domenica 1 febbraio 2015

L'India è vicina... nel male e nel bene

- Cosa è la Mittal, la multinazionale Indiana dei padroni dell'acciaio che vuole rilevare l'Ilva, ristrutturata dal decreto Renzi

- Quali sono le condizioni degli operai indiani che fanno fare grandi profitti ai padroni indiani, tali da potersi permettere di acquisire l'Ilva all'ombra dell'alleanza MODI-RENZI

- Ma nello stesso tempo si stringe un legame oggettivo tra gli operai dell'Ilva e gli operai indiani, tra la lotta in Italia e la lotta degli operai indiani e la guerra di popolo delle masse indiane guidate dai maoisti

L'Ilva in svendita... - l'operazione Arcelor-Mittal

Il gruppo Arcelor Mittal è venuto all'Ilva di Taranto con una mega delegazione di tecnici che girano con atteggiamento quasi da nuovi padroni. E come bravi padroni badano alla loro convenienza: prendersi ciò che gli può servire dello stabilimento e "buttare" il resto, compreso prima di tutto gli operai che non servono; comprarlo a pochi soldi - e non impegnarne di suoi per accollarsi il risanamento; fare soprattutto un'operazione volta a bloccare la concorrenza di altri paesi.
Lo scopo di Arcelor Mittal è quello, infatti, di "fregare" la concorrenza, avere più peso nell'economia mondiale, scalare la sua quotazione in borsa, che già è salita per il fatto stesso che è "uscita" la notizia dell'allargamento in Europa della Arcelor-Mittal
Per cui l'Ilva è soprattutto un'operazione finanziario e di occupazione di aree.
Un'operazione che gli deve costare poco, per cui assisteremo ad una svendita dello stabilimento di Taranto come e peggio dei tempi di Riva, "se" gli indiani penseranno di produrre, si terranno solo la parte che loro considereranno produttiva, tagliando tutto il resto.
Il forte ridimensionamento dell'Ilva è pertanto certo, anche per questa sovracapacità della produzione dell'acciaio in Europa, in cui vi è una lotta tra i vari capitalismi per difendere le proprie quote produttive.
In tutto questo anche per i futuri, probabili nuovi padroni, gli operai, quindi, sono solo la forza-lavoro, quella parte di forza-lavoro, da sfruttare per i profitti; la tutela dei loro diritti al lavoro, alla salute, alla sicurezza, non è nell'agenda nè di Arcelor Mittal, nè di altri capitalisti acquirenti.

Mittal fa promesse sull'occupazione, ma pone condizioni e soprattutto conferma che le questioni ambientali, dentro e fuori l'Ilva, andrebbero a finire in una "bad company" - cioè non ci sarebbe risanamento. Vale a dire, conferma che è sempre il profitto al primo posto, sulla pelle e la vita degli operai e masse popolari.

 

Per l'Ilva, Arcelor Mittal dichiara: “Ci muoveremo solo se conviene”

 


Il colosso siderurgico Arcelor Mittal ritiene di soffrire di sovraccapacità in Europa, malgrado la ristrutturazione degli ultimi anni e il rimbalzo della domanda, ma allo
stesso tempo ribadisce l’interesse per il sito dell’Ilva di Taranto. La domanda di acciaio in Europa è inferiore attualmente del 29% al picco raggiunto prima della crisi del 2008, “pari a una differenza di quasi 60 milioni di tonnellate”, ha affermato Wim van Gerven, ceo di Business Division North di Arcelor Mittal in Europa, che ha definito “irrealistici e insostenibili” gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni di CO2 fissati dalla Commissione Ue, che “costringeranno le imprese siderurgiche a delocalizzare nei Paesi low cost e distruggeranno l’industria e centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Van Gerven sull’acciaieria Ilva. “Stiamo valutando il dossier, ma ci muoveremo solo se l’operazione avrà senso”, ha concluso.

Aditya Mittal durante una conference call con gli analisti tenuta dai vertici del gruppo ha detto:"Il dossier Ilva lo stiamo esaminando... Il nostro obiettivo è quello di ottimizzare il nostro portafoglio, guardiamo a tutte le opportunità di investimento, compatibili con i nostri obiettivi di crescita"... il tutto ovviamente senza intaccare gli obiettivi di bilancio (la società ha un target di indebitamento netto a 15 miliardi di dollari a medio termine); ha chiuso il terzo trimestre con un utile di 22 milioni di dollari... resta in perdita nel periodo gennaio-settembre con un rosso di 131 milioni di dollari".
Discorso non fu più chiaro: l'Ilva deve dare profitti e non deve certo aumentare il suo indebitamento. Quindi Arcelor Mittal acquisisce lo stabilimento di Taranto se gli viene regalato, se viene ripulito da debiti e impegni sull'ambiente, se viene ridimensionato dagli operai.


