martedì 26 novembre 2013

Ennesimo decreto salva-Ilva, e gli operai quando vengono salvati?

Un ennesimo decreto per l'Ilva! Neanche se era una fabbrica nazionalizzata avrebbe visto in così poco tempo tanti interventi diretti del governo, per fare comunque andare avanti la produzione. Tutti interventi che hanno solo un senso consentire all'Ilva di fare utili e far dipendere da questi e solo da questi (senza che Riva paghi con i mega profitti del passato) i fondi per la messa a norma, permettere rinvii e sanatorie sul non rispetto della stessa messa a norma (nonostante l'inadeguata Aia).
Ora il nuovo decreto ha come obiettivo sospendere le sanzioni previste dalla legge salva-Ilva del governo Monti, nonostante la non applicazione delle prescrizioni dell’Aia. Come scrive il giornalista Gianmario Leone: “...tra l’altro sulla maggior parte delle prescrizioni «violate» l’azienda ha ottenuto dalla commissione Ippc (sulla prevenzione e riduzione integrale dell’inquinamento) una proroga sui tempi finali di realizzazione delle opere previste. Inoltre nel secondo salva Ilva, varato da Letta, si prevede per legge la rimodulazione tempistica nell’attuazione delle prescrizioni Aia, vuol dire che queste ultime risultano ancora oggi non attuate”.
Si tratta effettivamente di un vero e proprio condono verso chi continua a inquinare, ad intossicare gli operai, a mettere a rischio la salute e la vita.
Si dice che “le inadempienze sin qui registrate ricadano sulla gestione Riva invece che sul «governo» dei due commissari” e quindi le sanzioni eventuali le dovrebbe pagare Riva. Ma quando mai!!. Intanto nessuno al momento paga le sanzioni e nello stesso tempo si concedono ulteriori rinvii.
Insieme a questo nel decreto vi è lo svincolo da lacci e laccioli per le concessioni edilizie, da parte del comune di Taranto per la realizzazione di diversi lavori, tra i quali la copertura dei parchi minerali. Qui il problema non è superare tempi burocratici inutili per fare subito i lavori di messa a norma, ma avere autorizzazioni senza controlli del rispetto delle normative di sicurezza, ditte entreranno in Ilva a fare i lavori con una sorta di via libera a vincoli. Che conseguenze potrà portare tutto questo per la sicurezza degli operai è facile immaginarlo.
Quindi un decreto che libera i padroni e mette a rischio la vita degli operai!
Infine in questo decreto si vuole inserire anche lo sblocco dei fondi sequestrati: la questione dei soldi. Come scrive sempre GM Leone: Bondi e Ronchi vogliono che le somme sequestrate dalla magistratura tarantina alla famiglia Riva (degli 8 miliardi «per sequestro per equivalente» ne sono stati raccolti appena 2), vengano sbloccate e concesse loro per finanziare le opere di risanamento...”
Quindi, ancora una volta: Riva non paga, ciò che viene sequestrato dalla porta ritorna dalla finestra...

Ancora un decreto salva-Ilva mentre nessun “decreto per gli operai”.
E fim, fiom, uilm tacciono

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