lunedì 31 marzo 2014

Mazzette negli appalti della Base navale - La fogna della Marina Militare


Mazzette per gli appalti militari, l’inchiesta del Giud. Carbone, iniziata con l'arresto del Capitano della Base navale il 12 marzo scorso, si allarga a macchia d’olio, e sembra destinata ad avere sviluppi importanti e clamorosi e salire di livello l’indagine sugli appalti militari che sarebbero stati viziati dalle tangenti. 

La Marina Militare cerca di mettersi al riparo dicendosi subito pronta a lavorare al fianco della magistratura, con un comunicato che gronda falsità da tutte le parti: "debellare il fenomeno della corruzione a salvaguardia del personale che quotidianamente lavora con spirito di servizio e senso dello Stato... I valori di trasparenza amministrativa e integerrimo portamento nella gestione delle risorse affidate alla Marina Militare per i suoi compiti istituzionali, rimangono punti fermi...".

Il messaggio è chiaro: le mele marce sono un’eccezione, e verranno punite. L’implicito riferimento è al caso sfociato nell’arresto del capitano di fregata Roberto La Gioia, 45 anni, tarantino, che si occupava di contratti e appalti . L’ufficiale della Marina militare, comandante del quinto reparto di Maricommi, è stato arrestato dai carabinieri il 12 marzo scorso con l’accusa di concussione.
L'indagato fu ammanettato in flagranza di reato nella base navale di Chiapparo subito dopo aver ricevuto da un imprenditore una busta contenente 2.000 euro in contanti, somma che rappresenterebbe solo una tranche di una tangente imposta per emettere mandati di pagamento ad un’azienda che ritira e tratta le acque di sentina dalle unità militari alla fonda nei porti di Taranto e Brindisi. Gli investigatori sospettano che il militare abbia chiesto il 10 per cento dei profitti (che ammonterebbero a 150.000 euro).
Il problema è che questo ufficiale pare pronto a parlare e a tirare in ballo alti vertici della MM sia locale che nazionale. In realtà verrebbe fuori che si tratta di tutto un "normale" sistema di tangenti in vigore nella Base navale più grande d'Italia; tant'è che la mattina in cui stava incassando la mazzetta ed è stato arrestato era in corso un'ispezione e il comandante del V Reparto lo sapeva bene - ma tanto questo sistema di tangenti era un fatto "normale"... 
«Ogni volta che gli ho dato dei soldi - ha dichiarato l'imprenditore che ha incastrato l'ufficiale - l'ho visto tirar fuori una pen-drive che inseriva nel computer dove annotava i pagamenti ricevuti» E la conferma è arrivata dalla perquisizione del suo ufficio nella base navale: due pen-drive che racconterebbero molto di più di una o due tangenti. 

Tutto ciò mentre il neo-ministro della Difesa Roberta Pinotti promette che saranno cacciate via eventuali «mele marce» nelle Forze Armate. Ma qui è tutta la Marina Militare una grande mela marcia.

QUESTA FOGNA DELLA BASE NAVALE VA CHIUSA!

Ilva - il fumo degli annunci, l'arrosto della realtà

Un articolo del 30 marzo su Sole 24 Ore a firma Paolo Bricco preannuncia e “informa” quello che si prepara.
Si attende la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del “piano ambientale” che stranamente ancora non è avvenuta.
Bondi si è incontrato col ministro dello sviluppo economico, Guidi, ed è cominciata la discussione della bozza, che in realtà ancora non c'è, del “piano industriale”; discussione, non presentazione, della bozza, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni – l'articolo parla di due settimane. Dopo di che Bondi lo girerà ai Riva, i quali entro 10 giorni dovranno dare le loro valutazioni che “Bondi avrà il potere di accogliere o rifiutare”. Poi il piano andrà al Min. Guidi che lo indirizzerà al Governo che infine lo delibererà con un proprio decreto.
Ma è lo stesso Bricco, autore dell'articolo, che mette le mani avanti: “Come spesso capita in Italia le cose non sono affatto lisce”. Il piano ambientale è ancora fermo, perchè assumendo la forma del decreto deve passare al vaglio della Corte dei Conti.

Ma il “vaglio” che attende il piano industriale non è tanto questo, ma quello della famiglia Riva. Perchè qui, nessuno pudicamente lo dice, ma l'Ilva rimane tuttora di proprietà e nelle mani di Riva; così come rimangono nella sue mani sostanzialmente i soldi, che dove stavano stanno.
Bondi e Governo agiscono come grand commis o, come direbbe Lenin, come “comitato d'affari”, se non in nome, certamente per conto dei Riva, i quali – dice l'articolo - serbano per ora un silenzio “anche per riportare l'intero conflitto nell'alveo dell'asettico confronto giudiziario”. Frase oscura per dire che la famiglia Riva prima di impegnarsi in alcun chè aspetta di vedere come va a finire la vicenda giudiziaria, o, per dirla ancora più chiara, Riva sostanzialmente col silenzio dice al suo “comitato d'affari” che i soldi e tutto il resto ci potrebbero essere solo se si ferma o si imbriglia il maxi processo che si prepara a Taranto.
Se così stanno le cose, è ben chiaro come l'intero progetto che parla di “piano elaborato da Bondi basato sulla conversione sul metano e su una reindustrializzazione dell'impianto di Taranto radicali e mai sperimentati prima in Europa, fanno tuttora parte più di annunci e libro dei sogni che della realtà.
L'idea che i Riva cacceranno questi soldi – giusta e sacrosanta – appare abbastanza improbabile, a meno che... E se questo è improbabile ancora più lo è l'idea che questi soldi vengano da nuovi soci sottoscrittori o dallo Stato.

Per ora gli unici soldi a cui si guarda sono gli 1,9 miliardi di proprietà sottoposti a sequestro dalla Procura di Milano, che peraltro non sono nelle banche italiane.
Ma anche su questo – dice l'articolista – mettere mano a questi soldi “potrebbe accendere il confronto con la famiglia Riva che difficilmente starebbe in silenzio di fronte a questa decisione”. Ovvero, si ritorna al punto di prima, che sono ancora soldi di Riva e che solo Riva può decidere tuttora se utilizzarli.

La nota sintetica del Sole 24 Ore parla di “crocevia vitale per il futuro dell'Ilva”, dice che coi decreti si è andati avanti finora e coi decreti si vuol continuare ad andare avanti, ma che questi decreti tuttora sono a premessa di qualcosa che ancora non c'è. Anzi in questa ulteriore nota si afferma il concetto di sempre che guida l'azione di padroni, governi, e, al seguito, di partiti, sindacati confederali, Istituzioni locali: “le sorti del risanamento dell'area tarantina sono strettamente connesse alla continuazione dell'attività industriale. Solo una Ilva produttiva, competitiva ed efficiente, può assicurare le risorse al territorio per la bonifica”. Anche dal loro punto di vista diremmo: campa cavallo.
Ma la cosa è più grave. Si dice praticamente che tutti gli sforzi, decreti presenti e futuri hanno un solo obiettivo, una “Ilva produttiva, competitiva ed efficiente”, ma produttiva per chi? Produttiva di profitti per i padroni e i loro “comitati d'affari” che poi a loro volta dovrebbero metterli a disposizione per assicurare le risorse al territorio per la bonifica?
Produttiva”, per padroni e governo, vuol dire ristrutturazione con esuberi per chi lavora e niente bonifica per i quartieri, né per chi non lavora come le decine di migliaia di disoccupati dei Tamburi e dei quartieri inquinati.
La sostanza per noi è che anche se i fumosi piani di padron Riva e Governo andassero a buon fine sarebbero negativi per operai e cittadini. Non è questo il futuro che vogliamo.

Ma ancor meno vogliamo questo presente che al fumo di questi piani fa corrispondere un arrosto sempre più tragico, di una crisi di liquidità che può mettere in discussione gli stipendi già dal 12 aprile, e ancor più una crisi di liquidità verso le ditte dell'indotto e dell'appalto che significa già ora stipendi non pagati da mesi oltre che cassintegrazione, mobilità.

Rispetto a questo i livelli di risposta operaia sono zero. I sindacati confederali agiscono indisturbati nell'essere dei semplici “comunicatori” delle notizie dell'azienda e gestori contabili dei contratti di solidarietà.
Purtroppo gli operai non hanno chiaro ciò che ai padroni è invece molto chiaro: siamo effettivamente – come scrive il Sole 24 Ore – al “crocevia vitale per il futuro dell'Ilva”. Siamo ad una situazione di presente che si fa drammatico e che solo la lotta degli operai può mettere in discussione e offrire una prospettiva alternativa.
l'articolo del sole 24 ore 

