sabato 27 dicembre 2014

Un articolo su "Il Manifesto" che conferma la negatività del decreto Ilva di Renzi

Molti i dubbi del modello Alitalia

"...Que­sti i punti deboli
Il timore è quello che, come nel caso Ali­ta­lia, le pesanti spese della ricon­ver­sione ambien­tale e stra­te­gica siano tutte accol­late sulla mano pub­blica e che poi l’impianto, una volta risa­nato, venga ceduto per pochi spic­cioli al primo impren­di­tore di pas­sag­gio.

Suscita per­ples­sità la nomina di ben tre com­mis­sari straor­di­nari invece di uno solo. Ne segui­ranno pre­su­mi­bil­mente con­fu­sione buro­cra­tica, con­flitti di com­pe­tenze, con­se­guenti dila­ta­zioni nei tempi di intervento.
Intanto i rile­vanti pro­fitti gua­da­gnati dai Riva nel corso degli anni sem­brano, almeno secondo le inchie­ste della magi­stra­tura, per la gran parte tran­quil­la­mente par­cheg­giati all’estero. Tra l’altro, gli importi a suo tempo in teo­ria seque­strati dalla magi­stra­tura alla fami­glia si sono rive­lati come di dif­fi­ci­lis­simo incasso: stanno quasi tutti celati die­tro a dei para­disi fiscali.
Per altro verso, i circa due miliardi stan­ziati dal governo, anche se pos­sono sem­brare tanti, si potreb­bero rile­vare alla fine lar­ga­mente insuf­fi­cienti e lo stesso governo potrebbe essere obbli­gato a river­sare nel cal­de­rone, nei pros­simi tempi, risorse aggiun­tive cospi­cue...
Col­pi­scono molto sfa­vo­re­vol­mente l’ulteriore ritardo e comun­que i tempi molto vaghi, almeno per una parte, nella rea­liz­za­zione del piano di risa­na­mento ambien­tale, che si pre­sen­tava già, peral­tro, come non del tutto ade­guato; col­pi­sce ancora di più, poi, l’esiguità della cifra stan­ziata (un miliardo circa) rispetto alle più sostan­ziose stime pre­ce­denti. Esse par­la­vano di 1,8 miliardi e sem­bra­vano già insufficienti.
In pro­po­sito, ricor­diamo come sia un po’ dif­fi­cile che l’Unione Euro­pea approvi nella sua inte­rezza un piano sospet­tato, oltre che di aiuti di stato, in spe­ci­fico anche di infra­zione pro­prio in tema di risa­na­mento ambien­tale...
Non con­vince del tutto la pro­po­sta alter­na­tiva, pur meri­te­vole, avan­zata dal mondo ambien­ta­li­sta e che pre­ve­de­rebbe la chiu­sura totale dello sta­bi­li­mento e l’avvio di ini­zia­tive pub­bli­che e pri­vate di tipo alter­na­tivo. Ci sem­bra che, nell’attuale stato di sostan­ziale lique­fa­zione delle strut­ture pub­bli­che e di fuga di quelle pri­vate, pen­sare che il sistema Ita­lia sia capace di susci­tare in pochi anni ener­gie tali da creare ex-novo 20.000 posti di lavoro, sia un obiet­tivo irrag­giun­gi­bile. Inol­tre l’Italia, dopo la Fiat, non si potrebbe per­met­tere di per­dere un altro fon­da­men­tale pila­stro della sua strut­tura industriale.
Il piano degli ambien­ta­li­sti ha però il merito di sot­to­li­neare la dram­ma­ti­cità della situa­zione sani­ta­ria cui si trova di fronte la città di Taranto e la neces­sità di inca­na­lare tutti gli sforzi verso la solu­zione della questione".

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