domenica 26 aprile 2015

Il patteggiamento dell'Ilva risponde solo a due convenienze, nessuna giustizia ci sarebbe per le parti civili nè per tutti gli operai e la popolazione. I PM NON DEVONO DARE IL LORO ASSENSO!

(da spunti dell'articolo di MIMMO MAZZA sulla GdM)
"Potrebbe arrivare entro la fine di aprile l’autorizzazione del ministero per lo Sviluppo Economico chiesta dai commissari straordinari dell’Ilva Gnudi-Carruba-Laghi per tentare di patteggiare la posizione dell’azienda... in caso di assenso dei pubblici ministeri, l’esame del giudice per l’udienza preliminare Vilma Gilli, sarà nella seconda metà di maggio..."

CHE AVVERREBBE SE PASSASSE IL PATTEGGIAMENTO?
"I 3 commissari verrebbero sanzionati con una multa di 3 milioni di euro (1 milione a testa) che dovranno essere recuperati tramite l’insinuazione nella massa passiva; una misura interdittiva di otto mesi tramite la nomina per tale periodo degli attuali commissari quali commissari giudiziali e infine la confisca di 2 miliardi di euro quale profitto del reato... destinata proprio all'attuazione del piano ambientale... Quei due miliardi saranno costituiti da obbligazioni garantite dallo Stato e, se dovessero realmente arrivare, dai soldi sequestrati a Milano alla famiglia Riva"...

Quindi, primo, l'Ilva se la caverebbe con una sanzione di 3 milioni di euro, che, essendo ora l'azienda sotto amministrazione dello Stato, dovrebbe essere pagata dallo Stato e quindi dai contribuenti; sanzione che comunque andando nel passivo fallimentare verrebbe recuperata chissà quando; secondo, la misura interdittiva è semplicemente ridicola: gli stessi commissari condannati verrebbero nominati commissari giudiziali e continuerebbero a dirigere lo stabilimento; terzo, dei 2 miliardi che verrebbero confiscati la parte grossa sono sempre i famosi soldi sequestrati ai Riva, che come dei fantasmi ogni tanto si nominano ma mai si vedono.   

IL PATTEGGIAMENTO CONVIENE SOLO ALLA MAGISTRATURA E ALL'ILVA
"L'istituto del patteggiamento si fonda su un incontro tra convenienze: da una parte l'interesse pubblico alla sollecita amministrazione della giustizia e alla diminuzione dei carichi pendenti e, dall'altra, l'interesse del privato ad un esito concordato del processo. La sentenza di patteggiamento non contiene un approfondito accertamento della responsabilità dell'imputato e pertanto non ha le caratteristiche proprie di una sentenza di condanna, stante la carenza di quella piena valutazione dei fatti e delle prove che costituisce nel giudizio ordinario, la premessa necessaria per l’applicazione della pena. Dunque, chi ha sostenuto in questi giorni che l’Ilva patteggiando ammette le sue responsabilità lo ha detto in maniera politica: perché intanto è l’Ilva di oggi, amministrata da tre commissari di nomina governativa, che chiede l’applicazione della pena e non quella del periodo delle indagini preliminari, di proprietà e diretta da una parte consistente degli imputati di «Ambiente svenduto».

Chi in questi giorni ha espresso la sua soddisfazione, perchè col patteggiamento finalmente l'Ilva ammetterebbe le sue colpe, sbaglia totalmente. L'Ilva e il governo, come abbiamo scritto, vuole soltanto liberarsi di questa fastidiosa rogna del processo, per procedere alla svendita dell'Ilva new company. Quindi la verità è che si toglie dal processo che ne viene oggettivamente svuotato; il processo diventa alle colpe individuali non al sistema Ilva.

CON IL PATTEGGIAMENTO CADE ANCHE IL SEQUESTRO DELL'AREA A CALDO
"Il patteggiamento, invece, piace ai commissari per schivare la prevista sanzione interdittiva trasformandola in 8 mesi di commissariamento giudiziale affidato sempre al trio Gnudi-Laghi-Carrubba... Il giudice sotto questo profilo, con la sentenza dovrebbe disporre la prosecuzione dell’attività dell’Ilva tramite i commissari giudiziali...
il profitto di questa attività non sarebbe confiscato ma utilizzato per eseguire i lavori previsti dal piano ambientale e dunque poi avere via libera per cedere l’azienda perché con la ratifica del patteggiamento finisce l’azione penale e cade dunque anche il sequestro dell’area a caldo... 
Senza patteggiamento, insomma, le sanzioni applicabili all’Ilva sarebbero probabilmente più pesanti ma dalla dubbia applicabilità - vista l’amministrazione straordinaria in corso - e dal sicuro effetto dilatatorio rispetto alla possibilità di cedere il siderurgico una volta risanato.

Con il patteggiamento, quindi, che mette i condannati a fare i controllori, andrebbe avanti senza ostacoli legali il piano del governo di salvare l'Ilva per cederla ai privati, senza risolvere i problemi di risanamento, delle bonifiche, perpetuando il danno ai lavoratori e ai cittadini. 

NON C'E' UN CENTESIMO DESTINATO AL RISARCIMENTO DELLE PARTI CIVILI
 Certo, non c’è un solo centesimo destinato al risarcimento del danno, vista l’esclusione, sancita proprio dal giudice Gilli, delle parti civili che anzi contavano di riprovarci in avvio di dibattimento, proponendo nuova istanza ai giudici di primo grado. Ma è per questo che il patteggiamento è un incontro tra convenienze".

Ma dove sta, quindi, la "convenienza" di tanti operai, lavoratori cimiteriali, cittadini dei Tamburi, di Paolo VI?

NOI SIAMO CONTRO IL PATTEGGIAMENTO DELL'ILVA E CHIEDIAMO CHE I PM LO RESPINGANO.

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