sabato 31 agosto 2013

verso una riunione regionale per opporsi alla guerra e all'utilizzo delle basi in Puglia e a Taranto - ne parliamo alla sede slai cobas via rintone 22 il 3 settembre alle 18

Cari compagni,
è utile e necessario un coordinamento regionale, ponendo, accanto alle questioni internazionali, quelle legate all'uso del territorio pugliese. Va bene incontrarci il 9 settembre. Ma comunichiamo anche prima via mail o tel., nel caso la situazione richieda delle accelerazioni. In ogni caso, è importante far circolare la comunicazione delle iniziative contro la guerra di aggressione alla Siria.
A presto
Andrea Catone

Il giorno 30 agosto 2013 11:04, cobasta <slaicobasta@gmail.com> ha scritto:
cari compagni
 non siamo potuti venire alla riunione del 29 da taranto, ma siamo interessati alla mobilitazioni se ha come obiettivo le Basi della marina e aeree della regione.
Siamo a Bari per altro il 9 settembre e verso le 16.00-16.30 possiamo incontrare Catone o altri compagni che hanno partecipato alla riunione del 29 per parlare di una eventuale scadenza regionale.
Fateci sapere
slai cobas Taranto
proletari comunisti Taranto
3471102638


Da: marx.xxi.bari@gmail.com -  26/08/2013

Oggetto: Bari, giovedì 29 agosto - per una mobilitazione contro la guerra alla Siria

Appello per una mobilitazione contro la guerra alla Siria
Proposta per un coordinamento sul territorio

Giovedì 29 agosto, ore 18.00 presso la sede dell’associazione Marx XXI, II strada privata Borrelli 32, Bari

se ci sarà l'aggressione imperialista alla Siria.. prima o poi Taranto sarà coinvolta.. prepariamo da subito la protesta


Ecco perché la «portaerei» Italia alla fine sarà coinvolta con le basi

Manlio Dinucci

Mentre il ministro Emma Bonino assicura che l'Italia non parteciperà a un'operazione militare contro la Siria senza mandato Onu, il rombo della guerra già risuona su Pisa: sono i C-130 italiani, e probabilmente anche statunitensi, che intensificano i voli verso le basi mediterranee. L'aeroporto - dove si sta realizzando l'Hub aeroportuale di tutte le missioni militari all'estero, anche «a disposizione della Nato» - si trova nei pressi di Camp Darby, la grande base logistica Usa che rifornisce le forze aeree e terrestri nell'area mediterranea e mediorientale.
A riprova della volontà di pace del governo italiano, il ministro Bonino annuncia che il 4 settembre si riunirà il gruppo degli «Amici della Siria» (quello che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna), al quale l'Italia partecipa con Stati uniti, Gran Bretagna, Francia, qatar e Arabia saudita, che si apprestano ora a colpire la Siria anche dall'esterno. Dimentica la Bonino l'incontro svoltosi a Istanbul il 27 agosto (di cui dà notizia la Reuters), nel quale gli «Amici» hanno comunicato ai «ribelli» che l'attacco potrebbe avvenire entro pochi giorni.
Non spiega il governo perché l'Italia abbia inviato il capo di stato maggiore alla riunione, convocata dal Pentagono in Giordania il 25-27 agosto, cui hanno partecipato i capi militari di Usa, Gran Bretagna, Francia e Arabia saudita, che preparano l'attacco alla Siria. Intanto un portavoce del nostro ministero della difesa, citato dalla stampa Usa, spiega che basi aeree e navali italiane potrebbero essere usate per l'attacco alla Siria col consenso del parlamento, non necessario invece per le basi Usa come Camp Darby o Sigonella. Il ministro della difesa Mauro lascia aperta la porta alla partecipazione diretta di forze italiane, ribadendo che il governo darà «sicuramente l'assenso a quelli che sono gli orientamenti della comunità internazionale». Ossia della Nato che tiene oggi una riunione di emergenza sulla Siria
Per Il Sole 24Ore di ieri, «le basi italiane sono superflue» in quanto i raid saranno limitati nel tempo, con missili lanciati da navi e velivoli, e gli aerei non avranno bisogno di basi avanzate. Elementi che «sembrano escludere un ruolo anche marginale dell'Italia». In realtà è ancora l'Italia base di lancio della guerra. Le operazioni contro la Siria, come quelle nel 2011 contro la Libia, vengono dirette da Napoli: lì c'è il comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la Sesta flotta, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l'Africa e le Forze congiunte alleate.
Partirebbe da Napoli l'ordine di attaccare la Siria dal Mediterraneo orientale, dove,, a distanza ravvicinata (circa 200 km) da Damasco e altri obiettivi, sono schierate almeno quattro cacciatorpediniere lanciamissili: la Barry e la Mahan, già impiegate nell'attacco alla Libia, la Gravely e la Ramage. Possono lanciare centinaia di missili Cruise, che, volando a bassa quota lungo il profilo del terreno, colpiscono l'obiettivo con testate sia penetranti che a grappolo (ciascuna con centinaia di submunizioni), contenenti uranio impoverito. Sono sicuramente schierati anche sottomarini, come il Florida da attacco nucleare, armato, invece che di 24 missili balistici, di oltre di 150 missili Cruise. Nella sola notte del 19 marzo 2011, ne lanciò 90 contro la Libia. Lo schieramento comprende anche il gruppo d'attacco della portaerei Harry Truman (dotata di 90 caccia), comprendente due incrociatori e due cacciatorpediniere lanciamissili, che la Sesta flotta ha trasferito nel Mar Rosso, area della Quinta Flotta. Si aggiungono a queste le unità navali alleate, tra cui anche la portaerei francese Charles de Gaulle.
A sostegno di questo schieramento c'è la base aeronavale di Sigonella, addetta al rifornimento della Sesta Flotta e dotata di aerei Usa e Nato. La base, dove sono stanziati 7mila militari, costituisce per il Pentagono «il centro strategico del Mediterraneo». Queste e altre basi Usa, come quella di Aviano, non potrebbero funzionare senza il supporto delle forze e infrastrutture italiane. L'Italia non deve dunque attendere il mandato Onu per partecipare a quest'altra guerra sotto comando del Pentagono.

anche a Taranto smascheriamo le bugie di Obama sulle armi chimiche che giustificano l'aggressione alla Siria !

pc 31 agosto - verità e buglie sulle armi chimiche in Siria



L’opposizione siriana ha accusato le forze governative di aver bombardato con gas nervino uccidendo nel sonno centinaia di civili nell’area di Ghouta vicino a Damasco, all’alba del 21 agosto 2013; in coincidenza temporale (così come è successo per molte altre denunce di massacri) , cioè, con l’arrivo a Damasco di Ispettori delle Nazioni Unite (incaricati di indagare proprio su un presunto uso di armi chimiche che si sarebbe verificato a Khan el Assal, nel nord della Siria) e della convocazione a Bruxelles  del Consiglio dei ministri degli Esteri, dedicato, tra l’altro, all’emergenza siriana.
Sul presunto attacco esistono diverse versioni, alcuni video tragici ma controversi e nessuna indicazione oggettiva su che cosa sia avvenuto e quali siano i responsabili.
Ancora una volta, tra i primi a diffondere la notizia è la rete saudita Al-Arabiya, non nuova a episodi di manipolazione (ricordiamo il suo comunicato sui “diecimila morti vittime di Gheddafi” nel febbraio 2011). L’emittente rende note due versioni dell’accaduto: nella prima le vittime sarebbero 280, nella seconda 1.188. Altre cifre sono fornite dal Consiglio rivoluzionario militare: 1.300 morti; dalla Coalizione nazionale siriana: 650; dai Comitati di coordinamento locale: 750. L’Osservatorio siriano di Londra cita un numero più limitato di vittime, ma si sofferma sulla presenza di molti bambini
 