MA CHI E' ARCELOR-MITTAL?
E' il primo produttore al mondo di acciaio (93,6 milioni di tonnellate nel 2012) e minerario. E' nato nel 2006 dalla fusione di Arcelor e Mittal Steel Company. E' presente in più di 60 paesi e ha partecipazioni in altre 20 nazioni.
L’India già oggi al quarto posto nella classifica della produzione mondiale, dovrebbe balzare al secondo, dicono le stime di Ibef, Indian brand equity Fondation, subito dopo la Cina, un gigante in questo ambito. Una crescita al ritmo del 6,9% l’anno tra il 2008 e il 2012, ultimi dati disponibili.
Il re dell’acciaio è Lakshmi Nivas Mittal, 49mo uomo più potente al mondo nella classifica del magazine Forbes, a capo di Arcelor Mittal. Lakshmi Niwas Mittal, di 64 anni, presidente e amministratore delegato di Arcelor-Mittal, ha un patrimonio personale di circa 16 miliardi di dollari. Per il matrimonio della figlia ha sborsato 66 milioni... E’ nato nel Rajsthan ma vive a Kensington, Londra. E’ uno degli uomini più ricchi del pianeta. Arcelor Mittal fattura 59 miliardi di dollari. E’ quotata a Parigi, Amsterdam, Lussemburgo, New York, Bruxelles e Madrid. Se dovesse, per assurdo, fallire, affonderebbe gli indici di Borsa di tutto il mondo... 
 
CHI E' MITTAL? Ecco come lo descrivono l'ex

ambasciatore in India, Armellini e l'eurodeputato Martin

Armellini: Mittal è un capitalista, non un buon padre di famiglia. Se acquisterà l'Ilva, i sindacati si preparino. Le alleanze con Marcegaglia e Arvedi? Mah, non ho mai visto Mittal fare alleanze...
Mittal, con la Arcelor francese "ingoiata" nel 2006, è il primo produttore dell'acciaio del pianeta, con 84 milioni di tonnellate l'anno, 80 miliardi di dollari di fatturato. Oggi Mittal ha un patrimonio personale di una ventina di miliardi di dollari.
"la fortuna di Mittal è stata nella grande intuizione di comprare le aziende in crisi, quando la domanda di acciaio era calata... investe nel momento giusto su aziende che nessuno vuole... con Mittal all'Ilva potrebbe arrivare una svolta più grande della privatizzazione con cui lo Stato consegnò nel 1995 alla famiglia Riva il suo maggiore centro siderurgico...
"... Mittal ha sempre razionalizzato le aziende acquistate: ciò che gli serve lo tiene, il resto lo chiude... Mittal i suoi calcoli li sa fare... non si fa certo avanti perchè gli piace Taranto o perchè è innamorato dell'Italia..."
E le condizioni di lavoro? "Diciamo che Mittal fa il capitalista... non gliene importa niente di tutto il resto.
Se può fa quello che vuole... Mittal sicuramente non è un imprenditore compassionevole... i problemi anbientali? Mittal probabilmente li risolverebbe perchè non vorrebbe avere grane... elimina i problemi ambientali ma di porrebbe un problema serio con i sindacati. Mittal punta a ottimizzare l'azienda, non ad aumentare i posti di lavoro...
(dice il giornalista): I sindacati non si sono trovati benissimo con Riva soprattutto agli inizi...
(risposta) Riva batteva loro sulla testa e loro dicevano di sì. Rispetto a Riva, Mittal è un industriale che compra le aziende e le fa funzionare..."
 

Eduard Martin, europarlamentare, per 32 anni sindacalista, per molti anni ha lavorato nel sito di Florange in Lorena di ArcelorMittal:

