venerdì 24 ottobre 2014

Un volantino all'Ilva dei Liberi e pensanti, in parte condivisibile in parte no

Pubblichiamo, di seguito, gran parte del volantino distribuito all'Ilva dal Comitato lavoratori cittadini liberi e pensanti. Siamo d'accordo nella denuncia di ciò che avviene in fabbrica e sulla critica alla linea passiva e di fatto complice dei sindacati confederali - a parte qualche dichiarazioni demagogica della Fiom; così come sulla critica alla "nazionalizzazione" - tutte cose da noi da molto tempo espresse. 


Mentre qualcosa c'è da dire sulle "soluzioni" indicate dai Liberi e pensanti.
Primo. parlano di "decreto salva operai", dicendo che nessuna confederazione sindacale o partito politico ha avuto la premura di formularne una bozza. Non dicono invece che da mesi lo Slai cobas per il sindacato di classe all'Ilva ha lanciato, unica organizzazione, questa proposta e ha eccome formulato una piattaforma di un "decreto operaio". Allora e fino ad ora nessuno, neanche i Liberi e pensanti, ha raccolto e si è unito a questa proposta. Ora i LP ne parlano come se fosse una loro "idea"; essi, anche nel volantino, sottolineano le divisioni tra i sindacati, ma nello stesso tempo anch'essi non praticano l'unità.
Nello stesso tempo, quando noi parliamo di "decreto operaio" non diciamo affatto che devono essere i sindacati confederali (che sono all'Ilva e a livello nazionale, il problema che hanno gli operai non certo la "soluzione"), nè tantomeno i partiti politici a "formulare la bozza", MA CHE DEVONO ESSERE GLI OPERAI ORGANIZZATI NEI COBAS ALL'ILVA A GESTIRE, DECIDERE,  E PORTARE AVANTI IN TUTTI I SENSI QUESTA BATTAGLIA! 
Il "decreto operaio" può essere solo frutto di una lotta vera, di scioperi e blocchi veri, di costrizione con la forza verso un governo che tra un pò farà solo e soltanto l'ennesimo decreto salva-Ilva e padroni.
Ma di questa lotta, dell'organizzazione in fabbrica degli operai, i Liberi e Pensanti, non parlano e anch'essi non fanno nulla in fabbrica, scambiando la critica ai sindacati confederali e a chi ora li scimmiotta con la stupida e deleteria idea che gli operai non avrebbero bisogno, in alternativa, di nessuna autorganizzazione sindacale di classe; così ciò che resta è la "delega" e il brutto clima preoccupato ma passivo che si respira tra gli operai. E gli operai dei Liberi e pensanti, dono anch'essi parte del "problema" all'Ilva. 
Secondo. E' sbagliatissimo chiedere che, come a Cornigliano, gli operai anche a Taranto vengano impiegati in lavori socialmente utili. Noi abbiamo nettamente attaccato questo accordo di Genova, che di fatto, per qualche soldo in più, consegna gli operai alla strada dei futuri licenziamenti. 
Gli operai all'Ilva non sono e non devono essere esuberi. Nei reparti in cui dovrebbero avvenire i lavori di risanamento, bonifiche, gli operai possono essere impiegati in questi lavori. 
A Taranto, noi abbiamo lottato anni fa per trasformare gli LSU in operai stabili; ora dovremmo fare il contrario?! E i disoccupati, neanche potrebbero avere un reddito per essere impiegati loro nei Lavori socialmente utili?
Non diciamo sciocchezze!

Dal volantino dei Liberi e Pensanti:
"Con la nuova riforma del lavoro si respira nuovamente aria di sciopero in Ilva. Uno sciopero di facciata (quello della Fiom) che si contrappone al solito imbarazzante silenzio di Fim e Uilm.
Il “nuovo che avanza” ne approfitta per inserire nella piattaforma di sciopero l'irrealizzabile nazionalizzazione.
Divisione netta insomma nel momento in cui uno dei diritti fondamentali dei lavoratori, l'art.18, viene definitivamente cancellato (già ampiamente modificato dalle riforme Biagi e Fornero).
Da non dimenticare il "demansionamento" dei lavoratori previsto con la nuova riforma, giá applicato con i contratti di solidarietá (vedere punti 9-10 dell'accordo) e sottoscritto in forma unitaria dalla triade...
Nessuna assemblea con i lavoratori per decidere il da farsi, solo una serie infinita di dichiarazioni in TV e sui giornali su paventate "occupazioni"di fabbrica a tutela del posto di lavoro e del salario... sempre più compromesso per il futuro.
Si continua con l'omettere il diritto fondamentale di ogni lavoratore e di ogni cittadino, ovvero quello di lavorare in una fabbrica sana.
Al contrario, siamo consapevoli che in Ilva tanti lavoratori si stanno ammalando ed è inquietante e vergognoso sapere, senza agire, che a Taranto I BAMBINI MUOIONO PREMATURAMENTE IL 21% IN PIU’ RISPETTO ALLA MEDIA. (FONTE ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITA’).
Non è cambiato niente dal periodo dei sequestri ad oggi, solo parole e tanta incertezza per il prossimo futuro!
La speranza di chi dovrebbe tutelare i lavoratori si chiama oggi "Arcelor Mittal", come se la vendita al gruppo franco-indiano sia la soluzione a tutti i nostri problemi. A nostro parere, invece, la nuova cordata tenderà ad eliminare proprio le quote acciaio di Ilva, senza preoccuparsi minimamente né di ambientalizzazione (improponibile per l'oneroso investimento) né di occupazione. Vorremmo sbagliarci ma la "carneficina" è più vicina di quanto sembri.
Centinaia di lavoratori sono stabilmente a casa da mesi (laminatoio a freddo e tubifici), in attesa di fantomatici "revamping" che mai verranno attuati.
Il 75%delle prescrizioni AIA sono state effettuate, ha dichiarato il commissario GNUDI qualche giorno fa, tra l'indifferenza generale della triade ma anche di chi ancora parla di "nazionalizzazione", come se lo Stato (che ricordiamo già gestisce l'Ilva), possa garantire un futuro diverso.
Intanto il tempo passa e noi lavoratori siamo ancora in condizioni di lavoro precarie dal punto di vista della sicurezza.
Qualche mese fa, in occasione della presentazione del "piano industriale", l'ex commissario Bondi dichiarò che in fabbrica (a Taranto, proprio da noi) sono presenti 1300 siti di amianto da bonificare per legge. Oggi non ne parla più nessuno!
A tal proposito il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ha depositato un esposto in Procura (l'ennesimo).
Nessuna confederazione sindacale o partito politico ha avuto la premura di formulare una bozza di "decreto salva operai", che preveda la chiusura dello stabilimento ed il reintegro dei lavoratori nelle BONIFICHE!
Perché non prevedere per Taranto, ad esempio, la stessa formula adottata a Cornigliano dove (grazie ad uno accordo tra Stato, Regione, Comune, sindacati, e azienda), i lavoratori vengono impegnati in lavori socialmente utili?
Siamo stati importanti per 60 anni per il PIL nazionale ed ora vogliono fare di noi ciò che vogliono.
Credere ad un futuro in fabbrica senza ESUBERI E DEMANSIONAMENTI é da folli!
Con la nuova riforma tutto questo sará piú SEMPLICE...
NON VOGLIAMO VEDER PERDERE NESSUN POSTO DI LAVORO.
VOGLIAMO TUTELARE LA NOSTRA SALUTE.
PRETENDIAMO CHIAREZZA E RISPETTO SENZA NESSUN COMPROMESSO.

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