mercoledì 15 ottobre 2014

Sentenza cambio tuta: un primo riconoscimento dalla magistratura, ma non basta. Lo slai cobas ricorrerà in appello - la demagogia dell'Usb

A fronte di uno dei tanti ricorsi presentati dallo Slai cobas contro l'accordo Ilva/sindacati confederali del dicembre 2011 per il riconoscimento del cambio-tuta come a tutti gli effetti orario di lavoro,vi è stata il 2 ottobre una sentenza del giudice Ciquera per uno degli operai Ilva slai cobas, che riconosce sì il principio che il "cambio-tuta" è orario di lavoro nonchè straordinario perchè va oltre le 8 ore, ma limita questo riconoscimento al tempo tra la prima timbratura e  la vestizione nello spogliatoio; riconoscendo pertanto per il passato 500 euro l'anno e quindi per 5 anni, 2500 euro; in più la sentenza condanna l'azienda anche al pagamento di tutte le spese legali. 

Certo è un primo riconoscimento. La sentenza dice quello che affermiamo noi da tempo, compreso il fatto che l'accordo Ilva/OO.SS. era illegale e una truffa/ricatto verso gli operai.
C'è anche da dire che questa sentenza è sicuramente un passo avanti rispetto a ricorsi e sentenze ridicole della Fiom (che prima ha firmato l'accordo di dicembre 2011 e poi fa i ricorsi...), che invece finora hanno riconosciuto per il passato solo 1750 euro (praticamente quanto l'Ilva ha dato agli operai che hanno firmato la liberatoria), con compensazione tra le parti delle spese legali (che in soldoni vuol dire che l'operaio da quei soldi deve togliere almeno un 300 euro per l'avvocato della Fiom).

MA A NOI E AGLI OPERAI CHE HANNO FATTO RICORSO CON LO SLAI COBAS - A DIFFERENZA DEI TONI ESAGERATI DEL COMUNICATO DELL'USB - QUESTA SENTENZA NON CI BASTA AFFATTO E FAREMO RICORSO.

Per noi, come stabilito da decine di altre sentenze a livello nazionale e da decisioni della Cassazione, all'Ilva deve essere riconosciuto come "orario di lavoro" a tutti gli effetti tutto il tempo che intercorre tra la prima timbratura alla portineria esterna e la timbratura sul reparto (e viceversa per l'uscita). Perchè ancora più di prima l'operaio una volta messa la tuta e i DPI è soggetto alla disciplina aziendale e quindi anche il tempo di attesa bus interni, di trasporto e arrivo nel reparto è parte dell'orario di lavoro.

PER QUESTO FAREMO OPPOSIZIONE ALLA SENTENZA DEL GIUDICE. 

L'USB, nel suo comunicato, fa grandi grida contro l'accordo di dicembre 2011 - un pò troppo in ritardo, visto che subito dopo l'accordo e per circa due anni non abbiamo sentito da Rizzo del Usb una parola contro di esso (sarà perchè allora stava nella Fiom, ma anche dopo...). E solo quando lo slai cobas (che già da prima dell'accordo aveva chiamato gli operai a fare i ricorsi e poi immediatamente dopo l'accordo li aveva avviati e presentato anche esposto in Procura per truffa ed estorsione per il ricatto della "liberatoria") ha informato che avrebbe fatto i ricorsi anche per gli operai che avevano firmato la liberatoria - perchè vi era stata nel frattempo una sentenza della Cassazione che ci dava ragione in questo senso - l'USB si è improvvisamente svegliata, fa "durissime accuse", come se l'accordo lo avessero fatto il giorno prima e senza, peraltro, unirsi allo slai cobas e riconoscere la battaglia dal 2010 fatta dallo slai cobas. 
E ora, per giunta, l'USB esalta esageratamente la sentenza del giudice Ciquera.  

PURTROPPO DI DEMAGOGHI E' PIENA LA STRADA. LI' DOVE IN UNA REALTA 'DIFFICILE COME L'ILVA CI VORREBBE MENO PERSONALISMO, MENO GRUPPETTARISMO, PIU' UMILTA' E UN LAVORO PIU' UNITARIO.

SLAI COBAS per il sindacato di classe - ILVA

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