vi sono i tagli e i licenziamenti fatti da ArcelorMittal nelle sue fabbriche in Francia e in Europa, vi sono gli attacchi ai diritti, ci sono le dichiarazioni fatte per l'Ilva secondo cui le norme poste dall'Aia (che sono insufficienti) per l'ambiente sarebbero troppo onerose, ecc.
La stessa fusione ArcelorMittal lasciò sul terreno "morti e feriti".
(dalla rivista MicroMega) - "Le promesse fatte da Mittal al momento dell’acquisto del gruppo durarono ben poco... qualche mese dalla fusione cominciò a delinearsi chiaramente quella che era la strategia di politica industriale del gruppo: chiudere gli stabilimenti in Europa per fermare la concorrenza e acquisire gli ordini di Arcelor, facendo produrre l’acciaio in paesi terzi.
Cominciarono anni di lotte tra il gruppo, i governi lussemburghese e francese ed i sindacati... Nel 2006, Mittal firmò l’acquisto impegnandosi a non chiudere gli altoforni di Liegi (Belgio) e Florange (Francia), ma di metterli a norma immediatamente per rinforzarne la competitività e assicurare l’ambientalizzazione. La posta in gioco era molto alta, perché gli stabilimenti della Lorena fornivano l’acciaio alle case automobilistiche BMW e Mercedes.
Ma non avvenne nulla di quanto stabilito e nel 2009 lo stabilimento di Grandrange (Francia) chiuse senza mai aver beneficiato di quel piano che Mittal aveva promesso allo stato francese. A Florange gli impianti continuarono a lavorare in condizioni di assoluta vetustà senza nessuna messa a norma né investimenti precedentemente stipulati. Fino a quando il gruppo non cominciò a delocalizzare la produzione, per produrre gli ordini di acciaio acquisiti da Arcelor in paesi terzi. Nell’Aprile del 2013, gli altoforni di Florange chiusero definitivamente lasciando il dramma della disoccupazione e delle bonifiche nelle mani del governo francese.
La politica aggressiva e incurante del diritto al lavoro e alla salute é stata una costante delle azioni del gruppo Mittal. Buona parte degli stabilimenti sono stati acquistati al solo fine di distruggere la concorrenza europea, acquisire i contratti per poi lasciare gli impianti abbandonati.
Consegnare Taranto in mano al gruppo Arcelor Mittal vorrebbe dire la fine della città. La sola ragione per la quale un imprenditore spregiudicato come Mittal potrebbe accollarsi uno stabilimento obsoleto e al centro di una questione giudiziaria come l’ILVA di Taranto sarebbe il voler acquisire le commesse ILVA e chiudere, così come ha fatto nel resto d’Europa, senza bonifiche e senza alcun reimpiego degli operai...".


Che succede nelle fabbriche Arcelor-Mittal degli altri paesi

Francia, operai occupano la direzione delle fabbriche ArcelorMittal (2012)

Gli operai francesi della ArcelorMittal di Florange hanno occupato la direzione della fabbrica per protestare contro la decisione di prolungare lo stop ai lavori di altri tre mesi, oltre i tre mesi già trascorsi. Gli operai temono una chiusura definitiva degli impianti che significherebbe mandare a casa oltre cinque mila persone....gli operai metallurgici di ArcelorMittal stanno occupando gli altiforni. Gli operai oggi dichiarano di avere “due nemici”, l’azienda, insomma i padroni, e il governo socialista “traditore”, chiamando a pronunciarsi direttamente il Presidente Hollande. La situazione già molto tesa, è precipitata quando l’azienda ha annunciato che il piano europeo per la ripresa produttiva, contemplato nel protocollo d’accordo tra Arcelor e governo, era “sospeso”, insomma finito nel cestino.
...Intanto anche le altre fabbriche di Arcelor sono scese in sciopero e a Fos Sur Mer gli operai bloccano i cancelli. La rabbia dei lavoratori belgi di ArcelorMittal degenera in scontri a Namur. La polizia è ricorsa agli idranti quando un gruppo degli oltre 1.000 manifestanti ha tentato di avvicinare il Consiglio Regionale della città, dove era in corso un incontro fra rappresentanti politici e sindacali.
A dar fuoco alle polveri, il recente annuncio del gigante dell’acciaio, di voler chiudere sei linee a freddo dei suoi impianti di Liegi.
Appena a fine novembre, il gigante dell’acciaio aveva manifestato l’intenzione di investire sulle linee a freddo dell’impianto di Liegi, definendole di “importanza strategica”.

Rabbia ArcelorMittal in Belgio: scontri alla manifestazione


Liegi s’infiamma. Lo scontro sui posti di lavoro nel sito del gigante dell’acciaio Arcelor-Mittal in Belgio riprende. Ieri i sindacati hanno votato il ritorno al lavoro per mercoledì ma stabilendo una serie d’azioni di protesta sia in Belgio che in Lussemburgo e a Strasburgo. Domani è indetta una mega manifestazione a Namur, davanti alla sede del governo regionale della Vallonia.
“Arcelor-Mittal ci ha sepolti. Cosa possiamo fare? Ci ha scavato la fossa e ora ci siamo caduti dentro” è il commento di un altro lavoratore. I giorni scorsi a Bruxelles una manifestazione di protesta era degenerata in scontri con la polizia. Arcelor-Mittal ha annunciato la chiusura definitiva di 6 impianti della filiera a freddo di Liegi: una decisione che riguarda 1.300 persone. L’azienda giustifica la decisione con il degrado del mercato dell’acciaio in Europa...

