venerdì 29 maggio 2015

Processo Ilva - L'azzaccagarbugli di Nicola Riva tenta di nuovo di far spostare il processo da Taranto e fa rifirimento alle parti civili dello Slai cobas sc- Ma ancora non ha fine questa fase preliminare, rinvio al 1° luglio

Ieri si è dovuto assistere ad una ignobile sceneggiata, ma anche a un tirare per le lunghe la fine di questa fase preliminare in cui tutti ci stanno mettendo del proprio, dall'Ilva, al governo, alla stessa Procura. 

L'IGNOBILE SCENEGGIATA
L'avvocato di Nicola Riva, Annicchiarico - passato bellamente da difensore del Comune di Taranto e del Sindaco a difensore di Riva (questo avrà pure un significato...) - ha prima tentato tutto per rinviare per l'ennesima volta il suo intervento (già nelle altre udienze si era dato ammalato) chiedendo di farlo nella stessa udienza di discussione del patteggiamento dell'Ilva spa, dato che tale richiesta dell'Ilva "ridimensionerebbe anche la figura di Nicola Riva"; venute meno le "motivazioni legali", ha cercato di impietosire il Gup chiedendo un rinvio perchè era ancora "convalescente"...; poi si è preparato per lo show.

La prima parte è stata un ripugnante elogio dei Riva. Della serie: come vi permettete a indicarli come capi di un'associazione criminale, quando Emilio Riva si è fatto dal niente, via via la sua attività si è espansa in tutto il mondo, ottenendo riconoscimenti, con gli Stati europei che chiamavano i Riva a fare da consulenti per le "loro capacità specifiche nel settore"?
A questo è seguito l'elenco degli investimenti in materia di miglioramento degli impianti che, secondo questo avvocato azzeccagarbugli, dimostrerebbero l'impegno dei Riva in materia di "difesa della salute": "Riva - ha esclamato con "vera passione" - ha preso nel '95 un rottame e lo ha portato ad essere uno stabilimento di esempio..." (!!)  
Per concludere, come in un film comico, ma purtroppo nei fatti tragico: "Riva che doveva entrare nella storia è diventato il capo di una banda criminale!".

Ma il pathos lo ha riservato soprattutto nella seconda parte (in cui, guarda caso, la sua debolezza dovuta alla convalescenza era finita, e giù pugni sul tavolo, frasi roboanti, ecc.). 
Qui, penosamente ha ritirato fuori la richiesta di trasferimento del processo da Taranto (già rigettata dalla Cassazione ad ottobre scorso), chiamandolo "processo di Norimberga" (dandosi la zappa sui piedi: Riva come i nazisti...? Siamo d'accordo), perchè qui non vi sarebbe la serenità di giudizio:
"Io - ha detto - non posso rappresentare Nicola Riva perché in quanto cittadino di Taranto sono parte offesa nello stesso procedimento, perché respiro la stessa aria, perché, in base a quello che contestano i pubblici ministeri, siamo tutti sotto la spada di Damocle dell'inquinamento"... quindi anche il gup e i PM che operano a Taranto assumono lo status "di persona offesa o danneggiata dal reato".
E, guarda caso, per dire che questo processo è stato "infettato", ha citato proprio alcune parti civili presentate dallo Slai cobas per il sindacato di classe e la linea sostenuta dall'Avv. Bonetto di danno anche potenziale, psicologico per lavoratori Ilva, cimiteriali e cittadini dei Tamburi, Paolo VI che vivono sotto un rischio concreto.

IL PATTEGGIAMENTO DELL'ILVA 
Ancora ieri l'Ilva spa, per il fatto che ancora non sarebbe arrivata l'autorizzazione del Mise, non ha detto chiaro cosa intende fare, se presentare istanza di patteggiamento o se rinunciarvi perchè la nuova legge sugli ecoreati è favorevole all'Ilva, o ancora scaricando tutto su Riva Fire; così come la stessa Riva Fire cerca di mettere delle zeppe al processo ora sostenendo che non c'entra nulla ora ipotizzando anch'essa una possibile richiesta di patteggiamento.  

L'effetto di tutto questo è un allungamento dei tempi, di questa fase preliminare, e ieri, che doveva essere l'ultima udienza, è stata invece fissata una nuova udienza per il 1° luglio.


Lo Slai cobas su questa istanza di patteggiamento ha già detto chiaro NO in una lettera ai PM: "...Se passasse questa richiesta l'Ilva uscirebbe dal processo solo con una sanzione di 3 milioni di euro; soldi che, essendo ora l'azienda sotto amministrazione dello Stato, dovrebbero essere pagati dallo Stato e quindi di fatto da noi contribuenti....
Non un solo centesimo verrebbe destinato al risarcimento del danno delle parti civili.
Pur prevedendo poi una misura interdittiva, ci troveremmo di fronte alla contraddizione che gli stessi commissari condannati verrebbero nominati commissari giudiziali e continuerebbero a dirigere lo stabilimento.
Il patteggiamento non permetterebbe un approfondito accertamento della responsabilità dell'Ilva sull'inquinamento, malattie e morti, con relativa adeguata condanna. Quindi, il patteggiamento, sarebbe un modo per l'Ilva di liberarsi del processo... in questo modo il processo, dopo la esclusione già avvenuta delle 3 società dai risarcimenti, verrebbe ulteriormente svuotato. E diventerebbe un processo solo per le colpe individuali e non al "sistema Ilva", vera causa dei disastri dentro e fuori la fabbrica".

MA ANCHE LA PROCURA DEVE DARE CHIAREZZA
Ora appaiono sui giornali notizie di incontri tra i PM e i legali dell'Ilva spa, tra cui la ex Ministra Severino che con il governo Monti aveva già contribuito a salvaguardare l'Ilva, per concordare linee di difesa; ora questi incontri vengono smentiti...
Il Gup, nonostante dalla prima richiesta di rinvio sia passato più di un mese, ancora concede tempo all'Ilva sul patteggiamento; mentre evidentemente il governo prende tempo.
Di fatto anche la Procura rischia di comportarsi come se si trovasse davanti un processo normale e non ad un processo "storico" contro i padroni e il loro sistema, i loro servi grandi e piccoli; e in cui nelle grigie aule nessuno può dimenticare che si sta parlando di chi ha ucciso o contribuito ad uccidere centinaia di operai, donne, bambini!

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