Ilva presenta il piano al Governo



"Inizia l'ultimo miglio della vicenda Ilva. O la va, o la spacca. Venerdì Enrico Bondi ha incontrato in via Veneto a Roma il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Per la prima volta, il commissario ha illustrato le grandezze economiche e finanziarie di un piano industriale che, ormai, è in via di ultimazione. Un confronto a tutto tondo, che sarà ripetuto la prossima settimana, di natura "politica" ma anche operativa, dato che vi hanno partecipato il viceministro Claudio De Vincenti - elemento di continuità nella gestione della maggiore crisi industriale italiano, già sottosegretario con Monti e con Letta - e diversi esponenti della tecnostruttura ministeriale.
Nelle ultime ore, dunque, le tessere stanno andando tutte al loro posto. Pure nei passaggi più formali, ma non meno essenziali. Per esempio con l'intenzione da parte dei consulenti di Bondi di mostrare una parte consistente della prima bozza del piano industriale all'ufficio legislativo del Governo. Il piano industriale, il cui work in progress si sta completando ora dopo ora, è - seppur nella forma ancora parziale di una prima bozza - per la prima volta al vaglio dell'Esecutivo Renzi. Quando il piano sarà completato - questione di una, massimo due settimane - Bondi lo girerà ai Riva. I quali, entro dieci giorni, potranno dare valutazioni. Bondi avrà il potere di accoglierle o di rifiutarle. A quel Bondi girerà il piano al ministro Guidi, la quale a sua volta lo indirizzerà al Consiglio dei ministri, che lo delibererà con un apposito proprio decreto.
In realtà, una ipotetica pietra di inciampo potrebbe essere rappresentata dal fatto che il piano ambientale, che dal punto di vista "logico" precede il piano industriale, non è ancora stato pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale: manca il via libera della Corte dei Conti, la quale deve dare una valutazione dato che la forma assunta dal piano ambientale è quella di un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. Dunque, come spesso capita in Italia, le cose non sono affatto lisce. In ogni caso, ora la palla è ora in mano alla famiglia Riva che, in tutti questi mesi, ha scelto il più rigoroso dei silenzi, preferendo non manifestare mai - in pubblico - le proprie valutazioni sull'operato di Bondi, da essa nominato amministratore delegato nell'aprile 2012 e poi, due mesi dopo - nel giugno 2012 - trasformato in commissario dal Governo Letta. Un silenzio sulle scelte economiche e industriali del commissario che è stato scelto anche per riportare l'intero conflitto - esplosivo dal punto di vista economico e sociale, ambientale e sindacale - nell'alveo dell'asettico confronto giudiziario. Comunque sia, nell'arco di poche settimane si dovrebbe sapere quale direzione prenderà questa vicenda che sta condizionando da più di un anno e mezzo la vita pubblica italiana: il rapporto fra impresa e magistratura, gli equilibri nella fornitura di acciaio per la manifattura italiana nel suo complesso, il legame fra lavoro e salute. Nel senso che, a quel punto, di fronte al piano elaborato da Bondi, basato sulla conversione sul metano e su una reindustrializzazione dell'impianto di Taranto radicali e mai sperimentati prima in Europa, i Riva dovranno dire che cosa ne pensano.
E, soprattutto, dovranno esprimersi sulla adesione o meno a un aumento di capitale che, ormai, è inevitabile. Non soltanto per finanziare la conversione industriale, ma anche per gestire una finanza di impresa che ormai appare in condizioni deleterie. Dunque, non prima della seconda parte di aprile appare più che probabile la convocazione di una assemblea straordinaria da parte del commissario Bondi, il quale dovrebbe lanciare un aumento di capitale. Gli attuali azionisti vi potranno aderire o no. Se questo non accadesse, Bondi potrà cercare nuovi soci sottoscrittori. Se non li trovasse, all'interno dello stesso profilo giuridico che ha reso il piano industriale elaborato da lui e dai suoi collaboratori una legge dello Stato, potrebbe andare a cercare altrove i soldi. In particolare, potrebbe attingere al denaro sottoposto a sequestro dalla Procura di Milano per reati valutari e fiscali, quegli 1,9 miliardi di proprietà di Emilio, il decano della famiglia, e del fratello Adriano, scudati e lasciati per la maggior parte su conti di banche estere. Una scelta che, di nuovo, potrebbe accendere il confronto con la famiglia Riva, che difficilmente starebbe in silenzio di fronte a questa decisione". (Sole24h)

Il Porto di Taranto riprende il largo - ma per gli operai c'è una nuova cassaintegrazione a "babbo morto"

 Il 2014 si è aperto con un aumento del traffico navi e container

Dopo mesi col segno meno, il porto di Taranto apre il 2014 in positivo. I primi dati disponibili riferiti a gennaio scorso segnalano infatti che il numero delle navi arrivate è aumentato del 44,1% (dalle 177 del 2013 alle 255 del 2014), il traffico container da 14.031 a 15.528 teus (+10,7%); il traffico generale, comprensivo di imbarchi e sbarchi, del 38,6%, essendo passato da 1.848.649 a 2.562.807 milioni di tonnellate.
È ancora presto per dire se questi dati costituiscano un'inversione di tendenza, però rappresentano almeno una parziale schiarita. Tanto più che il 2013 si era chiuso con dati pesanti. Il traffico dei container, a.causa della crisi generale ma anche per l'inadaguatezza delle infrastrutture lamentata da Taranto container terminal, era infatti crollato, rispetto al 2012, del 25,1 per cento, passando da 263.461 a 197.317 teus; quello generale del 18,5 per cento, da 34.942.352 a 28.484.980 milioni di tonnellate; il movimento delle navi di una percentuale analoga, 18,9 per cento, da 3.368 a 2.730 unità.
A collocare l'avvio del 2014 sotto una luce diversa è stata soprattutto, si apprende da fonti dell'Autorità portuale di Taranto, la stabilizzazione dell'Ilva che, sebbene sia ancora alle prese con la crisi di mercato, non è più, tuttavia, nella bufera giudiziaria che l'ha pesantamente segnata per metà del 2012 e per gran parte del 2013. E nel porto avanza anche il cantiere della piastra logistica, un progetto pubblico-privato approvato dal Cipe negli anni scorsi dall'importo complessivo di 219 milioni di euro. È stata completata la costruzione dei capannoni della piastra, strutture prefabbricate, sono state avviate le opere a mare con la vasca di colmata che servirá all'ampliamento del quarto sporgente, e nel giro di un mese verrá avviato anche il cantiere della strada dei moli.
Cinque, in tutto, le opere del progetto. La piastra logistica ha un costo di 50,1 milioni di euro e sarà costruita a ridosso del quarto sporgente su una superficie di 200mila metri quadrati. La piattaforma si propone come centro di interscambio tra le diverse modalità di trasporto (strada-ferro-mare) e centro di prestazione di servizio alle merci. Fa capo alla Taranto Logistica (società della Gavio Logistica), che partecipa all'investimento insieme a Grassetto Costruzioni e Grandi Lavori Fincosit. I tre, a loro volta, sono alleati in una società di scopo. La piattaforma punta a sviluppare traffici sulle tratte Taranto-Genova-Rivalta e Taranto-Ravenna-Rubiera. Opererà in collegamento con le altre piattaforme del gruppo ma anche con Rete Ferroviaria Italiana e altri operatori di trasporto.
La strada dei moli costerà 43,669 milioni e collegherà tutti i moli del porto raccordandoli alla viabilità nazionale. È l'unico intervento appaltato. Grandi Lavori Fincosit, invece, realizzerà le opere a mare. L'ampliamento del quarto sporgente (81,288 milioni) prevede che l'area passi da 80 a 220 metri realizzando una banchina nuova con fondali di 12 metri. L'area retrostante sarà riempita per ricavare piazzali operativi. Per la nuova darsena ad ovest del quarto sporgente, è invece prevista una spesa di 14,667 milioni, mentre la vasca per i fanghi di dragaggio costerà 29,395 milioni.
L'altro grosso investimento infrastrutturale nel porto riguarda l'adeguamento del terminal container dove é insediata Evergreen, ma qui le opere non sono partite. Era sulla rampa di lancio l'adeguamento della banchina del molo polisettoriale, l'appalto era stato aggiudicato per 64 milioni di euro ad un consorzio di imprese, quando un ricorso al Tar di Lecce ha bloccato tutto. Aggiornata pure l'udienza al Tar chiamato ora a pronunciarsi il 2 aprile.(Sole24h)

Un comunicato dei liberi e pensanti



Stamani all'Ilva di Taranto presso il reparto IMA 2 si è ribaltata una pala meccanica.
Il vento forte avrebbe traslato un DM4, una gru simile a quella dove perse la vita il giovane operaio Zaccaria, e la benna avrebbe fatto ribaltare il mezzo che in quel momento fortunatamente era senza conducente. Anche sulla gru in quel momento non erano presenti operatori per via dell'allerta meteo. Può una grú di notevoli dimensioni essere spostata dal forte vento? Alla luce di quanto accaduto, non dovrebbe forse essere fornita di un sistema di blocco automatico in caso di precarie condizioni meteo?
Si registra intanto la dispersione di materiale dai nastri trasportatori finiti su tutta la banchina e in mare. Fenomeno, anche questo, mai risolto e che aumenta in giornate ventose come quella di oggi.
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Aggiornamenti in merito all'episodio verificatosi questa mattina nel reparto IMA2 dello stabilimento ILVA S.p.a di Taranto:
Siamo stati messi a conoscenza del fatto che la gru denominata DM4 è provvista di un sistema di blocco con pinze sui binari che, evidentemente, non ha funzionato.
Spinta dal forte vento di oggi, infatti, ha travolto con la propria benna un escavatore fermo lì nei pressi tanto da ribaltarlo e finendo la sua corsa contro i respingenti della gru gemella denominata DM4.
Inoltre, nonostante l'allerta meteo ricevuta, nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa ai lavoratori a tutela della loro incolumità. I lavoratori, di loro iniziativa, non sono saliti sulle gru per evitare pericoli legati al maltempo.
Ci rincresce notare che gli incidenti mortali avvenuti nel siderurgico tarantino sino a non molti mesi fa, non hanno insegnato nulla.
Tutto questo avveniva mentre l’Ilva S.p.a. di Taranto diffondeva un comunicato stampa in cui si millantava la “MASSIMA ATTENZIONE ALLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE E DEL LAVORO”.
Qui, dove il termine lavoro è sinonimo di produzione, di disoccupazione e di ricatti, giungendo infine a infortuni e morti.
Al momento alcuna notizia, frattanto, è giunta dalle organizzazioni sindacali in merito a quanto accaduto.

domenica 30 marzo 2014

Il circolo di proletari comunisti riprende "Principi del Leninismo" per applicarlo all'oggi


Il Circolo proletari comunisti di Taranto, dopo aver studiato lo scorso anno il testo di Stalin "Principi del leninismo", ora sta studiando e discutendo l'applicazione ad oggi dei principi del leninismo, per farne "arma" di combattimento, teorica prima di tutto, nella fase attuale di costruzione del Partito, in cui c'è un aspetto di definizione unito strettamente all'aspetto di delimitazione.
Questo lavoro teorico i compagni del circolo lo stanno facendo, mettendo al centro la lettura dell'opuscolo di "Formazione teorica - Note di studio su Principi del Leninismo"; utilizzando e rileggendo il testo di Stalin, ma in cui ora l'aspetto centrale non è tanto lo studio di questo testo ma la sua "guida" alla comprensione dei problemi teorici, politici, strategici, tattici dei comunisti maoisti oggi.

