mercoledì 26 novembre 2014

Mittal fa promesse sull'occupazione, ma pone condizioni e soprattutto conferma che le questioni ambientali, dentro e fuori l'Ilva, andrebbero a finire in una "bad company" - cioè non ci sarebbe risanamento. Vale a dire, conferma che è sempre il profitto al primo posto, sulla pelle e la vita degli operai e masse popolari.

Ilva, Mittal-Marcegaglia si fa avanti per acquisto - 30 giorni per rispondere

FULVIO COLUCCI
TARANTO - Arcelor Mittal e Marcegaglia si fanno avanti. Da ieri l’Ilva ha una cordata ufficialmente interessata a rilevare lo stabilimento siderurgico. La proposta d’acquisto, non vincolante, è giunta con una lettera sul tavolo del commissario straordinario Piero Gnudi. La missiva non contiene numeri, se non uno: trenta. Sono i giorni di tempo a disposizione dei vertici aziendali per accogliere o respingere le intenzioni della cordata composta dai franco-indiani, uno dei maggiori produttori d’acciaio al mondo e dagli italiani. Arcelor Mittal e Marcegaglia puntano a rilevare la fabbrica tarantina - il più grande stabilimento siderurgico europeo - e gli altri due impianti liguri di Cornigliano e Novi ancora di proprietà del Gruppo Riva, per quanto gestiti dal commissario straordinario dal 2013...

sulla lettera inviata a Gnudi da Arcelor Mittal e Marcegaglia. Se non ci sono numeri, tuttavia ci sarebbero impegni precisi per assolvere le condizioni poste dallo stesso Gnudi: mantenere la produzione e i livelli occupazionali; presentare, dopo il sì del commissario, il piano industriale e quello ambientale.

Secondo alcune fonti, i franco-indiani, confermerebbero gli 11mila posti di lavoro all’Ilva, a condizione di mantenere una produzione annua di almeno 8 milioni di tonnellate d’acciaio.

Nella missiva ci sarebbe anche un riferimento piuttosto stringente al nuovo corso in caso di acquisto: lo spacchettamento aziendale con la creazione di due soggetti: una new company nella quale far confluire lavoratori, impianti e attività industriali; una bad company per assorbire i contenziosi ambientali e i risarcimenti ad essi legati...

Restano, tuttavia, grandi nodi, pesanti incognite sulla trattativa: anzitutto le questioni inquinamento e salute dentro e fuori la fabbrica, con un processo per disastro ambientale incombente e una nuova inchiesta, secondo notizie giornalistiche. Poi il controllo dello Stato attraverso una quota azionaria di «vigilanza». Il governo vuole inserire nei nuovi assetti societari la Cassa depositi e prestiti con questo obiettivo, qualsiasi sia il compratore. Arvedi e Marcegaglia sono favorevoli; Mittal, invece, mostra più freddezza. 

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