lunedì 22 settembre 2014

La ingiustizia per i pescatori indiani assassinati dai marò val bene le relazioni economico-politiche dei governi italiano e indiano

Fa bene Massimiliano Latorre, uno dei due marò ora a Taranto, a ringraziare con la lettera scritta l'altro giorno tutte le Istituzioni, il governo, i ministri Mogherini e Pinotti, perchè la sua venuta in Italia, come in generale viene trattata dal governo e dallo Stato italiano, tutta la vicenda dei marò (primo pensiero nelle dichiarazioni ufficiali dei Ministri, fino anche all'intervento di apertura della Fiera del Levante del Sindaco di Bari), è un chiaro esempio non di giustizia, ma di una grande ingiustizia al servizio degli interessi economico-politici dell'imperialismo italiano e dello Stato indiano.

Da un lato i forti interessi dell'Italia, sia quelli esistenti - vedi Finmeccanica - sia quelli futuri - vedi la possibile acquisizione degli stabilimenti siderurgici Ilva e Piombino da parte dei colossi indiani dell'acciaio, Mittal e Jindal, sia quelli commerciali e diplomatici per la presenza nel mercato mondiale; dall'altro l'interesse del nuovo governo indiano del fascista Modi ad una politica estera più ambiziosa, più vantaggiosa per l'India che porti maggiori business.
Come scriveva giorni fa il Corriere della Sera: "La correlazione fra l'interesse italiano a riportare a casa i marò e quello indiano di evitare inutili intoppi alla scalata verso il Consiglio di sicurezza, potrebbe aprire spazi paralleli per un negoziato serio", benchè - aggiunge - "L'Italia è vista dall'India come un paese simpatico ma non rilevante".

Per questi interessi, i pescatori uccisi e le loro famiglie non avranno giustizia e i due marò assassini forse ce li ritroveremo nelle future elezioni politiche in Italia in qualche lista fascista, e, comunque, nell'essere propaganda vivente dell'azione all'estero da imperialismo straccione dello Stato italiano.

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