Riportiamo alcuni stralci dei primi due paragrafi dell'opuscolo "Note di studio" su cui vi è stata maggiore discussione e approfondimento nel circolo.

Sulle radici storiche del leninismo - "...Il maoismo si muove sempre ancora nell'epoca di Lenin, cioè dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Quindi, lo sviluppo di Mao è nello sviluppo della teoria e della tattica della rivoluzione proletaria definita da Lenin. E in particolare la teoria e la tattica della dittatura del proletariato di Lenin.
Mao ha vissuto nel periodo della crisi dell'imperialismo. Nel periodo dell'estensione delle condizioni della rivoluzione proletaria prodotte dall'espansione dei movimenti di liberazione nei paesi oppressi dall'imperialismo; Mao trionfa quando la rivoluzione proletaria attraversa nel primo Stato socialista una crisi e una sconfitta e, quindi, questi sono i due elementi su cui si innesca il maoismo come sviluppo del marxismo leninismo; il maoismo è cresciuto e si è rafforzato nella lotta contro il moderno revisionismo sopraggiunto alla fine della III Internazionale. Mao si afferma nel periodo di dominio del revisionismo nel mci, dominio divenuto completo dopo la morte di Stalin, e contro questo dominio si afferma il contributo più importante di Mao...

Oggi siamo sempre nella fase dell'imperialismo come capitalismo morente; però va distinto nell'epoca dell'imperialismo una fase di ascesa e di affermazione di esso da una fase di crisi...
La prima contraddizione della fase del leninismo definita da Stalin ("quella che esiste tra lavoro e capitale") è tuttora la principale, non in senso di fase ma in senso epocale. Questo spiega anche perchè non si può considerare il maoismo come operante in un epoca diversa, né tanto meno confondere il contributo di Mao nell'analisi delle contraddizioni, nel far emergere il carattere principale della contraddizione tra imperialismo e popoli oppressi, come qualcosa di alternativo alla definizione di qual'è la prima contraddizione permanente. E questo non solo dal lato dell'analisi della definizione dell'imperialismo ma anche dal lato del carattere della lotta di classe del proletariato.
Vanno, quindi, combattute due forme di revisionismo, quella che nega la natura della prima contraddizione e le sue conseguenze: ("L'imperialismo porta la classe operaia alla rivoluzione") e quella che interpreta il maoismo come fondato sulla sostituzione della contraddizione principale di fase: imperialismo/popoli oppressi con la prima contraddizione tra capitale e lavoro...
Anche la descrizione della seconda contraddizione è perfettamente attuale ("quella che esiste tra i diversi gruppi finanziari e le potenze imperialiste nella lotta per le fonti di materie prime e per i territori altrui"). Questa descrizione introduce il concetto di crisi dell'imperialismo e combatte un'interpretazione evoluzionista, molto presente nel movimento operaio nell'epoca della socialdemocrazia e del revisionismo, ma anche oggi, come le teorie del crollo. Questo concetto di crisi ravvicina l'ora della rivoluzione proletaria e la necessità pratica di questa rivoluzione.
La terza contraddizione ("quella che esiste tra un pugno di nazioni "civili" dominanti e centinaia di milioni di uomini che appartengono ai paesi coloniali e dipendenti del mondo") è quella su cui si sviluppa l'epoca di Mao, ed è a questa che Mao apporta importanti contributi, non nell'analisi di essa già definita correttamente da Lenin, ma nella teoria e nella tattica che permette ai popoli oppressi di vincere, e di trasformare effettivamente le colonie e i paesi dipendenti in riserve della rivoluzione proletaria.
In generale i cultori del leninismo ortodosso, in un processo speculare coi secondi revisionisti, utilizzano questa citazione per negare l'importanza strategica della terza contraddizione, e quindi il valore del maoismo come incarnazione e sviluppo teorico di essa...

Sul metodo del leninismo (questa parte, in particolare, è stata dibattuta non solo in termini critici ma anche autocritici) - Questo metodo porta in primo luogo alla verifica della teoria nel crogiolo della lotta rivoluzionaria delle masse, della pratica viva; l'unità teoria e pratica, l'eliminazione della loro separazione, questo si rifà la nostra concezione del partito: “nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse”, Questo contrappone oggi il PCm alle correnti o dogmatico ml o ai cybermaoisti, in particolare nel movimento comunista internazionale.
In secondo luogo, questo metodo porta alla verifica di gruppi e partiti non sulla base delle loro parole d'ordini e risoluzioni, ma sulla base delle loro opere, dei loro atti, quello che noi chiamiamo maoismo verificato sulla cui base valutiamo le posizioni nel movimento comunista internazionale e nazionale, contro l'opportunismo di destra e di “sinistra”.
In terzo luogo porta alla riorganizzazione ("di tutto il lavoro del partito su un modello nuovo, rivoluzionario"). Su questo il nostro lavoro appare del tutto insufficiente, volenteroso ma artigianale, non in grado finora di costruire il partito sul modello nuovo, nel senso dell'educazione della preparazione dei militanti e delle masse alla lotta rivoluzionaria. Questo punto, quindi, va considerato come principale nell'attuale fase della ricostruzione.
In quarto luogo porta all'autocritica dei partiti proletari. Sul piano teorico questo punto è saldamente padroneggiato dal nostro partito e dal suo gruppo dirigente in formazione. Ma si è fatto fatica a realizzarlo sul piano pratico.

Nella critica agli opportunisti Stalin mette sotto le lenti alcuni dogmi teorici. 
Sul primo dogma ("il proletariato non può nè deve prendere il potere se non costituisce la maggioranza nel paese"), esso va applicato nella polemica contro gli opportunisti che ritengono che senza le “masse” non si possa condurre un'autentica attività rivoluzionaria. E qui, nella maggiorparte dei casi non intendono il legame con le masse, ma la coscienza delle masse che si esprime nelle lotte sindacali, ecc. Così questo dogma funziona da barriera dell'opportunismo in relazione al giudizio che si dà e alla posizione che si ha rispetto alla fase dell'inizio, o a quello che noi diciamo nuovo inizio. 
Sul secondo dogma ("Il proletariato non può conservare il potere se non dispone, in quantità sufficiente, di quadri già pronti, di persone colte e di amministratori capaci di organizzare la gestione del paese"), la critica de I Principi del Leninismo deve essere usata sui due aspetti che in generale quadri, avanguardie e masse non comprendono: il problema della rivoluzione come primo obiettivo, primo passo per la trasformazione effettiva della coscienza delle masse, e il potere proletario come soluzione realmente concreta dei problemi delle masse e della società.
Sul terzo dogma ("Il metodo dello sciopero politico è inaccettabile dal proletariato"), quello che dobbiamo trarre come utile per rafforzare la nostra posizione che su questo è sufficientemente corretta, sono alcuni aspetti citati. La critica agli anarchici e al sindacalismo anche di base che predicano lo sciopero generale economico in sostituzione della lotta politica del proletariato e, di conseguenza, dell'organizzazione politica del proletariato; la critica a chi considera la forma parlamentare la forma inevitabile della lotta politica del proletariato - questo è da noi spesso applicato nel dimostrare che attraverso la lotta si raggiunge un peso politico più alto e più influente che la partecipazione parlamentare.

Come schiavi nel lager dei carciofi, nel foggiano

In capannone lager costretti a lavorare
con bimbi in braccio


FOGGIA – Lavoravano nei campi con i bimbi in braccio. Un campo-lager è stato scoperto dalla Polizia nelle campagne tra Cerignola e San Ferdinando. Agenti della Questura di Foggia, insieme a personale del Servizio Centrale Operativo (SCO), Asl e Direzione provinciale del lavoro, hanno scoperto 54 cittadini di nazionalità bulgara e rumena lavorare in condizioni disumane in un impianto per la lavorazione e la trasformazione dei carciofi.

Nel corso del blitz, eseguito in un’aerea trovata all’interno di un capannone fatiscente in contrada Valle di Riso. Alcune donne operaie lavoravano avendo tra le braccia dei bambini; altri bambini - in tutto ne sono stati trovati dieci, il più grande ha tre anni - erano seduti a terra o sui banconi dove i genitori trattavano gli ortaggi. Le attività lavorative si svolgevano in un ambiente malsano e in condizioni igieniche pessime (in aperto contrasto con ogni regolamento igienico-sanitario). Basti pensare che in un primo momento la polizia aveva deciso di donare ad un'associazione i carciofi già lavorati, poi, dopo i controlli fatti dagli ispettori della Asl, è stato deciso di buttare tutto il prodotto.
Nessuno dei lavoratori era in regola con le disposizioni in materia.

Al termine degli accertamenti 5 elementi responsabili del lavoro, sia italiani che bulgari, sono stati tratti in arresto per associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Altri due soggetti, sono stati denunciati a piede liberto, una terza è accusata di  favoreggiamento.

La ricostruzione dei fatti ha consentito di accertare che gli operai, che si recavano al lavoro in quel capannone da oltre cinque giorni, erano caricati a bordo di quattro veicoli (di cui un furgone adibito al trasporto animali) e trasportati sul luogo di lavoro ove prestavano attività lavorativa per oltre dodici ore al giorno, con un compenso giornaliero massimo di circa 15 Euro (pari a 1,5 centesimi per ogni carciofo defoliato). Erano pagati a cottimo, dunque, più carciofi riuscivano a "defogliare" più guadagnavano".

II PARTE: La vergognosa storia processuale di Carmela...

