venerdì 11 ottobre 2013

Dossier illegali, Enrico Bondi rinviato a giudizio con l'accusa di falsa testimonianza


Enrico Bondi
È di falsa testimonianza l'accusa per la quale è stato rinviato a giudizio Enrico Bondi, l'ex “risanatore” di Parmalat e commissario straordinario dell'Ilva di Taranto.
Il gup di Milano Andrea Salemme lo ha mandato a processo per la vicenda della microspia trovata sulla sua auto quando era ad di Telecom, tranche dell'inchiesta sui dossier illegali. Rinviati a giudizio anche l'ex capo del personale di Telecom Roberto Maglione. Il dibattimento inizierà il prossimo 11 novembre.

Il processo prenderà il via davanti alla Quarta sezione penale di Milano. La richiesta di rinvio a giudizio per Enrico Bondi e Roberto Maglione era stata inoltrata dai pm Alfredo Robledo e Antonio D'Alessio lo scorso maggio, dopo che alla fine di marzo la Procura aveva notificato l'avviso di chiusura delle indagini.

La vicenda al centro dell'inchiesta è nata da quella sui dossier illegali confezionati dalla security di Telecom e Pirelli ai tempi di Giuliano Tavaroli e riguarda la finta cimice trovata il 20 agosto di 12 anni fa nell'auto noleggiata un paio di settimane prima a Fiumicino da Bondi, che era stato scelto da Marco Tronchetti Provera come ad della società di telecomunicazioni. Bondi, convocato dagli inquirenti il 12 novembre 2010, aveva escluso che l'episodio della microspia avesse avuto come conseguenza l'allontanamento dell'allora segretario generale di Tlc Vittorio Nola il quale poi, tramite l'avvocato Irma Conti, aveva sporto denuncia. In quella testimonianza, secondo i pm, Bondi non avrebbe detto la verità.

Stando all'imputazione, infatti, Bondi avrebbe omesso «di comunicare quanto a sua conoscenza in merito alle ragioni dell'avvenuto allontanamento dalla Telecom di Nola, escludendo che tale ultimo accadimento fosse da collegare con l'evento della cimice 'famosa'».

Maglione, invece, durante la sua testimonianza nel corso del processo sui dossier illegali, «affermava il falso e negava il vero, laddove - si legge ancora nell'imputazione - dichiarava di non aver assistito (quale responsabile del personale) ad alcun incontro con Bondi e Nola», nel quale «fu comunicato, in realtà in sua presenza, a quest'ultimo da parte dello stesso Bondi, l'immediato, improvviso ed immotivato allontanamento dall'azienda Telecom».

Nell'aprile 2011, la Procura per la vicenda della microspia aveva chiesto e ottenuto l'archiviazione per Tronchetti, Tavaroli e per l'ex investigatore privato Emanuele Cipriani.

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