sabato 5 luglio 2014

Una utile discussione sull'Ilva e le "soluzioni" tra operaio Ilva e un compagno di Proletari comunisti

D - Visto che si parla di acquisizione dell'Ilva da parte di indiani o cordate italiane, non sarebbe meglio invece che l'Ilva venisse presa dallo Stato, che dovrebbe usare gli utili dell'azienda per: pagare gli stipendi, per l'acquisto di materie prime e altro per l'attività produttiva; il restante “profitto”, essendo l'azienda statale, non sarebbe gravato di tasse, sarebbe tutto in mano allo Stato e quindi ne potrebbero beneficiare i cittadini.

R - Quello che tu dici dovrebbe valere per tutte le fabbriche italiane, sia se sono in difficoltà, come l'Ilva, sia se non lo sono, e questa della nazionalizzazione di tutte le industria è effettivamente uno dei primi provvedimenti che un governo dovrebbe prendere se però fosse espressione degli operai, dei cittadini.
Ma attualmente non c'è un governo di questo genere, e quindi non ci sono le condizioni né nazionali né internazionali per la nazionalizzazione.
La linea generale che c'è nell'Europa dei padroni e nel mercato mondiale non è quella delle nazionalizzazione ma piuttosto quella di privatizzare le industrie statali o, come avviene in altri casi, di socializzare le perdite e privatizzare i profitti. E per impedire che le cose vadano in altra direzione esistono normative europee, recepite dall'Italia, che sostanzialmente lo vietano: uno esempio recente è quello dell'Alitalia che era statale, poi l'hanno data alla cordata di industriali, tra cui Riva, ma siccome non si è ripresa, non se l'è ripresa lo Stato, ma hanno cercato disperatamente un nuovo acquirente.

Non ci sono né le leggi, né la volontà del governo o dei partiti del parlamento di procedere ad una nazionalizzazione dell'Ilva. Il massimo che il governo vuole fare è aiutare Riva, e questo potrà avvenire solo con l'ingresso di multinazionali straniere (l'indiana Arcelor Mittal, la più probabile) accompagnato da qualche industriale italiano, Arvedi, Marcegaglia, interessati però ad una parte degli stabilimenti ilva, quelli di Genova e Novi Ligure.
Ancor prima dell'Ilva ci sono state altre grandi industrie in crisi, la Fiat, prima dell'era Marchionne, la Lucchine, la Zanussi, la Electrolux, e nessuna è stata nazionalizzata.

D - Ma quelle erano tutte aziende già private, mentre l'ilva è nata come impresa statale...

R - Ma questo è utile per la storia della fabbrica non per la soluzione. La nazionalizzazione non è una soluzione sul campo.
Poi non è vero che l'industria di Stato funziona nell'interesse dei lavoratori, dei cittadini, che socializza la parte dei profitti, basta vedere l'Eni.
L'industria di Stato, come l'industria privata, ha l'obiettivo di fare profitti, altrimenti fallisce e chiude e i profitti si fanno nel mercato mondiale, vincendo la concorrenza sul mercato dell'acciaio, si fanno tagliando i costi della sicurezza, riducendo la mano d'opera, aumentando la produttività, ecc., esattamente come le altre siderurgie nel mondo. Queste d'altra parte sono le leggi che lo Stato fa funzionare nelle poste, nei trasporti, dove sta procedendo a taglio dei costi, peggioramento delle condizioni di lavoro; fermo restando che la politica dello Stato è di privatizzare le poste, i trasporti, come la sanità, la scuola... arriverà a privatizzare anche l'aria. Altro che nazionalizzazione, si può dire che stanno facendo diventare lo Stato privato.
Questo vuol dire che se vuoi che lo Stato si prenda l'Ilva e faccia quello che tu dici, devi rovesciare questi governi, devi mettere un nuovo potere, perchè l'attuale potere fa l'opposto.

Attualmente la classe che gestisce lo Stato lo gestisce in termini privati.
Per di più in un paese con il debito pubblico così alto non potrebbe mettere i soldi
per fare la concorrenza agli indiani, cinesi.
Stiamo vedendo che in Europa la contesa è quasi persa nel campo della siderurgia. Anche i padroni tedeschi sono interessati alla produzione dell'Ilva. Oggi hanno ripreso le dichiarazioni fatte dalla super banca svizzera, l'UBS, secondo cui gli industriali europei hanno interesse che l'Ilva chiuda, perchè i cinesi, gli americani, ci stanno premendo sul mercato mondiale, perchè in Europa abbiamo una capacità produttiva più alta di quella che riusciamo vendere, e quindi dobbiamo ridurre altrimenti l'acciaio che produciamo non riusciamo a venderlo sul piano internazionale e falliamo. Dice l'Ubs: l'Ilva è in crisi, deve essere ammodernata, messa a norma, ma la nostra eccedenza produttiva è pari alla produzione dell'Ilva, quindi chiudiamo l'Ilva e abbiamo risolto il problema. Se c'è da dare soldi per ricollocare i lavoratori, va bene, ma non soldi per salvare l'Ilva, la cui chiusura salva tutti noi.

Quindi, sul tappeto non c'è la nazionalizzazione dell'Ilva, ma la sua chiusura o acquisizione, ma chi la acquisisce deve fare una guerra nei confronti delle altre industrie e quindi nell'Ilva vuole metterci pochi soldi, deve essere un affare, come lo fu per Riva nel 1995.

D - Le cose che dice l'UBS hanno peso per l'Europa e il governo italiano?

R – l'UBS ha i capitali di tutti e parla a nome dei capitalisti europei, e questi stanno dicendo, è bene che l'Ilva chiuda, perchè così noi vendiamo.
I Liberi e pensanti, gli ambientalisti saranno "contenti" della soluzione UBS, l'Usb farà causa perchè l'ilva doveva essere nazionalizzata e gli operai ripeteranno stupidaggini diffuse in fabbrica...
Gli operai se dicono “nazionalizzazione”, devono anche dire: potere operaio, occupazione delle fabbriche, instaurazione di un nuovo governo che al primo punto mette questo.

La nazionalizzazione non è un ideale ma un obiettivo preciso, un programma che per ottenerlo devi fare la guerra ai padroni, ai loro governi, a questo Stato. Se gli operai non fanno la guerra, sono chiacchiere da bar. 

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