelino Alfano, e i ministri per lo sviluppo economico e dell'ambiente Flavio Zanonato e Andrea Orlando. L'azienda è stata rappresentata dal presidente Bruno Ferrante e dall'amministratore delegato Enrico Bondi, entrambi dimissionari.

L'ipotesi del commissariamento ha preso subito quota, nonostante qualche resistenza. Il faccia a faccia del mattino si è chiuso con il mandato ai tecnici ministeriali di verificare la percorribilità della soluzione, non proprio semplice. Il Governo ha inteso evitare un nuovo braccio di ferro con la magistratura ed ha subito eliminato l'idea di un commissariamento connesso alle problematiche economiche dato che l'azienda al momento è solvibile. In serata, alla ripresa dei lavori del tavolo governativo il premier Enrico Letta ha invitato il Governatore pugliese per tirare le conclusioni che saranno ratificate oggi.

Vendola già in mattinata aveva ribadito la sua posizione che parte dal presupposto di "separare il destino della fabbrica da quello della famiglia Riva". Una determinazione che il governatore pugliese aveva rimarcato dopo la settimana di fuoco sul fronte giudiziario, con il patrimonio degli industriali colpito in maniera clamorosa dalle procure di Milano e Taranto. Due inchieste, a Milano per evasione fiscale e riciclaggio, a Taranto per disastro ambientale, che si sono intrecciate, sfociando in sequestri record da oltre nove miliardi di euro. Probabilmente la tappa che chiude definitivamente i conti con l'esperienza dei Riva in Puglia. Anche perché la procura del capoluogo ionico si appresta ad affrontare i ricorsi annunciati contro i sigilli decretati dal gip Patrizia Todisco. Ma soprattutto a breve chiuderà l'elefantiaca inchiesta, che a giugno dovrebbe definirsi con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari.

Per questo a palazzo di giustizia si è tenuto un summit del pool di inquirenti, guidato dal procuratore capo Franco Sebastio. Si stanno esaminando le posizioni di decine di indagati tra politici, funzionari pubblici, imprenditori e manager. Un lungo elenco che ovviamente parte con il nome di Emilio Riva, l'anziano magnate dell'acciaio arrestato a luglio, e per il quale la Cassazione due giorni fa ha confermato la misura cautelare. E' tornato in libertà, invece, il professor Lorenzo Liberti, consulente della procura accusato di aver intascato una mazzetta da diecimila euro dal dirigente Ilva Girolamo Archinà per addolcire la sua perizia sull'inquinamento provocato dalle ciminiere della fabbrica. Il provvedimento è stato adottato dal gip Todisco per scadenza dei termini di custodia cautelare.

Le discriminazioni delle donne/lavoratrici continuano e aumentano - giovedì 30 l'analisi dei dati ma fatti dalle donne per trasformarli in programma di lotta

I giornali nazionali oggi riportano una ricerca di Red Sintesi sul lavoro delle donne e delle madri con un dato senza scampo: lavorano solo il 56% delle donne contro l'88% maschile e nel sud questi dati sono anche nettamente al ribasso.

Questa discriminazione è la base strutturale di una discriminazione e oppressione più generale.
che richiede una lotta ma diversa delle donne.

DOMANI, GIOVEDI' 30 ALLE ORE 18 presso la sede Slai cobas via Rintone, 22
NE PARLIAMO, ATTRAVERSO UN IMPORTANTE OPUSCOLO "S/CATENATE" CHE FA UN'ANALISI PUNTUALE E DAL PUNTO DI VISTA DELLE DONNE DELLA CONDIZIONE DELLE LAVORATRICI E DELLE NON LAVORATRICI E LANCIA UNA PROPOSTA FORTE.

SEGUIRA' IL BEL FILM "WE WANT SEX"

Le lavoratrici e disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

l'incontro dell'assessore regionale all'ambiente Nicastro e lo slai cobas per il sindacato di classe Taranto

Su richiesta dello Slai cobas per il sindacato di classe -vedi lettera allegata- lunedì 27 maggio vi è stato l’incontro sulle questioni del piano di bonifiche per la città con l’Assessore Nicastro, che si è reso subito disponibile nonostante altri impegni di riunione.

Nell’incontro lo Slai cobas sc ha posto l’urgenza dell’attuazione del piano di bonifica a partire dai quartieri più inquinati e con drammatici problemi di salute e di vita e quindi la questione, dei fondi adeguati a un’effettiva bonifica. Su questo lo slai cobas ha detto che sono necessari fatti e piani visibili e tempi certi dei lavori. Finora invece  vi sono state solo parole, annunci di fondi e di avvio bonifiche, tavoli istituzionali in prefettura, a cui però non sono corrisposte azioni concrete né da parte delle Istituzioni locali, né da parte della Regione.
Nello stesso tempo lo slai cobas posto con forza l’assoluta necessità che questo piano di bonifiche abbia ricadute positive non solo sulla questione della salute ma anche del lavoro, dato l’intreccio dell’emergenza a Taranto tra salute e lavoro.
Su quest’ultimo aspetto lo Slai cobas ha indicato nella “clausola sociale” da inserire nei capitolati di appalto, la risposta concreta per impegnare le ditte addette alle bonifiche ad assumere dal bacino dei disoccupati e senza lavoro di Taranto, e in funzione di questo ha chiesto un piano di formazione-lavoro per i disoccupati, che dia una sterzata netta alla pletora di corsi inutili che vengono fatti e invece centralizzi e finalizzi la formazione alla qualificazione di lavoratori e disoccupati per le attività di bonifiche.