1.10.08 - “UCCIDERANNO CARMELA PER LA SECONDA, TERZA VOLTA...”
ha detto il padre di Carmela, all'uscita dal Tribunale Minori di Taranto, dove oggi si è tenuta la prima udienza del processo contro i responsabili dello stupro di gruppo (all'epoca 3 minorenni) che subì Carmela, la ragazzina di 13 anni che il 15 aprile 2007 morì gettandosi dal balcone.
Non abbiamo avuto diritto di parola”, ci ha spiegato: “secondo la procedura dei processi contro minori, la parti civili possono assistere ma non intervenire nel dibattimento, per tutelare così i minori sotto processo. Ma mia figlia è morta, non era anche lei minorenne? Che tutela c'è per lei? Nessuna, anzi si preparano ad ucciderla ancora”.
Infatti, l'udienza si è conclusa con una decisione dei giudici di “valutare l'opportunità della messa in prova” degli imputati, in pratica una pena minore e aggiornando il processo al prossimo 10 dicembre.
Il processo di oggi ha continuato a coprire volutamente i fatti e a cercare di mettere sotto silenzio la denunce dei familiari e le nostre.
Carmela, prima della violenza di gruppo, aveva subito molestie sessuali da un militare della Marina Militare, ma tutto era stato insabbiato; poi, si è cercato di coprire i ragazzotti, perchè tra di loro vi sono figli di boss locali della malavita.


10.12.08 - PER CARMELA, 13 ANNI, SENTENZA VERGOGNOSA!
Mercoledì 10 dicembre il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale per i minorenni di Taranto, Laura Picaro, ha accolto la richiesta di "messa alla prova" avanzata dai legali dei due ragazzi che avevano violentata Carmela di 13 anni, dopo averla narcotizzata.“La "messa in prova" si tradurrà in un periodo di 15 mesi in cui i due ragazzi violentatori, responsabili morali della morte di una ragazzina, saranno solo impegnati "in un programma di rieducazione e assistenza agli anziani", continuando tranquillamente a fare la loro vita e il loro normale lavoro. Se entro questo tempo rispetteranno gli impegni, il PROCESSOA LORO CARICO SARA' CANCELLATO!“
Ma non basta. Nell'aula del Tribunale si è dovuto sentire anche altro: un avvocato dei ragazzi stupratori ha usato termini offensivi ed equivoci verso Carmela, e il clima generale, anche da parte del giudice, era tale per cui sembrava PIU' UN PROCESSO A CARMELA CHE AI VIOLENTATORI, considerati come ragazzi un pò scapestrati, da trattare con un buffetto in faccia e il perdono... Un processo fatto in fretta e furia, non aspettando neanche che i genitori di Carmela arrivassero da Napoli.

(CONTINUA)

sabato 29 marzo 2014

Ci risiamo alla Pasquinelli....salute e sicurezza? Dove? Riciclo rifiuti? Peggio di peggio.

Giorno 27 gli operai del secondo turno della coop. L'Ancora operanti nel ciclo della raccolta differenziata presso l'AMIU nello stabilimento Pasquinelli hanno iniziato il loro turno lavorativo selezionando la carta della raccolta Lama-S.Vito!! Subito si sono fermati  facendo notare al capoturno la presenza di varie buste piene di organico in decomposizione che fuoriusciva e contaminava la carta rendendo inutile e pericoloso differenziarla, il caposquadra ha subito chiamato il responsabile dell'impianto che ha ordinato la immediata rimozione di tale materiale pericoloso destinandolo all'inceneritore. Il lavoro degli operai e' poi continuato sul nastro di selezione dove il multimateriale sempre di Lama-S.Vito era identico se non peggiore del materiale rimosso prima!!!
Gli operai de L'Ancora sono molto offesi e arrabbiati, lavorare in salute e sicurezza e' un diritto x noi e le nostre famiglie, per l'Amiu un dovere sia verso gli operai che rischiano seri danni alla salute che verso i cittadini che pagano tasse maggiorate per una raccolta differenziata inesistente...
E pensare che solo il 18 marzo e'uscito un articolo di smentita da parte dell'Amiu che diceva che negli incontri fatti con gli RLS dell'Amiu di cgil,cisl e uil, che sono operai stessi dell'Amiu, non erano stati mai rilevati tali situazioni!!! Il presidente Cangialosi ancora oggi non da' disponibilita' ad affrontare l'argomento .... Presidente... gli operai della Pasquinelli vogliono un servizio che sia efficiente senza mettere a rischio la propria salute e quella della propria famiglia, parliamo di futuro... migliorandolo!!

Il questore veloce a reprimere i disoccupati e lo slai cobas invece che la grande criminalità

Oggi la questura-Digos ha comunicato ulteriori prescrizioni per il presidio previsto lunedì dalle 10.30 in piazza Castello dei Disoccupati Organizzato Slai cobas, in occasione dell'incontro alle 11 con il sindaco.
E' una novità: ora anche a fronte di un semplice presidio la questura, invece di occuparsi di ben altro a Taranto - visto il rialzare la testa della grande criminalità - occupa forze e tempo per fare prescrizioni alle lotte sul diritto al lavoro, con il chiaro intento di intimorire e reprimere le lotte?

Ma non basta! Sempre oggi la Questura ha notificato alla coordinatrice dello Slai cobas Calderazzi Margherita una sanzione da 2.582,28 a 10.319,13 euro per la protesta del 20 febbraio, dopo che il sindaco aveva improvvisamente annullato un incontro fissato da lui stesso giorni prima.
Anche qui notiamo la "velocità" del questore che dopo pochi settimane già commina sanzioni (prima ci volevano mesi); mentre non altrettanta velocità vediamo quando c'è da rispondere ai problemi di lavoro e reddito.
Ancora una volta: invece che lavoro, invece che risposte all'emergenza lavoro a Taranto di migliaia di disoccupati, di operai che perdono il lavoro e sono senza alcun reddito, si risponde con la repressione.
Il Questore nei giorni scorsi si era impegnato in prima persona a parlare con il Prefetto per un riscontro alla nostra richiesta di incontro. Ma anche qui nulla di nulla. E invece: da un lato imbrogli ai disoccupati cercando di tenere a freno la loro rabbia - il 27 il Questore direttamente aveva riferito alla coordinatrice dello Slai cobas Calderazzi Margherita che il Prefetto era in procinto di convocare detto incontro, ma neanche un'ora dopo questa notizia era nettamente smentita dal capo di gabinetto della prefettura, la Di Stani -, dall'altro denunce e sanzioni.
VALE A DIRE, LE ISTITUZIONI POSSONO IN QUESTA CITTA' FREGARSENE DEI PROBLEMI
DELLA GENTE, STARE CHIUSI NEI LORO PALAZZI, FARE, IL PREFETTO, SOLO INCONTRI
PER L'ORDINE PUBBLICO - contro le lotte - E NON GLI SUCCEDE NULLA.
MENTRE CHI LOTTA PER I DIRITTI, PER UNA TRASFORMAZIONE REALE DI QUESTA CITTA' SEMPRE PIU' AFFOGATA TRA PROBLEMI DI LAVORO, SALUTE, REDDITO, RICEVE
REPRESSIONE.

In occasione della strage di Palagiano, il segretario del Sap (Sindacato autonomo di polizia) dichiarava: "...In città c'è una situazione sociale esplosiva legata al lavoro, alla salute e all'ambiente, dovuta all'Ilva. Chi governa e amministra non ha fatto nulla per anni. Siamo noi che dobbiamo andare a garantire l'ordine pubblico. Mancano gli spazi culturali, i giovani occupano immobili e noi dobbiamo sgomberarli... non possiamo fare gli ammortizzatori sociali...". 

E invece di conferma che la polizia viene impiegata in forze, in una città come Taranto, per reprimere le lotte dei lavoratori, dei disoccupati e la grande criminalità può stare tranquilla...

Ma sia chiaro, se il Sindaco non rispetterà l'impegno lunedì, non saranno certo le prescrizioni, le notifiche del questore a fermarci!

TUTTI I DISOCCUPATI LUNEDI' A P.ZZA CASTELLO ORE 10,30 - alle 11 previsto incontro con Il sindaco - concordato venerdì scorso.

La vergognosa storia processuale di Carmela - il 4 aprile siamo in tante al Tribunale!

Il 4 aprile si dovrebbe tenere l'ultima udienza del secondo processo contro gli stupratori di Carmela Cirella, la bambina di 13 anni stuprata dagli uomini e uccisa dallo Stato.

Per far comprendere come le Istituzioni siano pienamente responsabili della fine tragica di Carmela e come la Magistratura finora abbia coperto gli stupratori uccidendo per la seconda volta Carmela, riportiamo oggi e nei prossimi giorni, una cronistoria giudiziaria tratta da un Dossier del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, che il 4 aprile distribuiremo al processo.

(1° parte) 1.10.2008 - CARMELA, 13 ANNI, STUPRO DI GRUPPO - 1° PROCESSO

Presso il Tribunale dei Minori in Taranto vecchia si tiene la prima udienza del processo contro i responsabili dello stupro di gruppo (minorenni) che subì Carmela, che il 15 aprile 2007 morì buttandosi dal balcone.
Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario sarà presente al processo, perchè vogliamo che
da questo processo esca la verità e per dare tutto il nostro sostegno ai genitori di Carmela, che trasformando il dolore in forza, ribellione, hanno costituito un Comitato perchè Carmela e altre ragazzine, stuprate, violentate, uccise come lei, continuino a vivere.
Carmela aveva denunciato di essere stata violentata; e nessuno, né polizia, né magistrati, né assistenti sociali le avevano creduto o l'avevano presa sul serio. Ma le istituzioni avevano anche fatto di peggio. Hanno considerato Carmela “soggetto disturbato con capacità compromesse” e, quindi, poco credibile. Invece di perseguire chi l'aveva violentata, hanno difatto perseguito una bambina rinchiudendola in vari istituti in cui Carmela non voleva stare. E, come ha denunciato il padre, usando il metodo facile di “calmarla” con psicofarmaci.

