venerdì 26 dicembre 2014

Decreto Ilva: "fumo", e peggioramento, per gli operai e la popolazione di Taranto, "arrosto" per i padroni... con i soldi pubblici.

Renzi manda il suo inequivocabile messaggio agli operai Ilva e alla popolazione di Taranto
Si tratta di un "decreto" che di fatto non è neanche un decreto ma una sorta di "dichiarazione di intenti a cui dovrebbero seguire disposizioni legislative vere e proprie; la sostanza sta, però, nelle dichiarazioni di Renzi e soprattutto nei passi concreti che comunque faranno, questi sì pericolosi.
In alcuni aspetti nella sua stesura questo decreto non aggiunge nulla a quanto già in corso in termini di misure e di fondi disponibili, mentre nella sostanza peggiora la situazione in termini di tempi e soprattutto di interventi su salute e lavoro.

Per lo sviluppo, riqualificazione dell'area Taranto viene istituito l'ennesimo Tavolo istituzionale; lì dove sappiamo bene quanto nulla anche nel recente passato abbiano prodotto in termini di interventi effettivi e utili questi Tavoli.
Sul fronte bonifiche, non si aggiunge nulla a ciò che (lo stesso decreto lo scrive) è già "all'opera" da parte del commissario per le bonifiche, e non ci voleva certo un decreto per ricordarlo. Ma in realtà qualcosa fa questo decreto e in peggio. Invece di andare nettamente più avanti nei lavori da realizzare, nei fondi da impegnare, nei tempi urgenti del programma di interventi, con questo decreto di fatto è come se si riparte da zero, si va indietro, portando come minimo ad un allungamento infinito dei tempi; l'aggiunta poi di alcune parole "adeguato livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente", "mitigare le relative criticità", mostrano che in realtà è decisamente poco quello che si intende fare. 
Sul Porto, la vaghezza del "decreto" sembra fatta apposta, in essa ci entra eccome, sia pur dalla finestra, "Tempa Rossa", e su questo la formula introdotta di una sorta di "silenzio-assenso" da parte delle Istituzioni locali serve per scavalcare qualsiasi parere contrario.
fondi per il porto e i beni culturali erano già stati stanziati e sono insufficienti e il loro utilizzo non dà alcuna garanzia di ricaduta occupazionale, ambientale, turistico sulla città.
Esso dà mano libera a commissari vari per non osservare norme, comprese quelle di sicurezza nel lavoro, e li mette a riparo dalle conseguenze giudiziarie del loro operato. Questo per l'Ilva è una
licenza di infortunare, licenza di malattie professionali, licenza di uccidere.
Sull'Arsenale, anche qui si va decisamente indietro. Tutte le aree occupate restano dell'Arsenale. Quindi viene azzerata ogni previsione di restituzione alla città anche di una parte di queste aree. E sotto l'ipocrito progetto di valorizzazione culturale e turistica (?) dell'Arsenale, di fatto con questo decreto si punta ad incrementare la sua funzione militare-bellica (non è un caso la presenza nel Tavolo istituzionale della Ministra delle Difesa).

ILVA
Ed è proprio sull'Ilva che il decreto esprime tutta la sua essenza: un provvedimento che da un lato dice solo parole, fondato sulla sabbia, dato che con la forzatura e/o violazioni di leggi fatte (dalla "Marzano", alle norme europee, alle stesse leggi poste a tutela della proprietà privata) può franare da un momento all'altro per intervento della Comunità europea e della stessa proprietà Riva; dall'altro, come e peggio dei precedenti sei decreti, è fatto soprattutto al servizio dei padroni e unicamente a difesa degli interessi del profitto padronale. Le leggi si possono bellamente stravolgere, violare se questo serve ai padroni, mentre sono inamovibili quando devono essere cambiate per difendere lavoratori e masse popolari.
Il decreto dice chiaramente che lo "scopo della misura è di garantire la prosecuzione dell’attività produttiva assicurando che le risorse aziendali siano prioritariamente destinate a tale scopo". Quindi, altro che risanamento, ma una tenuta dell'attività produttiva dello stabilimento per garantirne la svendita ai privati nel prossimo futuro!
Sull'Aia, poi, il decreto parla solo dei poteri del commissario straordinario (uno, tre?), non scioglie la questione che l'Aia viene considerata dai possibili nuovi padroni acquirenti e dallo stesso governo troppo pesante e onerosa.
Sui tempi, anche qui l'intervento del governo invece di accelerare porta indietro, come se dall'attuazione di questo decreto parte il piano delle prescrizioni dell'Aia e delle bonifiche dell'area, e la vaghezza dei termini "urgenti e indifferibili" sono messi apposta per non dire niente e allungare i tempi, già di per sè lunghi, per tutti i 36 mesi almeno.
Ma se c'erano dubbi sulla natura di questo decreto, questi vengono sciolti dalla questione dei fondi. Nel decreto non se ne fa cenno, ma poi Renzi ha parlato di cifre: in totale per la città, per il Porto, Arsenale, per l'ospedale, per l'Ilva, 2 miliardi di euro! Una miseria! Questi soldi al massimo servono per pagare le banche creditrici e assicurare la mera continuità produttiva dell'Ilva. Non ad altro!
Solo per l'attuazione dell'AIA, a detta degli stessi commissari Ilva, ci vuole 1 miliardo e 800 milioni! Per non dire che la giudice Todisco quantificò a suo tempo in più di 8 miliardi quanto sarebbe stato necessario per la bonifiche, non fatte, di impianti e aree.
Venendo nel merito. Questi fondi, o sono quelli già (pochissimi) impegnati con i precedenti decreti (per le bonifiche ambientali, per il Porto), o erano già programmati. Lo stesso 'centro di ricerca per i tumori infantili' nell'ospedale di Taranto, spacciato come fiore all'occhiello del "cuore" di Renzi, non è affatto una novità e i 30 milioni sono uno schiaffo agli stessi bambini e famiglie di Taranto, ma soprattutto è un ben misero provvedimento a fronte della richiesta di una nuova struttura ospedaliera specializzata; un provvedimento ipocrita nel momento in cui questo decreto riduce gli interventi di bonifica, punta a ridimensionare l'Aia, ne allunga i tempi.
In questi 2 miliardi inoltre ci sarebbero i famosi 1 miliardo e 200 milioni sequestrati ai Riva, ma che tuttora sono oggetto di ricorsi giudiziari e quindi inutilizzabili; nulla stabilisce, invece, per requisire i fondi dei Riva nascosti nei paradisi fiscali, facendo di fatto un "regalo di natale" anche ai padroni assassini.

