mercoledì 3 dicembre 2014

ILVA parte 1° - Con quali soldi, Renzi?

Renzi dice: ci prendiamo noi l'Ilva per un pò di tempo, facendo l'amministrazione straordinaria, la "risaniamo" e poi la ri vendiamo ai privati.
Ma, a parte le conseguenze disastrose per gli operai anche di questa strada, il problema che già oggi viene fuori è: da dove dovrebbe prendere i soldi? 

Le banche italiane, dopo l'ultima trance del "prestito ponte" vogliono chiudere i cordoni della borsa;
la Cassa Depositi e Prestiti, per Statuto, non può investire direttamente in una società in crisi;
i possibili acquirenti vogliono uno stabilimento a prezzi stracciati e già ArcelorMittal "ha fatto sapere di non riconoscere un'AIA che che supera gli standard europei attuali", d'altra parte il gruppo franco-indiano vuole acquisire l'Ilva soprattutto per tener lontano altri concorrenti, attuando poi un ridimensionamento dello stabilimento di Taranto, quindi non è affatto disposto a mettere molti soldi;
le casse - queste sì ancora piene - dei Riva non sono messe in conto dal governo... e l'utilizzo del 1,2miliardi sequestrati è bloccato dal ricorso degli stessi Riva.
A questo punto?
Renzi pensa di battere cassa presso la Banca Europea degli Investimenti (BEI),per 2,33 miliardi, per il "finanziamento di lavori strutturali e per l'efficienza energetica, con rifacimento delle cokerie" (facendo credere che questi soldi andrebbero utilizzati solo per operazioni di natura ambientale, altrimenti la UE metterebbe il veto, perchè gli aiuti di Stato sarebbero una concorrenza sleale verso le altre siderurgie europee).
Ma anche qui c'è un grosso problema:di solito la Bei finanzia le imprese non i governi, e sicuramente neanche le imprese in crisi. E Renzi non può pensare di fare il "furbetto" per aggirare le norme europee - (gli altri padroni non sono mica fessi...)

Ma, ammesso e non concesso che il governo Renzi trovi i soldi, di che operazione si parla?

(da Il Fatto Quotidiano)
"IL PROGETTO POTREBBE RIGUARDARE SOLTANTO LA PARTE DECOTTA DELL’AZIENDA MENTRE QUELLA BUONA RESTA AI PRIVATI.
Quello di Renzi rischia di nascondere il trucco. Quello di un nuovo “spezzatino” modello Alitalia, con la creazione di una “bad company” che mette i debiti e i guai sotto il tappeto lasciando il futuro a una nuova società fresca di capitali. 
La procedura di amministrazione straordinaria, istituita dopo il crac Parmalat, affida a un commissario straordinario, un programma di ristrutturazione.... Una bad company potrebbe essere realizzata semplicemente affidando alla “vecchia” società tutti i contenziosi legali oppure affidandole anche il piano di risanamento ambientale"

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