Media mainstream, diplomatici e perfino fonti dell’opposizione dubitano che si tratti dell’esercito siriano
A mettere in dubbio la veridicità della suddetta notizia non pochi media mainstream, esperti e diplomatici.
L’esperto nel campo delle armi non convenzionali, Gwyn Winfiled, in un’intervista a Repubblica il 22 agosto, sostiene che «L’attacco con agenti tossici ieri in Siria sembra avere tutte le caratteristiche di un nuovo incidente del Tonchino: un “casus belli” creato ad arte per giustificare un’escalation militare delle potenze straniere, come quello che nel ’64 autorizzò l’intervento americano in Vietnam ». Secondo Winfiled, l’autore della strage non è Assad: «È difficile credere che il regime di Assad lanci un’offensiva del genere in simultanea con l’arrivo a Damasco degli ispettori Onu incaricati delle indagini sulle armi chimiche. Come in ogni omicidio, l’investigatore dovrebbe chiedersi: cui prodest? Non giova certo al regime, che in ogni caso verrà incolpato».
Il corrispondente della BBC, Frank Gardner, si chiede: “Perché il governo di Assad, che recentemente sta riconquistando terreno sui ribelli, dovrebbe effettuare un attacco chimico, mentre gli ispettori delle Nazioni Unite sono nel paese?”
E così il diplomatico svedese ed ex ispettore Onu Rolf Ekeus, che ha dichiarato alla Reuters: “Sarebbe molto strano se fosse stato il governo a fare questo nel momento esatto in cui gli ispettori internazionali entrano nel paese …. per lo meno, non sarebbe molto intelligente.”
Anche lo svedese Ake Sellstrom, esperto di armi chimiche, che guida il gruppo di Ispettori ONU ha espresso le sue perplessità sulla dinamica dell’attacco, evidenziando tra l’altro, come “sospetto” l’alto numero di morti e feriti riportato dai media mainstream.
Perfino sul Jerusalem Post sono state evidenziate perplessità sul presunto attacco; riportando, ad esempio, la dichiarazione di Charles Lister, analista dell’IHS Jane’s Terrorism and Insurgency Center: “Logicamente, non avrebbe molto senso per il governo siriano impiegare agenti chimici in un momento simile, in particolare data la relativa vicinanza delle città di destinazione (al team delle Nazioni Unite)”.
E mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, dichiara: “Non si può, a mio avviso, partire già con un pregiudizio, dicendo che questo o quello sono responsabili. Dobbiamo chiarire il fatto, anche perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco non serve questo tipo di tragedia, sapendo che ne è comunque incolpato direttamente. Come nel caso delle investigazioni di un omicidio, bisogna farsi la domanda: a chi veramente interessa questo tipo di crimine disumano?”
Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevick, ha parlato di una “provocazione pianificata”, con un’aggressiva campagna orchestrata come a comando da media regionali, gettando la colpa sul governo. Il ministero russo, citando sue fonti, avanza l’ipotesi che da un’area controllata dall’opposizione sarebbe stato lanciato un missile di fattura artigianale contenente sostanze chimiche non identificate (come quelli che sarebbero stati usati nel marzo scorso per la strage di Khan el Assal, per la quale il governo siriano ha richiesto l’indagine degli ispettori dell’Onu, ndr).
I
Le “testimonianze” e i video
Le foto e i video diffusi mostrano scene drammatiche, ma suscitano molti dubbi. Un esame completo sarà oggetto di un prossimo articolo. È possibile comunque qui evidenziare alcuni punti.
1. Intanto, ammettendo che l’attacco sia effettivamente avvenuto, e che – secondo quanto sostengono le fonti dell’opposizione – sia avvenuto nelle prime ore del 21 agosto (più precisamente, alle 3 del mattino, secondo alcune di queste fonti), come è possibile che alcuni video che dovrebbero documentare le conseguenze dell’attacco sui civili, risultino caricati in rete già dal 20 agosto?
Questo video, ad esempio, diffuso dall'opposizione anti-Assad è stato caricato in data 2013/08/20 su YouTube e le immagini sono state girate chiaramente di giorno alla luce del sole. Anche questo altro video, e questo, e questo, e questo risultano caricati  il 20 agosto. Nonostante le evidenti incongruenze, questi video immediatamente propagati in Rete e tradotti in più lingue, sono stati presentati come prove inconfutabili delle conseguenze dell'attacco. 
2. Su alcuni specifici video, Sibialiria si soffermerà dettagliatamente in prossimi articoli. Limitiamoci qui a segnalare alcune incongruenze che caratterizzano molti dei video, prodotti e distribuiti dalla “opposizione anti-Assad”, “attestanti” l’attacco.
Intanto è molto sospetto, che, nei video, accanto ai bambini morti o moribondi non ci sia nessuna madre ma solo uomini che, oltre ad invocare Allah e a maledire Assad, si limitano a manipolare i bambini (si direbbe ad uso esclusivo della telecamera).
In altri video, che vorrebbero documentare i “soccorsi”, si vede qualche uomo con guanti e mascherina, (quasi a presentarsi come “medico”) ma non si capisce il senso di questa precauzione sanitaria considerando che i bambini sono, in molti casi, distesi su un pavimento (di un locale che certamente non è un ospedale) calpestato da molte persone. Inoltre ai bambini, sembrerebbe, non sono stati tolti i vestiti che avevano al momento dell’”attacco”(una precauzione ovvia considerando che dovrebbero essere intrisi di gas). Altrettanto sospetta è la sintomatologia che manifestano le presunte vittime dell’attacco con gas nervino. Questa ha, certamente, una vasta gamma di manifestazioni (dipendente da svariati fattori: dose di gas assorbita, età del soggetto, azione di antidoti…) ma generalmente si manifesta con l’incontenibile rilascio di urina e feci, epistassi, convulsioni, bava rossastra. Questi sintomi non caratterizzano il comportamento dei sopravvissuti né i loro indumenti evidenziano tracce che possano essere ascrivibili al rilascio di urina o feci. Uguale scetticismo sul gas nervino quale causa dei malori manifestati nei video è stato espresso da Jean Pascal Zanders, esperto di armi chimiche.
In alcuni filmati vengono mostrati bambini allineati sul pavimento e che, secondo quanto suggerirebbero gli stessi filmati, dovrebbero essere morti, anche se qualcuno tra questi si muove. Sconcertante è quanto documentato in un video (che collaziona e analizza diversi video prodotti dalla “opposizione anti-Assad”) in cui si mostra un bambino (o il corpo di questo) che viene spostato tre volte per apparire in tre diversi punti della stanza e una sospetta iniezione effettuata ad un altro bambino, che secondo la logica del video dovrebbe essere morto. Questo stesso filmato, tra l'altro, mostra una foto spacciata come “prova” dell’attacco con i gas in Siria e che, invece riprende le vittime della repressione in Egitto.
3. A suffragare sui media la “veridicità” dell’attacco con gas nervini testimonianze anonime; ad esempio quella raccolta da Repubblica, di un sedicente medico ospedaliero che parla di 1.300 morti accertati negli ospedali, senza riferire (e senza che l’intervistatore glielo chiedesse) di quali ospedali si tratti.
 
Allora, cosa è successo?
Non è ancora chiaro cosa sia successo il 21 agosto nell’area di Ghouta.
Secondo Gwyn Winfield, un autorevole esperto nel campo della difesa dalle armi non convenzionali, potrebbe essersi verificato un incidente nell’uso di un agente antisommossa, da parte di una delle tante e contrapposte fazioni dell’Esercito libero siriano.
Secondo una prima inchiesta, effettuata da SyriaTruth, interrogando abitanti del posto, nei villaggi di Zamalka e Ein Tarmah sarebbero morti 17 donne e 33 (o 34) bambini, oltre ad un numero imprecisato di uomini. Non è ancora chiara la dinamica dell’accaduto. Syriatruth fa comunque notare che i villaggi di Zamalka e Ein Tarmah, dove si sarebbe verificata la strage, sono adiacenti alle zone residenziali della capitale, (abitate per lo più da siriani filogovernativi) e all’aeroporto militare di MezzehI, che certamente il governo siriano non avrebbe avuto alcun interesse a colpire, se pur marginalmente, impiegando gas nervini.
Tra l’altro, sempre Syriatruth fa notare che se l'esercito siriano avesse avuto intenzione di usare armi chimiche in questi due anni e mezzo, avrebbe avuto diverse occasioni propizie. In particolare un anno fa quando combatteva contro circa tremila “ribelli” asserragliati a Jabal al-Zawi, nelle montagne circondate da boschi. Lì un attacco chimico non solo avrebbe “risolto” rapidamente la situazione, ma sarebbe anche passato, tutto sommato, inosservato. Però lì l’attacco chimico non è stato attuato. E perché mai avrebbe dovuto farlo ora in una zona così vicina alla lente d'ingrandimento internazionale?
Un’ultima testimonianza dalla zona che dovrebbe essere stata epicentro dell’”attacco con i gas” è stata raccolta dalla religiosa Agnès Mariam de la Croix, del movimento Mussalaha, contattata telefonicamente dalla Redazione di Sibialiria. Suor  Agnès riferisce di aver contattato conoscenti che vivono a Kashkoul, solo una strada più in là di Ein Tarmah. Nessuno di loro ha provato né sentito niente, nessuno è stato disturbato da nausee, mal di testa ecc. Nessun odore né niente. Idem da parte di una signora che vive in Abassin Square, a pochi metri da Jobar.
Ma su questo e su altri aspetti del presunto attacco con i gas nervini ci soffermeremo presto
La Redazione di Sibialiria

 
Una storia che si ripete 
A seguire una scheda su alcuni degli allarmi relativi alle armi chimiche in Siria (per non parlare della guerra scatenata da Bush contro l’Iraq nel 2003 con il pretesto delle armi di distruzione di massa). In molti casi hanno avuto un impatto favorevole all’opposizione armata.
Ricordiamo anche che diversi massacri sono stati puntualmente denunciati dall’opposizione, proprio a ridosso di appuntamenti internazionali importanti.
 
SCHEDA ALLARMI ARMI CHIMICHE
Riportiamo questa scheda che illustra la sospetta coincidenza di “allarmi chimici con l’escalation della guerra alla Siria
20 agosto 2012.  Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, minaccia di intervenire se il regime di Assad supererà la “linea rossa” e userà il suo arsenale chimico.
Dicembre 2012. La Nato deve decidere l’installazione dei missili Patriot in Turchia. La settimana precedente si assiste a una escalation di allarmi per le armi chimiche. “Sarebbero state già preparate per essere usate dai bombardieri”. Così le perplessità di Olanda e Germania cadono e i Patriot vengono installati, con la scusa che servono per difendere la Turchia da eventuali lanci di armi chimiche.
19 marzo 2013. Almeno 30 persone muoiono quando un razzo, presumibilmente caricato con componenti chimici, colpisce Khan al-Assal, nella provincia settentrionale di Aleppo. Governo e ribelli si accusano a vicenda dell’attacco.
25 aprile 2013. L’intelligence Usa afferma di avere indizi sull’uso di armi chimiche da parte del regime. Il segretario di Stato John Kerry precisa tuttavia che non ci sono prove certe.
6 maggio 2013. Carla del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, parla di prove sull’uso di gas Sarin da parte dei ribelli.
18 maggio. Assad accusa in un’intervista l’Occidente di usare l’espediente delle armi chimiche per giustificare un attacco contro la Siria, come avvenne con l’Iraq.
11 giugno 2013. Le Nazioni Unite accettano un invito del governo di Damasco a recarsi in Siria per indagare sull’uso di armi chimiche a Khan al-Assal.
14 giugno 2013. Gli Stati Uniti annunciano che la loro intelligence ha confermato i dossier sull’uso di armi chimiche da parte del regime e comincia a fornire assistenza militare ai ribelli.
9 luglio 2013. La Russia annuncia che i suoi esperti hanno prelevato campioni di gas Sarin usato dai ribelli a Khan al-Assal e consegna un dossier di 80 pagine a Onu, Cina, Francia, Usa e Regno Unito.
24 luglio 2013. AkeSellstrom, capo della commissione di inchiesta Onu, e Angela Kane, alto rappresentante Onu per il disarmo, si recano in Siria per negoziare i termini di un’indagine.
18 agosto 2013. Una squadra di 20 membri, guidata da Sellstrom, arriva a Damasco per condurre indagini su tre siti che avrebbero subito attacchi chimici.
21 agosto 2013. Le forze di opposizione accusano il regime di aver usato gas nervino nei sobborghi orientali di Damasco. Viene convocata d’urgenza una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu richiesta da Usa, Francia e Gran Bretagna.
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22/08 23:54 CET
In Siria combatterebbero contingenti di ribelli siriani addestrati dagli Stati Uniti. Lo sostiene Le Figaro che sulla sua edizione in rete titola: “È cominciata l’operazione anti-Assad”.
Secondo il quotidiano francese, un primo gruppo di 300 uomini sarebbe entrato in Siria il 17 agosto scorso.
Le fonti militari citate nell’articolo rivelano che questi gruppi sarebbero addestrati dagli americani in Giordania e passerebbero il confine con la complicità di forze speciali israeliane e giordane.
Le Figaro si spinge oltre e collega l’uso di armi chimiche da parte del regime di Damasco alla scoperta di queste squadre speciali. Il gas nervino avrebbe ucciso 1.300 persone, nella notte tra martedì e mercoledì, in alcuni sobborghi di Damasco.
L’inchiesta del quotidiano francese arriva proprio nel giorno in cui il governo di Parigi spinge per un intervento armato contro il regime siriano. Più cauti gli Stati Uniti, secondo Washington non c‘è alcuna certezza sull’uso di armi chimiche.
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giovedì 29 agosto 2013