L’Assessore Nicastro, pur convenendo sull’urgenza dei lavori di bonifica, ha informato che nonostante siano stanziati, come prima trance, 76 milioni per Taranto, questi non possono essere utilizzati a causa del patto di stabilità; con l’assurdità che nello stesso tempo se i fondi europei non vengono impegnati nella gare d’appalto entro il 31.12.13, devono essere restituiti.
Su questo la Regione ha chiesto una deroga al Ministro dell’ambiente Orlando, e nelle prossime settimane vi potrebbero essere novità positive.
Altra discussione vi è stata sulla congruità dei primi fondi e sugli interventi previsti.
Qui lo slai cobas ha detto che allo stato attuale dalle notizie sia gli interventi, soprattutto nel quartiere Tamburi, sia i fondi sono inadeguati. In particolare ha posto l’urgenza degli interventi di bonifica al cimitero S.Brunone – il posto dei Tamburi più vicino ai parchi minerali dell’Ilva – dove, resta una urgente grave situazione di rischio per la salute per i lavoratori della Coop. L’Ancora che lavorano nei campi a cui bisogna fornire mezzi e soldi per poter fare questo lavoro, se non si vuole il blocco del cimitero.
Questi interventi di bonifica, non si tratta chiaramente di sostituirli ad altri altrettanto urgenti (vedi le scuole) – come ad un certo punto ha paventato Nicastro - ma di metterli sullo stesso piano di priorità e urgenza degli altri, impegnando fondi e progetti adeguati per gli interventi prioritari.
L’Assessore Nicastro ha detto che è il Commissario Pini, responsabile della progettazione degli interventi e di stabilire una scala di priorità degli stessi e che quindi è al Commissario che occorre presentare richieste, fermo restando che tutto ciò che ricade nel quartiere Tamburi deve essere oggetto di intervento.
Ma proprio sul rapporto e l’azione del Commissario e della struttura istituita in Prefettura a Taranto che lo slai cobas ha posto l’altro grosso problema: la necessità che gli incontri in Prefettura avvengano in forme diverse, con coloro che rappresentano realmente le realtà di lavoratori o di cittadini e che non sono rappresentati dai soggetti che siedono a questi tavoli.
In conclusione, su quest’ultima questione, l’Assessore Nicastro ha suggerito e si è impegnato a trasmettere personalmente al Commissario Pini, una nostra richiesta di incontro che lo slai cobas apre a tutte le realtà che lottano per il lavoro e la salute. sui posti di lavoro e tra i disoccupati dei quartieri tamburi, paoloVI, Statte.
Per quanto infine riguarda le ricadute delle bonifiche sul lavoro, compresa la questione del rapporto formazione/lavoro, Nicastro si è dichiarato d’accordo con le nostre proposte dicendo, però, che non rientrano nelle sue competenze.
Su questo lo slai cobas ha chiesto il suo impegno per la realizzazione di un incontro congiunto con tutte le parti responsabili in causa a livello regionale e locale:ambiente/lavoro/formazione.
Quindi l’incontro si è concluso con l’impegno a rivederci appena c’è la certezza della effettiva disponibilità dei fondi per le bonifiche. 

slai cobas per il sindacato di classe taranto
slaicobasta@ gmail.com 
347-5301704
29 -5 -2013

----- Original Message -----
From: "Segreteria Ambiente" <segreteria.ambiente@regione.puglia.it>
To: "'cobasta'" <slaicobasta@gmail.com>
Sent: Friday, May 24, 2013 3:08 PM
Subject: R: ambiente e bonifiche


Buongiorno Sig.ra Calderazzi,
Le comunico che l'appuntamento con l'Assessore Nicastro è fissato per lunedì
27 p.v. alle 11.30 in via Giuseppe De Ruggiero, 58 presso l'Assessorato
regionale ai Trasporti.
Cordiali saluti

Lucrezia Abadessa
Segreteria Particolare Assessore

----- Original Message -----
From: "cobasta" <slaicobasta@gmail.com>
To: "ass. nicastro" <l.nicastro@regione.puglia.it>; "Ass. Nicastro"
<assessore.ambiente@regione.puglia.it>; "segr. Nicastro"
<segreteria.ambiente@regione.puglia.it>
Sent: Friday, May 24, 2013 10:31 AM
Subject: ambiente e bonifiche


TA 24 maggio 2013

all'assessore Nicastro

A Taranto, i lavoratori, cittadini, disoccupati e precari si aspettano molto dalle bonifiche per le sue ricadute su salute e lavoro, così come continuano a lottare per altri elementi della politica ambientale, ciclo dei rifiuti e raccolta differenziata, ecc. Ma riteniamo che l'impegno dell'assessorato regionale non si traduca ancora in fatti e piani visibili che possano dare fiducia e speranza, questo dipende anche dagli enti locali e dal comune che fanno poco e male.

Vogliamo incontrarla per parlarne e per invitarla a Taranto, in forme diverse dagli incontri in Prefettura.

Lunedì 27 maggio siamo a Bari per altra vertenza- vorremmo parlarle brevemente e calendarizzare l'incontro.

Certi della sua disponibilità,
distintamente la salutiamo

Margherita Calderazzi
Slai Cobas per il sindacato di classe

lavoratori ARIF ex-sma si riorganizzano e preparano assemblee e iniziativa di lotta

basta mancanza di diritti -vedi il diritto alle ferie
basta precarietà vogliamo il passaggio a tempo indeterminato

verso una manifestazione regionale

info
slaicobasta@gmail.com

cimitero - il lavoro in condizioni di rischio deve essere ridotto, strumentato e retribuito

assemblea generale dei lavoratori cimiteriali della cooperativa ancora nella prossima settimana verso una nuova fase di iniziativa e lotta

si organizzano con lo slai cobas per il sindacato di classe settori poveri della città

giovedì ore 17 sede slai cobas via rintone 22 - dopo l'incontro con l'assessore Viafora
ora organizziamo proposte e adesioni

