giovedì 11 settembre 2014

Finale Istanza di trasferimento processo Ilva (le altre parti pubblicate il 6, 8, 9, 10 settembre)

Dall'Istanza

"..."Questa istanza non è un atto difensivo a beneficio delle parti che la sottoscrivono. E' il processo a domandare tutela..."

Questo finale è degno di un arringa di un "azzecca garbugli": "Signori giudici! Non è a beneficio dei Riva - o no - ma della Giustizia!!
Ma nello stesso tempo è sintomatico: il sistema del capitale, la borghesia, sempre chiama "giustizia" ciò che lo è per sè stessa (e spesso crede veramente che questa è la sola che valga la pena di essere chiamata "giustizia"); "giustizia" sarebbe riconoscere un "equo processo" fatto al riparo dalle vittime degli imputati e dal luogo dei reati - come se un assassino chiedesse di essere processato lontano dalle sue vittime, da testimoni, o come dire che nessun processo di mafia si deve fare in Sicilia, il processo per la strage degli operai Thyssen non si doveva fare a Torino, e via dicendo; così tutti i processi si dovrebbero fare a Bolzano...?; "giustizia" è riconoscere l'"alto valore sociale" del loro sporco profitto privato, per il conseguimento del quale non ci si ferma di fronte al più barbaro sfruttamento e a calpestare salute, vite; "giustizia" sarebbe un processo che metta sullo stesso piano chi ha provocato disastri e morti e chi ne è vittima; "giustizia" sarebbe ancora una volta subordinare tutta una città ai voleri dei Riva...

Continua l'Istanza

"...Ove non trasferito il presente rapporto giurisdizionale sarà suo malgrado destinato a divenire ciò che è: strumento involontario del processo storico locale che lo assorbe, lo incalza, lo coinvolge in modo totalizzante; che preme verso una rivoluzionaria riconfigurazione dell'assetto socioeconomico locale, verso il riassorbimento di un sofferto schema eteronomo.
Là dove - dicono i Magistrati - l'azione politico-amministrativa non è potuta efficacemente giungere, o comunque non ha assolto alle aspettative sociali.
Là dove quelle aspettative sono addirittura evocate e spronate dai Magistrati stessi...
Là dove i Legali Rappresentanti degli Enti locali sono per tale ragione invitati dall'Autorità giudiziaria a esercitare i poteri extra ordinem... Là dove gli Esponenti delle Istituzioni locali sono poi criticati fuori dal processo e imputati nel processo; e intanto chiedono la cacciata degli imprenditori privati e l'applicazione territoriale di regimi di disciplina e di finanza pubblica emergenziale; oppure sollecitano l'occupazione del Municipio da parte dei lavoratori terrorizzati.
Là dove le Istituzioni centrali - dicono ancora i Magistrati (giudicanti) - sono colpevoli d'un uso distorto dell'indirizzo politico e dello strumento normativo, in ipotesi teso a privilegiare l'impresa...; il tutto ai danno di un territorio che può essere difeso solamente dagli Organi giudiziari locali...
Là dove il coinvolgimento del territorio raggiunge tutti e ciascuno: il tessuto sociale della città, i lavoratori provenienti dalla Provincia, le Istituzioni locali, laiche ed ecclesiastiche; e le Autorità requirenti e giudicanti, che nulla potrebbero d'innanzi a un fenomeno di tale entità.
Là dove per il territorio non resta che il Terzo Potere (ma allora non è più terzo). 
A Taranto, per Taranto...". 

Non c'è che dire: il pathos (per parare interessi e fondo basso dei padroni Riva) c'è tutto!! Gli avvocati si aspetterebbero anche applausi e pacche sulle spalle (cosa da non escludere, si badi bene...
già nella prima udienza abbiamo sentito avvocati di parti civili giustificare l'istanza di trasferimento, facendo proprie le stesse motivazioni dei legali di Riva)
Ma entrando per un momento nel merito. Diciamo che gli avvocati di Riva la vedono, per noi e per i lavoratori e le masse popolari di Taranto, fin troppo bene. Se la realtà extraprocessuale e processuale fosse veramente come la descrivono loro, sarebbe positivo: addirittura si allude a una rivoluzione socioeconomica, che per noi è musica per le orecchie...; addirittura parlano del "tessuto sociale" come un "Terzo potere", che purtroppo non è, e che solo una vera rivoluzione proletaria che rovesci il potere economico, politico dei padroni, potrebbe attuarlo non come "terzo", ma "primo" potere.
Così la posizione descritta dei Magistrati e e delle Istituzioni locali purtroppo non corrisponde a quella che è in realtà. Basti pensare a come è iniziato il processo, con un GUP che rinvia al 16 settembre perchè potevano scadere i termini di custodia cautelare per 4 imputati e dopo pochi giorni libera gli stessi imputati; con una Cassazione che invece di pronunciarsi subito respingendo l'Istanza di trasferimento, si prende tempo fino al 7 ottobre, Basti pensare alle "vibranti denunce" delle Istituzioni locali (da Vendola al Sindaco di Taranto, gli stessi che sono tra gli imputati nel processo per complicità con l'attività criminale di Riva. Inoltre, possiamo rassicurare gli avvocati, questi esponenti non chiedono affatto "la cacciata degli imprenditori privati", ma al massimo in alcuni interventi "coloriti" - di cui vista la situazione non potevano farne a meno - la cacciata di Riva...  

