mercoledì 17 giugno 2015

Le dichiarazioni fatte al processo dalla coord. slai cobas e da un rappresentante dei disoccupati e lavoratori

Hanno detto che quella lotta - si era nel giugno del 2012 e quattordici lavoratori di una ditta che faceva la raccolta differenziata, che si erano conquistati quel posto di lavoro con tante dure lotte precedenti come Disoccupati Organizzati, stavano per essere nuovamente buttati in mezzo alla strada - una lotta che aveva visto a fine giugno grossi momenti di protesta, sia sotto comune dove i lavoratori erano andati con i camion della raccolta differenziata, sia con l'occupazione della fabbrica, era stata pienamente legittima e aveva avuto il sostegno anche degli abitanti dei quartieri in cui i lavoratori facevano la raccolta; si è trattato di una lotta assolutamente necessaria visto che a pochi giorni dalla fine dell'appalto nè Comune, nè Amiu si preoccupavano della sorte di quei lavoratori e giocavano sulla pelle dei lavoratori facendo finta di ributtarsi la palla; hanno detto che è stata una lotta di civiltà, perchè grazie ad essa si è battuta la politica incivile, del malaffare del Comune e della municipalizzata Amiu che non volevano fare la raccolta differenziata.

Ma hanno anche smascherato/ridicolizzando il modo come la questura indica i "colpevoli di reato": nessuna identificazione formale, ma sulla base solo del "sì, li conoscevamo perchè fanno tante lotte...", e poi leggendo i nominativi dall'elenco fornito in aula dal Giudice...!

C'è da aggiungere che anche l'Ingegnere della Ditta, sentito come teste, ha confermato la gravità della situazione che vivevano i lavoratori a pochi giorni dal licenziamento e - a fronte del reato contestato ai lavoratori di "interruzione di pubblico servizio", ha detto che nessun disservizio avevano creato nel lavoro di raccolta differenziata.
(nessuno però denuncia e condanna per "interruzione di pubblico servizio" Comune ed Amiu che allora nel frattempo che decidevano la sorte dei 14 lavoratori, sospesero per almeno due medi il servizio di raccolta). 

Anche gli stessi esponenti della Digos, a parte arrampicarsi sugli specchi per quanto riguarda i nominativi indicati, e trincerarsi dietro i propri compiti ("io avevo solo il compito di prendere le targhe dei mezzi..."), hanno dovuto sottolineare che effettivamente vi erano le ragioni della lotta dato l'imminente licenziamento.

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