Carmela aveva manifestato in vario modo la sua disperazione, ma per tutta risposta era stata classificata come “soggetto con problematiche psichiatriche”. E questi stessi magistrati, psichiatri che hanno deciso per Carmela, contro Carmela, quando è morta, si sono detti “sorpresi”. - (segue)

venerdì 28 marzo 2014

Stefanelli Fiom, evvia, sia più dignitoso...!

Sempre questa mattina davanti alle portinerie dell'Ilva veniva distribuita anche una lettera aperta al "Commissario Straordinario dell'Ilva Ing. Enrico Bondi"

Nel merito non ci sono affatto novità: la richiesta di conoscere il Piano Ambientale e Sanitario, il Piano industriale; la richiesta di un intervento pubblico negli assetti societari dell'Ilva a sostegno della ricapitalizzazione; la questione delle risorse; le lamentele sulle relazioni industriali (che tengono la Fiom un pò ai margini).

Ma il problema sono i toni della lettera, che sono senza dignità: 

Si parte con "Illustre Commissario" - per uno che di "illustre" non ha niente, che prima è stato il braccio dei Riva, fedele agli interessi dei Riva e che ora fa il braccio dei governi (dei padroni); sempre e comunque contro gli operai, e, per i NON interventi di ambientalizzazione, contro la popolazione dei Tamburi e della città.
Si continua con appelli imbarazzanti: "La invito a rivolgere la Sua attenzione sulla deriva a cui sono sottoposte le stesse relazioni industriali" - come se non fosse Bondi stesso il responsabile.
Si finisce con: "Le sue autorevoli risposte, nella pubblica funzione che una legge della Repubblica Italiana Le ha attribuito, possono contribuire a colmare quel solco scavato da chi... ha costretto Taranto a dover scegliere o il lavoro o la salute" - che è come chiedere al complice dell'assassino di salvare la vittima...; e per andare all'Ilva e a Taranto, chiedere a chi è responsabile di continuare ad attaccare la salute, di mettere ogni giorno a rischio la vita degli operai non facendo neanche la ordinaria manutenzione; chiedere a chi mette in contratto di solidarietà scaricando sugli operai e i loro salari ogni problema... di dare "autorevoli risposte".

Ma Stefanelli è o ci fa?

Il referendum della Fiom sul TU sulla rappresentanza dovrebbe essere trasformato in un referendum sul NO alla Cgil

Questa mattina all'Ilva la Fiom, a ranghi estesi (c'era anche Stefanelli, sarà cercare nuovo credito dopo la patosta Rsu), ha distribuito un volantino che informa sul referendum deciso dalla Fiom nazionale per dire NO al Testo unico sulla rappresentanza stipulato il 10 gennaio 2014 tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil.

Noi abbiamo più volte denunciato il segno fascista di questo Testo Unico che mette un catenaccio ai sindacati di base, che impone una dittatura verso i delegati, che impone ai lavoratori di non opporsi, non fare scioperi di fronte a accordi svendita, pena pesanti sanzioni; una vera "dittatura" di cgil, cisl, uil + padroni per imporre la loro scellerata politica e impedire contestazioni, lotte e scioperi.

A fronte di questo, è ridicolo che la Fiom-Landini pensi di rispondere con questo referendum tra i lavoratori. Anche se ci fosse una stragrande maggioranza di NO, Camusso se ne fregherebbe e continuerebbe per la sua strada.
Landini avrebbe ben altri strumenti per opporsi, rompere con la Cgil, ma non lo vuole fare e se la vuole cavare trincerandosi dietro la "democrazia" dei lavoratori, che è come chiedere la "fascismo" di rispettare la democrazia. Landini vuol solo lavarsi la coscienza mentre continua a fare l'occhiolino a Renzi e a dirsi disponibile sul Jobs act.

C'E' UN MODO, CARI DELEGATI DELLA FIOM, DI ROMPERE L'ACCORDO SUL TESTO UNICO: NON RISPETTARLO!

Miroglio Ginosa, lo spot degli operai: "stabilimento offresi a costo zero", compresi gli operai

"LAVORATORI OFFRESI A COSTO ZERO" - sembra in realtà questa la drammatica situazione per i 181 operai della Miroglio...
Nel sistema capitalista una grande azienda come questa della Miroglio è potuta venire in provincia di Taranto, accompagnata da grande battage pubblicitario; vedersi stendere dalle Istituzioni tappeti d'oro, con forti benefici fiscali e contributivi, sfruttare terreni, acquistati a poco prezzo, che da un giorno all'altro la Regione cambia da agricoli a destinazione industriale; poter avere deroghe a norme e contratti grazie ai servi dei sindacati confederali che permisero a questo padrone di avere contratti di formazione senza pagare le ore di formazione; poter tranquillamente sfruttare gli operai, sempre con il beneplacido dei sindacati confederali...
E POI andarsene. Lasciando tutti gli operai in mezzo ad una strada senza che gli succeda nulla, senza che neanche quelle Istituzioni gli chiedano quanto meno indietro i soldi pubblici (dei cittadini) che gli avevano dato.

Ma ora siamo al passaggio, dalla tragedia alla farsa: "signori padroni, chiunque voi siate, venite a prendervi la fabbrica, ve la diamo a costo zero, ve la regaliamo, con tutti gli operai dentro...

Certo, gli operai sono disperati, hanno sperato che vi fosse un'alternativa alla chiusura, e ora anche loro si arrampicano a questo "spot": "cercasi padrone" della Regione e del Comune di Ginosa, e fanno, probabilmente consigliati da qualcuno di quei sindacati che li ha portato a questa situazione, una imbarazzante lettera, in cui almeno si potevano evitare le frasi di "prosternazione" che vi si leggono:
"La sua figura (di imprenditore) è oggi una chiave fondamentale per salvare l'Italia, la democrazia, il lavoro e la giustizia sociale... La ripresa parte da tutti, ma, soprattutto, da chi ha voglia di fare impresa, assumendo da protagonista la missione storica di salvare se stessi salvando tutti noi italiani».
OPERAI!! Ma queste parole le dice Squinzi, il capo dei padroni! Gli operai non possono diventare e pensare come vogliono i padroni che sfruttano e poi scappano con i loro profitti, e che, appunto, dicono che loro "salvano" l'Italia, la democrazia, il lavoro, la giustizia sociale, che se si salvano loro si può salvare l'Italia... QUANDO E' ESATTAMENTE IL CONTRARIO. Quando è il loro sistema capitalista, in cui gli operai producono la ricchezza sociale e loro, un pugno di capitalisti se ne appropria, grazie ai loro governi, le loro Istituzioni, quando loro distruggono la ricchezza sociale e provocano le crisi, che loro non pagano ma pagano solo gli operai e le masse popolari, in cui loro comunque si salvano (vedi appunto Miroglio, ma vedi tutti i padroni) e chi viene distrutto nel lavoro, nelle condizioni di vita, nella dignità, sono solo gli operai.
OPERAI!! non ci sono padroni cattivi e padroni buoni!
Dopo Miroglio verrà un altro padrone ma gli operai saranno sempre più "schiavi" se non alzano la testa e i loro pugni!
Hanno sperato nei progetti di rilancio che di volta in volta sono stati presentati, hanno seguito incontro dopo incontro le trattative al ministero dello Sviluppo economico, e ora tentano un'altra possibilità: proporsi direttamente sul mercato e offrire a costo zero lo stabilimento di Ginosa, in provincia di Taranto, inattivo dal 2009 ma ancora funzionale ed efficiente. È la nuova strada che stanno percorrendo i 181 operai ex Miroglio (tessile), attualmente in mobilità.
E per dire che sono pronti a rimettersi in gioco hanno anche realizzato uno spot fatto girare sulla rete e nel quale descrivono la caratteristiche dell'impianto industriale. «Caro imprenditore - dicono i lavoratori -, le parliamo di economia, il motore di tutto ciò che ci sostiene, senza il quale non solo i redditi e i fatturati, ma neppure i diritti sono possibili. La sua figura, riteniamo, è oggi una chiave fondamentale per salvare l'Italia, la democrazia, il lavoro e la giustizia sociale. Crediamo fortemente - affermano ancora gli ex Miroglio - che i problemi si affrontano con la forza delle idee e la capacità di mettersi in gioco. La ripresa parte da tutti, ma, soprattutto, da chi ha voglia di fare impresa, assumendo da protagonista la missione storica di salvare se stessi salvando tutti noi italiani».

Lo stabilimento di Ginosa non costa nulla in quanto nelle scorse settimane il Comune lo ha formalmente acquisito dall'azienda piemontese, con passaggio dal notaio, al prezzo simbolico di un euro. Quell'impianto, quindi - 55mila metri quadrati coperti, 70mila scoperti, provvisto di magazzino automatizzato e centrale elettrica in grado di sfruttare anche le energie rinnovabili -, ora viene offerto a chiunque sia disponibile e voglia reindustrializzare con un nuovo progetto. I riferimenti sono il Comune di Ginosa, nella persona del sindaco, Vito De Palma, e la Regione Puglia, con l'assessore al Lavoro, Leo Caroli, i quali hanno ripreso il lavoro di ricerca e di contatto insieme al ministero dello Sviluppo economico una volta uscita definitivamente di scena la Wollo, societá di scouting incaricata dalla Miroglio. Punti di forza su cui gli amministratori locali fanno leva sono l'offerta gratuita del sito, la disponibilitá della forza lavoro, l'intervento della Regione Puglia nell'accompagnare sia la riconversione che la riqualificazione della manodopera, l'infrastrutturazione dell'area... Ovviamente, chi punta allo stabilimento, deve anche riassumere il personale.

Il gruppo tessile Miroglio era arrivato in provincia di Taranto negli anni '90 con gli incentivi pubblici della legge 181 del 1989 per la reindustrializzazione delle aree di crisi siderurgica.... Miroglio, sulla scorta delle agevolazioni, aprí due siti per la produzione di filati: a Castellaneta e a Ginosa. Chiuderanno dopo circa un decennio, prima Castellaneta, poi Ginosa, il piú grande dei due complessi e dismesso definitivamente nel 2009...".