sciopero usb al mof e esposto in procura

UNIONE SINDACALE di BASE
LAVORO PRIVATO
Goordinamento llva Taranto
Alla Procura della Repubblica di Taranto
Al Prefetto di Taranto
AI Ministro del Lavoro e delle politiche Sociali
Al Servizio SpesaVASL di Taranto
Al Comando Provinciale Carabinieri di Taranto
Alla Direzione Territoriale del Lavoro di Taranto
Alla Direzione INAIL di Taranto
Al Governatore della Regione Puglia
Agli Organi di stampa nazionali e locali
Loro sedi
Oggetto : Esposto/denuncia.
La scrivente Organizzazione Sindacale, in riferimento all'accordo 10.11.2010 (MOF ) che conta, allo stato, un morto, Claudio
Marsella, un incidente grave occorso ad un Lavoratore in data 29.12.2012, il mancato contatto radio di ctca 40 minuti in cui un
altro operatore è rimasto isolato e senza possibilità alcuna di chiedere soccorso in caso di incidente, fa rilevare quanto segue:
Il suddetto accordo, pur prevedendo che si sarebbe proceduto entro pochi mesi al miglioramento del piano di calpestio
nelle zone di smistamento a più alta"densità di presenza scambi, a distanza di 3 anni tale accordo non è stato ancora
rispettato totalmente ; - "completamento attività di ripristino delle eletftificazioni scambi ferroviari" ...alla data odierna quasi nulla è stato fatto
in merito e gli operatori continuano tale attività di "scambi" che awiene ancora manualmente;
- "entro il mese di maggio (2011) sarà attivato il sistema di passaggio a livello nella zona di accesso a IMA-EST, ecc..."
Ad oggi quei passaggi a livello non sono funzionanti;
- "emergenza locomotore fermo" ...I sistemi di emergenze, in più occasioni, hanno presentato anomalie, dichiarate e
comunicate dagli operatori ai loro stessi preposti e al personale addetto alla sicurezza sul lavoro, con il risultato deleterio
. della contestazione disciplinare e della ormai consueta e "regolare" vessazione;
- altre difformità, in merito al suddetto accordo, sono all'ordine del giorno e, precisamente, quando il personale deve
essere impegnato su macchina a lunità senza le dovute precauzioni sulle misure di sicurezza, l'emergenza e gli eventuali
soccorsi nonché l'assenza di un piano di evacuazione ,specie nei tratti di salita e discesa dei pontili e in quelli interessati
da gallerie.
- Si sottolinea lo stato pietoso dei locomotori e dal punto di vista della manutenzione meccanica (zero pezzi di ricambi) e
da quello prettamente relativo all'abitacolo (vetri e sedili rotti).
- Si fa riferimento, inoltre, al rischio proveniente dall'elevato rumore dei mezzi a cui sono esposti i Lavoratori, a cui
l'azienda crede di owiare con I'utilizzo dei DPI (tappi) che, a nostro parere, aumentano il rischio d'incidente sul lavoro
poiché ne riduce la sensibilità all'udito, rischio più volte evidenziato anche agli addetti alla sicurezza (SIL).
Per quanto attiene al capitolo " soccorsi", si fa notare che in alcuni punti della rete ferroviaria di stabilimento, in
particolare nel tratto che interessa la discesa "Bellavista" che porta al Molo-Ovest, Vo sporgente e IMA-EST , zone non
facilmente raggiungibili dai mezzi di soccorso, motivo per cui si chiede di conoscere quali siano le iniziative poste in
essere dall'azienda dato che alla data odierna nulla sembra essere stato fatto.
A tal proposito, la scrivente Orgarizzazione Sindacale ritiene ormai maturi i tempi per il superamento dell'accordo in
questione e nel contempo ne denuncia I'inaudita gravità di attuazione poiché, proprio in materia di sicurezza e tutela
dell'integrità fisica dei Lavoratori, esso è ampiamente carente e colpevole per certi versi, in quanto dovrebbe almeno
spiegare come, azienda e sindacati firmatari dell'accordo, ritengano possibile raggiungere un operatore eventualmente da
soccoffere nei punti di salita e discesa Molo-Ovest e Ima-Est.
L'USB, per quanto suddetto, al fine di evitare altre non auspicate sciagure, viste le resistenze da parte dell'azienda ,
I'assenza di controlli e di interventi da parte delle RLS-RSU, chiede I'intervento dell'Autorità Giudiziaria per
I'accertamento di eventuali responsabilità penali nel caso tali inadempienze dovessero costituire reato grave contro la
persona. La scrivente, pertanto, individua nelle persone dei firmatari, per I'azienda e per le OO.SS. che hanno
sottoscritto 1'accordo del l0.l 1.2010 .allesato al presente
Taranto, 28.05.2013.
Coordinamento Provinciale USB-Unione Sindacale di Base- Tara
COORDI NAMENTO USB-I LVA.TARANTO
TARANTO-Talsano Piazza Lojucco, 8 Tel ef ax0997716525 - www.puglia.usb.it -taranto.ilv
UNIONE SINDACALE di BASE
LAVORO PRIVATO
Coordinamento llva Taranto
Spett. ILVA Spa
Stabilimento di Taranto
Fax 099 4813344
p.c Al Sig. Prefetto
UTG- Taranto
Fax 0994545666
Alla Confindustria
Taranto
Fax 099377902
Oggetto: Proclamazione di sciopero ad oltranza"Dipendenti Reparto MOF-
-Ilva-Taranto"
A seguito dei numerosi atti vessatori nei confronti dei Lavoratori iscritti alla USB
nonché verso i coordinatori della scrivente Organizzazione Sindacale, "rei" di
aver chiesto il rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, negato a
più riprese dai preposti del reparto MOF, è indetto 1o sciopero ad oltranza del
reparto MOF-SPE, apartire dalle ore 15,00 dell'odiemagiornata.
Il Coordinamento USB-Ilva Taranto
COORDI NAM ENTO USB.I LVA-TARANTO
TARANTO-Ta[sano - PiazzaLojucco, 8 Tet efax0997716525 - www.puglia.usb.it -taranto.ilva@usb.it

ilva cambiare strada ora - noi non siamo su facebook e twitter

solo organizzandosi con lo slai cobas è possibile rispondere alla situazione  attuale e lo slai cobas la pensa diversamente non solo dai sindacati confederali ma anche da USB e Comitato liberi e pensanti

comunicato  ai lavoratori
lo slai cobas per il sindacato di classe invita a seguire un'altra strada e chiama  i lavoratori a una mobilitazione di massa immediata a Taranto e non a ROMA nella forma dello sciopero generale che blocchi fabbrica e città

Gli ultimi provvedimenti della Magistratura che mettono obiettivamente fuori gioco la famiglia Riva da potere legittimamente continuare a gestire lo Stabilimento Ilva; a fronte dell'esistenza del punto 6 dell'art. 3 del decreto n. 231/12 – da noi considerato comunque un decreto volto alla salvezza di Riva e inadeguato
a mettere a norma lo stabilimento – e che recita: “Il Garante... (segnala) al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro della salute eventuali
criticita' riscontrate nell'attuazione della predetta autorizzazione e proponendo le idonee misure, ivi compresa l'eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria anche in considerazione degli
articoli 41 e 43 della Costituzione”,

lo Slai cobas Ilva ritiene che questo punto possa essere immediatamente attuato.

Ma chiediamo al governo e allo Stato che vengano a TARANTO e ci dicano

- Come e con chi assumete la gestione diretta del piano Aia e del conseguente piano industriale?

- Quali fondi, in entità e durata, siete disposti a mettere per il raggiungimento dell'obiettivo di messa a norma e salvaguardia dello stabilimento?

- Siete disposti a garantire da subito la tutela del salario e di tutti i posti di lavoro dell'Ilva e dell'indotto?

Lo Slai cobas all'ilva non ne fa un problema di “forma della proprietà” quanto di effettiva tutela del lavoro e del reddito dei lavoratori, di reale messa a norma dello stabilimento, di piano di bonifica e di risarcimento dei
cittadini a partire dai quartieri più colpiti.
Tenendo conto che a nostro giudizio va assolutamente scongiurata la soluzione “Bagnoli” e che senza effettivi investimenti di riconversione industriale non sarà possibile evitare desertificazione, disoccupazione di
massa, continuità del degrado territoriale, sanitario e ambientale della città.

