mercoledì 14 gennaio 2015

COORD. NAZ. SLAI COBAS SC 2° parte - LOTTA AL DECRETO ILVA - MOBILITAZIONE 21 E 22 GENNAIO E OLTRE

REPORT DA SABATO MATTINA 10 GENNAIO.




RELAZIONE - 
Esiste un legame anche tra il processo Ilva e il decreto sull'Ilva del governo Renzi. È un decreto che va in senso contrario agli interessi dei cittadini e in senso contrario al processo. Alcuni aspetti di questo decreto, infatti, possono porre immediatamente un indirizzo negativo al processo rispetto alle responsabilità penali dei Riva e soci. Questo riguarda, in particolare, la questione dell’impunibilità penale del commissario straordinario e dei suoi funzionari contenuto nel decreto Renzi. Qualsiasi cosa accade di penalmente rilevante per l’applicazione dell'Aia o altro, non c’è responsabilità né penale né amministrativa del commissario e dei suoi funzionari. Così anche gli stessi controlli da parte degli Enti, già blandi, perdono ancora più forza.

A PARTE PUBBLICHIAMO UN'ANALISI ARTICOLO PER ARTICOLO DEL DECRETO ILVA-TARANTO, QUI SOTTOLINEAMO ALCUNI PUNTI.

Sull'inquinamento, il decreto invece di andare avanti nella questione dei tempi bonifica, interna esterna all'Ilva, fa andare indietro perché dice che devono essere “almeno” portati a termine entro luglio 2015 l'80% degli interventi Aia previsti per questa data. Fermo restando
che questo decreto è stato preceduto da tutta una compagna padronal-governativa sul fatto che l’Aia (già di per sé molto insufficiente) sarebbe punitiva e restrittiva e bisogna ridimensionarla, ora si dice: “almeno” l’80%. Ma che resta nel 20%? Tutti gli interventi fondamentali nell’Ilva: copertura parchi minerali, intervento in cokeria, ecc; vale a dire proprio quelle situazioni altamente inquinanti. Per questi non si dice neanche a quando dovrebbero essere rimandati, una commissione stabilirà i tempi…

Anche sulla questione delle bonifiche esterne il decreto è un peggioramento. Noi eravamo arrivati al fatto che il 12 gennaio dovevano iniziare i lavori di bonifica a Tamburi, cimitero, mar piccolo, e invece con il decreto è come se tutto l'iter ripartisse da oggi… il comune deve presentare piani… che devono essere approvati...
I lavoratori del cimitero sono stati ammessi come parti civili in forza della loro costante esposizione ai parchi minerali, che secondo i piani di bonifica dovevano essere coperti per il 2015. Avremmo quindi ragione di andare a un nuovo processo per queste ulteriori violazioni, ma non sarà possibile perché il decreto sancisce l’impunibilità per queste violazioni.

Altro punto è il bluff sulle cifre per le bonifiche. Il tanto declamato da Renzi “centro per i tumori infantili” è semplicemente sparito dal decreto! La cifra di 2 miliardi è assolutamente fantasiosa, furto di contabilizzazione di fondi sequestrati tuttora non disponibili e somma di altri investimenti (per porto ecc.) già decisi e oggi rappresentati come nuovi.

Di fatto lo Stato interviene per pilotare un “fallimento” di una parte dell'azienda (come ha detto lo stesso Palombella segr. nazionale della Uilm, venuto dall'Ilva di Taranto) che trasformerà i lavoratori in futuri “creditori”, socializzando le perdite per rilanciare i profitti.
In termini di occupazione, il decreto rende impossibile mantenere l’occupazione attuale, dunque il governo già pone col decreto una riduzione degli organici che altrimenti non potrebbero realizzare.

Il decreto Riva è l'ultimo approdo dell'azione del governo e dei padroni, per difendere i padroni e il sistema dei padroni, per negare gli interessi degli operai e delle masse popolari. In questo e emblematico per tutte le fabbriche, per tutti gli operai e masse popolari, di cosa fa il governo e di come non si possa semplicemente aspettare dalle Istituzioni la risoluzione dei mali.

Per la prossima udienza renderemo disponibile il testo del decreto a tutti.

