giovedì 4 febbraio 2016

GIOVEDI' ROSSI - Premessa allo studio de "L'Imperialismo" 2° parte - "centrale la lotta contro le varie forme di opportunismo"

L'IMPERIALISMO fase suprema del capitalismo - DI LENIN

Premessa allo studio de “L'Imperialismo” - II PARTE


Nel paragrafo 3 della Prefazione del 6 luglio 1920 al Libro “L'imperialismo” Lenin da un giudizio definitivo e finale sul carattere della 1° Guerra mondiale (di cui l'anno scorso è stato “celebrato” il centenario), sulla sua effettiva sostanza, e sull'insieme dei partiti e organizzazioni della II Internazionale che pur approvando un Manifesto nel 1912, lo tradiranno in blocco non appena la guerra si avvicinò ed esplose.
Ma l'importanza che Lenin segnale è il rapporto tra guerra e rivoluzione. Questo negato, allora come adesso, dal pacifismo, dai socialdemocratici e dall'opportunismo.
Oggi che siamo di fronte alla tendenza e al coagularsi di tensioni che possono portare ad una nuova esplosione mondiale, mentre quotidianamente già si sviluppa quella “guerra mondiale in corso” che attraversa i focolai della Sirai, del Medio Oriente, dell'Ucraina, come della Libia, ecc., è decisivo che i mlm si sottraggano, si distinguano e contrastino la canea opportunista e affermino con le parole di Lenin che le “vicende attuali, siano pure esse lunghe e faticose, potranno sboccare soltanto in una rivoluzione proletaria e nella sua vittoria”.

Nel 4° paragrafo Lenin chiama per nome e cognome gli avversari dell'epoca che sono anche gli avversari di oggi, e li definisce in maniera puntuale e precisa nella loro ideologia e appartenenza di classe che ne produce la politica, strettamente legata alla fase dell'imperialismo: “Questa corrente di idee è per un verso il prodotto della decomposizione e della putrefazione della II Internazionale - oggi diremmo della socialdemocrazia, di destra o di sinistra che sia, del revisionismo, del neorevisionismo e del movimentismo (ndr) – e per un altro il risultato inevitabile dell'ideologia piccolo borghese che tutto il modo di vita tiene prigionieri dei pregiudizi democratici e borghesi”.
Lenin, proseguendo, ci mostra come sia le tendenze apparentemente di sinistra, simili al kauskysmo dell'epoca, sia le forze più legate al pacifismo e al democratismo finiscano per convergere nel negare in teoria, ma soprattutto in politica e in pratica, l'assunto fondamentale del nesso tra contraddizioni dell'imperialismo, crisi rivoluzionaria e rivoluzione proletaria.
Su questo, quindi, Lenin indica la strada che per i comunisti, i rivoluzionari, i proletari avanzati oggi è anche un compito: “analizzare e smascherare gli errori teorici”, smascherandone le pretese di marxismo e i contenuti politico e pratici di esso.
Questa necessità scaturisce allora come adesso in particolare nei paesi imperialisti dal fatto che “queste correnti sono ancora largamente diffuse in tutto il mondo. Il partito del proletariato ha il dovere di combattere queste tendenze per strappare alla borghesia i milioni di piccolo borghesi turlupinati e i milioni di lavoratori le cui condizioni di vita sono – almeno nei paesi imperialisti – più o meno piccolo borghesi”.
Quest'ultima indicazione di Lenin vale anche nel nostro campo nei confronti dei gruppi economicisti e operaisti che trascurano, non tanto e non solo l'aristocrazia operaia, puntello
dell'imperialismo nei paesi imperialisti, quanto il fatto che nei paesi imperialisti anche milioni di lavoratori sono avvolti in condizioni di vita, e diremmo noi stile di vita, più o meno “piccolo borghesi”. E, in questo contesto le lotte economiche in quanto tali, normali o radicali che siano, non intaccano sostanzialmente questo dato e il nesso imperialismo/crisi, guerra/rivoluzione comporta una rottura e deviazione dallo sviluppo spontanea, lineare, fosse anche autorganizzato, delle lotte operaie e dei lavoratori in quanto tali.

Per comprendere esattamente di che si parla e quale è alla fin fine la natura dello scontro, allora come oggi, tra comunisti conseguenti, oggi diremmo marxisti leninisti maoisti, e le correnti socialdemocratiche e opportuniste, è bene qui parlare con Lenin di “lotta armata e guerra civile tra le due correnti”, mettendo in luce che l'odierna contesa, che è teorica, ideologica e politica, è di netta divisione organizzativa, e premessa necessaria di una contesa che, nello sviluppo della questione imperialismo/crisi, guerra/rivoluzione corrisponde a due fronti contrapposti, è necessariamente armata, come la storia dimostra, perchè queste correnti finiscono e finiranno per convergere con l'azione dello Stato. Parliamo di una “guerra civile” perchè questo contrasto vive nelle fila stesse del proletariato e delle masse popolari e domanda che i comunisti eliminino dalle fila del proletariato queste correnti, per avere le necessarie basi di unità e di forza per combattere e vincere contro lo Stato borghese imperialista.