Data la situazione dei padroni dell'azienda, anche il suo management attuale non può essere considerato un interlocutore riconosciuto.

Data la messa sotto inchiesta di parte consistente del sistema politico degli Enti locali, che perseguito fino in fondo; dato che i sindacati confederali sono corresponsabili del passato e del punto a cui si è arrivati,
lo Slai cobas pretende:
- un azzeramento dell'attuale Tavolo istituzionale;
- l'immediato decadimento delle attuali rappresentanze aziendali, sia Rsu
che Rls;
- l'affermazione netta e chiara che solo le assemblee dei lavoratori hanno
potere decisionale e che la rappresentanza sindacale deve essere espressa
dalle assemblee e deve avere un rigido vincolo di mandato nel rispettare
interessi e volontà dei lavoratori.
Lo Slai cobas, di conseguenza, è perchè si arrivi per il sostegno della
salute e del lavoro allo sciopero generale della fabbrica, estendibile a
tutta la città, fino al raggiungimento degli obiettivi.

TA. 29.5.2013

a roma ancora nessuna decisione

la nomina di un commissario ad acta per l'Ilva ancora non c'è. Mentre si lavora ancora su "diverse ipotesi" per cercare di salvare l'Ilva e - come dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi - ciò che la grande fabbrica rappresenta, ossia "il futuro dell'Italia come paese industriale avanzato, quindi la capacità dell'Italia di gestire attività manifatturiere complesse". "Mi auguro che alla fine il buonsenso prevalga e si trovi una soluzione", ha aggiunto Squinzi mentre a Roma le istituzioni e quel che resta dei vertici dell'azienda provano a trovare il modo di risolvere il complicato rebus tarantino.

Nessuna decisione sul commissario. Forse arriverà nella notte o domani. E' quanto si apprende in serata sul tavolo tecnico tenutosi a palazzo Chigi cui è seguita una riunione politica, alla presenza del premier Enrico Letta, il governatore della Regione Puglia e i ministri dell'esecutivo. "Sul tavolo ci sono opzioni differenziate e i tecnici sono al lavoro per approfondirle - ha detto Vendola lasciando Palazzo Chigi - domani forse ci sarà la decisione. Io mi auguro che si possa optare per l'ipotesi più forte e cioè separare la proprietà dalla fabbrica".

Diverse le ipotesi valutate. Avanza il commissariamento sostenuto da Andrea Orlando, ministro dell'Ambiente. I tecnici hanno vagliato anche la possibilità di un'anticipazione rispetto ai tempi che sarebbero necessari applicando quanto già previsto dalla stessa legge cosiddetta "Salva Ilva" che indica anche la possibile adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria in caso di eventuali criticità nell'applicazione dell'Aia certificate dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

martedì 28 maggio 2013

la confindustria taranto a fianco di riva contro il sequestro a riva

TARANTO – Confindustria Taranto giudica "incomprensibile" il sequestro del patrimonio della famiglia Riva, fino al raggiungimento del valore di 8,1 miliardi di euro, disposto nei giorni scorsi dal gip Patrizia Todisco. L’ associazione degli industriali chiede l’apertura imminente di "un tavolo di crisi permanente al Governo".

Secondo Confindustria Taranto il provvedimento di sequestro "oltre ad aver assunto proporzioni spropositate, va soprattutto in netta controtendenza rispetto agli impegni che la società ha assunto sul fronte degli adempimenti di ambientalizzazione della fabbrica". Il provvedimento "va a congelare l’approvazione del piano industriale con il conseguente iter di applicazione dell’Aia, che come è noto – spiega l’associazione – è condizione essenziale per il processo di ambientalizzazione della fabbrica".
Il sequestro, prosegue la Giunta di Confindustria Taranto, convocata d’urgenza, "va inevitabilmente a sconvolgere i delicatissimi equilibri raggiunti in dieci mesi di accesa vertenza fra Ilva, magistratura e governo; e a inficiare un impianto altrettanto strategico di referenti&#8211;chiave nominati ad hoc al fine di mantenere un costante dialogo col governo". A repentaglio "non è più – conclude l’associazione – un singolo stabilimento ma un intero sistema industriale: una prospettiva che condanna tutto il Paese ad un impoverimento senza ritorno che abbiamo il dovere di scongiurare".

l'inchiesta si chiuderà a metà giugno ?

chiudere l’inchiesta che vede la dirigenza del Siderurgico, e non solo, sotto accusa per disastro ambientale. La chiusura delle indagini preliminari potrebbe diventare una realtà a metà giugno, quando potrebbero partire i primi 'avvisì. Decine gli indagati tra imprenditori, politici, ex dirigenti Ilva e funzionari di enti preposti al controllo delle emissioni inquinanti prodotte dal Siderurgico.

operai ilva non aspettiamo le brutte notizie - provochiamo con la lotta le buone notizie !

una giornata di ordinaria paura, in cui si sono diffuse, dentro e fuori lo stabilimento,
indiscrezioni e notizie provenienti da più fronti:
da Roma, dove si sono incontrati i ministri Flavio Zanonato (Sviluppo Economico)
e Andrea Orlando (Ambiente), nonché i presidenti di Puglia e Liguria, Nichi Vendola e Claudio Burlando, e i vertici dimissionari dell’Ilva, Bruno Ferrante (presidente) e Enrico Bondi (amministratore delegato); da Milano, dove il consiglio di amministrazione di Riva Fire, ha annunciato che «il sequestro (di 8,1 miliardi di euro, ndr) deciso dai magistrati di Taranto mette a rischio la continuità aziendale»; dall’interno dello stesso siderurgico, dove è andato a far visita ai dipendenti Vitaliano Esposito, garante per l’applicazione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), lo stesso che poi nel primo pomeriggio, incontrando, prima, i vertici territoriali delle organizzazioni sindacali, e, poi, i giornalisti, ha detto di aver potuto verificare, grazie ad una relazione dell’Ispra, che l’azienda, finora, cioè in poco più di sei mesi, ha accomulato una serie di ritardi, almeno dieci, nell’applicazione dell’Aia, e che la stessa azienda ha, di fatto, chiesto e ottenuto dal governo (Monti presumibilmente, ndr) di poter ritardare, sine die, la copertura dei nastri che trasportano i minerali,

Operai: "CHE FARE?"

