martedì 18 giugno 2013

L'accordo su appalti Eni deve salvare realmente lavoro e diritti di tutti gli operai.

Oggi la stampa riprendendo l'esito degli incontri di ieri tra sindacati confederali, Eni e Confindustria dà una visione abbastanza ottimistica della situazione, a cui gli operai, evidentemente, prestano attenzione.
La sostanza di ieri è stato un impegno scritto, un verbale che prelude ad accordi singoli e bilaterali con le aziende interessate ai cambi di appalto.
Il verbale ribadisce ciò che per noi doveva essere già considerato acquisito, cioè quella clausola di salvaguardia per cui ad ogni cambio dell'appalto deve corrispondere la salvaguardia dei lavoratori che stavano lavorando con  la precedente ditta.
Questo impegno, invece, attualmente, è declinato al futuro, i sindacati confederali hanno affermato che la strada è ancora "lunga". Non c'è poi una garanzia seria che riguardi il presente. Su questo l'unica acquisizione, tuttora ancora non sancita da alcun verbale, è che le ditte appaltatrici nuove si impegnerebbero a riassumere "gradualmente" il personale che è stato licenziato o posto in cassintegrazione. Di che natura, però, sia questa gradualità senza carta scritta non si può giudicare, con quali criteri di scelta poi i lavoratori verrebbero riassunti attualmente neanche è chiaro. Inoltre è molto probabile, lo hanno dichiarato stamattina, gli stessi sindacati confederali, che le assunzioni avverranno senza garanzia di mantenimento dei livelli e dei diritti acquisiti.
Ai sindacati confederali questo è però sufficiente per lanciare un messaggio ottimistico e per limitare la lotta ad un generico 'stato di agitazione', cioè senza scioperi e blocchi.

Lo Slai cobas che si è voluto in tutte le maniere tenere fuori dagli incontri, non condivide questo ottimismo a priori e non si fida dei risultati sbandierati.
Questa lotta si vince se si porta a casa una clausola di salvaguardia effettiva e indiscutibile per tutti e sottoscritta dall'Eni, e se gli operai della De Pasquale e della Rendelin rientrano effettivamente al lavoro, mantenendo livelli e diritti.

E' vero che l'ultima parola sugli accordi spetta agli operai, ma non agli operai ricattati da un "prendere o lasciare" al ribasso.

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