venerdì 9 gennaio 2015

(scusate il ritardo) - "GIOVEDI' ROSSI" - Il capitalismo si può rovesciare

La "forza" della borghesia e la lotta di classe
Riprendiamo gli articoli sul Capitale tornando su alcuni degli aspetti del primo capitolo. 

Nel primo capitolo dedicato all'analisi della merce e del denaro la prima cosa su cui si impegna Marx è quella di dimostrare che questa società, la società borghese, il capitalismo, non è eterna, è un passaggio storico dell'umanità. Se la borghesia la considera eterna e “naturale” lo è appunto come tutte le cose della natura che nascono, vivono e muoiono. E quindi Marx critica l'economia borghese che vuole giustificare questa società, per smascherarne la vera essenza e smascherare tutti i suoi difensori.
I difensori della “libertà” e soprattutto dell'"uguaglianza”! Questa “uguaglianza” sbandierata ai quattro venti, incisa sui monumenti, scritta nei tribunali, nei “patti”, nei contratti... serve alla borghesia per difendere la propria esistenza dicendo, tra l'altro, che in questa società ognuno nascerebbe “libero e uguale”; che questa società garantisce questa libertà e uguaglianza, che questa società è a misura di ogni individuo che deve lavorare se vuole migliorare la propria posizione sociale: come dicono i borghesi questo sarebbe il migliore dei mondi possibili! E soprattutto un mondo impossibile da cambiare!


Marx ci spiega nel Capitale che questo concetto di uguaglianza non è una “invenzione” maligna della borghesia studiata in qualche oscuro laboratorio... ma è il risultato “naturale” del lungo sviluppo storico di questa stessa società; gli esseri umani hanno prodotto con il loro lavoro e scambiato questi prodotti riconoscendosi così uguali in questo scambio. Questa “abitudine sociale”, questo fatto ripetuto quotidianamente, ha acquisito nel tempo, dice Marx, “la solidità di un pregiudizio popolare”, per cui “siamo tutti uguali” è diventato un modo spontaneo di pensare, questa “pratica sociale” ha formato in parte, in maniera inconsapevole, la coscienza degli uomini. È diventato un fatto “naturale” come lo è il linguaggio: si parla senza sapere “come” si parla, a meno che uno non si metta a studiare, appunto, quelle parti del corpo umano!

Questa “coscienza spontanea” degli individui, questo fatto sociale, viene utilizzato a proprio favore dalla borghesia che una volta impossessatasi del potere politico con i privilegi sociali che esso comporta fa di tutto per non perderlo e quindi rafforza con tutti i mezzi che ha a disposizione (istruzione, mezzi di informazione, religione... insomma con tutta la sua “cultura”) quotidianamente e instancabilmente questo concetto di cui fa un suo forte alleato nella lotta di classe contro il proletariato. (Gli altri “mezzi” sono gli apparati repressivi: esercito, vari corpi di polizia e carceri! con cui la borghesia difende il suo dominio, nonchè l'appoggio di tutti coloro che traggono vantaggio in un modo o nell'altro dall'esistenza di questa società e naturalmente )

Ma nonostante le belle parole di libertà e uguaglianza e questo modo di “pensare”, il proletariato nella sua vita quotidiana non può fare a meno di subire e “vedere” gli effetti di questo sistema sociale.
I proletari infatti hanno scoperto con le loro esperienze di vita quotidiana e di lotta che non è vero che in questa società sono "liberi" (se si trovano particolarmente male con un padrone, possono al massimo “cambiare” trovandosi un altro, sempre, padrone), non è vero che “siamo tutti uguali” (ci sono soprattutto quelli che lavorano e quelli che vivono del lavoro degli altri, ci sono i ricchi e i poveri, l'uguaglianza è solo formale, apparente!) e che si vive in società e quindi non come singoli individui isolati.

Marx dice in questo primo capitolo del Capitale che anche quando si “scoprono” i meccanismi che regolano questa società, anche quando se ne “prende coscienza” non scompare l'effetto che “inganna” le menti dato che questo appunto si riproduce quotidianamente; Il proletariato fin dalla sua nascita si è ribellato e ha lottato per migliorare la propria condizione. La “lotta di classe”, che esiste da quando esistono le classi, è proseguita, si è rafforzata e si è evoluta in questa società capitalistica.
Ma come scrive Marx: "l'esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione; la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi".
Il proletariato non basta che indirizzi la lotta di classe per "migliorare la propria condizione" che comunque mantiene e perpetua l'esistenza delle classi, ma per rovesciare il sistema del capitale per poter eliminare l'esistenza stessa delle classi. In questo oggi i proletari hanno un vantaggio in più rispetto al passato perché la classe operaia ha già fatto due grandi esperienze storiche, due grandi rivoluzioni sociali, che dimostrano che è possibile e sono sempre più mature le condizioni per il rovesciamento della società capitalistica.

(continua giovedì prossimo) 

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