venerdì 6 dicembre 2013

Solidarietà alla vertenza delle lavoratrici dell'Auchan - riportiamo il volantino a loro distribuito per lo "sciopero delle donne"

"Domani si terrà un'assemblea sindacale dei lavoratori Auchan: dalle 9 la prima e dalle 10,30 alle 12 la seconda, sul "recesso unilaterale da parte di Auchan da tutti gli accordi sindacali o prassi riguardanti l'organizzazione del lavoro dell'ipermercato di Taranto". L'assemblea si terrà davanti all'entrata del centro commerciale. 

Dal volantino delle lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe
Lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno?".
Sui circa due milioni di lavoratori del commercio quasi l’80% sono donne. La maggiorparte a part time, che non è quasi mai una libera scelta della lavoratrice ma l’unica possibilità che ci viene offerta per essere assunte. Chi fa il part-time spesso ha bisogno di svolgere una seconda occupazione per mettere insieme un salario appena sufficiente. Ma questo è reso impossibile dall’organizzazione del lavoro messa in atto dalle aziende. I turni delle lavoratrici spesso vengono esposti il venerdì o il sabato della settimana precedente e variano in continuazione a seconda delle esigenze commerciali e non nel rispetto dei tempi di vita e della cura delle famiglie. A volte, sempre per le esigenze dell'impresa, i turni vengono cambiati per telefono nella stessa giornata. La speranza di poter ottenere incrementi di orario costituisce uno degli strumenti preferiti dalle aziende per mantenere sotto ricatto chi lavora. Ed è questa discrezionalità e ricattabilità che le donne subiscono quotidianamente, questo clima diffuso che incide nella vita di relazione e sulla salute.
Il lavoro precario è un'altra forma contrattuale ricattatoria, non vogliono rischiare che si avvicinino troppo ai 36 mesi di lavoro, per non fare l'assunzione a TI.
Poi ci sono tutte le facce del lavoro in nero, sommerso, la somministrazione, gli stage “creativi”, le borse lavoro, insomma a tutte quelle “anomalie” contrattuali che rendono ancora più deboli e sottopagate le donne.
Chi vive la realtà di un supermercato o di un ipermercato sa benissimo che è difficoltoso anche poter andare in bagno ed è spesso necessario chiedere il permesso. L’esigenza fisiologica viene considerata parte integrante dell’organizzazione del lavoro e del potere datoriale, c’è il “sorriso amaro” delle cassiere, commesse che hanno il premio aziendale in base all'attitudine a sorridere…
Le donne del commercio, come le donne di tutti gli altri settori, lavorano di più per guadagnare di meno e non ricoprono quasi mai ruoli apicali nelle aziende. Il principale fondamento delle pari opportunità sarebbe l'eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione. Ma molte donne del commercio perdono il lavoro a causa di una gravidanza, e la lettera di dimissioni in bianco è la modalità più diffusa con cui le leggi a tutela della madre lavoratrice vengono aggirate.
Ma c'è anche di peggio. Molte lavoratrici del commercio lamentano di subire molestie sessuali e atteggiamenti vessatori da parte dei “capi”, che spesso sono maschi.
Ultima questione, la possibilità degli esercizi commerciali e dei grandi ipermercati di tenere aperto anche durante le domeniche e i festivi, creando gravissimi problemi per le lavoratrici, che non hanno più tempo per se stesse e per le proprie famiglie.
ANCHE LAVORARE IN QUESTE CONDIZIONI E' “VIOLENZA”!...

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