mercoledì 11 dicembre 2013

sono le aziende italiane che sfruttano in forme schiavistiche dirette o indirette i lavoratori cinesi - sono italiani i padroni assassini a Prato come ovunque

Salotto, aziende multate
per 5 milioni a Matera
«Sfruttavano i cinesi»

MATERA - Un verbale di accertamento di quelli che forse finiranno per riscrivere la storia delle produzioni del salotto Murgiano. Autori gli ispettori della Direzione territoriale del lavoro di Matera. Destinatari i quattro soci componenti il consorzio Consofa, controllato da Calia trade spa (49 %), Nicoletti trade srl (24,5 %), Logistica e trasporti srl (24.5 %) e Cielle partners (2 %). Hanno già presentato ricorso. Ma, al momento, le prove documentali raccolte dall’inizio del 2010 alla metà del 2012 danno ragione a quanti, a più voci, a iniziare in tempi non sospetti da alcuni isolati e coraggiosi sindacalisti locali e per finire a un imprenditore del calibro di Pasquale Natuzzi, denunciavano che i toni di grigio e anche quelli di nero prevalevano spesso e volentieri nel nebuloso mondo del lavoro affidato ai contoterzisti.

Gli ispettori parlano di 17 aziende di cui una sola farebbe capo a soci italiani, le altre tutte cinesi. In totale 763 lavoratori asiatici. I siti produttivi controllati sono quelli intorno a Matera con il preciso obiettivo di verificare l’osservanza delle norme di legge e del contratto collettivo in materia di lavoro e legislazione sociale.
In estrema sintesi, cosa è emerso? La contestazione riguarda «l’interposizione illecita da pseudoappalto» e «la somministrazione fraudolenta».
Ovvero che il consorzio si sarebbe avvalso di 17 aziende, di cui 16 cinesi, pari a 763 unità operative e 75.498 ore di lavoro violando le norme vigenti, come sarebbe emerso da una serie di accertamenti eseguiti nel tempo. Cosa, che sempre in estrema sintesi, comporta una serie di obblighi, a partire dalla «cessazione del comportamento illecito», fino alla «regolarizzazione alle proprie dipendenze dei lavoratori impiegati», nonchè al pagamento di una multa oltremodo salata, che scaturisce dalle violazioni verificate, pari 5,2 milioni di euro. I sospetti sarebbero stati alimentati da un punto di partenza precisa, ovvero un consorzio d’imprese che produceva mobili, ma senza disporre di uno specifico reparto produttivo e di dipendenti privi dei contratti di lavoro previsti per questo settore.
Poi, alla lente d’ingrandimento è emerso anche che ai committenti il prezzo pagato per le produzioni loro affidate oscillava da 0,2 a 0,26 euro al minuto. Prezzi che, se non verranno smentiti, si commentano da soli. [p.d.]

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