Detto questo, siamo i primi ad auspicare e a lavorare perchè questo "terzo potere" costringa tutti, perlomeno a dare giustizia. Ma appunto per questo il processo è a Taranto che si deve fare!
Ma questa "arringa" dice anche il timore che i padroni hanno della presenza, voci, orecchie, corpi, mani, dei lavoratori, delle masse popolari, della città che non si rassegna. Questa arringa allora la dovrebbero leggere soprattutto quelle forze, quegli esponenti dei movimenti, che, con una "fiducia" verso la magistratura, delegando il processo agli addetti, finora hanno assunto la linea di "lasciar in pace il manovratore", giustificando questa suicida posizione col discorso di non cadere nella "trappola-ricatto" dei Riva, cadendoci invece con tutte e due le gambe; quelle forze e movimenti che finora non vogliono chiamare i lavoratori e le masse a venire al tribunale, diventando anch'essi parte di quella schiera che vuole la condanna di chi inquina ma non vuole la rabbia, la lotta vera delle masse popolari.  

Dall'Istanza in conclusione

"...L'analisi dell'errore giuridico e della ripetuta abnormità non avrebbe alcun valore conoscitivo, se non fosse previamente conoscibile e conosciuto un radicale e totalizzante coinvolgimento esogeno. Ma quest'ultimo sussiste ed è conoscibile, è grave, e ineliminabile, supera ogni concepibile soglia quantitativa "di tolleranza" o "di sistema" e porta con sè una non contrastabile ed endemica potenza condizionante: il fenomeno analizzato è semplice, unico, irripetibile, siccome rideterminato dal compiersi di un processo storico che preme verso la radicale riconfigurazione delle variabili socioeconomiche locali... (qui) interessa la concatenazione degli eventi, la durezza delle conseguenze, l'incalzare di un pericolo per la sopravvivenza dell'impresa e del gruppo... 
... La pervasività del coinvolgimento ad ogni livello e per ciascuno dei settori scrutinati, la dimensione totalizzante del fenomeno e la pressione ambientale verso la chiusura dello stabilimento...la circostanza che il processo sia colto e atteso dall'ambiente come la risposta definitivamente sanzionatoria destinata a determinare la irreversibile eliminazione del fattore (lo stabilimento) che per decenni e decenni ha condizionato la vita della città, trasferendo così nel giudice aspettative catartiche del tutto estranee alla funzione del processo penale, costituiscono elementi non controvertibili circa la sussistenza di quel pericolo che codesta Suprema Corte di Cassazione ha individuato come estremo fondante l'istituto della rimessione...
Per tutte le ragioni sinora esposte, i sottoscritti procuratori speciali chiedono la rimessione del processo... 

Come abbiamo detto in premessa, come si vede gli avvocati di Riva non hanno utilizzato soprattutto norme e codicilli, ma hanno utilizzato tutte le argomentazioni sociali, ogni manifestazione di protesta, di denuncia, di preoccupazione, hanno affrontato vari lati, compreso quello psicologico, per evidenziare il clima esistente in città dal 2012; hanno fatto man bassa delle stesse argomentazioni di denuncia sull'Ilva fatte in questi anni. 
Padron Riva e i suoi rappresentanti che finora hanno sempre sostenuto che l'Ilva non c'entrava nulla con i problemi di inquinamento, con le malattie e morti della città, fino a dire che la colpa era dei tarantini che per la loro collocazione geografica, non si sa perchè, fumavano troppo...; che per le morti operaie le hanno derubricate a "meri incidenti" che possono sempre succedere ("pensate - disse una volta Emilio Riva - l'Ilva è come un paese di 20mila abitanti; in quel paese non accadono normalmente incidenti... e allora..."); bene, ora Riva e i suoi rappresentanti dicono sì è vero questo legame stretto tra Ilva e la città esiste, sì il dominio del capitale, le mani del capitale sulla città ci sono state e sono pesanti... ma proprio per questo... non è questa città che ci deve giudicare...
confermando la protervia dei padroni che possono e devono fare tutto per i loro profitti e interessi e nessuno li deve ostacolare.

Ma in questa istanza gli avvocati dei padroni esprimono nello stesso tempo arroganza e paura. Sono arroganti nell'imporre come fatto "normale", "sistemico" la loro legge; ma hanno paura, paventano "il pericolo", lo ingigantiscono anche parlando di "processo storico". 
Bene. Che il processo possa servire per i lavoratori e le masse popolari, non solo di Taranto ma a livello nazionale, a rendere effettivamente concreto questo pericolo!

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