Il decreto nulla dice in merito alla difesa di tutti i posti di lavoro degli operai Ilva e appalto, questi restano alla mercè delle esigenze produttive e di mercato dell'Ilva e con il regime di amministrazione straordinaria non hanno garanzia di continuità del lavoro, dei salari e dei diritti acquisiti.
Anzi, nelle dichiarazioni di Renzi, si fa esplicito riferimento al "modello Alitalia" ("spero in risultati migliori dell'Alitalia"); quindi, di fatto un decreto che non dicendo, già però prevede, come per l'Alitalia, tagli dei posti di lavoro e bad company.

Un decreto, quindi, che dà "fumo", e peggioramento, per gli operai e la popolazione di Taranto e "arrosto" per i padroni... con i soldi pubblici. 
Un decreto che dichiara esplicitamente che lo Stato borghese nazionalizza le perdite e si mette a lavorare per restituire la fabbrica ai padroni e riprivatizzare le entrate, gli utili, Con Riva lasciato in pace e i lavoratori sfruttati, uccisi, ammalati e la popolazione inquinata, con tumori, morti, gabbati.

QUESTA E' L'UNICA "NAZIONALIZZAZIONE" CHE UN GOVERNO, SEMPRE AL SERVIZIO DEL SISTEMA DEL CAPITALE, IN QUESTA SOCIETA', PUO' FARE! - I fautori della "nazionalizzazione" dalla Usb, alla Fiom di Landini, agli ultimi arrivati non a caso giusto in tempo per sostenere il provvedimento di Renzi, come la Uil, verso gli operai sono nient'altro che venditori di fumo, che accompagnano l'arrosto del governo!
Non meno responsabili sono quelli, come i Liberi e pensanti, che usano strumentalmente la questione del "decreto operaio" posta dallo Slai cobas per il sindacato di classe, per farci conferenze stampa, ma nulla fanno in fabbrica, anzi contribuiscono a "svitare i bulloni" seminando sfiducia tra gli operai, per organizzare gli operai e sviluppare la lotta per imporre il decreto operaio.

Questo decreto Renzi in realtà conferma quello che diciamo da tempo: Ogni soluzione per l'Ilva è un disastro per gli operai. 

(da l'ultimo numero di Proletari comunisti giornale del PCm Italia): "Gli operai non possono essere partigiani di questa o quell’altra “soluzione”, perchè sarebbero degli agnelli sacrificali all’altare del profitto. Per gli operai sono solo due le “soluzioni”:  
- Battersi per una difesa rigida di posti di lavoro, salari, diritti e sicurezza-salute per sè e le masse popolari di Taranto, con una linea sindacale di classe intransigente che non guarda in faccia nessuno, per un decreto per gli operai che stabilisca che tutti i posti di lavoro devono essere salvaguardati; salari e diritti non si toccano; durante la messa a norma degli impianti, gli operai dei reparti interessati non devono essere mandati a casa ma impiegati nei lavori di risanamento; la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai; istituzione di una postazione ispettiva permanente all'interno della fabbrica per controlli su sicurezza e salute; in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma 25 anni bastano, con estensione a tutti dei benefici pensionistici; la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, strutture sanitarie d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.
- Attrezzarsi, organizzativamente e politicamente, per lottare contro l’intero sistema dei padroni, perchè senza “potere operaio” tutto è illusione. 
Ma per questo occorre che gli operai aprano gli occhi e le orecchie e costruiscano la loro autonomia da padroni, governo, sindacati confederali, sindacati di base e liberi e pensanti di vario genere e tipo.
L’unica “libertà” che abbiamo è quella di organizzare un sindacato di classe, una lotta vera, e di costruire un partito degli operai, comunista rivoluzionario di tipo nuovo; l’unico “pensiero” è usare finalmente la testa per questo".

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