Il circolo proletari comunisti di Taranto da alcuni giorni ha intrapreso il gruppo di studio del "Che fare?" di Lenin. A premessa ha letto e dibattuto uno scritto di Lenin uscito nel dicembre del 1900 sul n.1 del giornale politico Iskra "I compiti urgenti del nostro movimento" - di cui riportiamo dei brevi passi.

Sia la lettura di questo scritto sia l'impostazione che il circolo si è dato nello studio dell'importante testo del "Che fare?" è all'insegna dell'estrema attualità della battaglia di Lenin, contro coloro che vogliono lasciare gli operai alla sola lotta economica, rivendicativa, allo spontaneismo e contrastano pervicacemente la scesa in campo degli operai nella lotta politica contro l'insieme del padronato, contro lo Stato e il governo dei padroni, e contrastano soprattutto la necessità per questa lotta della costruzione del partito comunista, rivoluzionario del proletariato.

Come spiega chiaramente Lenin, senza separarsi dall'economismo e dalle teorie dell'esaltazione dei movimento e delle lotte così come sono, senza separarsi dei liberi pensatori che si oppongono "strenuamente" all'organizzazione politica, partitica dei proletari, lasciandoli succubi e senza un proprio "esercito organizzato" contro la borghesia, non è possibile una emancipazione e un ruolo dirigente del proletariato.

In questo senso invitiamo soprattutto gli operai a unirsi al gruppo di studio.


Da "I compiti urgenti del nostro movimento":


"...Contribuire allo sviluppo politico e all'organizzazione politica dela classe operaia: ecco il nostro compito principale e fondamentale. Chiunque respinga questo compito in secondo piano e chiunque non subordini ad esso tutti i compiti particolari e i singoli metodi di lotta s'incammina per una via sbagliata ed arreca un grave pregiudizio al movimento. ... lo respingono in secondo piano coloro i quali restringono il contenuto e l'ampiezza della propaganda , dell'agitazione e dell'organizzazione politica, ritengono possibile e opportuno offrire la "politica" agli operai solo in momenti eccezionali della loro vita, solo nei casi solenni, barattano con eccessiva sollecitudine la lotta contro l'autocrazia (contro il governo e lo Stato capitalista- ndr) con la rivendicazione di singole concessioni... e si preoccupano insufficientemente di far sì che queste rivendicazioni di singole concessioni vengano trasformate in lotta sistematica e risoluta di un partito operaio rivoluzionario contro l'autocrazia...

... senza una simile organizzazione (del partito politico - ndr) il proletariato non è in grado di elevarsi ad una lotta di classe cosciente, senza una simile organizzazione il movimento operaio è condannato all'impotenza... (con la sola lotta sindacale - ndr) la classe operaia non riuscirà mai ad assolvere il grande compito storico che le sta di fronte: emancipare sè stessa e tutto il popolo russo dalla sua schiavitù politica ed economica..".


Ilva - i capi si mobilitino - lasciamoli soli. E' vero che sono anch'essi colpevoli e complici e devono pagare!

Ieri una trentina tra capi reparto, capi squadra e capi turno dell'area a caldo dell'Ilva si sono dimessi dall'incarico, pur garantendo la sicurezza degli impianti. La decisione è stata presa dopo il provvedimento di sequestro disposto dalla magistratura che ipotizza reati, oltre che nei confronti dei legali rappresentanti di Ilva e Riva Fire, anche per "dirigenti, capi area, responsabili dell'esercizio dello stabilimento di Taranto, di cui Riva Fire è società controllante". Questi lavoratori - secondo la magistratura - "nell'espletamento degli adempimenti previsti dalle norme vigenti in materia di tutela ambientale di prevenzione degli incidenti rilevanti, e di igiene e sicurezza sul lavoro" avrebbero agito "nell'interesse e a vantaggio delle medesime società" provocando "danni ambientali, anche associandosi tra loro" e "non provvedendo all'attuazione delle necessarie misure di sicurezza, prevenzione e protezione dell'ambiente".

in corso incontri a Roma - ma è a Taranto che li vogliamo e questo può avvenire solo se gli operai bloccano fabbrica e città.

E' durata meno di un'ora a palazzo Chigi questa mattina la prima parte del vertice sul caso Ilva dopo il maxi sequestro da 8,1 miliardi al gruppo Riva e le conseguenti dimissioni del cda del colosso siderurgico. Al tavolo si sono confrontati il premier, Enrico Letta, il vice Angelino Alfano, il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi. Al vertice anche il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante e l'amministratore delegato, Enrico Bondi. Il confronto riprenderà nel pomeriggio.

lo Slai cobas Taranto ha incontrato l'assessore regionale all'ambiente Nicastro a Bari nella giornata di lunedì

Seguirà resoconto dell'incontro


----- Original Message -----
From: "Segreteria Ambiente" <segreteria.ambiente@regione.puglia.it>
To: "'cobasta'" <slaicobasta@gmail.com>
Sent: Friday, May 24, 2013 3:08 PM
Subject: R: ambiente e bonifiche


Buongiorno Sig.ra Calderazzi,
Le comunico che l'appuntamento con l'Assessore Nicastro è fissato per lunedì
27 p.v. alle 11.30 in via Giuseppe De Ruggiero, 58 presso l'Assessorato
regionale ai Trasporti.
Cordiali saluti

Lucrezia Abadessa
Segreteria Particolare Assessore

----- Original Message -----
From: "cobasta" <slaicobasta@gmail.com>
To: "ass. nicastro" <l.nicastro@regione.puglia.it>; "Ass. Nicastro"
<assessore.ambiente@regione.puglia.it>; "segr. Nicastro"
<segreteria.ambiente@regione.puglia.it>
Sent: Friday, May 24, 2013 10:31 AM
Subject: ambiente e bonifiche


TA 24 maggio 2013

all'assessore Nicastro

A Taranto, i lavoratori, cittadini, disoccupati e precari si aspettano molto dalle bonifiche per le sue ricadute su salute e lavoro, così come continuano a lottare per altri elementi della politica ambientale, ciclo dei rifiuti e raccolta differenziata, ecc. Ma riteniamo che l'impegno dell'assessorato regionale non si traduca ancora in fatti e piani visibili che possano dare fiducia e speranza, questo dipende anche dagli enti locali e dal comune che fanno poco e male.

Vogliamo incontrarla per parlarne e per invitarla a Taranto, in forme diverse dagli incontri in Prefettura.

Lunedì 27 maggio siamo a Bari per altra vertenza- vorremmo parlarle brevemente e calendarizzare l'incontro.

