venerdì 8 novembre 2013

il Quotidiano offre uno strapuntino al Ministro della Sanità, da sempre vicina a RIVA

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L'intervista/ Il ministro Lorenzin
«Taranto emergenza nazionale»

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di Oronzo MARTUCCI
TARANTO - «Taranto non è la Puglia, Taranto è una emergenza nazionale e come tale il governo la sta seguendo sia per quanto riguarda le vicende ambientali che quelle sanitarie. Per questo motivo ho ritenuto mio preciso dovere capire attraverso il confronto con chi soffre le difficoltà di quest’area»: così si è espressa Beatrice Lorenzin, ministro della salute, che ieri dopo aver presentato una relazione al convegno organizzato dalla diocesi ha effettuato una visita nel reparto di Oncologia dell’ospedale Moscati. La visita è durata 40 minuti circa e per 30 il ministro ha parlato con i ricoverati.
Il ministro ha avuto «momenti di commozione» e ha mostrato le lacrime mentre ascoltava la storia di un giovane ricoverato. Quelle scene strazianti hanno fatto dimenticare alla Lorenzin anche le contestazioni ricevute da parte di un gruppetto di manifestanti al momento del suo arrivo al convegno. «Avevo messo in conto anche le contestazioni. Fa parte dei rischi di chi assume responsabilità», ha sottolineato.
Ministro Beatrice Lorenzin, lei ha partecipato a un convegno su ambiente, salute e lavoro a Taranto. Quale è il messaggio che ha portato in una città nella quale diventa sempre più difficile tenere insieme ambiente, salute e lavoro?
«Vorrei che in questa vicenda ognuno avesse il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. Io porto il messaggio di un governo che sei mesi fa, al momento del suo insediamento, disse per voce del presidente Letta che casi come Taranto non dovevano più verificarsi e che non avremmo lasciato Taranto in ginocchio. Non abbiamo cambiato idea e siamo qui a dimostrarlo anche con fatti concreti».
Emergenza ambientale significa anche emergenza sanitaria. Eppure a Taranto ci sono ritardi nella attivazione del centro salute ambiente istituito dalla Regione per monitorare i fattori di rischio. Manca il personale. Ma la Regione non può assumere perché ci sono ancora i vincoli del piano di rientro. Come se ne esce?
«L'organizzazione della macchina sanitaria è una cosa assai complessa ma basta andare a leggersi le carte prodotte in questi mesi per verificare che abbiamo svolto in pieno il compito richiesto: abbiamo messo sul tavolo 10 milioni di euro per tre anni per consentire alla Regione Puglia di superare il blocco del turn over, procedendo con nuove assunzioni. Non tutte quelle risorse sono state spese. Il ministero della Salute aveva già sbloccato oltre 7 milioni di euro per consentire l'assunzione di centinaia di unità di personale sanitario. Aspettiamo il programma operativo della Regione che speriamo contenga tutti i suggerimenti formulati anche dal ministero per consentire di dedicare all'area della città di Taranto tutto il supporto diagnostico e clinico necessario alla popolazione».
Anche il Centro salute ambiente, che deve servire per monitorare la situazione di crisi di Taranto, è in ritardo...
«C’è un piano di monitoraggio che il ministero della salute sta effettuando insieme alla Regione per le persone malate e le persone che speriamo non si ammalino, quindi i nascituri. Nello stesso momento stiamo continuando a monitorare animali e terreni. Allo stesso tempo lo screening sanitario va allargato oltre i confini della città per verificare se c'è la contaminazione del prodotti e dei mangimi per gli animali».
L’introduzione dei costi standard, cioè la definizione di un costo per gli acquisti che valga su tutto il territorio nazionale, contrappone Nord e Sud. A suo parere quando devono entrare in vigore i costi standard?
«I costi standard vanno applicati come previsto dalla legge e quindi il riparto del fondo sanitario del 2013 non potrà che tenerne conto. Non sono la panacea di tutti i mali ma contribuiranno al risparmio. Le Regioni dovranno porre molta attenzione all'acquisto di beni e servizi. Non è' accettabile che un pasto costi in un ospedale 8 euro e in un altro 32. Siamo certi che servizi come lavanderia, pulizia, ma anche l'acquisto di apparecchiature non potrà più avvenire con le attuali procedure. Altro risparmio considerevole arriva, come già dimostrano i dati in nostro possesso, una maggiore appropriatezza delle cure e dei ricoveri, nell'erogazione delle prestazioni».
Il governo si sta confrontando con le Regioni sul Patto della salute. Quali sono gli elementi che devono caratterizzarlo?
«E' la grande occasione per un cambio culturale epocale. Per la prima volta possiamo realizzare non solo la sanità di cui abbiamo bisogno oggi, ma di quella di cui avremo bisogno tra vent'anni quando avremo una popolazione anagraficamente più anziana e non sappiamo quante risorse disponibili».
Ministro Lorenzin, per quale innovazione vorrà essere ricordata alla fine della sua esperienza di governo?
«Mi piacerebbe essere ricordata per avere dato trasparenza, fornito tutti i dati per rendere il cittadino consapevole del servizio che ha e di scegliere. Mi piacerebbe essere ricordata per l'attenzione che rivolgiamo alle fragilità. Per ora mi basta essere ricordata per il ministro che ha evitato ulteriori tagli a un sistema che non avrebbe potuto sopportarli».

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