puglia taranto non devono essere zone di guerra - scendiamo in piazza !

Puglia e Taranto in prima fila nei preparativi dell'aggressione imperialista alla Siria. Per l'imperialismo italiano, padroni, Stato, governo la Puglia è sempre zona di guerra, le Basi militari sono destinate per sempre alla “nostra terra”. Come nelle precedenti guerre del Golfo, dei Balcani, le Basi di Amendola e Gioia del Colle dell'aeronautica militare sono già in stato di allerta, e nel silenzio già si preparano.
Vi è ad Amendola il 32° stormo composto da tre gruppi, quello dei caccia bombardieri MX, quello degli AMX-T e quello dei Predator (gli aerei senza pilota). Invece a Gioia abbiamo il 36° stormo con l'Eurofighter 2000.
Il governo non ci può ingannare con le parole. Si parla di operazione”Siria come Kossovo” e nell'operazione Kossovo furono proprio gli AMX ad essere utilizzati. Come scrive il Corriere della Sera, in quell'operazione nel1999 la Puglia assunse un ruolo strategico fondamentale per i piani statunitensi. E la cosa avvenne proprio per appoggiare gli inglesi che sono protagonisti anche in questa nuova impresa bellica.
Così è quasi inevitabile l'uso dei predator perchè nel tipo di operazione militare che si annuncia serve l'individuazione degli obiettivi sensibili che proprio i predatori assicurano (vedi Afghanistan).
Infine, va aggiunto che in Libano è stata proprio la Brigata pugliese 'Pinerolo' che ha avuto il comando della missione Onu, e dire Libano in una guerra che ha come obiettivo la Siria vuol dire proprio attacco agli Hezbollah libanesi che sono al fianco di Assad.

Sulla Base di Taranto parliamo dopo, quello che è certo che la Puglia in questa guerra vi è dentro fino al collo e che la Puglia è sempre più una Regione militarizzata.
Proprio nei giorni scorsi si erano decise manovre ed esercitazioni militari nell'alta Murgia con carriarmati nel parco, nelle aree protette in un periodo ancora da stagione turistica.

Che fa la Giunta regionale di Vendola che pure di “pace” si riempie la bocca a fronte di tutto questo. Coperture, complicità, silenzio - anche ora non sappiamo come la pensa Vendola, o meglio lo sappiamo bene.
Tutti gli oppositori all'aggressione imperialista alla Siria, alle guerre imperialiste e reazionarie, alla militarizzazione della Regione, sentono e devono mobilitarsi. Ma sarà il caso di adottare forme di lotta e modelli simili ai movimenti No Muos, No Tav, se si vuole realmente ostacolare i disegni criminali dell'imperialismo.

Un caso interno a tutto questo è Taranto, dove in realtà la Base militare è già in piena operatività. Ma Taranto si va schierando tutta la flotta che potrebbe essere di appoggio,le navi ammiraglio Cavour, la Garibaldi.
Taranto è inserita in un asse con Sigonella come punti di appoggio della VI Flotta della Marina militare americana.
Ma ora non c'è solo Taranto. Se non in questo intervento, ma nei futuri va crescendo il ruolo di Grottaglie dove c'è la Base aerea di Maristaer che viene considerata sempre più rilevante, tanto che si parla di 15 caccia F35B che sarebbero dislocati a Grottaglie,per essere poi utilizzati sulle portaerei, in particolare della Cavour, per rifare il cui onte sono stati spesi 89 milioni di euro.
Ma a Taranto assistiamo poi ad un processo abbastanza chiaro anche se inatteso da tutti, e di cui solo ora si comincia a parlare.
Da un lato c'è il venir meno delle attività normali della Marina con un venir meno di questioni quali,l'addestramento reclute, Arsenale, Castello Aragonese, con perfino dismissione di alcune zone marginali restituire alla città, dall'altro un netto potenziamento invece della funzione militare della Base. Esattamente l'inverso di quello che ambientalisti e pacifici chiedono a livello cittadino, a livello, in verità negli ultimi tempi molto flebilmente.
E anche qui non si può parlare di Taranto senza parlare di Grottaglie, dove invece la fa da padrone e viene potenziata l'Alenia impegnata in importanti commesse di tipo bellico.
Taranto, quindi, diventa sempre più città di guerra. Nei giorni della crisi dell'Ilva qualcuno ha adombrato che dietro l'inchiesta anti Ilva ci potessero essere la Nato e la Marina e l'industria bellica che vorrebbero ridurre quel tipo di presenza industriale per estendere le proprie mani sulla città e in tutte le aree. La cosa non è vera ma certamente verosimile.
Il futuro della città senza operai non sono le cozze e i calamari ma mezzi militari prodotti e consumati, per così dire, sul posto.

LaMarina Militare da sempre ha prodotto inquinamento del mare nella nostra città e ad essa va addebitata gran oarte della distruzione della miticultura e l'appropriazione di zone turisticamente sfruttabili. Tutte cose a cui l'Ilva di Riva ha dato,per così dire, il colpo di grazia.
Ma tutto questo è bellamente ignorato dalla maggiorparte delle forze attivamente sostenitrici della chiusura dell'Ilva e della cancellazione della città industriale, che poi vuol dire cancellare la classe operaia che può essere, se si ribella, si organizza e cresce in coscienza, la vera forza e spina dorsale della lotta per difendere lavoro, salute, ricchezza, territorio, ecc.
Su questo le chiacchiere liberamente pensate ed espresse dovrebbero lasciare spazio ad analisi, ragionamenti,organizzazione e lotta effettivamente in grado di condurre questa battaglia.

Proprio mentre si parla di mobilitazione della Base navale di Taranto per la guerra di aggressione in Siria che si avvicina, cadeva il 70° anniversario dei bombardamenti del 26 agosto '43, in cui nella città si scatenò l'inverno, colpiti Porta Napoli, rione Tamburi, città vecchia e il cimitero – è destino di questi quartieri e del cimitero di essere bombardati o colpiti dall'inquinamento.
Quest'anniversario ci ricorda che Taranto non è mai stata una città di “cozze e calamari” ma città considerata dai padroni del sistema come importante base strategica e città di guerra. E ai proletari e le masse popolari di Taranto non è stato fatto mancare niente, e la guerra alla vita, al territorio, alla salute e al lavoro, l'hanno fatta sempre.
Ora si tratta invece di farla noi la guerra, come proletari, come giovani, come masse popolari. Una guerra in cui contiamo i “morti e i feriti” ma dall'altra parte, per avere realmente una città e un mondo senza guerre e inquinamento.

28.8.13

discariche - altro decreto-riva e Talò in campo come sempre per difendere Governo, Bondi e padroni !

Romandini il dirigente della Provincia, oggetto delle pressioni di Florido e della sua Giunta che poi hanno portato all'arresto dello stesso, fa sentire la sua voce per ribadire che quelle discariche ora autorizzate dal governo, truccando il decreto sulla Pubblica Amministrazione non avevano e non hanno i requisiti e mette in luce come il decreto governativo è come se dicesse che sono autorizzate (non seguendo l'iter normale) proprio perchè non hanno i requisiti .
Denuncia che anche quella che aveva già avuto l'Ok alla VIA, la cosa riguardava 18 anni fa, quindi non corrispondente ai criteri inseriti dalle successive Aia.
Romandini denuncia come il problema non sia solo l'autorizzazione ma anche ciò che già c'è nel sottosuolo e nella falda acquifera. Ribadisce che dietro l'arresto di Florido c'è stato solo ed esclusivamente il fatto che Florido, consapevole della situazione, abbia cercato di aggirarla.

Intanto, sulla base delle denunce che vengono fatte sia a Taranto sia a Statte da settori ambientalisti, escono allo scoperto con la solita ipocrisia i deputati del PD, Pelillo in testa, che a Roma sono col governo e a Taranto dicono di essere con la città.
Anche il Sindaco di Statte finora silente fa sentire la sua voce ma per dire che non ha letto il decreto, per dichiararsi d'accordo con Stefano, cioè per seguire una linea ponziopilatesca a parole complice nei fatti.