Certi della sua disponibilità,
distintamente la salutiamo

Margherita Calderazzi
Slai Cobas per il sindacato di classe

Usb chiede di essere ascoltata dal governo - noi siamo invece perchè vengano ascoltati tutti i lavoratori Ilva che non si sentono rappresentati dai confederali e questo può avvenire solo se si uniscono e creano un centro unico in fabbrica con una unica linea e con una appropriazione della sala sindacale in fabbrica!

ILVA TARANTO: avevamo ragione nel chiedere subito intervento pubblico e nazionalizzazione

USB al governo: siamo rappresentativi, siamo
tanti, combattivi e vogliamo essere ascoltati

USB in pochi mesi è diventato all’ILVA un sindacato fortemente rappresentativo, ha dimostrato di poter mobilitare i lavoratori, di saper lottare e scioperare, di comprendere quanto è importante il rapporto che deve svilupparsi tra operai e cittadini.
Ma USB ha anche analizzato freddamente la situazione dal punto di vista finanziario ed industriale e ciò che era emerso fin da subito era la volontà dei Riva di non spendere un euro per il risanamento dello stabilimento e del territorio.
Per questo motivo avevamo indicato come unico programma possibile: l'esproprio dell'azienda e dei beni dei Riva, la nazionalizzazione e l'intervento pubblico diretto, il blocco delle attività nocive finalizzato al risanamento, la piena occupazione e la difesa del salario.
La magistratura, anche se ostacolata da più parti, ha fatto un ottimo lavoro e dopo aver indicato responsabilità e responsabili, con l'individuazione di quasi 10 miliardi ha oggi anche trovato le risorse  economiche per attuare un progetto complessivo che risani la città e dia lavoro ed un futuro certo a decine di migliaia di lavoratori e cittadini. Di fatto manca soltanto la volontà politica per organizzare e gestire un  intervento diretto dello Stato che, tra l'altro potrebbe realizzarsi ora senza enormi oneri economici aggiuntivi.
Noi i Riva vogliamo che paghino sino all'ultimo centesimo e vogliamo vederli condannati ed in galera per ciò che hanno prodotto a Taranto.  Al tempo stesso vogliamo che paghino coloro che, a livello politico, istituzionale, imprenditoriale e anche sindacale, hanno vissuto e lucrato sulla morte della città e di chi lavora o ha lavorato a l'ILVA.

USB, forte della sua rappresentatività e credibilità, ha inviato una richiesta di incontro al governo e al Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato che sappiamo voler incontrare le altre organizzazioni sindacali in questi giorni.
Riteniamo doveroso che il governo ascolti anche USB, soprattutto in considerazione del fatto che le altre sigle sindacali, chi più chi meno, chi da sempre e chi sino a poco tempo fa, hanno appoggiato le politiche dei Riva e criticato, quando non direttamente ostacolato, l'operato e le decisioni della magistratura.
Una esclusione dell'unico sindacato che sta indicando una via di uscita dall'attuale crisi e che al tempo stesso può mobilitare immediatamente i lavoratori in una fase così delicata e difficile, sarebbe letta come un atto di aperta ostilità nei confronti di coloro che rappresentiamo.

USB

Fabiana, anche per te lotteremo! Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…

Giovedì 30 sarà presentato un appello per una manifestazione nazionale contro i femminicidi e decisa l'iniziativa a Taranto in occasione della penultima udienza contro gli stupratori di Carmela.
ORA CHI PROVA RABBIA, CHI PROVA DOLORE, E' TEMPO CHE NON SE NE STIA A CASA, MA SCENDA IN PIAZZA!

lunedì 27 maggio 2013

domenica 26 maggio 2013

Senza l'Ilva e gli operai, Questa (non) è Taranto

Un articolo che condividiamo

La campagna pubblicitaria "cancella" la città-fabbrica: un errore

di OSCAR IARUSSI

«Questa è Taranto». Ed è sottolineato due volte in rosso «questa». L’annuncio orgoglioso e festoso campeggia sulle fotografie e nel video di una campagna pubblicitaria della Regione Puglia, appena varata dall’assessorato e dall’ente che si occupano di turismo. Le immagini propongono spiagge «caraibiche » con un giovanotto disteso al sole come un naufrago felice, un’allegra tavolata nei pressi di un trullo, passeggiate assolate nella città dei due mari... Ogni volta una chiosa specifica: «Il mare che non ti aspetti», «La natura che non ti aspetti», «La città che non ti aspetti».

L’obiettivo dichiarato, in vista dell’estate e con il consueto ricorso agli anglicismi della comunicazione istituzionale, è quello «di lanciare il territorio di Taranto quale prodotto del brand of experience Puglia, nella situazione di crisi generata nell’a re n a mediatica dalla controversa vicenda della vicina Ilva». Invero, l’Ilva è talmente «vicina » da non scorgersi affatto in tali fotografie. Forse committenza e comunicatori la pensano come Il Piccolo Principe: «L’essenziale è invisibile agli occhi». O forse, più prosaicamente, s’è ritenuto che le ciminiere e i fumi, ma anche l’Arsenale, i cantieri marittimi, gli operai, insomma i segni e le facce della città-fabbrica dell’ac - ciaio e delle navi che costituiscono l’essenza stessa di Taranto non dovessero essere esibiti per non turbare il turista. N

aturalmente, gli scorci ionici mostrati nelle fotografie sono tutti veritieri e per i tarantini come per molti pugliesi tutt’altro che «inaspettati». E naturalmente, almeno immaginiamo, la campagna è destinata a colpire l’attenzione del potenziale turista proveniente da altre regioni e nazioni, per stemperarne l’eventuale suggestione negativa causata dalle cronache riguardanti l’Ilva (che nel frattempo non si placano sul versante giudiziario). Ma, ecco il punto, non si può scontornare l’Ilva dal paesaggio, dalla cultura, dall’antropologia di Taranto, non meno di quanto la si possa eliminare dalla storia, dalla economia, dalla società tarantine.

Le politiche per il turismo sono una funzione pubblica, non finzione pubblica. È singolare che questa rimozione e l’approdo all’«ultima spiaggia» si concepiscano nella Puglia «meridiana » la cui immagine frontaliera, traumatica, innovativa, coraggiosa corrispose una decina di anni fa a una nuova stagione di governo e contribuì a determinarla. L’icona della «Vlora» con i ventimila albanesi giunti nel 1991 nel porto di Bari non fu ritagliata e scartata in favore del pur fascinoso lungomare del capoluogo. Anzi, divenne un nostro simbolo nel mondo. Parimenti l’Ilva non è «vicina» a Taranto, è dentro Taranto, è Taranto quanto il ponte girevole, quanto l’Arsenale, quanto l’isola della città vecchia, quanto la Villa Peripato: la include e ne è inclusa; bisogna ingegnarsi per trovare una visuale che non la mostri.

