sabato 18 aprile 2015

Avevamo ragione: l'insolvenza dell'Ilva è una truffa; e lo avevamo già chiaramente denunciato nel Dossier su "L'impero economico dei Riva"

20130122_c1_fabio_rivaL’ultima indagine dei magistrati milanesi è venuta a galla in questi giorni con la perquisizione delle fiamme gialle che hanno visitato gli uffici di società riconducibili ai Riva a caccia di documenti sui passaggi dalla capogruppo «Fire» (tra le tre società imputata a Taranto nel procedimento Ambiente svenduto), alle controllate e tra le stesse controllate. Il fascicolo riguarda una presunta truffa ai danni dello Stato per cento milioni di euro... Gli inquirenti milanesi sospettano l’avvenuta distrazioni di risorse che negli anni ha portato al dissesto della società siderurgica. Un’attività investigativa, insomma, direttamente collegata alla dichiarazione di insolvenza dell’Ilva da parte del Tribunale fallimentare di Milano che il 30 gennaio scorso avrebbe certificato a carico della società un indebitamento complessivo di quasi tre miliardi di euro.
A fine gennaio scorso il Tribunale fallimentare di Milano aveva dichiarato lo stato di insolvenza della società della famiglia Riva... Gli stessi giudici hanno rilevato inoltre che l’impresa fallita ha i requisiti previsti dalla legge Marzano che consentono di accedere all’amministrazione straordinaria... Ora la Procura della Repubblica milanese vuole capire se il forte indebitamento del gruppo sia dipeso da contingenze di mercato o da indebite distrazioni di denaro operati nel tempo responsabili dello stato di crisi sfociato poi nel fallimento.
(da Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno – Corriere della Sera del 17.4.15)


Riportiamo lo stralcio dal Dossier "L'impero economico della famiglia Riva", che parla di questa truffa.

"Alla fine del 2012, in piena bufera giudiziaria, le società lussemburghesi dei Riva sono state oggetto di alcune operazioni che hanno modificato l’assetto del controllo dell’Ilva...
Il 26 luglio ‘12 - l’acciaieria di Taranto viene sequestrata e il fondatore del gruppo, l’ottantaseienne Emilio, finisce agli arresti domiciliari. Lo stesso provvedimento tocca al figlio Nicola e a sei dirigenti… 
Proprio quel giorno, il 26 luglio, nelle stanze ovattate di uno studio notarile lussemburghese, prende il via il progetto di fusione fra la StahlbeteiliGungen Holding e la Parfinex, una società lussemburghese dei Riva...
Il 5 ottobre 2012 in Lussemburgo, prende il via lo scorporo dalla Stahlbeteili Gungen Holding del 25,38% dell’Ilva che viene conferito alla Siderlux, l’altra società controllata al 100% da Riva fire. Mentre nella Stahlbeteili Gungen restano soprattutto le attività estere dei Riva.
Il 17 ottobre 2012 - l’assemblea di Riva Fire sancisce la cessione del ramo di azienda che produce e commercializza i prodotti lunghi a favore della controllata Riva Forni Elettrici, a cui peraltro passano anche riserve per 320,6 milioni di euro di Riva Fire. A quest’ultima resta, quindi, il business dei laminati piani a freddo e a caldo. Ma nella Parfinex c’erano soldi dell’Ilva!
Infatti tra il 1996 e il 1997 600 milioni di dollari sono spostati dall’Ilva alla controllata lussemburghese Parfinex. Nel 1996 Parfinex viene ricapitalizzata con 98 milioni di dollari provenienti dall’Ilva International Spa e l’anno successivo altri quattro aumenti di capitale
a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro trasferiscono ulteriori 500 milioni dall’Ilva...
Inoltre. Le società lussemburghesi del gruppo (Ilva International SA, Stahlbeteiligungen Holding, Utia e Parfinex) non hanno dipendenti e da alcuni primi indizi risulterebbero gestite dall’Italia: si tratta quindi di società fasulle, esterovestite, utili solo per le conseguenze fiscali...
...(e) a nascondere i veri profitti fatti sullo sfruttamento degli operai dell’Ilva!...
...Dunque, l’Ilva è controllata per l’87% del capitale dalla Riva Fire, la quale, risalendo negli intrecci delle società, è posseduta per il 39,9% dalla Luxpack di Curaçao attraverso le società lussemburghesi e la holding olandese. Ma a chi è intestato il restante pacchetto del 60,1% della Riva Fire? Dietro c’è sempre la famiglia milanese, ma la proprietà è stata schermata da una società fiduciaria...". 

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