Ma come avevamo denunciato sul Porto, appena scoppia qualche minaccia di incendio, chi corre a spegnerlo per padroni e governo sono i sindacati confederali e in primis quello che è diventato una sorta di sindacato-azienda, la Uil.
E' Talò che scende in campo per dire: basta con le polemiche, il decreto va bene, e aggiunge l'argomento, va bene che le bonifiche sono necessarie ma dobbiamo chiederci tutti dove vanno a finire poi i rifiuti. Detta così la cosa, le bonifiche con discariche di rifiuti speciali e pericolosi rischiano di rendere la situazione peggiore di ora.
Non avendo altri argomenti che questi, Talò mette le mani avanti dicendo che c'è la garanzia che ora i controlli saranno effettuati. E' la linea di sempre del sindacalismo confederale, filopadronale, la linea della complicità oggettiva e soggettiva che ha portato alla situazione attuale.
Come allora anche adesso Talò dice: dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro. E qui occorre che gli operai innanzitutto dicano “basta!” perchè questa linea ha portato alla crisi attuale che mette a rischio la fabbrica.
Talò poi dice: ora attendiamo di conoscere i piani di Bondi, cosa che spera di conoscere nell'incontro previsto per il 2 settembre. Talò si illude e illude i lavoratori, il 2 settembre non conoscerà un bel niente.
Il piano Bondi è la linea Bondi ristrutturazione e tagli, messa a norma con quattro soldi ricevuti dalle banche, lasciando in pace i soldi di Riva, su un problema che, peraltro, Bondi considera inesistente viste le sue dichiarazioni di tumori e malattie provenienti da abuso di sigarette causati dal fatto che Taranto era una città di contrabbandieri.
Settembre si apre quindi col peggiore degli auspici. L'asse governo delle discariche-piano Bondi e sindacati confederali non sono una soluzione ai problemi di lavoro e salute ma una controffensiva alle lotte e alle esigenze di lavoro e salute espresse in questi mesi.
Fare chiarezza su questo scontro, liberandoci anche di idee e persone confuse presenti nel nostro campo, è premessa necessaria per una lotta vera.

28.8.13

mercoledì 28 agosto 2013

contro l'aggressione imperialista alla siria, contro l'uso di taranto come base di guerra - noi ci riconosciamo in questa posizione

pc 28 agosto - contro l'aggressione imperialista alla Siria . la posizione e l'azione di proletari comunisti - PCm Italia

Si prepara un attacco imminente contro la Siria da parte dell'imperialismo americano, insieme agli imperialisti inglesi e francesi. Un intervento militare che gode sicuramente della partecipazione dell'Arabia Saudita e del sostegno politico-logistico anche di Turchia e Israele.
Ma la Siria non è la Libia e non è neanche, in questa congiuntura, l'Iraq.
E' impossibile immaginare che l'Iran non ne sia coinvolto e la posizione di Cina e Russia non è tale perchè l'intervento possa avere l'appoggio Onu.
Quindi si tratta di un'aggressione imperialista unilaterale che prosegue l'intervento militare fatto tramite quella parte dell'opposizione che è una pura filiazione delle potenze imperialiste.
L'attacco alla Siria può creare effetti a catena e incendiare per davvero la prateria del Medio Oriente e del mondo intero.
Obama, come prima Reagan e Bush, usa lo stesso copione di inventare e amplificare “prove” come foglia di fico di un intervento già deciso e che viene da lontano e che ha sempre lo stesso oggetto: petrolio e controllo dell'assetto geopolitico e geostrategico dell'area.
Proletari Comunisti- PCm Italia denuncia e sviluppa la massima opposizione all'aggressione imperialista della Siria e esprime il proprio sostegno alle masse siriane ed arabe che ad essa si oppongono.
La nostra azione si svilupperà autonomamente perchè non condividiamo alcun tipo di appoggio al regime di Assad e non certo perchè ha usato eventualmente le armi chimiche – cosa probabilmente falsa e montata – mentre è sicuro che questo lo hanno già fatto i cosiddetti “ribelli” e come a suo tempo fece Saddam nei confronti dei Kurdi, ma perchè Assad, come prima Saddam e Gheddafi non sono governi antimperialisti, ma di un settore del capitalismo burocratico e della borghesia compradora che opprime proletari e popoli
Questi governi sono ora amici, ora “nemici” degli Stati imperialisti che si contendono la zona. Questi governi non sono la soluzione ma una parte del problema per le masse siriane e arabe.
Sappiamo che forze di “sinistra” in Siria, nel mondo arabo, tra i palestinesi hanno goduto dell'appoggio del regime di Assad. Noi non pensiamo che questo sia stato un bene nel passato, né lo pensiamo adesso, né ci impressiona che queste forze chiaramente, che godono anche di un certo credito nella sinistra occidentale, si mobiliteranno contro l'aggressione imperialista.
Ma noi siamo marxisti-leninisti-maoisti, noi vogliamo rappresentare gli interessi della classe operaia nei nostri paesi come nei paesi arabi, come nel mondo intero.
Non siamo assolutamente equidistanti tra aggressione imperialista e regime di Assad aggredito. L'imperialismo deve essere combattuto in tutte le forme, in tutti i modi. Ma il punto di vista proletario e comunista in questa vicenda deve essere chiaro verso tutte le parti in causa,
Proletari Comunisti si mobilita da subito autonomamente verso i proletari compreso gli immigrati, i giovani, le piazze, con manifesti, volantini, pannelli, striscioni, interventi.

Noi denunciamo il ruolo dell'imperialismo italiano, rappresentato dal Governo di larghe intese di Letta e il suo legame con l'imperialismo americano, l'imperialismo italiano offre, qualunque siano le dichiarazioni della Bonino, l'obiettivo appoggio dalle basi militari italiane.
In questo quadro due città sono importanti nella nostra mobilitazione;Taranto e Niscemi/Palermo.
A Taranto c'è la base militare più grande del Mediterraneo che comunque è stata interessata fin da subito e il cui ruolo può ancora crescere in supporto alle truppe imperialiste Usa.
In Sicilia contro il Muos è in campo un movimento popolare che già lotta contro l'imperialismo americano e i suoi piani di guerra con la piena compartecipazione dell'imperialismo italiano, il suo Stato, i suoi governi, la Regione siciliana di Criocetta, ecc.
Va visto inoltre il legame tra Siria ed Egitto, che per noi è importante che spiega ancor più perchè la nostra azione deve essere autonoma e indipendente.
La dittatura militare neo Mubarak e neo Pinochet va vista anche come ulteriore puntello a sostegno dell'aggressione imperialista americana in Siria - anzi, la preparazione di questa guerra potrebbe essere stata uno dei motivi del colpo di Stato militare in Egitto.

Nell'azione verso la classe operaia e tra i lavoratori è bene non essere stereotipati, denunciare questa ennesima guerra come guerra imperialista e reazionaria della borghesia e dei padroni di tutto il mondo, mentre la crisi taglieggia salari e lavoro, crea fame, miseria, distruzione; gli operai sono con i poveri del mondo ovunque combattono e lottano per un mondo senza guerre e padroni.


Proletari Comunisti – Pcm-Italia
agosto 2013
pcro.red@gmail.com

martedì 27 agosto 2013

verso la ripresa - Porto, in campo i servi-padroni del sindacato confederale

A fronte a fatti indubbi, il presidente dell'Autorità Portuale, Prete, torna ad esprimersi facendo considerazioni meno tranquillizzanti dei giorni precedenti, ammettendo che comunque tutto il progetto è in ritardo e che alla fin fine se la TCT (h ed Evergreen) resterà non sarà tanto per assicurazioni di facciata, quanto per il fatto che Taranto è il terzo scalo nazionale per il traffico di merci ed è una delle infrastrutture strategiche europee a cui le due grandi multinazionali di Cina e Taiwan tengono senz'altro.
Ma naturalmente nessuno può negare che il futuro strategico di questo Porto resta legato alla natura di grande città industriale di Taranto.
Prete comunque dice che bisogna mantenere alta l'attenzione sulla tempistica e bisogna che a settembre il governo dia impulso a tutto il programma.
Oggi, però chi scende in campo a difendere azienda, accordo, sono quella categoria di servi-padroni rappresentata dai sindacati confederali, che sono servi di padroni e governo di cui accettano a scatola chiusa tutto ma poi agiscono come padroni forti del potere di cogestione che aziende e Autorità Portuale concedono loro.
Castellano della Uil trasporti dichiara subito che “i timori sono immotivati”, che va tutto bene madama la marchesa, Sergio Prete è un fenomeno, e i padroni della TCT “non possono certo venir meno ai loro impegni”, i “lavori andranno bene”, ecc. ecc.
Sono assicurazioni fatte ad uso della stampa perchè il signore ammette che in questi giorni sarebbero stato tanti gli operai che lo hanno chiamato preoccupati. Ma sempre con il sorriso sulle labbra Castellano ammette che “i lavoratori che stanno facendo cassintegrazione dsa settembre lavoreranno sempre meno, perchè con l'inizio dei lavori alla banchina per qualche tempo non si potrà attraccare”. Quindi gli operai TCT dovranno campare, ancor più di quanto fanno adesso, con i quattro soldi della cassintegrazione senza che i sindacati siano stati in grado di ottenere integrazioni salariali. Così come Castellano ammette che a maggio 2014 ci saranno problemi, dato che la cassintegrazione scade e i lavori saranno lontani dall'essere conclusi.
Ma naturalmente sempre nel quadro di tener buoni i lavoratori e di non disturbare i lavoratori, Castellano dice: “A maggio si pensa...”.
I lavoratori della TCT finora però hanno accettato, a parte qualche mugugno, questo stato delle cose, e non si lamentassero poi se con questi sindacati confederali le cose per loro è sicuro che andranno sempre peggio.
Ma tra i lavoratori esistono chi non vuole accettare, vuole pensare con la propria testa e vuole reagire.

verso la ripresa - torna taranto città di guerra ! navi per intervenire in Siria nella base navale ?

se le notizie saranno confermate, saremo i primi a scendere in piazza

circolo proletari comunisti taranto
27 agosto 2013
ro.red@gmail.com

verso la ripresa - salutiamo l'occupazione a città vecchia




lo slai cobas per il sindacato di classe taranto esprime il massimo appoggio
all'occupazione in città vecchia
la casa è un diritto, città vecchia è dei proletari e non della media
borghesia che se ne stà appropriando per farci i soldi e snaturarla

slaicobasta@gmail.com

a taranto tornano le occupazioni, torni l'antagonismo sociale e politico
contro padroni, governi, stato, istituzioni locali
il circolo proletari comunisti taranto solidarizza con l'occupazione in
città vecchia

ro.red@gmail.com

TARANTO  è iniziata l' OCCUPAZIONE di uno stabile  NELLA Città VECCHIA
 Comunicato
  LA CASA E' DI CHI L'ABITA
 PERCHE' OCCUPIAMO?
...
  Perché siamo disoccupati, studenti e lavoratori precari che fanno fatica a
sottostare alle regole economiche imposte da affitti e mutui sempre più
inaccessibili. Per questo abbiamo deciso di riappropriarci di un diritto
fondamentale come quello della casa, negato a sempre più persone, a fronte
di un vuoto abitativo di circa 16.000 alloggi sfitti fra pubblici e privati.