Nell’ormai nutrita letteratura e saggistica sul caso-Taranto, le riflessioni più recenti, nelle librerie in questi giorni, si possono leggere in Fumo sulla città di Alessandro Leogrande (Fandango ed.) e nel capitolo sui «Mezzogiorni» di Il capitalismo in-finito. Indagine sui territori della crisi di Aldo Bonomi (Einaudi ed.). Il primo così conclude il suo reportage: «Il rapporto tra il lavoro, l’industria, la città, il suo territorio, la vita di ogni singolo uomo, di ogni singola donna, di ogni singolo bambino, la salute mentale e fisica di chi è operaio e di chi operaio non è, può trovare un punto di equilibrio solo all’interno di un’alchimia molto complessa. La lotta contro lo stagno inizia da qui...». Il secondo non lesina elogi alla Puglia contraddistintasi negli ultimi anni «per coscienza di luogo» e «tracce di sviluppo dolce » grazie al mix di turismo e cultura. Nelle stesse pagine Bonomi ammonisce: «Occorre non cedere alla tentazione di pensare che ciò che si perde con la deindustrializzazione possa essere recuperato con una riedizione meridionale delle Langhe di Slow Food. Non si può pensare che azzerando la storia industriale del Mezzogiorno si recuperi occupazione nel turismo e nella creatività. Oggi, di fronte al caso Fiat e al dramma dell’Ilva, è forse il caso che si torni a ragionare sulle strade che possono essere percorse per rendere compatibili l’industria del Mezzogiorno e la metamorfosi della green economy».

Entrambi gli autori ribadiscono la complessità della questione Taranto: un groviglio che nessun Alessandro potrà recidere come il nodo gordiano, una metafora di tutto il Sud, nonché, diremmo, di una condizione umana e sociale molto più larga. Taranto muore e vive di un dilemma della globalizzazione e della necessità di superarlo facendo coesistere sviluppo e lavoro con ambiente e salute. Finora sono stati intesi come elementi alternativi, a mo’ di maschere di una tragedia greca irriducibili l’una all’altra, espressioni di un maleficio: «scegliete se morire di fame o di veleni».

Non più aut aut, bensì et et. Questo «sincretismo possibile», come lo definisce lo stesso Bonomi riponendo una speranza nel progetto di Taranto come smart area, ha dalla sua certamente il mare pulito, le verdi colline, la cultura del passato con i magnifici ori (a che punto è il rilancio del museo archeologico?) e la convivialità, oltre agli arcaici riti religiosi. Purché non si faccia finta di niente sull’Ilva e sul resto, sapendo oltretutto che il turista quell’acqua cristallina potrà trovarla anche in altre zone dell’Italia, mentre soltanto qui può conoscere l’unicità di una città magnifica la cui crisi parla del futuro di tutti. Come a Itaca, qui nessuno è straniero. Questa è Taranto.

Ilva, non è una "coperta" che raccoglie tutti: serve chiarezza e obiettivi concreti

Dopo i provvedimenti giudiziari e il collasso finanziario che ha colpito la famiglia Riva, dopo le dimissioni di Ferrante e Bondi, il governo è costretto ad intervenire, e domani, lunedì il Min. Zanonato, con la presenza quasi certa di Letta, incontra i dimissionari e anche Vendola, poi nei giorni successivi gli altri.
Questo intervento del Governo è un dato di fatto.
Ma per cosa deve intervenire e cosa deve fare il governo e lo Stato, questo deve essere altrettanto chiaro.
Oggi tanti parlano di nazionalizzazione, della gestione diretta da parte del governo/Stato dell'Ilva, dalla Fiom/Cgil, a Palombella della Uilm, dai parlamentari jonici del PdL a Vendola e Sel, da Usb agli ambientalisti Ma non è questione solo di chi deve dirigere l'azienda nè basta che ora tutti, da destra a sinistra, da partiti a sindacati, dicano genericamente che bisogna tutelare lavoro e salute.

Il problema è che, sia che direttamente lo Stato si assuma la gestione dell'Ilva, sia che vi sia una fase di amministrazione straordinaria per poi affidarla ad altri padroni, italiani o esteri - come le ipotesi che in queste ore stanno circolando - tutti devono rispondere PRIMA con piani e dati concreti, non a parole ma con atti, verbali scritti, a queste domande:

- c'è il massimo impegno per tutelare da subito il salario e tutti i posti di lavoro dell'Ilva e dell'indotto e perchè la soluzione non sia di nuovi ammortizzatori sociali, di cui i governi, e anche questo, sono diventati esperti?
- Quali fondi, in entità e durata, vengono messi per il raggiungimento dell'obiettivo di messa a norma e salvaguardia dello stabilimento?
- Quali e quanti soldi e piano per la bonifica della città, a partire dai quartieri più colpiti, visto che quelli attuali sono assolutamente insufficienti e più annunciati che reali?

In questo senso anche l'andare a Roma, per cosa? Non deve essere per dire semplicemente al governo: occupati tu dell'Ilva, senza dire come e cosa deve fare; nè tantomeno per chiedere l'elemosina e tornarsene a Taranto con ammortizzatori sociali e di ridimensionamento della fabbrica.
RIPETIAMO, SU QUESTO SI DEVE PRETENDERE CHIAREZZA PRIMA!

L'USB in questi giorni rivendica il merito di aver sempre parlato di nazionalizzazione dell'Ilva. Ma parlare di una delle soluzione che sta nelle cose -  il governo Monti stesso nel famigerato decreto salva-Riva indicando la possibilità dell' amministrazione controllata dell'Ilva, aveva già posto la possibilità di questo percorso - 
non può essere fatta passare per una rivendicazione della lotta operaia, che devono pretendere, sia dai privati che dallo Stato, lavoro, salute, diritti. E la nazionalizzazione in sè non assicura affatto nè difesa della salute, nè difesa del lavoro, nè controllo operaio - e sono proprio gli anni dell'Italsider che lo dicono!

L'altro grosso problema, su cui non ci possono essere ambiguità, anche tra gli stessi operai dell'Ilva, è il ruolo nella grave situazione attuale dei lavoratori. Anche su questo bisogna essere chiari, dire in questi giorni parole esatte.
Dato che i sindacati confederali sono corresponsabili del passato e del punto a cui si è arrivati, devono essere solo le assemblee dei lavoratori e una nuova rappresentanza espressa dalle assemblee ad avere potere decisionale. Gli operai più coscienti e combattivi devono unirsi e darsi organizzazione in fabbrica.


