lunedì 25 maggio 2015

L'Mfpr alla presentazione del libro "Sebben che siamo donne"

Ieri sera alla biblioteca popolare città vecchia di Taranto si è tenuta la presentazione del libro di Paola Staccioli: “Sebben che siamo donne”, erano presenti l'autrice e la compagna Silvia Baraldini
Due compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario erano state invitate alla presentazione e hanno partecipato.
Il libro di Paola Staccioli è stato presentato con interessanti filmati e commenti dell'autrice sulle eroiche compagne militanti negli anni 70e 80 nelle organizzazioni comuniste clandestine: Mara Cagol, Anna Maria Mantini, Maria Antonietta Berna Barbara, Azzaroni Annamaria, Ludmann Laura, Bartolini Wilma, Monaco Maria, Soledad Rosa, Diana Blefari, finite assassinate dallo Stato.
Silvia Baraldini che ha collaborato con Paola Staccioli al libro ha parlato del suo impegno politico militante negli Usa nel movimento di difesa dei diritti degli afro americani Black Panter, della sua eliminazione programmata dal Fbi e dalla polizia e ha fatto inoltre un lungo e interessante discorso sulla repressione e sull'importanza di resistere alla repressione, sulle donne e sulla loro capacita di essere sempre in prima linea nella lotta rivoluzionaria, nelle Black Panter erano il 90%.

Una compagna del Mfpr è intervenuta leggendo l'appello per la difesa delle condizioni di vita di Nadia Lioce, detenuta nel carcere de L'Aquila in regime di isolamento del 41bis.
L'appello e stato molto apprezzato ed è stato oggetto di dibattito sullo stop a questo infame regime carcerario.
 
L'APPELLO LETTO

DIFENDIAMO LE CONDIZIONI DI VITA DI NADIA LIOCE - STOP AL 41bis, AL REGIME DI ISOLAMENTO
Nadia Lioce è l'unica compagna, insieme ad altri 2 prigionieri politici, ad essere ancora sottoposta al regime di 41-bis, inasprito dalla direzione del carcere de L'Aquila da fine novembre 2014 e alla misura dell’isolamento disciplinare, con la conseguenza di una condizione d’isolamento totale e perenne.
L'accanimento dello Stato contro Nadia Lioce non può e non deve passare sotto silenzio, perchè, al di là del giudizio sulle scelte di lotta, politiche da lei fatte e portate avanti, questo accanimento repressivo è per cercare di ammazzare la sua volontà di non cedere, la sua coerenza nella battaglia contro questo Stato.
Lo Stato borghese vuole le donne subordinate e oppresse e, se si ribellano e lottano, pentite o dissociate. Chi non ci sta viene doppiamente repressa, anche perchè ha osato...
Per questo, tutte le donne, le compagne che lottano per spezzare le doppie catene di questo sistema sociale devono far sentire la solidarietà per Nadia Lioce.
Le donne combattenti, la loro vita, le loro scelte, non vanno ricordate solo dopo morte o solo per il passato. Oggi c'è una donna combattente che per fortuna lo Stato non ha ucciso, o non è riuscito a stroncarne la volontà. Oggi essere dalla parte delle donne che lottano per dare l'assalto al cielo è anche difendere Nadia.

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