  PERCHE' QUESTO EDIFICIO?

  Perché è l'ennesima dimostrazione di denaro pubblico sprecato, ovvero i
fondi europei del progetto URBAN II, che prevedeva la nascita di un ostello,
realizzato e abbandonato da molti anni. Per evitare che anche questo palazzo
diventi fatiscente e pericolante, come la maggior parte degli edifici
dell'isola, vogliamo recuperarlo abitandolo e, attraverso i suoi spazi,
renderlo utile con progetti di aggregazione sociale volti a tutta la
comunità. E' necessario ricordare che ancora oggi la città vecchia è
sprovvista di servizi fondamentali quali l'acqua corrente o un centro
sanitario.

  PERCHE' IN CITTA' VECCHIA?

  Perché come tarantini sentiamo il dovere di riappropriarci delle nostre
radici storiche, economiche e sociali, vivendo ogni giorno e non
saltuariamente i suoi vicoli ed il suo mare. Pensiamo che la soluzione
dell'auto recupero, che veda gli abitanti stessi protagonisti, sia
necessaria ed utile affinché l'isola non venga trasformata in una macchina
di profitti per pochi, oltre che per contrastare la svendita di immobili che
il comune sta attuando a favore di privati speculatori che vorrebbero
sovvertire le reali radici della città e la sua vocazione storica.

  QUI STIAMO E QUI RESTIAMO – LA CITTA' VECCHIA E' DI CHI LA VIVE

  Invitiamo tutti e tutte a partecipare attivamente e ad essere solidali

  Gli occupanti della casa di via Garibaldi 240
http://www.pugliantagonista.it/openarea/taranto_occupazione_casa_cittàvecchia_agosto2013.htm






verso la ripresa - 18 settembre organizziamo una manifestazione

Il 18 settembre a Palazzo di città è convocata la conferenza di servizio sull'inquinamento, ci saranno tutti i soggetti locali interessati e al centro vi sarà il problema dei Parchi minerali.
Noi facciamo appello fin da ora ad organizzare una manifestazione in occasione di questa conferenza di servizio per portare in piazza la denuncia per lavori dell'Aia, Parchi compresi, finora non fatti e insufficienti, mentre le polveri continuano a provocare malati e potenziali altri morti, per rivendicare bonifiche vere, di Tamburi e Cimitero innanzitutto, ma soprattutto per esprimere la totale sfiducia e protesta verso i soggetti che sono al Tavolo della Conferenza, che agiscono in realtà come longa manu del governo, dell'Ilva di Riva-Bondi per gestire attraverso il loro ruolo i decreti salva Riva.

verso la ripresa - Stefano non si vuole dimettere, stravolge i fatti e prepara nuove tasse

Stefano in un'intervista al Quotidiano del 25 agosto stravolge i fatti e continua con la linea: “lui se la canta, lui se la suona”. Dichiara che non ha nessuna intenzione di dimettersi, che ha la coscienza a posto, che sono pochi i cittadini a manifestare il risentimento verso la sua amministrazione, che è invece il contrario di quello che qualsiasi cittadino può verificare.
Ma Stefano ormai i cittadini non li incontra più. Non c'è mai al Comune e forse non c'è manco a casa sua. Non parliamo delle rappresentanze sindacali dei lavoratori. L'ultimo incontro quella dei lavoratori del L'Ancora della pulizia delle spiagge, si è fatto in un bar del borgo.
Alle domande ulteriori del giornalista, risponde che è stato in missione in Africa. Ammette che non si vede in giro ma perchè lui “lavora e produce”. Ma tutta questa produzione nessuno la vede. Bisognerebbe mandarli un po' in acciaieria certi personaggi.
Quindi si lancia in un elogio degli assessori giovani. Certo, sono attivi e gli fanno da paravento, ma come sempre le persone vanno giudicate per i risultati che producono, e anche su questo fronte buio completo. Poi si sa che l'attivismo di certi assessori è sul modello Bitetti: attivi sì ma per prepararsi clientele elettorali, perchè anche questi volgiono “restare in politica”, un mestiere divenuto molto remunerativo, anche perchè... è sempre meglio che lavorare.
Il giornalista incalza un po' malizioso: “ma non è che non si fa vedere in giro perchè è in attesa di conoscere la vicenda delle carte sulla vicenda Ilva?”. Qui il Sindaco parla di “cattiveria”. Ma per quel poco che si è letto sulle intercettazioni, vediamo in vece che di “atti di bontà” si tratta da parte sua nei confronti dell'Ilva, di Archinà, a cui chiedeva perfino cosa dire. La verità è che Stefano nell'inchiesta Ilva ci sta, questo è un fatto, l'unica differenza è che ancora non ha fatto la fine di Florido. Ma il crimine di Stefano e della sua amministrazione è ben più grave,è quello di non aver fatto e di non fare assolutamente nulla per contrastare Riva, Stato, governo e tutelare il lavoro e la salute degli operai e dei cittadini, di rappresentare una cosa inutile, un'escrescenza parassitaria in questa città rispetto ai problemi che ci sono.
Incalzato ancora su Ilva e Tamburi, Stefano dice di aver ricevuto i complimenti del commissario straordinario alle bonifiche... per quale ragione, non è dato di sapere... Questi signori ai Tavoli si scambiano complimenti per bonifiche che non fanno.
Quindi, poi all'improvviso il giornalista parla di “un impegno forte a sostegno dei detenuti”. E qui trova subito la sponda nel Sindaco che dice che è suo compito aiutare, attivarsi per la “crescita professionali di quanti vorranno frequentare corsi di formazione e avere le credenziali richiesta per cercare lavoro”. Questa cosa è un po' torbida in tutta la storia di questa Amministrazione, perchè l'unica formazione e l'unica attività lavorativa sembra sostanzialmente indirizzata a poche unità di questo tipo. Già altre inchieste hanno dimostrato che Stefano prende voti su questo fronte.
Noi chiaramente siamo perchè gli ex detenuti lavorino, ma siamo anche piuttosto stufi di vedere come in questa città, ci siano tanti disoccupati, soprattutto giovani, donne, verso cui non ci sono né corsi di formazione né lavoro, e verso i quali questo Sindaco e le sue amministrazioni che sono qui da diversi anni continuano a produrre assolutamente nulla e a non dare risposte.
Alla domande del giornalista sulle “tasche dei tarantini”, Stefano risponde che inaugurerà il Comando di Polizia locale. Che ne vanga per le tasche dei tarantini di questo, non è dato sapere; anzi, tutti sanno invece che i vigili vengono sempre più usati in un sistema vessatorio di multe che toglie i soldi e a volte rapina le tasche dei tarantini. Lo stesso giornalista resta un po' sconcertato e chiede quali siano i benefici per i cittadini. Stefano risponde più risparmiamo e più possiamo investire in servizi. Da quando è al Comune da diversi anni abbiamo visto ben poco in materia di servizi, pernon parlare del bubbone Amiu. Anzi, Stefano annuncia che il governo con i suoi tagli ha sottratto soldi alle casse comunali, per il futuro 50 milioni di euro, più i debiti dell'Amiu. E Stefano, invece di chiamare la città a lottare contro i tagli del governo a cercare di mettere fine agli sprechi, inefficienza dell'Amiu – si infornmi presso la locale Guardia di Finanza – annuncia nuove tasse per i cittadini. Cioè, zump u citrul.... Stefano dice che sono i cittadini che devono tirare fuori questi soldi e che stanno facendo una riunione alla settimana – finalmente abbiamo saputo cosa sta facendo... - per istituire un “contributo intelligente”, che poi è un aumento delle tasse. E getta la maschera: “detto a chiare lettere, o aumentiamo le tasse o tagliamo i servizi”.

Bene, allora, adesso non scherziamo più.
Stefano e la sua Giunta se ne devono andare perchè sono al servizio dei padroni, del governo e dei propri interessi di poltrona; sono contro i lavoratori dell'Ilva come dei cittadini. E dobbiamo cacciarli! Innanzitutto con la lotta e non contando sui giochetti di Palazzo.

verso la ripresa - Governo sempre più al servizio dell'Ilva e non certo del lavoro e della salute.


