martedì 27 maggio 2014

Dall'Associazione Italiana Esposti Amianto sulla sentenza ai Taranto contro l'Ilva per i morti da amianto... ma si continua a morire

...abbiamo ottenuto un po' di giustizia.
 E' arrivata, anche,  la condanna in primo grado per i responsabili imputati dell'ILVA di Taranto per morti da amianto.
Negli anni dell’industrializzazione selvaggia di Taranto si è badato unicamente a compiere il più grande dissesto della storia italiana a discapito  dell’ambiente, di ogni forma di vita e della vita umana.
Inizierà il 19 giugno a Taranto sempre contro ILVA, il più grande processo inerente il lavoro e l'ambiente che si sia mai celebrato in Italia questa volta anche per disastro doloso.
Il giudice monocratico di Taranto, Simone Orazio, ha riconosciuto il nesso di causalità tra il decesso e l’esposizione al pericoloso cancerogeno. I dirigenti Ilva per quasi quarant’anni, hanno costretto i lavoratori a lavorare senza essere avvertiti dei rischi e pericoli e senza dispositivi di protezione individuali e collettivi. I lavoratori dunque hanno inalato le micidiali fibre dell’asbesto, molti dei quali hanno contratto il mesotelioma pleurico e altri tumori.
Il Tribunale ha anche riconosciuto un risarcimento (da liquidarsi in separata sede) nei confronti delle parti civili: Fiom Cgil, Uil, l’AIEA,  i familiari di alcune vittime,  ma soprattutto è da mettere in risalto le provvisionali riconosciute all’INAIL, da 100.000 a 140.000 euro per vittima (oltre 3.500.000 euro).
L’INAIL è stata risarcita, ma c’è da chiedersi:
ha fatto tutto quanto in suo potere per prevenire le malattie e le morti da amianto nello stabilimento ILVA”?
L’INAIL, che in gran parte delle situazioni territoriali ostacola il giusto riconoscimento delle malattie professionali, anche nei casi di mesotelioma pleurici, rilevandosi essere sempre più un'assicurazione come qualsiasi altra, ben lungi dall'essere "sociale, con l’accorpamento dell’ISPESL ha ruolo istituzionale primario nella prevenzione della sicurezza dei posti di lavoro e nella prevenzione sanitaria.
I medici dell’INAIL sono tenuti anche loro a rispettare le norme di deontologia professionale; debbono valutare ogni singolo caso di Malattia Professionale;  debbono applicare correttamente i parametri delle tabelle per la  valutazione del grado di inabilità.
Le vittime, ed i loro familiari in caso di decesso, non debbono essere costretti ad adire le vie legali per ottenere il giusto risarcimento.

Ci aspettiamo che, almeno, d’ora in avanti, ogni caso di mesotelioma accertato, indipendentemente dalla conoscenza della fonte di esposizione, che all’origine è sempre lavorativa, venga giustamente riconosciuto e risarcito.

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