mercoledì 9 ottobre 2013

"Una cordata italiana per salvare l'Ilva"... se non si fa come quando si è data l'italsider a Riva, se si salvano i posti di lavoro, una reale messa a norma della fabbrica in materia di salute e sicurezza dei lavoratori e dei quartieri inquinati, se contribuisce al fondo bonifiche e risarcimenti

"Sono pronto a dar vita, con le banche e con quegli imprenditori che saranno disponibili a condividere il progetto, una cordata per rilevare l'Ilva". E' l'ultimo giorno di Salone Nautico, a Genova, e Beniamino Gavio, figlio ed erede di Marcellino, a capo di un gruppo con interessi diversificati, dall'industria ai servizi, dalle costruzioni alla logistica fino all'economia del mare, si gode il rientro sulla scena della sua ultima creatura, i cantieri Baglietto (fresco di una lunga battaglia perduta con Salini per il controllo del costruttore Impregilo - ndr).
Nel suo stand affacciato sulla darsena della Fiera di Genova, Gavio racconta della sua passione privata per le barche diventata un business sempre più importante, come dimostrano i nuovi scafi presentati al Salone. Ma il futuro della nautica, diventa soprattutto lo spunto per una riflessione a tutto campo sul sistema Italia.
"Credo fortemente nelle capacità di questo Paese  -  spiega Beniamino Gavio  -  Cerco di dimostrarlo ogni giorno con l'attività del nostro gruppo, che dà lavoro a 5.400 persone, ma che è rimasto sotto la guida della nostra famiglia, com'era nello spirito di mio padre e di mio zio Pietro. E non accetto di assistere a questa progressiva perdita di competitività. Ma chi l'ha detto che noi dobbiamo sparire dalla produzione, dichiarandoci sconfitti in partenza dalla concorrenza asiatica?"
E' lo stesso Gavio a sciogliere l'interrogativo, parlando proprio di una delle produzioni-chiave del nostro Paese, l'acciaio, minacciato dall'avanzata commerciale e produttiva del Far East, ma schiacciato anche dalla crisi tutta nazionale dell'Ilva. "Ecco, quella dell'Ilva è una sfida che mi sento di affrontare  -  spiega  -  Per questo sto pensando di associare banche e imprenditori per mettere a punto una cordata che possa rilevare il gruppo".
Un obiettivo molto ambizioso, che non sembra però spaventare l'imprenditore originario di Tortona, la cittadina del Basso Piemonte Alessandrino che resta il quartier generale di tutto il gruppo. "E' un lavoro immane quello che dev'essere fatto, a cominciare dalla messa a norma degli impianti dal punto di vista ambientale  -  spiega  -  E' ovviamente questo il primo passo da compiere. Si deve operare nel pieno rispetto delle più rigide norme di tutela ambientale, ma se questi parametri vengono rispettati, allora non c'è alcun motivo di fermare la produzione ".
Nomi di possibili partner, ovviamente, Beniamino Gavio non ne fa. Ma è un dato di fatto che, sulla scena nazionale, operano soggetti ai vertici del mercato europeo, dalla Duferco, guidata da Tonino Gozzi, fino alla famiglia Malacalza, che dopo aver ceduto l'attività produttiva ha continuato a operare nel trading ed è oggi il primo partner europeo del colosso cinese Baosteel.
Insomma, non mancano i capitali e le conoscenze per mettere a punto una cordata in grado di garantire continuità operativa al gruppo oggi gestito dal commissario Enrico Bondi, che sta ultimando il piano industriale dell'Ilva. "Quello che sta facendo il commissario è un lavoro importante  -  chiude Gavio  -  Mi auguro solo che, alla fine del risanamento, non finisca come accaduto con Parmalat, rilevata dai francesi di Lactalis. Ecco, proprio per questo ritengo che le migliori risorse imprenditoriali italiani e il sistema creditizio debbano unirsi per intervenire e garantire un futuro italiano all'Ilva". (Rep)

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