Tutti hanno contribuito a questo decreto, sia chi ha affidato tutto al governo e alle Istituzioni la soluzione dei problemi - compresi gli ambientalisti, bravi nel denunciare e nell'offrire soluzioni fantasiose, che però sempre questo Stato, padroni e governo dovrebbero attuare; sia i sostenitori della cosiddetta nazionalizzazione, che nascondono il fatto che l'unica nazionalizzazione possibile in questo sistema è quella che sta avvenendo: socializzazione delle perdite, difesa dei profitti, prima, durante e dopo.
Questo decreto rende le cose chiare, fa diventare la stessa lotta una parte della lotta politica, dato che il governo in prima persona scende in campo e diventa bersaglio diretto in questa fase degli interessi e della lotta dei lavoratori e delle masse. D'altra parte tutti si stringono intorno al governo e quindi questo può essere un elemento di chiarezza.

Noi avevamo proposto un'alternativa secca e chiara, quella di un decreto operaio”, un decreto di emergenza ma che fosse in difesa degli operai, che mettesse in sicurezza i lavoratori e desse un'arma ai cittadini per ottenere un risultato a salvaguardia delle loro esigenze.
Un “decreto operaio” per stabilire che: tutti i posti di lavoro devono essere salvaguardati; salari e diritti non si toccano; durante la messa a norma degli impianti, gli operai dei reparti interessati non devono essere mandati a casa ma impiegati nei lavori di risanamento; la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai; istituzione di una postazione ispettiva permanente all'interno della fabbrica per controlli su sicurezza e salute; in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma 25 anni bastano, con estensione a tutti dei benefici pensionistici, lavori usuranti; la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, strutture sanitarie d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.

Invece che questo decreto che metterebbe in sicurezza a fronte di qualsiasi soluzione, gli operai, il decreto Renzi mette in “sicurezza” il commissario e gli altri che commettano reati, i creditori, le banche i nuovi acquirenti.

Su tutto questo ci aspetta un lavoro di informazione della fabbrica e della città, che chiami a scendere in piazza per rivendicare un decreto che davvero metta in sicurezza lavoro e salute, un intervento urgente e straordinario che effettivamente serve. Renzi fa tutto il contrario e presenta il decreto come biglietto da visita per farsi propaganda a livello nazionale. Sta a noi smascherarlo! E impedirglielo con i mezzi necessari.

Se si vuole “contribuire come città al paese” occorre che ci facciamo sentire in modo diverso.
Ci proveremo, con un ampio lavoro di controinformazione.
Il 21 gennaio all'Ilva e all'appalto e il 22 gennaio, giorno della prossima udienza, oltre che in tribunale, saremo nei quartieri, sugli altri posti di lavoro, per spiegare alle masse la situazione e chiamarle a mobilitarsi.
Il 21 contro il decreto, il 22 per il processo, inviteremo tutti a fare la loro parte.

Occorre costruire un vero sciopero generale a Taranto, un fronte che unisca tutti, dai ragazzi scesi in piazza la vigilia di capodanno a tutti i lavoratori, a tutti quelli che lottano, contro il decreto Renzi e contro tutte le forze che lo appoggiano.

Il problema, come diceva Amedeo Zaccaria è unire, ma anche unire tutti su una linea diversa. Su questa dobbiamo iniziare ad accumulare le forze, a partire dalla controinformazione e mobilitazione, dalla battaglia al processo, senza accontentarsi di una manifestazione all’anno o lanciando guerre personali.
Oggi il problema è opporsi al decreto, ai suoi affetti che ben presto si manifesteranno.
Oggi la richiesta di un decreto operaio passa attraverso la lotta per rovesciare il governo del decreto antioperaio.

Su questo, fin dal 21/22 di questo mese chiameremo operai, lavoratori, cittadini a partecipare ad una giornata di lotta che cominci ad accumulare le forze e a schierarle su questo versante.
Ambientalisti, Usb, Liberi e pensanti non possono cavarsela con le manifestazioni del sabato o con il sindacato di piccolo cabotaggio, devono scendere in campo e decidere realmente di stare dalla parte della lotta.

Così come il processo viene rilanciato da noi come grande questione nazionale, e una iniziativa nazionale sarà prodotta in occasione dell'inizio effettivo del processo quando sarà fissato.

Il coordinamento nazionale slai cobas sc nella riunione che tiene subito dopo deciderà ulteriori iniziative, legando la questione del decreto Ilva alla questione generale del Jobs act, cancellazione art. 18, governo Renzi, e collegando la situazione dell'Ilva a quella di tutte le fabbriche in cui vi sono licenziamenti, cassintegrazione, morti sul lavoro, inquinamento.

In questa maniera noi di Taranto da un lato portiamo il contributo alla battaglia generale, e tutta la battaglia generale deve fare di Taranto non la città del lamento, ma della riscossa.

DOMANI PUBBLICHIAMO L'ANALISI DEL DECRETO ILVA-TARANTO DEL GOVERNO RENZI

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