Altrimenti, potremo sentire per altre 100 volte "No ai ricatti" - come ripete il Comitato Liberi e pensanti - senza che cambi nulla.
Gli operai non possono "mangiare" notizie e stare a sapere che succede dai telefonini. Gli operai Ilva non hanno un sindacato, non hanno un piano di gestione della mobilitazione, le stesse masse dei quartieri non hanno proprie strutture organizzate in cui poter decidere.
O si lavora per costruire strumenti di organizzazione in fabbrica e fuori, di esercizio effettivo di potere operaio, o tutto il resto è noia e parole che lasciano i lavoratori comunque alla mercè dei sindacati confederali e le masse dei politici.
Così torniamo a sentire dire dai Liberi e pensanti che la città non deve essere toccata dalla lotta dell'Ilva. Quando, come per la salute, la città sarebbe la prima ad essere colpita dal crollo dell'Ilva.  Ma cosa si vuole dire? Che gli operai devono lottare da soli nel loro recinto e i cittadini devono andare ai concerti? Oggi più che mai, invece, serve e servirà l'unità nella lotta tra gli operai e gli abitanti di Taranto. 

sabato 25 maggio 2013

Ilva - si dimettono gli amministratori delegati - la crisi si approfondisce - serve analisi e linea di classe per fronteggiarla!

Piena conferma dell'analisi e proposte di proletari comunisti e slai cobas per il sindacato di classe!
info slaicobasta@gmail.com tele. 347-5301704

Il cda dell'Ilva si è dimesso. La decisione dopo circa tre ore di riunione convocata nella sede di Milano di viale Certosa dopo il maxi sequestro da 8,1 miliardi disposto ieri dalla procura di Taranto. Intorno alle 13.15 è uscita dalla sede una vettura con a bordo gli avvocati De Luca e Lombardi che hanno confermato la fine della riunione.
"È gente intelligente e capace che cerca di mantenere la serenità anche in questi momenti difficili", ha dichiarato De Luca che ha rimandato a un comunicato le decisioni assunte dal board.
Poco prima delle 13 si è allontanata anche la vettura con a bordo il medico che era stato chiamato in mattinata e che non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. 
Ecco il testo del comunicato stampa diffuso dopo la riunione: "Il Consiglio di amministrazione di ILVA ha esaminato oggi il provvedimento del GIP di Taranto del 22 maggio corrente e ha dato mandato ai propri legali di impugnarlo nelle sedi competenti.
L'ordinanza dell'Autorità giudiziaria colpisce i beni di pertinenza di RIVA FIRE e in via residuale gli immobili di ILVA che non siano strettamente indispensabili all'esercizio dell'attività produttiva nello stabilimento di negativi per ILVA, i cui beni sono tutti strettamente indispensabili all'attività industriale e per questo tutelati dalla legge n.231 del 2012, dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale". "

Vista la gravità della situazione - prosegue la nota - e incidendo il provvedimento di sequestro anche sulla partecipazione di controllo di Ilva detenuta da Riva Fire, i Consiglieri, Bruno Ferrante, Enrico Bondi e Giuseppe De Iure hanno presentato le dimissioni dalle rispettive cariche con effetto dalla data dell'Assemblea dei Soci, che il Consiglio ha convocato per il giorno 5 giugno ore 9, ponendo all'ordine del giorno la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione".

ILVA: la posizione e le proposte dello slai cobas ilva

A fronte degli ultimi provvedimenti della Magistratura che mettono obiettivamente fuori gioco la famiglia Riva da potere legittimamente continuare a gestire lo Stabilimento Ilva;
a fronte dell'esistenza del punto 6 dell'art. 3 del decreto n. 231/12 – da noi considerato comunque un decreto volto alla salvezza di Riva e inadeguato a mettere a norma lo stabilimento – e che recita: “Il Garante... (segnala) al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro della salute eventuali criticita' riscontrate nell'attuazione della predetta autorizzazione e proponendo le idonee misure, ivi compresa l'eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria anche in considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione”,

lo Slai cobas Ilva ritiene che questo punto possa essere immediatamente attuato.

Ma chiediamo al governo e allo Stato:

- Come e con chi assumete la gestione diretta del piano Aia e del conseguente piano industriale?

- Quali fondi, in entità e durata, siete disposti a mettere per il raggiungimento dell'obiettivo di messa a norma e salvaguardia dello stabilimento?

- Siete disposti a garantire da subito la tutela del salario e di tutti i posti di lavoro dell'Ilva e dell'indotto?

Lo Slai cobas Ilva non ne fa un problema di “forma della proprietà” quanto di effettiva tutela del lavoro e del reddito dei lavoratori, di reale messa a norma dello stabilimento, di piano di bonifica e di risarcimento dei cittadini a partire dai quartieri più colpiti.
Tenendo conto che a nostro giudizio va assolutamente scongiurata la soluzione “Bagnoli” e che senza effettivi investimenti di riconversione industriale non sarà possibile evitare desertificazione, disoccupazione di massa, continuità del degrado territoriale, sanitario e ambientale della città.

Data la situazione dei padroni dell'azienda, anche il suo management attuale non può essere considerato un interlocutore riconosciuto.

Data la messa sotto inchiesta di parte consistente del sistema politico degli Enti locali, che perseguito fino in fondo; dato che i sindacati confederali sono corresponsabili del passato e del punto a cui si è arrivati,
lo Slai cobas pretende:
- un azzeramento dell'attuale Tavolo istituzionale;

- l'immediato decadimento delle attuali rappresentanze aziendali, sia Rsu che Rls;

- l'affermazione netta e chiara che solo le assemblee dei lavoratori hanno potere decisionale e che la rappresentanza sindacale deve essere espressa dalle assemblee e deve avere un rigido vincolo di mandato nel rispettare interessi e volontà dei lavoratori.


Lo Slai cobas, di conseguenza, è perchè si arrivi per il sostegno della salute e del lavoro allo sciopero generale della fabbrica, estendibile a tutta la città, fino al raggiungimento degli obiettivi.

TA. 25.5.2013

SLAI COBAS per il sindacato di classe ILVA
slaicobasta@gmail.com – 3475301704

Rappresentanti Ilva:
Andrea Bianco 3397144555 - Piero Fricelli 3921497896 – Lorenzo Semeraro 3282182791