martedì 6 agosto 2013

Appalto Eni: nulla da dichiarare...

Nell'appalto ENI tutto è stato rinviato a settembre. Le illusioni seminate tra i lavoratori circa un accordo che ne garantisse il lavoro per tutti e 31 si sono dimostrate l'ennesimo “gioco delle parti” tra sindacati e ditte sotto la regia di Eni e Prefettura. Le parole si dimostrano alla resa dei conti tali, le aziende dell'appalto vogliono prendere solo una parte dei lavoratori a tempo determinato per periodi brevi e senza rispetto dei diritti acquisiti. Non si vuole tenere conto delle richieste effettive dei lavoratori sostenute con le lotte, e tutto il periodo senza lotta e di sola trattativa non è approdato ad alcun risultato.
Lo Slai cobas della Rendelin aveva tutte le ragioni per non accettare il blocco della lotta e di non prestare eccessiva fiducia nella trattativa in corso. Il mese di rinvio stabilito riporta il tutto sostanzialmente alla casella iniziale, giocando a favore esclusivamente del fatto compiuto voluto dalle aziende subentranti e coperto dall'Eni.
Lo Slai cobas, e solo lo Slai cobas realmente, sostiene invece la piena applicazione della clausola sociale con il richiamo al lavoro di tutti gli operai della De Pasquale, della Rendelin a tempo indeterminato e la salvaguardia dei diritti acquisiti. Questa non è una richiesta “estremista” o “massimalista”, ma l'unica che risponde agli interessi dei lavoratori; e, se tutti non avessero “scheletri nell'armadio” di tutte le parti in causa. Ma il problema è che hanno gli “scheletri nell'armadio”.
Innanzitutto l'Eni che assegna appalti sempre più al massimo ribasso e quindi mette tutte le parti in causa in una situazione di ricatto occupazionale; le parole dette sui tavoli, anche in prefettura dall'Eni, sono pura ipocrisia. Le ditte che hanno preso gli appalti hanno interesse invece a gestire lo stesso riducendo occupazione, salari, diritti e avendo manodopera totalmente disponibile. Hanno “scheletri nell'armadio” i sindacati confederali che il giorno dicono una cosa ai lavoratori e la notte ne fanno un'altra ai tavoli di trattativa, questo perchè la loro linea, e spesso i loro interessi personali, sono strettamente legati all'Eni e, quindi, finiscono sempre per conciliare gli interessi operai con gli interessi dell'Eni; inoltre, la cosa a cui tengono è soprattutto il monopolio sindacale che gli permette di scambiare diritti dei lavoratori con privilegi, anche nel campo delle assunzioni e della selezione delle assunzioni. Circa, poi, la Prefettura, in tutta la vicenda sembra aver avuto un solo e unico interesse, rimuovere blocchi, disagi, che si traduce in “rimuovere i lavoratori e i loro giusti bisogni”.

Lo Slai cobas ha rotto questa consorteria, ha messo allo scoperto tutto questo, e, quindi, lo Slai cobas deve essere tenuto fuori dalla lotta e soprattutto dalla trattativa.
I lavoratori dell'appalto continuano tuttora e in maggioranza a pensare che sotto la coperta del sindacalismo confederale potranno realmente difendere il lavoro a tempo indeterminato e diritti.
Ma crediamo che vedano benissimo che si tratti di una “coperta corta” in cui se difendi gli interessi di Eni e ditte gli operai restano scoperti.
Hanno rinviato a settembre. Lo Slai cobas farà di tutto che a settembre più che con la trattativa a perdere si ricominci con la lotta. Dal 4 settembre sarebbe meglio.

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