mercoledì 23 aprile 2014

I padroni vogliono l'acciaio dell'Ilva ma non vogliono metterci i soldi. Sono preoccupati, vedi Marcegaglia, per il fatto che dovrebbero comprare a prezzi più alti dall'estero, ma i loro soldi se li vogliono tenere stretti; vogliono la fabbrica quasi gratis come fu nel '95 per Riva. Figurarsi se questi padroni vorranno metterci miliardi necessari per il risanamento.

(Dal Corriere del Mezzogiorno) - "A tre settimane di distanza, la «chiamata alle armi » del gruppo Marcegaglia per salvare l’acciaio italiano dell’Ilva non ha ricevuto risposte....Insomma, ulteriori «chiamate alle armi» a cui, però, non corrispondono risposte e capitali...
Per proseguire nel tentativo di rilancio e di risanamento ambientale dell’Ilva di Taranto occorrono all’incirca 4,5 miliardi... Chi metterà i soldi, visto che agli azionisti — la famiglia Riva — è stata tolta la gestione? Allo stato attuale l’ipotesi più probabile è che i 4,5 miliardi necessari possano essere così reperiti: un terzo attraverso un aumento di capitale; un terzo dalle banche creditrici; l’ulteriore terzo generato dalla stessa Ilva.

Il punto chiave è il primo: le banche creditrici (da Intesa Sanpaolo a UniCredit fino a Banco Popolare), per finanziare l’operazione chiedono chiarezza su chi parteciperà all’aumento di capitale.,,,
Marcegaglia compra da Ilva quasi 1,5 milioni di tonnellate di coils all’anno su un fabbisogno di 4,5 milioni e l’anno scorso, a causa delle difficoltà dello stabilimento tarantino, ha dovuto rinunciare a circa 500 mila tonnellate, acquistate poi da altri partner esteri. Temendo che la situazione possa ripetersi anche nel 2014, a inizio aprile il presidente e ad Antonio Marcegaglia—di concerto con la sorella e vicepresidente Emma, oggi anche numero uno dell’Eni — lanciò dalle colonne del Sole 24 Ore la «chiamata alle armi» per salvare l’acciaio italiano dell’Ilva..."

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