Infilate tra le pieghe del decreto della PA vengono approvate delle norme che consentiranno all'Ilva di realizzare e gestire due discariche una per i rifiuti pericolosi – unica nel sud Italia, l'altra per i rifiuti speciali, risparmiando circa 300 milioni di euro, saltando un iter amministrativo che era bloccato dalla commissione europea. Un'associazione a delinquere chiamata Consiglio dei Ministri, senza neanche metterlo all'OdG, è pronta ad approvare queste norme.
Tutto secondo la linea dei diktat già in atto da tempo e che ha trovato la sua massima manifestazione con la nomina del commissario Bondi.
Ma tutta la storia di quest'autorizzazione è scandalosa. Certo, scandalosa per modo di dire, dato che così funzionano Stato, padroni nel sistema capitalista e nel nostro paese.
Il primo tentativo di questo colpo di mano era già stato fatto, mettendolo nel decreto Ilva come emendamento. Ma in quell'occasione non potè essere accolto perchè il governo per fare presto aveva deciso di non accettare nessun emendamento. Ora però viene ripreso e inserito in quest'altro decreto sulla Pubblica Amministrazione.
Ma c'è qualcos'altro che è scandaloso. Questo emendamento nasce su proposta di quell'ignobile individuo che è Edo Ronchi, il subcommissario, che a parole era stato messo lì per tutelare l'ambiente ma, come abbiamo denunciato sin dal primo momento, è lì per fare invece il subcommissario al servizio di Bondi e di Riva.
Chiediamo alla Lega ambiente di non fare da copertura di queste operazioni, dato che proprio la Lega ambiente salutò con calore la nomina di Ronchi.
DICIAMO NO ALL'AUTORIZZAZIONE DI QUESTE DISCARICHE.
Ma soprattutto lavoriamo per rilanciare la LOTTA CONTRO PADRON RIVA E IL GOVERNO per cacciare e spazzare via i servi di padron Riva, Bondi-Ronchi.
C'è da dire che Florido e Conserva sono stati incriminato e messi in galera proprio perchè avevano accettato le pressioni dell'Ilva su queste autorizzazioni. Ora è tutto il Consiglio dei Ministri che dovrebbe essere messo in galera.

verso la ripresa - Mancarelli.. libertà per Florido

La Provincia è commissariata, del commissario non ricordiamo neanche il nome, di cosa faccia esattamente la Provincia in questo periodo non è dato sapere... Gli unici che però appaiono sono gli ex assessori, che invece di andare a nascondersi cercano di mantenersi a galla. Mancarelli è il più attivo di loro, ma attivo in che cosa?
Coglie un dato giusto, Florido, Conserva sono in galera per autorizzazione di discariche all'Ilva, che ora il governo concede; ma strilla 'che è un giustizia, però!', e propone una sorta di “comitato di liberazione' per Florido.

verso la ripresa - Bonifiche parole e cifre truccate ma intanto niente per cimiteriali e tamburi

Si continua a parlare negli articoli di stampa di soldi destinati alle bonifiche che sono un vero inganno, cominciato da Clini e proseguito da tutti gli Enti che si sono seduti ai vari Tavoli, in prefettura ed altrove, compreso il commissario per le bonifiche, Pini.
Come abbiamo denunciato dal primo momento, di questi soldi una gran parte sono per il porto, stanziati ben prima dell'ultima fase della crisi Ilva e aggiunti e contabilizzati poi come cifre destinate alle bonifiche.
In realtà a fronte di lavori immani che richiederebbero ben più di queste cifre, ci sono quattro soldi effettivamente resi disponibili; i primi peraltro sono per l0 assunzione di 14 tecnici che andranno a far parte del Centro di salute ambientale; questi tecnici si andranno ad affiancare a quelli del dipartimento AIA creato da Bondi insieme al suo compare di merenda, Ronchi, che consiste nella formazione di 10 ingegneri in un quadro di coinvolgimento di 30 giovani ingegneri.
In sostanza con questi soldi finora si fanno solo assunzione di tecnici e di futuri ingegneri, i cui criteri poi crediamo saranno i soliti.
In realtà, quindi, per gli interventi di bonifica per il rione Tamburi ci sono solo 8,5 milioni di euro. Soldi che, secondo l'articolo del Corriere del Giorno del 23 agosto, sarebbero già nelle casse del Comune, e diretti quasi esclusivamente alle scuole.
Per case, cimitero, che pur vengono citati nelle dichiarazioni alla stampa, ancora non è dato di capire quali sono i soldi, quali sono i lavori, che succede intanto ai lavoratori del Cimitero e agli abitanti delle zone contigue ad esso che sono le più colpite.
Dobbiamo mobilitare i lavoratori del cimitero, gli abitanti del quartiere per mettere in discussione soldi e piani, altrimenti non succederà proprio nulla.

verso la ripresa - Giochi politici, giochi economici sulla pelle dei lavoratori della TCT e del Porto.



4 deputati renziani, non del territorio, hanno improvvisamente lanciato la notizia che Evergreen ed Hutchinson potrebbero mollare il Porto di Taranto. Il presidente dell'Autorità portuale smentisce e rivendica il percorso in corso e i piani dei lavori che dovrebbero cominciare a settembre.
Il PD e i suoi deputati sono ormai un partito fatto di lobby, correnti, impegnato in una guerra tra bande su scala nazionale come su scala territoriale; la componente renziana di questo partito, neoliberista e filo padronale vuole allargare la presa sul territorio tarantino in cui non è presente e, quindi, partendo da ritardi reali dei progetti in corso, si lancia in una ricerca di presa sul territorio tentando di mostrarsi una sorta di agenti, portavoci occulti delle grandi multinazionali. E' più o meno la stessa strategia di Renzi a livello nazionale. Mentre i parlamentari locali dello stesso partito, acquattati come sono all'ombra dell'attuale segreteria e dell'attuale governo, vogliono mantenere il controllo sul territorio.
Ma non ci sono solo questi interessi, c'è anche un effettivo scontro sulla gestione del Porto, sui rapporti con le multinazionali, sui fondi e sui lavori del Porto stesso.

Noi abbiamo denunciato da sempre questo gioco delle parti in corso e recentemente siamo stati testimoni di uno scontro in atto in Confindustria e di un tentativo di coinvolgere i lavoratori in questo scontro.
Al Porto non vogliono lo Slai cobas perchè, a tutela dei lavoratori, mette a nudo questi interessi.
I sindacati confederali sono parte della cogestione economica del Porto stesso. E vi sono componenti industriali e personaggi del Porto che non si ritrovano nell'attuale gestione, Prete, sindacati confederali, ecc., e pensano perfino di utilizzare i lavoratori e lo Slai cobas nello scontro in atto.

Come si vede la confusione è grande sotto il cielo e i lavoratori della TCT vengono considerati come 'sudditi' e 'pedine' in questo gioco.
Ma questi giochi prima o poi arrivano al dunque. E il dunque qual'è? A maggio 2014 scade la cassintegrazione per circa 500 lavoratori della TCT. I lavori che giustificano la cassa non hanno alcuna possibilità di concludersi in quella data; la cig stessa stando alle leggi attuali non potrebbe essere rinnovata; finora questa cassa è stata gestita con mano libera alla TCT con la complicità attiva dei sindacati confederali; i corsi di formazione poi che doveva fare la Provincia, assolutamente fasulli, hanno interessato finora solo una metà dei lavoratori e non si sa se possono mai partire gli altri.
Quindi, più che temere che Hutchinson e la Evergreen vadano via, prospettiva ancora non realmente all'orizzonte perchè resta vero che se il Porto di Taranto dentro un sistema industriale così consistente si sviluppa esso è fonte di veri profitti per queste multinazionali, c'è da temere per il lavoro degli operai della TCT attualmente in cassintegrazione.
Ma tra i lavoratori cammina il desiderio di organizzarsi per capire realmente i giochi in campo e lottare in autonomia per lavoro e diritti.

verso la ripresa - ENI e ALENIA esportano e fanno profitti sulla pelle di operai e cittadini

I dati dell'export 2012 registrano un aumento nella provincia di Taranto del 18,2, superiore alla media regionale e all'intera area del mezzogiorno.
E questi sono dati che sembrano sorprendenti data la crisi dell'Ilva. Ma in realtà essi dipendono dal pieno funzionamento dell'ENI e dell'Alenia. I giornali salutano positivamente questi dati. NOI NO!
Perchè dietro i successi dell'ENI vi sono l'inosservanza delle norme sulla sicurezza e la tutela dell'ambiente che stanno impestando la città di gas, e gli appalti al massimo ribasso che stanno mettendo a rischio i posti di lavoro e i diritti ora degli operai della Rendelin e De Pasquale, poi di tutto l'appalto.
Dietro i successi dell'Alenia, vi è l'estendersi della produzione di tipo bellico, vi sono operai ridotti a soldatini della produzione sotto il comando congiunto di capi e sindacalisti venduti, vi sono le condizioni dell'appalto dove i lavoratori sono sempre più tenuti nella precarietà e nella flessibilità e quindi nella mancanza di diritti e nella ricattabilità, anche qui con l'aperta alleanza tra padroni e padroncini delle ditte dell'appalto e sindacalisti ad essi legati.
Quindi più produzione solo a servizio dei profitti, sulla pelle degli operai e della città.
Noi lottiamo perchè questo salti. Perchè se questo non salterà il futuro di Taranto sarà sempre e soltanto di una città militarizzata, inquinata – e qui non solo per l'Ilva, come si vede, ma per altre industrie che si vedono anche elogiate come alternative all'Ilva.

giovedì 8 agosto 2013

Infortunio all'Isola Verde: una morte che non doveva succedere!

Lo Slai cobas per il sindacato di classe si unisce al cordoglio dei familiari e dei compagni di lavoro dell'Isola Verde a fronte della morte sul lavoro di Emanuele Tomai. Una morte inaccettabile che dimostra come in questa città la sicurezza sul posto di lavoro non è tutelata né rispettata, non solo all'Ilva e nella grande aziende, ma perfino in una società multiservizi provinciale dove il lavoro per sua natura non dovrebbe comportare pericoli della vita.
Al di là delle circostanze particolari sfortunate, è evidente però che questo incidente non doveva succedere!
Chiediamo quindi un'inchiesta seria che si basi sul fatto che di accertare se vi sono responsabilità nell'organizzazione del lavoro e nelle condizioni in cui si interviene lungo le strade che possano originare questo tipo di incidente mortale.
La verifica delle condizioni di sicurezza deve riguardare tutti i posti di lavoro in questa città, e questo non solo nei casi in cui c'è il pericolo in agguato. Pensiamo che anche all'Amiu, alla Pasquinelli, negli appalti comunali in genere, la precarietà lavorativa, i contratti sempre in bilico creino condizioni per infortuni, insicurezza e mancata tutela della salute.
Per lo Slai cobas, quindi, la questione non finisce qui. E già da ora annunciamo un'iniziativa su salute e sicurezza per metà settembre, che riguarderà non solo Ilva e inquinamento ma anche Eni, Porto, e, come qui denunciamo, tutti gli appalti comunali.