La parte finale di questa storica prefazione affronta il nodo di fondo dello scontro nel movimento operaio, ne traccia la base economica di un “fenomeno di portata storica mondiale” - come dice Lenin.
Lenin ne indica l'aspetto determinante, costituito dall'essere l'imperialismo un sistema in cui un pugno di Stati particolarmente ricchi e potenti saccheggiano tutto il mondo; un sistema centrato sul dominio del capitale finanziario e dell'esportazione dei capitali. Questo sistema produce un sovraprofitto da cui si trae quello che è necessario per corrompere nella fila della classe operaia e del movimento popolare i capi operai e lo strato superiore dell'aristocrazia operaia.
Quando Lenin parla di corruzione utilizza molti aggettivi per non cadere nella facile vulgata dei sindacalisti venduti, dei politici di sinistra corrotti, Lenin dice “in mille modi”, diretti e indiretti, aperti e mascherati. E questo è particolarmente importante nella nostra epoca dove possiamo dire che i modi sono anche più di mille e avvolgono uno strato molto ampio che va non solo dai dirigenti e apparati sindacali, dall'insieme dei ceti politici della sinistra borghese, ma anche da diversi strati del ceto politico dell'estrema sinistra e di movimento che divengono ostili in quanto tali all'organizzazione di classe e all'organizzazione rivoluzionaria del proletariato.
E' questa la base materiale anche economica dell'anti partitismo che è sempre e solo diretto da parte dei ceti politici dell'estrema sinistra e del movimento principalmente contro il partito del proletariato, e che esprime non solo contenuti politico programmatici, ma anche concezioni e stile di vita che sono il riflesso del parassitismo e della putrefazione dell'imperialismo.

Tornando a Lenin, Lenin afferma che “questo strato di operai imborghesiti, di aristocrazia operaia, completamente piccolo borghese per il suo modo di vita, per i salari percepiti, per la sua filosofia della vita, costituisce il principale puntello sociale (non militare) della borghesia. Questi operai sono veri e propri agenti della borghesia nel movimento operaio, veri e propri commessi della classe capitalista nel movimento operaio, veri propagatori di riformismo e sciovisnismo”
E' del tutto evidente come questa definizione si attanaglia non solo ai vertici degli attuali sindacati dei paesi imperialisti, ma a tutto l'insieme dei suoi gruppi dirigenti, dei suoi apparati, di buona parte dei suoi attivisti.
E questa, per fare l'esempio del nostro paese, è la questione dell'internità o meno alla Fiom, principale sindacato operaio. Non è possibile praticare un sindacalismo di classe e meno che mai una politica di classe nella fase imperialismo/crisi, guerra /rivoluzione, senza comprendere, distaccarsi ed agire su questo. In ultima analisi possiamo dire che non si può parlare di avanguardie operaie se questo dato non è compreso. Quindi, non si può far coincidere tout court avanguardie delle lotte operaie, così come sono nel contesto dell'attuale movimento operaio e avanguardie operaie intese nel senso del sindacalismo di classe autentico e soprattutto del partito rivoluzionario della classe operaia.

Lenin prosegue: “durante la guerra civile del proletariato contro la borghesia (essi) si pongono necessariamente e in numero non esiguo a lato della borghesia, a lato dei versagliesi contro i comunardi”.
Qui Lenin ci indica la dinamica di questo contrasto, che non è destinato ad attenuarsi ma ad acuirsi, via via che si acuisce lo scontro di classe e si trasforma in guerra civile.

Oggi per noi “guerra civile” è la guerra civile prolungata dentro la strategia e il percorso della guerra popolare in un paese imperialista, dall'inizio al suo culmine, la vittoria dell'insurrezione.
Via via che si rafforza il partito rivoluzionario del proletariato agente nel movimento operaio e popolare, insieme ad avanguardie delle masse che si arruolano nel partito del proletariato, alcune avanguardie, in realtà legate all'aristocrazia operaia, passano dall'altra parte e conciliano e cedano allo Stato borghese o partecipano più o meno attivamente all'attività controrivoluzionaria della borghesia.

In conclusione, diciamo che nella fase della nascita, costituzione, inizio dell'attività rivoluzionaria del nuovo partito rivoluzionario del proletariato nel nostro paese, come negli altri paesi imperialisti, è imprescindibile assimilare quello che Lenin ci indica: “Se non si comprendono le radici economiche del fenomeno, se non se ne valuta l'importanza politica e sociale, non è possibile fare nemmeno un passo verso la soluzione dei problemi pratici del movimento comunista e della futura rivoluzione sociale”.

PER QUESTO OGGI IL TESTO SU L'IMPERIALISMO E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO ALLA FORMAZIONE OPERAIA, MILITANTE

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