Ilva: poteva essere un nuovo caso Francesco Zaccaria - per fortuna gli operai si sono rifiutati di salire sulle gru pericolanti

Ilva, sfiorata la tragedia al porto

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"Soltanto la casualità e la lungimiranza dei lavoratori hanno evitato l’ennesima tragedia all’Ilva. Ieri mattina infatti, Taranto è stata colpita da un “ciclone” che ha investito la parte meridionale del Mediterraneo: molti, in particolar modo al porto, hanno rivissuto i drammatici momenti del 28 novembre 2012, quando un tornado devastò la zona industriale, causando la morte del giovane operaio Francesco Zaccaria, precipitato in mare con la gru nella quale stava operando.
Tra le 7 e le 8 di ieri mattina, il vento ha iniziato a soffiare raggiungendo i 106 km/h. Nel reparto IMA 1 presso il II sporgente del porto, i lavoratori decidono di non salire sulle gru e gli altri mezzi di lavoro. E’ stata una scelta dettata dal buon senso, memori di quanto accaduto quel 28 novembre" (da TarantoOggi)
Ma da parte dell'azienda, come fu il 28 novembre, non era arrivata nessuna informazione e nessuna indicazione per non salire sulle gru.

La gru denominata Dm4, nonostante non fosse in funzione, spinta dal forte vento si è mossa sui binari; la benna (che serve a prelevare il minerale dalle navi) agganciata alla gru e trascinata da questa ribalta una pala meccanica, poi travolge anche una recinzione di un cantiere e un muretto di cemento.
Per puro caso, o meglio per il rifiuto degli operai di lavorare in quelle condizioni, nessun operaio è stato messo a rischio.
Ma quanto accaduto resta ugualmente gravissimo, perchè ancora una volta dimostra come all'Ilva si rischia in ogni momento la vita anche perchè l'azienda non fa neanche la manutenzione ordinaria; pare infatti che per la gru non abbia funzionato il sistema frenante automatico, nonostante quella gru era stata oggetto di controlli da un'azienda esterna all'Ilva; così come quel tipo di benna doveva già essere stata sostituita secondo le prescrizioni dell'Aia.

ANCORA UNA VOLTA: DOVE SONO GLI RLS? QUELLI CHE STANNO (12) NON BASTANO ASSOLUTAMENTE. OCCORRE NETTAMENTE AUMENTARNE IL NUMERO E DEVONO AVERE AMPIA AGIBILITA', TEMPO PER GIRARE E CONTROLLARE NELLO STABILIMENTO. 

giovedì 27 marzo 2014

Vittoria all'Ilva sui livelli nella causa intentata dallo Slai cobas

Lo Slai cobas Ilva il 17 febbraio ha vinto una causa pilota portata avanti da un operaio dell'Acciaieria 2, per il passaggio di livello dal 3° al 4°, con riconoscimento anche degli arretrati.
L'operaio dal 2007 svolgeva mansioni di "ispezionatore bramme" che prevedono il 4° livello retributivo, anche in base ad un accordo tra azienda e sindacati.
In più altri operai con la stessa funzione avevano già acquisito il 4° livello.

Tanti sono all'Ilva gli operai che sono inquadrati in livelli inferiori rispetto alle mansioni che svolgono; tanti restano nonostante a volte quasi 15 anni di anzianità sempre al livello iniziale.
Ora questa vittoria deve incoraggiare altri operai dell'Ilva a rivendicare i loro diritti di inquadramento e retributivi, e a fare anch'essi ricorso legale con lo slai cobas.
Non bisogna avere alcuna paura di ritorsioni aziendali, all'operaio in causa nulla è accaduto, se mai è prima di rivolgersi allo slai cobas che era discriminato.

Ma alla strada dei ricorsi, lo slai cobas affiancherà anche la battaglia sindacale, perchè dobbiamo rivendicare un diritto per tutti..
Forte anche di questa sentenza, porterà avanti la richiesta che tutti gli operai passino di livello almeno dopo 5 anni, e in particolare chi sta ancora al 3° livello deve passare al 4°.
In una fabbrica siderurgica che comunque ha operazioni complesse, il passaggio di livello deve essere automatico e riconosciuto a tutti i lavoratori.

Questa mattina, dopo un'incursione dentro il Comune dei disoccupati e un assedio fino alle 15,30 - strappato incontro con il sindaco per lunedì 31 marzo alle 11

Questa mattina momenti di forte tensione, con i Disoccupati Organizzati slai cobas che forzando l'illegale portone chiuso del Comune sono riusciti ad entrare scontrandosi con la polizia e i vigili - una donna è stata buttata a terra; quindi vi è stato un lungo assedio che ha costretto il sindaco a fissare l'incontro richiesto. 

TUTTI I DISOCCUPATI LUNEDI' A P.ZZA CASTELLO ORE 10,30

Segue il verbale del Tavolo del 21 marzo presso il Comune

VERBALE

Nel Tavolo del 21 marzo al Comune che ha visto la presenza dei capigruppo del Pd, Gruppo misto e Italia dei valori, e dell’ass. Zaccheo, oltre l’Ass. Scasciamacchia che lo aveva organizzato, la delegazione Disoccupati Organizzati slai cobas ha ribadito la richiesta di passi concreti, decisioni vincolanti su:
- occupazione dei disoccupati in lotta nei lavori di bonifica/ambientalizzazione dei Tamburi e dei quartieri inquinati, vincolando le ditte ad assumere dal bacino dei disoccupati di Taranto;
- occupazione nell’estensione della raccolta differenziata porta a porta in tutta la città e nell’impianto di selezione della differenziata della Pasquinelli; l’esperienza negativa di S. Vito-Lama dimostra che l’Amiu col suo personale finora non è in grado di fare una raccolta differenziata che raggiunga i parametri posti dalla Regione e possa farla diventare una risorsa economica;
- occupazione nelle opere di cantierizzazione in corso o in programmazione in città, anche qui con vincolo alle ditte appaltatrici;
- corsi di formazione finalizzati ai lavori di bonifica, raccolta differenziata/ciclo rifiuti.

Gli assessori e capigruppo presenti hanno affermato:
sulla raccolta differenziata la responsabilità unica dell’Amiu a svolgerla, mentre sui lavori di bonifica e cantierizzazione, l’impossibilità, data la normativa, di porre delle clausole alle ditte negli appalti. Nell’incontro sono stati da questi indicati una serie di lavori: ai Tamburi di ambientalizzazione (scuole, parchi, area cimiteriale, tutta la zona case parcheggio) per cui sono stanziati i fondi e per una parte sono già in corso gare di appalto; altri lavori su Taranto (risanamento città vecchia, ristrutturazione Palazzo Troilo, Cinema Fiusco, Anfiteatro, altre opere edili, ecc.); inoltre la prossima apertura di grandi aziende commerciali le cui autorizzazioni dovrebbero essere sbloccate a Giugno.

Ma senza un preciso vincolo – ha dichiarato lo Slai cobas – questi lavori non darebbero alcun ritorno in termini di occupazione per i disoccupati di Taranto.

Sui corsi di formazione il Comune insisterà con la Regione per la loro realizzazione, proponendo anche una modifica del titolo all’interno dei corsi già programmati.

Al termine della riunione gli assessori e capigruppo presenti hanno assunto l’impegno ad organizzare prima di pasqua un Tavolo con le parti sociali: mondo delle imprese e mondo sindacale per realizzare un “protocollo di programma” in funzione soprattutto del legame appalti-occupazione; il Comune chiederà al Prefetto di realizzare un Tavolo istituzionale; l’impegno a realizzare un prossimo consiglio comunale monotematico sull’emergenza lavoro.

I Disoccupati Organizzati slai cobas hanno preso atto di questi impegni, ma li ritengono tuttora insufficiente, perchè occorre che si esprima una posizione netta e chiara da parte del Comune sugli obiettivi posti dai Disoccupati Organizzati, con atti, fatti, delibere e non parole o passerelle; il Tavolo/protocollo con “tutte le parti sociali” deve vedere protagonisti i rappresentanti dei Disoccupati Organizzati, unica realtà rappresentativa dei disoccupati in lotta della città.




SEGUONO LE FIRME DEI PARTECIPANTI AL TAVOLO

GENOVA Ilva, non c'è posto per tutti: "Settembre si avvicina, sarà battaglia"

I sindacati confederali mettono gli operai ilva gli uni contro gli altri al servizio degli interessi dell'azienda e dei piani del governo.
Lo slai cobas per il sindacato di classe Ilva Taranto fa esattamente l'opposto, lavora per l'unità su salute e lavoro su basi di classe e non su base corporativa, aziendalista o pseudo ambientalista.

slai cobas per il sindacato di classe Ilva Taranto
slai cobasta@gmail.com 3471102638


Allarme a Genova dei sindacati per il futuro dell'Ilva
Dalla riunione del collegio di vigilanza in prefettura nessun dato certo  sul futuro: ancora la produzione non pemette, secondo l'azienda, il reintegro di tutti i lavoratori. Il sindacato lancia l'allarme
"Due mesi sono trascorsi invano. Settembre  si avvicina e ogni  giorno buono. Se la situazione non cambia sarà battaglia". All'uscita della  riunione del collegio di vigilanza Ilva, che si è aperto questa mattina alle  11.30, Bruno Manganaro , segretario Fiom, è lapidario.Le prospettive dello  stabilimento siderurgico, che
si appresta a concludere a settembre il quarto anno di contratti di solidarietà, restano assolutamente incerte.
Su 1740 addetti la solidarietà coinvolge ormai più di 1600 persone e il responsabile delle relazioni del
personale Enrico Martino ha confermato al tavolo della  Prefettura che la situazione non e' cambiata rispetto a qualche mese fa. I dati  sulla produzione di banda stagnata mostrano qualche miglioramento, anche dal
punto di vista della qualità, ma allo stato attuale lo stabilimento non è in  grado di garantire la piena occupazione per i lavoratori. Numeri non ne hanno  fatti, almeno ufficialmente, ma i conti sono chiari
 comunque a tutti: a  rischiare il posto sono almeno 700-800 addetti. "Abbiamo chiesto che si discuta  col ministero del lavoro la possibilità di applicare ammortizzatori solidali straordinari - dice Claudio
Nicolini, segretario Fim - in modo da l'ora guardare la scadenza di settembre". "Serve comunque l'intervento forte del governo -  aggiunge Antonio Apa, segretario Uilm - che e' garante dell'accordo di
programma". E i tempi sono stretti, perché , lo ribadisce la Fiom, "a settembre  tutti devono rientrare altrimenti tutti sanno quello che accadrà a  Genova".