Slai Cobas per il sindacato di classe

TA. 8.8.13

Ci spiegate a che serve il sub commissario Ronchi? Abbiamo già troppi difensori dei profitti dell'Ilva

Abbiamo sempre pensato che la nomina dell'ex Min. Ronchi come sub commissario all'Ilva fosse, al di là della persona, una sorta di 'foglia di fico' alla scelta grave di affidare tutto a Bondi, amministratore delegato di fatto di Riva.
Si può dire che le prime iniziative di Ronchi confermano in pieno questo nostro giudizio. La prima iniziativa che ha preso è quella di proporre la formazione di un gruppo di ingegneri – cosa obiettivamente marginale in tutta questa vicenda. Ma nell'intervista odierna al Corriere del Mezzogiorno anche Ronchi parla come “uomo dell'azienda” in sostanza, compiacendosi del fatto che ordini, fatturato, spazi di mercato interni ed esteri dell'Ilva vadano bene. Questo ci aspettiamo che lo dica Riva-Bondi, ma da Ronchi ci aspettavamo che ci dica in materia di bonifica, messa a norma, salute e sicurezza, cosa va bene.
Su questo Ronchi ripete il cronoprogramma dell'Aia, ma non tanto come attività operativa ma di stesura di piani, istruttoria da avviare, ecc. ecc. Giustamente ascoltando questo, il giornalista che lo intervista gli chiede: “ma l'Aia non dovrebbe essere applicata in 36 mesi? Ce la farete?”. E qui Ronchi più che dire che capisce la preoccupazione, scarica le responsabilità sui ritardi accumulati prima.
Insomma, qualcuno ci può spiegare a che serve il sub commissario Ronchi? Sulla messa a norma dell'Ilva pensiamo che non ci si possa contare gran chè.
Riesce meglio quando si lancia sul problema dello smaltimento dei rifiuti, e questo è comprensibile dato che sappiamo come Ronchi abbia dato il nome a leggi e indicazioni riguardanti il ciclo di rifiuti e la raccolta differenziata. Effettivamente lo vedremmo meglio come “commissario dell'Amiu”, piuttosto che dell'Ilva.

Circa l'Ilva, invece, siamo alle promesse di un'Ilva alla “tedesca” con produzioni sostenibili, cioè alla vulgata ambientalista che, a Taranto in particolare, ha già dato prova di sé come “buone intenzioni” applicate ad una realtà dove salvare lavoro e salute è una partita difficile, risolvibile innanzitutto con la lotta operaia contro padron Riva, Stato, governo, insieme all'inchiesta che effettivamente riesca a mettere fine alle violazioni sistematiche e colpisca fino in fondo le responsabilità criminali di padron Riva e complici.  

I lavoratori Pasquinelli hanno vinto

Giorni fa le operaie e gli operai del servizio di "selezione della raccolta differenziata" della Pasquinelli di Taranto si erano bloccati sul posto di lavoro, non riprendendo sia nel 1° che nel 2° turno il lavoro. 
Chiedevano di essere forniti di acqua da bere e delle docce e armadietti personalizzati.
IN QUESTO PERIODO DI CALDO INTENSO, NON ERA POSSIBILE RINVIARE ANCORA LA 
SOLUZIONE DI QUESTE QUESTIONI, che sono basilari per la salute. I lavoratori della Psquinelli fanno un lavoro altamente sporco, a contatto con rifiuti di ogni 
genere e tipo, a contatto anche con rifiuti organici, addirittura pezzi di corpi di animali, rifiuti di ospedali e quindi pericolosi, con topi e insetti che girano indisturbati...
NON SI POTEVA E NON SI DOVEVA LAVORARE IN QUELLE CONDIZIONI! E I LAVORATORI E LAVORATRICI, FERMANDOSI, HANNO MESSO IN PRATICA UN "PRINCIPIO" DI CIVILTA' E DI DIGNITA'. NIENTE ACQUA, NIENTE LAVORO!

ORA POSSIAMO INFORMARE CON SODDISFAZIONE CHE I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELLA PASQUINELLI HANNO VINTO!
La Ditta e l'Amiu hanno messo le docce, gli spogliatoi e gli armadietti e hanno garantito una fornitura continua di acqua per bere. 

ANCORA UNA VOLTA LA LOTTA PAGA!

Scambio di e-mail con Pres. AMIU - appuntamento a settembre!

LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE DELL'AMIU

c.a. signora Margherita Calderazzi


Si riscontra la mail dell’1 agosto 2013 inviata da Codesta Organizzazione Sindacale e nel comunicare che l’incontro sarà fissato subito dopo la pausa feriale, mi preme di indicare, sin da ora, alcune riflessione in relazione alle richieste avanzate.
- Per quanto attiene il punto 1)  si avvierà la raccolta differenziata porta a porta anche nei nuovi quartieri, come previsto dal Piano Comunale di Raccolta Differenziata, a seguito di apposita esplicita Deliberazione del Comune in tal senso. 
- Per quanto indicato al punto 2) il reclutamento del personale è regolamentato dal combinato disposto del D.L. 138/2011 art. 3 bis comma 6 e D.Lgs. 165/2001.
- Quanto indicato, invece, nel punto 3) viene interamente condiviso, in ragione dei flussi attesi a regime con l’attuazione della Raccolta Differenziata nei modi e tempi stabiliti in coerenza con le specifiche delibere del Comune.

Distinti saluti
      F.to ing. Federico Cangialosi


IL NOSTRO COMUNICATO 
 
AL PRESIDENTE DELL'AMIU
DR. CANGIALOSI

epc
AL COMUNE DI TARANTO
AL SINDACO STEFANO

AL DIR. DE ROMA

La scrivente O.S. non ha più ricevuto riscontro in merito all'incontro richiesto e su cui vi era stato un primo impegno del pres. Cangialosi.
La principale problematica che abbiamo iniziato a sottoporre, quella della raccolta differenziata, è pienamente interna ai problemi che si stanno dibattendo in questi giorni, così come le nostre denunce sullo stato e sulle 
conseguenze della mancata raccolta differenziata sono in questi giorni sotto gli occhi di tutti i cittadini (in particolare proprio di Lama e San Vito) e la situazione rischia di precipitare. E questo in piena estate vuol dire, creare la condizione più favorevole per il proliferare di scarafaggi, topi, insetti; vuol dire mettere in pericolo la salute delle persone, dei bambini, degli anziani.

Noi abbiamo salutato e auspichiamo che la nuova presidenza Amiu segni visibilmente un radicale cambio di passo. Ma questo comporta anche un rapporto con coloro che su questa questione della raccolta dkifferenziata si battono da anni, hanno fatto esperienza e possono portare oltre che la lotta dei lavoratori e disoccupati, anche un contributo.

Il problema di garantire servizi adeguati ed efficienti alla cittadinanza non si può risolvere con una logica di risparmio sui costi e in primis su quelli dei lavoratori - perchè questa strada illuderebbe circa un risparmio immediato, ma non fatta bene la raccolta differenziata porta a porta non produrrebbe quel ritorno economico che in altre città si realizza, mentre di contro porterebbe a sanzioni salate da parte dello Stato.

NOI CHIEDIAMO

- di avviare la raccolta differenziata porta a porta anche nei nuovi quartieri con nuove assunzioni di personale. Facendo, quindi, della "raccolta differenziata" una risorsa anche economica, oltre che ambientale e occupazionale - e non, invece, un ulteriore problema, come in questo periodo Lama e San Vito dimostrano.

- che la raccolta differenziata porta a porta venga fatta assumendo disoccupati già formati nei corsi o da formare con nuovi corsi, con soldi, che ci sono per questo, della Regione

- che si potenzi con nuovo personale la selezione della differenziata alla pasquinelli, perchè dal ciclo dei rifiuti e dal loro riutilizzo venga un risparmio economico per tutti.

SU QUESTO, RIBADIAMO LA NOSTRA RICHIESTA DI INCONTRO.
FACCIAMO PRESENTE CHE A SETTEMBRE, IN MANCANZA DI AZIONI E RISCONTRI POSITIVI, I DISOCCUPATI ORGANIZZATI SLAI COBAS RIPRENDERANNO LA LOTTA.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Calderazzi Margherita

