giovedì 2 ottobre 2014

"Giovedì rosso" - FORMAZIONE OPERAIA - 3° PARTE - IL LATO PROGRESSIVO DEL LAVORO SALARIATO... LO STESSO CAPITALE COSTRUISCE I SUOI “BECCHINI”

Nella 2° parte abbiamo visto che l'operaio produce esso la ricchezza che però gli è estranea e nello stesso tempo produce il potere che lo domina, che gli è nemico, il capitale. Più si sviluppa la ricchezza, la società e più, relativamente, si impoverisce la condizione dell’operaio.
Quindi, salario e profitto stanno in rapporto inverso. “Il profitto sale nella misura in cui il salario diminuisce e diminuisce nella misura in cui il salario sale”; ma "per quanto il salario possa aumentare, il profitto del capitale aumenta in modo sproporzionatamente più rapido”.

Da "Lavoro salariato e capitale" di MARX
3° PARTE

Qui riprendiamo in maniera sintetica appunti sul salario che poi Marx ha sviluppato nel testo “Lavoro salariato e capitale”.

Il salario aumenta quando aumenta la domanda di lavoro" da parte dei capitalisti. Ma "questa domanda aumenta quando aumenta il capitale che il lavoro mette in moto, cioè quando aumenta il capitale produttivo”. Quindi “una condizione fondamentale dell’aumento del salario consiste nella crescita del capitale produttivo e in una sua crescita il più possibile rapida. Pertanto, per l’operaio la condizione fondamentale di una situazione passibile (di aumento del salario) sta dunque... nell’accrescere al massimo la potenza del suo nemico (il Capitale)”.
Ma “se il capitale cresce rapidamente, cresce in modo incomparabilmente più rapido la concorrenza fra gli operai” “perchè l’aumento del capitale porta: ad un lavoro su vasta scala, e quindi ad una nuova divisione del lavoro che lo semplifica ancora di più; poi all’introduzione di macchinari su vasta scala e all’introduzione di nuove macchine. Cioè, dunque, nella misura in cui cresce il capitale cresce la concorrenza tra gli operai, perchè la divisione del lavoro è semplificata ed ogni settore lavorativo diventa accessibile a chiunque”.
La crescita del capitale porta ad una crescita della parte di capitale convertita in macchinario, ad un accrescimento della riserva di materie prime (perchè si produce molto di più in meno tempo) e quindi della parte di capitale convertita in materie prime. Ma che succede a quella parte del capitale destinata al mantenimento dell’operaio, ad essere convertita in salario? “La parte del capitale produttivo destinata al salario non cresce nella stessa misura delle parti destinate al macchinario ed alle materie prime (anzi) cresce la sproporzione tra il capitale investito in materie prime e macchine e il capitale destinato al salario”. Quindi, questa parte si ridurrà sempre più rispetto alle altre due parti.
Perchè e che avviene? Investendo il capitale nei macchinari, il capitalista ora farà produrre l’operaio 3,4,5 volte più di prima, al posto dei 100 operai di prima ora ne ha bisogno solo di 50; licenzierà quindi 50 oppure i 100 operai “dovranno lavorare per lo stesso prezzo che veniva offerto prima a 50 lavoratori. C’è dunque sovrabbondanza di operai sul mercato”. Ma anche considerando che il capitalista sviluppa la produzione in modo tale da non licenziare o anzi assumere altri operai, questa produzione dovrà essere aumentata in “modo mostruoso... La sovraproduzione viene così accelerata e alla crisi seguente il numero dei disoccupati sale più che mai”.
Questa è una legge universale derivante dalla natura stessa del rapporto capitale-lavoro. “Di questa legge ... che trasforma persino la condizione più vantaggiosa per l’operaio - la crescita veloce del capitale produttivo - in una situazione svantaggiosa, i borghesi ne hanno fatto una legge naturale, mentre invece si tratta di una legge sociale... Essi non hanno capito che, nella crescita del capitale, è inclusa la crescita di questa contraddizione... La forza produttiva, in particolare la forza sociale degli operai stessi, non viene pagata loro, ma è addirittura diretta contro di loro”.

Da questa legge del capitale derivano delle assurdità:
Dal rapporto capitale-lavoro deriva che “il numero degli operai è sempre troppo elevato rispetto alla domanda di lavoro... (ma) a prescindere dall’assurdità che l’intera classe operaia non può decidere di non fare più figli, la loro situazione stessa li porta, al contrario, a trovare nel piacere sessuale, il principale piacere della vita e a svilupparlo unilateralmente. Dopo aver ridotta al minimo vitale l’esistenza degli operai, la borghesia pretende adesso di ridurre al minimo anche l’attività di riproduzione”.
Ma a parte l’assurdità, la stessa borghesia, per altro verso, vuole che si facciano figli per sostituire operai giovani (carne fresca) ad operai adulti e perchè ha sempre bisogno di un esercito operaio di riserva da usare come pressione/ricatto verso gli operai occupati, per abbassare loro il salario e peggiorare le condizioni di lavoro e i suoi diritti: “lo scopo fondamentale del borghese, nei confronti dell’operaio, sta proprio nell’avere la merce lavoro a basso prezzo, il che risulta possibile soltanto se la disponibilità di tale merce è notevole rispetto alla domanda della medesima...”.

Marx conclude lo scritto su “Lavoro salariato e capitale”, analizzando il lato progressivo del lavoro salario - Questa parte è importante contro tutte le teorie (reazionarie ma rivestite di un'aria di "sinistra") che contro le brutture del capitalismo sognano e propugnano di far girare indietro la ruota della storia.

Primo - ”... senza questi rapporti di produzione non si sarebbero potuti creare neppure i mezzi di produzione, gli strumenti materiali di liberazione del proletariato e di fondazione di una nuova società, nè il proletariato stesso avrebbe preso la strada dell’unione e dello sviluppo su cui può veramente rivoluzionare la vecchia società e se stesso”.
Secondo - “... ha abolito ogni patriarcalismo, in quanto contattare, comprare e vendere, è la sola relazione ed il rapporto monetario è il solo rapporto che rimane tra datore di lavoro e operai”.
Terzo - “l’apparenza sacrale di tutti i rapporti della vecchia società, soprattutto" - spirituali, culturali, ecc. usati per subordinare, opprimere, mantenere nell'ignoranza le masse - è caduta, in quanto essi hanno preso l’aspetto di puri rapporti monetari...”.
Quarto - “da quando il lavoro è stato ridotto a merce... tutti i lavoro fisici sono perciò diventati infinitamente facili e semplici per una futura organizzazione della società...”.
Quinto - “avendo constatato, attraverso la loro vendita universale, che possono staccarsi e separarsi da tutto, gli operai si sono liberati dalla subordinazione ad un rapporto determinato...”.

(CONTINUA AL PROSSIMO GIOVEDI')

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