11 Aprile sciopero generale dei precari della scuola con manifestazione nazionale a Roma

COMUNICATO STAMPA
slai cobas per il sindacato di classe precari scuola taranto
via Rintone 22 Taranto slaicobasta@gmaol.com 347-1102638

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe sostiene la giusta e necessaria mobilitazione dei lavoratori precari della scuola, che nell'assemblea nazionale del 19 gennaio hanno indetto uno sciopero per l'11 aprile e una
giornata di mobilitazione in tutte le città in cui sono presenti.
Le mobilitazioni hanno al centro la rivendicazione dell'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola, attraverso il rifinanziamento della scuola pubblica e il ritiro della Riforma Gelmini, contro la
sostanziale continuità delle politiche scolastiche dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, compreso l'attuale Renzi/Giannini, di tagli, peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di  tutti i lavoratori
della scuola e gli illegittimi finanziamenti alle cosidette scuole paritarie "Statale e non statale devono avere uguali diritti", ha affermato il ministro Giannini e ".revisione di un contratto che è mortificante. Non solo
perché pagato poco ma anche perché non ha meccanismi premiali". Non è un contratto che, vista la delicatezza e l'importanza del compito, ""premia il merito" e "valorizza la fascia di insegnanti che si impegnano, che si aggiornano o che sopperiscono a carenze". Occorre "più autonomia e responsabilità agli istituti per premiare i molti che fanno un lavoro straordinario che è rimasto in ombra". Nulla di nuovo sotto il cielo, ma ogni nuovo ministro che approda alla pubblica istruzione si sente in dovere
e in diritto di fare dichiarazioni ,a tutto campo, presentando come originali e nuove proposte, con la convinzione che ripetendo termini quali autonomia, merito, prima o poi si riuscirà ad imporli, a far passare
concretamente e definitivamente logiche clientelari, supersfruttamento, più precarietà e precarizzazione, sulla pelle di tutti i lavoratori, precari e non, ma anche sulla pelle delle future generazione con una scuola sempre più di classe,  invece di risolvere quelli che il ministro chiama carenze.

Per tutti questi motivi lo Slai Cobas per il sindacato di classe sostiene le iniziative di lotta dei precari della scuola e invita tutti i lavoratori della scuola a partecipare alla giornata nazionale di lotta e sciopero - già
indetto anche dallo Slai Cobas per il sindacato di classe - per tutto il personale della scuola dell' 11 aprile, perché fermarli è possibile e necessario!
Slai Cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale

11 aprile 2014
SCIOPERO DEI PRECARI DELLA SCUOLA
con Manifestazione a Roma
per l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola, docenti e ATA, e contro i progetti politici di smantellamento della scuola pubblica statale.

Processo Riva e soci, inizia il 19 giugno - operai ilva, lavoratori cimiteriali e i cittadini dei Tamburi parte civili .

Il giudice per udienze preliminari Vilma Gilli ha stabilito la data per la prima udienza Un maxiprocesso che, anche nei numeri, è un evento epocale per la città eternamente divisa tra lavoro e salute. A testimoniarlo c'è anche il numero mastodontico di parti offese individuate dalla Procura: tra abitanti del quartiere Tamburi, allevatori, mitilicoltori, operai, parenti dei lavoratori morti in fabbrica come Francesco Zaccaria e Claudio Marsella, associazioni ed enti istituzionali il numero di persone, fisiche o giuridiche, danneggiate dalle emissioni nocive della fabbrica. L'attuale Palazzo di giustizia di Taranto non ha aule in grado di accogliere un numero così elevato di persone e quindi dopo il vano tentativo di utilizzare l'ex aula bunker che ospitò i maxi processi alla mafia di Taranto a cavallo tra gli anni '80 e '90, il tribunale ionico ha dovuto cambiare strada individuando nella palestra che si trova nella caserma dei Vigili del fuoco, come luogo idoneo per celebrare le udienze".

La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori organizza la costituzione di parte civile di operai ilva-operai ditte appalto Ilva, lavoratori cimiteriali, cittadini dei tamburi in forma associata - sull'esempio del processo Eternit,
Vogliamo che operai e cittadini pesino durante tutto il processo, perchè Riva e gli altri responsabili paghino e i lavoratori e gli abitanti vengano risarciti.

Vogliamo con la presenza compatta di centinaia di operai Ilva, lavoratori cimiteriali, gente dei Tamburi, alle udienze che si terranno, far uscire
il processo dal chiuso delle aule giudiziarie e dalla delega alla magistratura (di cui non ci fidiamo) e far sentire in ogni momento il "fiato sul collo" a chi ha fatto ammalare e morire.

info Rete Taranto
bastamortesullavoro@gmail.com
- 3471102638 - o presso Slai cobas per il sindacato di classe  via Rintone, 22 Taranto

4 aprile - Ultima udienza per gli stupri e l'omicidio di Stato di Carmela



IL 4 APRILE IL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO - unica realtà delle donne che ha seguito fin dall'inizio questa scandalosa vicenda giudiziaria, al fianco dei familiari di Carmela - ORGANIZZA UN PRESIDIO AL TRIBUNALE. Che almeno questa volta siano presenti donne, compagne, femministe, che finora hanno risposto solo con un grave silenzio. 



Lettera del padre di Carmela:

"15 Aprile 2007 - 4 Aprile 2014 ULTIMA UDIENZA PER UN OMICIDIO DI STATO! CI SARA’ UN BARLUME DI GIUSTIZIA PER LA PICCOLA CARMELA?


Il prossimo 4 aprile presso il Tribunale di Taranto, lo stesso che per mesi è stato teatro della scatenata morbosità collettiva e mediatica sollevata dal caso Sarah Scazzi, si celebrerà l’ultima udienza del processo che vede imputati tre viscidi esseri che non hanno avuto nessuno scrupolo nel violentare una bambina di soli 13 anni e che non hanno mai mostrato alcun tipo di pentimento. Stavolta il silenzio regna sovrano, nessuna calca di persone a prenotare il biglietto di ingresso nell’aula, nessuna mastodontica macchina mediatica a riprendere le scene da utilizzare poi per infiniti quanto inutili talk show, ci saranno solo gli avvocati, uno degli imputati che come al solito approfitterà dell’occasione per sgranchirsi le gambe vista la sua condizione di arresti domiciliari (per aver rubacchiato qualcosa da qualche parte ovviamente, non certo per aver stuprato una bambina, quello in Italia non è poi così grave), e tutto il dolore e la rabbia della nostra famiglia da me rappresentato fisicamente in aula.
Si ascolterà l’ultimo teste da ascoltare, ci sarà la discussione finale e finalmente un verdetto, una sentenza che attendiamo da sette interminabili anni. Non mi faccio alcuna illusione, a “vincere” in aula comunque vada sarà la “verità processuale”, quella fatta di cavilli, di vizi procedurali, di stupide mancate notifiche nell’era dell’alta elettronica dove si rintraccia un cellulare nel deserto ma non si riesce a trovare un aereo sperduto con centinaia di vittime.
A perdere sarà come sempre la VERITA’ ASSOLUTA, il diritto di tutela e giustizia delle vittime,  l’assurdo modo di affrontare una vicenda così grave che ha visto una bambina di soli 13 anni prima abusata e violentata da SEI esseri dalle sembianze umane, poi UCCISA DA UNO STATO CHE ANZICHE’ RINCHIUDERE I SUOI AGUZZINI HA RINCHIUSO LEI IN UN ISTITUTO ALLONTANANDOLA DAI SUOI AFFETTI E IMBOTTENDOLA ARBITRARIAMENTE DI PSICOFARMACI e infine oltraggiata dalla “giustizia” che a distanza di sette lunghissimi anni ancora non ha punito i responsabili, e colmo dei colmi dopo la morte del PM titolare non ha ritenuto opportuno incaricare un nuovo PM definitivo bensì a rotazione si alternano sempre di nuovi e a questo proposito mi chiedo come fanno a studiarsi un fascicolo che occorre trasportare con un carrello in così poco tempo.
Gli unici risultati finora ottenuti, grazie anche alla malafede e incompetenza di chi ci ha accompagnato col compito di tutelarci in questa estenuante battaglia, sono una archiviazione nonostante flagranza, confessione e testimonianze, una grottesca messa alla prova nei confronti di due minorenni che ha di fatto addirittura estinto l’orripilante reato di cui si sono macchiati, sette anni di sofferenze, umiliazioni, senso di impotenza nelle aule di un Tribunale, e quant’altro, con la ciliegina sulla torta di una MIA IMPUTAZIONE  per aver “osato” indignarmi di un avvocato che in aula ha definito “prostituta” mia figlia e che il sistema giustizia italiano ha tradotto in DIFFAMAZIONE .
Aspetto con ansia, quel giorno, quando comunque proverò un terremoto di emozioni ascoltando la sentenza qualsiasi essa sia, ricordo a chi è chiamato ad emetterla che non ho né sete di vendetta né soddisfazioni da togliermi, né tantomeno qualsiasi risarcimento che possa colmare una milionesima parte di quanto perso per colpa di un sistema, di uno stato, di una giustizia e di una umanità sempre più allo sbando.
Per me  non sarà un punto di arrivo, al contrario, messa da parte per un attimo la mia reazione del momento, in attesa di un prevedibile appello, sarà il punto di partenza per ricominciare ad urlare ancora piu’ forte di prima affinche’ vengano messe sotto processo le responsabilità delle istituzioni che tutte insieme scriteriatamente e senza alcuna coscienza hanno di fatto spinto la mia bambina da quel maledettissimo settimo piano".
PER INFO E CHIARIMENTI 3884340738
https://www.facebook.com/groups/giustiziapercarmela/

Alfonso Frassanito

mercoledì 26 marzo 2014

IL PIANO DEL GOVERNO PER APPALTI PULIZIE SCUOLE VERGOGNOSO!

