venerdì 10 gennaio 2014

Ilva: stiamo ancora al gioco dei soldi, solo gli operai e la popolazione dei quartieri inquinati possono cambiare questo tragico "gioco".

L'incontro dell'8 gennaio di Bondi al Mise, presenti il Min. Zanonato e i dirigenti delle tre banche verso cui l'Ilva è ancora esposta finanziariamente, mostra tutta la NON volontà di azienda e governo di fare la messa a norma; le cifre dette da Bondi sono aumentate di poco rispetto a quelle da lui stesso dichiarate mesi fa come sufficienti per il risanamento impianti, ma siamo ancora a "come trovarli", siamo al "mercato delle ipotesi: aumento di capitali da parte di Riva (ma non si capisce perchè Riva, se non costretto, dovrebbe farlo); finanziamento da parte delle Banche (che però hanno il coltello dalla parte del manico e vogliono garanzie); eventuali terzi azionisti da trovare sul mercato (con una operazione svendita da "regalo" dell'Ilva come fu nel 1995 con Riva); o, molto più probabile, soldi del Fondo strategico italiano Spa, istituito dalla Cassa Depositi e Prestiti che in cambio otterrebbe quote azionarie (quindi con soldi dello Stato e dei cittadini che si troverebbero a pagare due volte, con buona pace dei fautori della nazionalizzazione).
In tutto questo "mercato delle vacche" si danno la mano padron Riva che non mette soldi e se li tiene ben nascosti nei suoi paradisi fiscali, il governo che sforna decreti inutili e impotenti ad attuare il principio "chi inquina paga", e, ultima, la Cassazione che restituisce i soldi sequestrati ai Riva.

Così non si va da nessuna parte. Il risanamento degli impianti non si fa e intanto nei fatti (anche se non prodotto ancora ufficialmente) va avanti il piano Bondi di ristrutturazione/ridimensionamento che come minimo a marzo porterà a nuovi accordi su contratto di solidarietà o cassintegrazione.
Tra l'altro, e se non fosse tragico per le conseguenze per il lavoro e il salario degli operai, sarebbe ridicolo, per questo piano industriale - come scrive il 9 gennaio G. Leone su TarantoOggi - Bondi si è  affidato alla "McKinsey & Company, nota multinazionale di consulenza di direzione, che negli anni ha inanellato una serie di insuccessi, tanto da prendersi le critiche del Financial Tome e del The Economist, oltre ad avere l'onore di libri dedicati ad "una serie di errori grossolani e disastri che si imputano ad errori di consulenti della McKinsey".

Gli operai e gli abitanti dei quartieri inquinati di Taranto, in questa condizione, sono l'ultimo e ora ininfluente anello di una catena. La loro condizione, sia in termini di salute e sicurezza, sia in termini di lavoro e salario, SEMPLICEMENTE NON E' IN AGENDA...
Perchè non sia così, non possono nè stare ad aspettare, nè farsi impotenti partigiani di una o dell'altra "soluzione". Ne bastano o ci si può illudere di chiedere qualche "emendamento", per avere una piccola parte/beneficio in questo gioco.
Perchè non sia così, gli operai in primis, perchè hanno un diritto/dovere diretto, perchè sono già una realtà collettiva, e gli abitanti dei quartieri di Taranto, devono entrare in scena con forza, con le loro rivendicazioni e le loro armi di lotta.
Quando lo faranno e non si fermeranno, allora i "giochi" potranno essere altri.

(da la Gazzetta del Mezzogiorno) - "Tre miliardi di euro. Tanto serve all’Ilva del commissario Enrico Bondi per attuare gli interventi di risanamento ambientale prescritti dall’Aia e rilanciare lo stabilimento siderurgico di Taranto con investimenti che ne accrescano l’efficienza e la competitività. Questo fabbisogno è stato prospettato ieri (8 gennaio) alle banche dallo stesso Bondi, che ha incontrato i vertici delle banche più esposte con l’Ilva al ministero dello Sviluppo economico, presenti il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, e il sub commissario della stessa Ilva, Edo Ronchi. Per le banche, invece, c’erano l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, il direttore generale di Intesa San Paolo, Gaetano Miccichè, e l’amministratore delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti. 
Tre miliardi quindi, ma come e dove trovarli? La soluzione che si sta facendo strada negli ultimi giorni è quella di proporre ai Riva un aumento di capitale dell’Ilva. Di questo Bondi aveva già parlato lo scorso 27 dicembre, quando sul nuovo decreto legge (il 136, varato dal Governo il 3 dicembre e pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 10 dicembre) è stato ascoltato dalla commissione Ambiente della Camera. E ora quest’ipotesi si è strutturata sotto forma di emendamento allo stesso decreto. A presentarlo, in accordo pare col Governo, il relatore del provvedimento, il deputato del Pd, Alessandro Bratti. L’emendamento sarà probabilmente votato lunedì.
Sarà proprio Bondi a fare un passaggio con i Riva sull’aumento di capitale. E si parte dal fatto che ora i beni e i conti del gruppo Riva sono stati dissequestrati dalla Corte di Cassazione che ha annullato l’ordinanza del gip di Taranto, Patrizia Todisco, per 8,1 miliardi. L’aumento di capitale che sarà chiesto ai Riva è scisso dalla possibilità, pure prevista dal nuovo decreto legge, che il commissario chieda all’autorità giudiziaria lo svincolo delle somme sequestrate dalla Procura di Milano agli stessi Riva per reati fiscali e valutari. Una possibilità che rimane ma che, a quanto pare, richiederebbe tempi più lunghi rispetto alla necessità dell’Ilva di partire a tempi brevi con i lavori dell’Aia. Lo scorso 27 dicembre, infatti, Bondi ha detto ai parlamentari della commissione Ambiente che senza risorse sono a rischio gli investimenti ambientali messi in programma per quest’anno e pari a circa 6-700 milioni di euro.
I banchieri ieri hanno ascoltato l’esposizione di Bondi e si sono riservati una valutazione più approfondita. E’ chiaro che aspettano di vedere quale sarà la risposta dei Riva e la conversione del decreto in legge che darà più forza all’aumento di capitale. Di quanto dovrà essere l’aumento di capitale, ragioneranno, nel prosieguo del confronto, Ilva e banche. Alle quali toccherà stabilire quanto sarà la parte di credito e quanto di aumento di capitale vero e proprio. In quest’ultimo caso si parla di 1,3-1,4 miliardi ma è solo un dato indicativo. Almeno per ora..." 

Nessun commento:

Posta un commento