martedì 6 agosto 2013

Ilva: una partita da riaprire nel "nuovo campionato" che si avvicina

Il decreto Ilva bis è stato approvato con l'appoggio di quasi tutte le forze parlamentari e con il plauso delle istituzioni locali e dei sindacati confederali. Vendola, che pure aveva detto che avrebbe fatto “fuoco e fiamme” soprattutto dopo le incredibili e indecenti dichiarazioni del commissario Bondi sui “tumori provocati dalle sigarette”, in realtà in sede parlamentare il suo gruppo si è astenuto e non ha quindi votato contro. L'approvazione di questo decreto che dà i pieni poteri a Bondi, per conto di Riva e del governo, è sostanzialmente un via libera a un piano di ristrutturazione con tagli, che è la vera sostanza del piano industriale che tutti chiedono.
A questo si aggiunge che è confermato che i soldi per la messa a norma sono circa 2 miliardi di euro, che tutti sanno, e molti hanno dimostrato, essere assolutamente insufficienti allo scopo.
D'altra parte, Bondi ha sostanzialmente ottenuto, sussidiato da tecnici e ingegneri della sua parte, un generale spostamento dei tempi degli impegni contenuti nell'Aia che già di per sé è insufficiente e tardiva.
Quindi, ad agosto 2013 ci troviamo con i Riva in libertà, compreso il latitante Nicola, la fabbrica nelle loro mani per interposta persona, il governo dalla loro parte al servizio non solo di padron Riva ma di tutti i padroni, e i sindacati confederali ben felici di essere chiamati a collaborare, anzi a solidarizzare. I contratti di solidarietà in pieno corso, pur essendo meglio della cassintegrazione, non cambiano il percorso finale della vicenda che è: ristrutturazione con tagli, specialità di Bondi.
Fa parte della linea di “non disturbare il manovratore” il rinvio delle elezioni delle RSU di almeno 6 mesi, mentre intanto è stato fatto un accordo a livello nazionale per impedire la presenza reale e libera delle liste del sindacato di base e di classe, in questa fabbrica come in tutte le fabbriche italiane.
Che si voglia o no, ora la palla è in possesso dei padroni che se la passano in attesa che si aprono i varchi per fare nuovi goal nella porta degli operai e dei cittadini.
Gli operai dovrebbero riprendersi la palla, con un pressing aggressivo, cioè la ripresa delle lotta, facendo squadra, cioè organizzazione sindacale di classe alternativa ai sindacati confederali, difendendosi con una difesa reale, base per una controffensiva sui propri interessi e quelli delle masse popolari della città, per potere avere speranza di vincere la partita.
Un'arma di questa azione operaia può essere la richiesta, sostenuta con una lotta autonoma, seria, di un “decreto operaio” che ristabilisca un equilibrio tra padroni e operai in questa partita. Il “decreto operaio” dovrebbe contenere alcune questioni quali:

nessun  operaio deve andare a casa 
tutti gli operai devono essere impiegati nella messa a norma 
salari e diritti non si toccano
la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai
in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma che 20 anni bastano, con estensione, quindi, a tutti dei benefici pensionistici,
la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuiti, ospedale e strutture d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.

Lo Slai cobas richiamerà a raccolta i lavoratori per la lotta su questo con un'iniziativa a metà settembre, a cui chiamiamo fin da ora gli operai a contribuire per realizzarla, sia facendo circolare la proposta – che è presente anche ai cancelli dell'Ilva, sia organizzandosi nei reparti con gli altri compagni di lavoro per partecipare.
Per info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - T/F 0994792086 - via Rintone, 22 TA

Cimitero, continua la sordità del Comune

I lavoratori cimiteriali in stato di agitazione dall'ultima decade di luglio per rivendicare soluzioni immediate, prima delle quali l'installazione delle docce per potersi ripulire dalle polveri nocive che quotidianamente assorbono, data la vicinanza del cimitero ai parchi dell'Ilva; su questo il Comune non ha fatto nulla di concreto e ora vorrebbe eludere il problema scaricandolo sui cittadini-utenti e sui lavoratori, riducendo il servizio e spostando attività a Talsano. I lavoratori considerano questo una sorta di minaccia a loro danno dato che ciò che pretendono è un intervento concreto e la continuità del lavoro a San Brunone. Nel periodo di forte caldo di questi giorni il lavoro è sempre più penoso e quindi domanderebbe effettivamente un impegno adeguato. D'altra parte i lavoratori sono consapevoli che non si può fare un blocco del cimitero a ferragosto, tenendo conto che anche gruppi di lavoratori vanno in ferie.
Per questo lo stato di agitazione riprenderà agli inizi di settembre, e questo dovrebbe servire al Comune per darsi da fare, piuttosto che far circolare voci allarmiste tra i lavoratori.
Ma questo delle docce è solo un problema contingente. I lavoratori cimiteriali hanno anche da dire su tutta la vicenda delle bonifiche e delle bonifiche del cimitero in particolare – qui con i lavoratori ci sono anche tutti gli operatori di San Brunone, marmisti, fiorai, ecc. Per quanto riguarda proprio i cimiteriali, lo stato di inquinamento del cimitero ha prodotto anche un aggravio di costi della cooperativa che variano di fatto la cifra stanziata per l'appalto e, dato che i lavoratori sono anche soci della cooperativa, è giusto rivedere e aggiornare il costo dell'appalto per permettere anche ai lavoratori una giusta retribuzione di un lavoro pericoloso per la salute e penoso soprattutto in alcune mansioni.
Inoltre, il commissario delle bonifiche e la riunione con le amministrazioni ha pianificato il lavoro delle bonifiche delle zone di primo intervento, in cui il cimitero è incluso, sostanzialmente a partire da febbraio dell'anno prossimo. Si tratta di tempi inadeguati che rilanciano la nostra richiesta di incontrare i lavoratori e i cittadini per spiegare loro la situazione e confrontarsi con la loro esigenze.
Infine, c'è tutta la questione dei risarcimenti, della costituzione di parte civile dei lavoratori cimiteriali, degli operatori della zona che si sono associati in attesa del processo. Chiediamo che i tempi dell'inchiesta siano rapidi e a metà settembre chiederemo di incontrare la Procura e terremo un'assemblea cittadina.


Slai cobas per il sindacato di classe – lavoratori cimiteriali

Appalto Eni: nulla da dichiarare...

Nell'appalto ENI tutto è stato rinviato a settembre. Le illusioni seminate tra i lavoratori circa un accordo che ne garantisse il lavoro per tutti e 31 si sono dimostrate l'ennesimo “gioco delle parti” tra sindacati e ditte sotto la regia di Eni e Prefettura. Le parole si dimostrano alla resa dei conti tali, le aziende dell'appalto vogliono prendere solo una parte dei lavoratori a tempo determinato per periodi brevi e senza rispetto dei diritti acquisiti. Non si vuole tenere conto delle richieste effettive dei lavoratori sostenute con le lotte, e tutto il periodo senza lotta e di sola trattativa non è approdato ad alcun risultato.
Lo Slai cobas della Rendelin aveva tutte le ragioni per non accettare il blocco della lotta e di non prestare eccessiva fiducia nella trattativa in corso. Il mese di rinvio stabilito riporta il tutto sostanzialmente alla casella iniziale, giocando a favore esclusivamente del fatto compiuto voluto dalle aziende subentranti e coperto dall'Eni.
Lo Slai cobas, e solo lo Slai cobas realmente, sostiene invece la piena applicazione della clausola sociale con il richiamo al lavoro di tutti gli operai della De Pasquale, della Rendelin a tempo indeterminato e la salvaguardia dei diritti acquisiti. Questa non è una richiesta “estremista” o “massimalista”, ma l'unica che risponde agli interessi dei lavoratori; e, se tutti non avessero “scheletri nell'armadio” di tutte le parti in causa. Ma il problema è che hanno gli “scheletri nell'armadio”.
Innanzitutto l'Eni che assegna appalti sempre più al massimo ribasso e quindi mette tutte le parti in causa in una situazione di ricatto occupazionale; le parole dette sui tavoli, anche in prefettura dall'Eni, sono pura ipocrisia. Le ditte che hanno preso gli appalti hanno interesse invece a gestire lo stesso riducendo occupazione, salari, diritti e avendo manodopera totalmente disponibile. Hanno “scheletri nell'armadio” i sindacati confederali che il giorno dicono una cosa ai lavoratori e la notte ne fanno un'altra ai tavoli di trattativa, questo perchè la loro linea, e spesso i loro interessi personali, sono strettamente legati all'Eni e, quindi, finiscono sempre per conciliare gli interessi operai con gli interessi dell'Eni; inoltre, la cosa a cui tengono è soprattutto il monopolio sindacale che gli permette di scambiare diritti dei lavoratori con privilegi, anche nel campo delle assunzioni e della selezione delle assunzioni. Circa, poi, la Prefettura, in tutta la vicenda sembra aver avuto un solo e unico interesse, rimuovere blocchi, disagi, che si traduce in “rimuovere i lavoratori e i loro giusti bisogni”.

Lo Slai cobas ha rotto questa consorteria, ha messo allo scoperto tutto questo, e, quindi, lo Slai cobas deve essere tenuto fuori dalla lotta e soprattutto dalla trattativa.
I lavoratori dell'appalto continuano tuttora e in maggioranza a pensare che sotto la coperta del sindacalismo confederale potranno realmente difendere il lavoro a tempo indeterminato e diritti.
Ma crediamo che vedano benissimo che si tratti di una “coperta corta” in cui se difendi gli interessi di Eni e ditte gli operai restano scoperti.
Hanno rinviato a settembre. Lo Slai cobas farà di tutto che a settembre più che con la trattativa a perdere si ricominci con la lotta. Dal 4 settembre sarebbe meglio.

domenica 4 agosto 2013

AMIU - attentato alla salute pubblica!

(da TarantoSera)  Incredibile:  rifiuti per strada? Accanto all'Amiu

amiu rifiuti
Questa volta... la classica distesa di rifiuti di vario genere è accatastata accanto alla sede che ospita l’Amiu, ovvero l’azienda che provvede a ripulire la città. I cumuli di rifiuti sono sistemati in bella mostra a ridosso del muro perimetrale della struttura aziendale di via della Croce (alle porte del rione Tamburi).

Pneumatici, lamiere presumibilmente in eternit e lastre di vetro si trovano proprio di fronte agli ultimi ritrovamenti archeologici della “collina Belvedere”. La massa composta da detriti e materiale di risulta (anche di genere pericoloso)... aumenta di volume con il passare dei giorni, riduce la possibilità di parcheggiare per i dipendenti della “partecipata” dell’amministrazione comunale...E’ fin troppo inutile dire che, in quella sede vanno ogni giorno a lavorare i dirigenti ed i massimi vertici dell’azienda che si occupa dell’igiene urbana. Forse la discarica a cielo aperto sarà diventata tanto familiare che neanche loro avranno sentito il bisogno di provvedere all’immediata rimozione del materiale adagiato accanto alla sede?"

E QUESTA INVECE SAREBBE LA "RACCOLTA DIFFERENZIATA"....