Il vergognoso piano del governo per la soluzione della vertenza dei lavoratori pulizie scuole statali è fin troppo chiaro nel suo attacco ai lavoratori.
Ieri a Roma al tavolo interministeriale il governo ha esposto la "soluzione" al problema che riguarda 24000 lavoratori in tutta Italia.
Il governo non è preoccupato del conflitto di interesse del ministro Poletti (ex presidente di Legacoop e autore del piano) con le cooperative che hanno vinto le gare al massimo ribasso del 60%.
Le gare truffa Consip rimangono, per ingrassare le ditte, il 50% dei lavoratori vengono dichiarati in esubero e saranno licenziati e "riqualificati"con la partecipazione a corsi obbligatori, per poi essere ricollocati sul mercato del lavoro
MA STIAMO SCHERZANDO! L'età media dei lavoratori è di 50 anni è sono fuori mercato già da parecchio.
Quelli poi che rimarranno in servizio lavoreranno a orario ridotto con diritti dimezzati, sotto ricatto delle ditte, di alcuni dirigenti scolastici e dei sindacati confederali che oggi firmano l'osceno accordo.

VERGOGNA! VERSO CHI GUADAGNA CIFRE STRATOSFERICHE QUESTO GOVERNO PARLA SOLTANTO, MENTRE I TAGLI LI FA SUBITO CONTRO CHI HA SALARI GIA' MISERI, CHE ORA SI RIDURRANNO A NON PIU' DI 300 EURO.

DOMANI ALLE ORE 10 I LAVORATORI SARANNO PRIMA AL COMUNE A PIAZZA CASTELLO E POI IN PREFETTURA PER AVERE NOTIZIE CERTE, E PORTARE SUBITO LA LORO PROTESTA.

FIORELLA MASCI RSA SLAI COBAS
PER INFO 3339199075

Tavolo Cementir a Roma: incontro senza risultati

Nessun reale passo avanti si è fatto ieri nel tavolo romano che si è concluso solo con l'impegno a promuovere un incontro tra l'amministratore delegato del gruppo, Francesco Caltagirone, Vendola e il Min. Federica Guidi, e con un atteggiamento di "attesa" delle decisioni che prenderà il consiglio di amministrazione della Cementire.
Quindi di fatto la Cementir mantiene il piano di esuberi e di tendenziale dismissione dello stabilimento di Taranto.
Nell'incontro, a cui hanno partecipato anche l'ass. al lavoro regionale, Caroli, e il presidente dell'Autorità portuale, Prete, significativa è stata la smentita di quest'ultimo su quanto sostenuto dalla Cementir a ragione della sua "crisi": "le decisioni della Cementir - ha detto Prete - non dipendono da alcuna limitazione nell'uso delle aree portuali... è l'azienda che non sta facendo alcuna movimentazione". Così come è emerso ancora una volta che l'azienda non intende fare investimenti per l'ammodernamento dell'altoforno, per rendere lo stabilimento sostenibile dal punto di vista ambientale, nonostante che Caroli abbia detto che la "Regione è disposta a cofinanziare non solo investimenti ma la formazione...".
E non è affatto un problema di mancanza di soldi (vedi la notizia che segue), ma della volontà di chiudere qui per andare lì dove si fanno più profitti.

E mentre la Cementir afferma che non può tirare fuori 164 milioni (anche meno, visto il cofinanziamento da parte della Regione) per attività di ammodernamento; mentre quindi tanti operai vivono con la mannaia di essere licenziati, di vedere a Taranto chiudere la fabbrica - che da stabilimento inquinante diventerebbe una bomba ecologica abbandonata, come tante altre aziende della zona - la stessa Cementir fa scalate in borsa:

"BOOM PIAZZA AFFARI. Pioggia di acquisti ieri in Borsa sul titolo Cementir, che a poco meno di due ore dalla chiusura delle contrattazione metteva in cassaforte ben 4 punti percentuali. La raffica di acquisti è stata innescata anche da indiscrezioni della stampa specializzata apparse ieri, secondo cui la società cementifera starebbe studiando la possibilità di procedere a una ipotesi di ristrutturazione di debiti per complessivi 920 euro in scadenza a metà 2015. L'obiettivo di Cementir sarebbe quello di rinnovare solo metà della linea di credito, allungando la scadenza al 2019. Le "idee" di Cementir sulla ristrutturazione del debito sembra quindi piacere al mercato". (da TarantoOggi)

ULTIMA COSA: oggi la Cgil, per bocca del segretario della Fillea di Taranto, Antonio Stasi, alza alte grida contro la fumosità della Cementir, chiedendo chiarezza sulle sue posizioni e le prospettive industriali per Taranto. Ma Stasi si dimentica che la Cgil, come gli altri sindacati confederali, ha firmato neanche pochi mesi fa l'accordo del 19 settembre 2013, sugli esuberi e cassintegrazione?

Lavoratori de L'Ancora protestano a Palazzo di città

Sono i 30 lavoratori che da oltre un anno e mezzo vengono utilizzati per la pulizia delle spiagge, lavori di facchinaggio, ultimamente con brevi proroga da un mese a un altro mese.
BASTA CON LA PRECARIETA'. BASTA CON ORARI DI LAVORO E SALARI AL DI SOTTO DI NORMATIVE E CONTRATTI!

Il Comune ogni volta sembra che quasi faccia un elemosina nell'affidare questi lavori, come se fosse un compito non dovuto da questa Amministrazione e che lo fa solo per il "buon cuore".
Noi sospettiamo (ed è più che un sospetto, una certezza) che il Comune faccia fare lavori necessari - che gli toccano (come la pulizia delle spiagge) che dovrebbero essere fatti con continuità e molto meglio - a pochissimi costi, sfruttando la necessità di lavoro e di reddito dei lavoratori. Ma si dovrebbe vergognare!

martedì 25 marzo 2014

Fermata all'Ilva: Riva fa profitti anche non facendo la manutenzione ordinaria e gli operai devono stare in CdS.

altoforno 4

Un guasto elettrico alle due centrali termoelettriche, chiamate CET 2 (in funzione dal 1975) e CET 3 (in funzione dal 1996) dell'Ilva ha portato a bloccare prima l'Altoforno 5 (il più grande d’Europa e dal quale dipende il 40-45% della produzione dell’Ilva), poi da questa mattina l'AFO 2 ed AFO 4, per 24 ore di fermo.Contemporaneamente è stato fermato per 4-5 giorni anche il treno nastri 1 (TNA 1) e una delle due acciaierie. 
La conseguenza per gli operai è che 225, la maggiorparte del TNA1 devono starsene a casa o in ferie forzate o in contratto di solidarietà.

"Entrando nel dettaglio, l’impianto CET 2, della potenza elettrica complessiva di circa 480 MW, produce energia elettrica e vapore utilizzando come combustibili i gas coke, gas AFO 2 e gas LDG3. L’impianto CET 3, della potenza elettrica complessiva di 564 MW, produce energia elettrica che viene immessa nella Rete di Trasmissione Nazionale alla tensione di 220 kV. L’impianto CET3 fornisce vapore allo stabilimento siderurgico a 2,0 MPa. - da Gianmario Leone (TarantoOggi).

Ora, da questo black out, al di là della sua entità, emergono due questioni, queste sì gravi: 
Una, che a parte la messa in sicurezza delle prescrizioni AIA degli impianti inquinanti e che continuano ad inquinare, è evidente che tutti gli impianti, tutta la fabbrica è a rischio, e che i profitti di Riva si sono gonfiati e si gonfiano tuttora anche per il taglio dei costi della stessa manutenzione ordinaria. Si rischia la vita, soprattutto dentro la fabbrica, anche per un semplice guasto, perchè gli impianti sono vecchi. Lo stesso Ronchi (alla buon ora) se n'è accorto affermando che una parte dei fondi destinati al risanamento deve essere utilizzata per lavori di manutenzione. Ma - aggiunge - i soldi non bastano nè per l'Aia nè per questi lavori. 
Allora?! I soldi dei Riva devono essere sequestrati e usati subito. Non è possibile (o meglio, è purtroppo possibilissimo in uno Stato al servizio del capitale) che da un lato si fanno i sequestri e dall'altro lo Stato restituisce i soldi ai Riva! Questo va impedito in ogni modo!

Seconda questione. Come avevamo denunciato i contratti di solidarietà sono diventati la normale risposta dell'azienda ad ogni problema, grande o piccolo che sia. Sono stati chiesti, per la ridotta produzione causa i lavori da fare per l'AIA; poi per problemi di difficoltà di mercato... ma poi, si usano anche per fermate di 4 giorni per una manutenzione non fatta per colpa dell'azienda. 
Questo si chiama truffa, ma questo si chiama anche scaricare più di prima sempre e comunque sugli operai, sui loro stipendi, ogni problema dell'azienda, che in questa maniera recupera anche i 4 giorni di perdita facendo pagare allo Stato e agli operai i danni. Vale a dire chi è colpevole non solo non subisce niente ma neanche caccia soldi propri...
In questa maniera è scontato che i contratti di solidarietà, o comunque il ricorso agli ammortizzatori sociali non finirà mai, diventerà un fatto endemico. Un uso illegale.
Ma i sindacati nulla, chiaramente, eccepiscono, stanno solo a contare, a gestire i numeri di esuberi.
Lì dove un sindacato, minimamente tale, dovrebbe dire "NO, che sia l'azienda a "piangersi" queste fermate"