Tutti i sindacati dei vari paesi continuano la protesta e le iniziative contro la politica dei tagli selvaggi e delle chiusure dei siti che il gruppo ArcelorMittal sta attuando in tutta Europa. Dopo la chiusura della area a caldo di Liegi, Mittal ha chiuso Madrid e adesso si appresta a chiudere Florange in Francia. Ha inoltre sospeso a tempo non dichiarato 10 altoforni in tutta Europa, come Sestao,Ostrava, Cracovia ed altri. Ha cessato inoltre la produzione dei treni a freddo ad Esaka, Extebarri e lo zincato e preverniciato ad Aviles in Spagna. La situazione evidentemente è difficile - dice la Rsu ArcelorMittal Piombino - gli effetti di questi decisioni del gruppo nel quadro economico e sociale europeo odierno, hanno raggiunto livelli insopportabili. Di fronte a questa disgregazione sociale, i leader europei stanno facendo a gara per applicare sempre più inique politiche di austerità che renderanno ancora più drammatica la situazione. Il sindacato di tutti i paesi Ue, indice quindi per il giorno 29 febbraio una giornata di azione europea con iniziative,manifestazioni e informazione per i lavoratori nei vari paesi. (2011)

Chiudono ufficialmente gli altiforni di Florange, nella regione francese della Lorena. I due impianti che producevano acciaio, di proprietà di ArcelorMittal, era già fermi da quattordici mesi ma ora la decisione aziendale diventa definitiva. 629 i dipendenti che rimarrano senza lavoro ma, se si contano gli occupati nell’indotto, la cifra sale a un migliaio di persone. E i sindacati non ci stanno.
“La lotta per noi continua – garantisce Edouard Martin – perché l’annuncio che è appena stato fatto è ancora peggio di quello che avremmo potuto immaginare, con 629 posti di lavoro cancellati, ArcelorMittal parla più ad alta voce del governo. Ha fissato al primo dicembre il termine ultimo per trovare un acquirente, altrimenti gli altiforni saranno smantellati”.
ArcelorMittal, numero uno mondiale della siderurgia, ha fatto sapere di volere investire sulla filiera fredda dell’impianto, quella che trasforma l’acciaio, senza però fornire ulteriori dettagli. Il governo francese, dal canto suo, ha fatto di Florange un simbolo della lotta ai licenziamenti.

Nel 2006 Mister Mittal riuscì a prendere il controllo del gruppo franco-lussemburghese Arcelor-Mittal, con l’impegno a investire e valorizzare gli impianti. In realtà così non è stato, anche a causa della crisi economica, in particolare dell’industria dell’auto: nella fornitura di questo comparto ArcelorMittal è leader mondiale assoluto. Già nel marzo del 2009, ancora nella Mosella, nell’Est del Paese, venne chiuso l’impianto di Gandrange, proprietà di ArcelorMittal. E lo scorso primo ottobre il colosso indiano ha annunciato anche la chiusura definitiva dei due altiforni del polo di Florange (650 addetti). In realtà gli indiani vogliono conservare la parte a freddo del complesso, dove fabbricano i prodotti per l’industria dell’auto.L’idea di Lakshmi Mittal era semplicemente chiudere i due altiforni e impedire che i concorrenti potessero acquisirli. Da sottolineare: il polo di Florange ancora oggi, considerato nella sua totalità e nonostante la crisi, non è in perdita. (nel Paese ArcelorMittal controlla in tutto sette altiforni e ha 20mila dipendenti).

Nella Repubblica Ceca: Lo stabilimento siderurgico della Repubblica Ceca che sta facendo ad Ostrava una delle città più inquinate d'Europa, lo scorso anno ha prodotto oltre 1.000 tonnellate di gas tra cui una sostanza pericolosa che causa il cancro: il benzo(a)pirene.

Sudafrica: Da anni Arcelor Mittal, principale produttore d’acciaio in Sudafrica, è sotto accusa per i livelli di inquinamento nell’area, anche per quanto riguarda il terreno e le falde acquifere.

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