giovedì 22 maggio 2014

Operai Ilva, non cadere nella nuova spirale ricattatoria aziendalista

Gli ultimi giorni tornano a far esplodere in maniera clamorosa la vicenda Ilva, mettendo in discussione lavoro e salario degli operai dello stabilimento, mentre siamo già ben oltre per quanto riguarda le imprese dell'indotto.
Dalle notizie stampa, che andrebbero commentate una ad una, un dato a noi sembra certo: i padroni dell'acciaio vogliono scendere in campo al fianco di Riva per prendersi nella mani lo stabilimento, procedere a ristrutturazione e tagli per ridurre i costi e salvaguardare i profitti, presenti, passati e futuri. E questo lo vogliono fare, ricattando lo stesso governo e mettendo in mora di fatto le Aie e le bonifiche.
Quindi i padroni dell'acciaio sono e restano i nemici principali in questa fabbrica e tornano a fare il gioco sporco di cercare di raccogliere sindacati e operai al loro fianco alimentando i ricatti.
Gli operai non devono assolutamente cadere in questa nuova spirale, peraltro accesa dal venire al dunque dei processi, quello sull'amianto che si conclude domani e la “madre di tutti i processi” quello del 19 giugno.
Noi torniamo a dire forte e chiaro ai lavoratori che la lotta per difendere lavoro e salute si fa contro i padroni e non con i padroni, contro i sindacati al servizio dei padroni e non coi sindacati al servizio dei padroni.
Noi rifiuteremo qualsiasi iniziativa promossa da chiunque che vada in direzione opposta a questa linea e ai reali interessi degli operai.
MA QUESTO NON VUOL DIRE CHE GLI OPERAI SE NE DEVONO STARE FERMI, affidarsi a Bondi come parti del sindacato dicono, affidarsi a questo Stato e a questo governo come altri dicono, affidarsi alla Magistratura come sostiene il mondo dell'ambientalismo.
Sono vie perdenti e disastrose! Lo Slai cobas da tempo ne sostiene un'altra, quella della lotta di operai e masse popolari della città, attraverso il blocco della fabbrica e della città, per rivendicare nell'emergenza un 'decreto operaio' che sancisca anche per legge:
- che nessun operaio dell'Ilva e dell'indotto venga licenziato,
- che il salario sia garantito anche attraverso il pieno utilizzo dei lavoratori nelle operazioni di bonifica e ambientalizzazione della fabbrica,
- che la sicurezza e le condizioni di lavoro vengano garantite anche in una situazione complessa come quella attuale di produzione e ambientalizzazione, attraverso un rafforzamento dei poteri di controllo in fabbrica con una postazione ispettiva permanente, con una modifica e un aumento dei poteri degli RLS liberamente eletti fuori dalle liste sindacali,
- che venga presa una misura di emergenza di prepensionamento massiccio dei lavoratori connessa sia alla condizione siderurgica sia alla tutela della salute in una situazione già documentata che richiede comunque una minore permanenza degli operai sugli impianti e degli anni di permanenza degli operai nello stabilimento: riduzione di orario a parità di paga e 20/25 anni bastano sono la risposta urgente e necessaria alla situazione.

Sul piano cittadino gli operai devono essere i primi a rivendicare l'effettiva bonifica del quartiere Tamburi, del cimitero e di tutte le parti del territorio seriamente danneggiate. I soldi messi sono pochi e i lavori sono a zero. Ci vogliono molti più soldi, presi dai Riva e integrati dallo Stato; ci vogliono tempi più rapidi che richiedono la messa al lavoro di almeno un migliaio di disoccupati per unire bonifiche e lavoro.

Ripetiamo, questa è una battaglia comune di operai e cittadini che va collegata alle iniziative già in corso del rischio sanitario e dell'emergenza salute attivate dal Comitato liberi e pensanti.     

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