sabato 20 febbraio 2016

"Reddito di dignità" - una miseria e... ancora ci vuole tempo

Nella prossima settimana comincerà alla Regione la discussione sul reddito di dignità, che sarà messo ai voti a marzo. 
Vuol dire che materialmente ci vorranno ancora mesi perchè i pochi beneficiari lo abbiano.

Gli emendamenti presentati da forze di dstra, dell'opposizione, dal M5S non hanno cambiato la sostanza: resta una elemosina che chiamare di "dignità" offende anche l'intelligenza.


L'importo massimo sarà di 600 euro, ma devi essere una famiglia di 5 persone! Vale a dire poco più di 100 euro al mese a persona, vale a dire che neanche ci mangi. Per le altre famiglie il "reddito di dignità" andrà proporzionalmente ridotto. E facendo un pò di conti a una famiglia con 2 persone andrebbero meno di 250 euro. Di quale "dignità" allora si parla?!

Viene ristretta enormemente la platea dei beneficiari: solo famiglie che non superano i 3000 euro. Quindi, basta che un componente della famiglia faccia dei lavoretti, che non si ha più diritto al reddito. In questo modo più che "reddito di dignità", si può chiamare di "elemosina".

Viene riferito alle "famiglie", non a tutti i disoccupati. Un provvedimento, quindi, che da un lato si presenta di fatto "ideologico-politico", in sintonia con la politica di governo, Chiesa di affermazione della famiglia e della famiglia tradizionale con uomo, donna, figli (chiaramente le famiglie di fatto, le coppie di omossessuali, sarebbero escluse...); dall'altro è estremamente penalizzante per giovani, donne che vogliono andare via dalla famiglia, acquisire un'indipendenza.

Viene legato ad un programma di inserimento sociale lavorativo.
Non è questa misura che serve, o che si avvicina alla rivendicazione dei movimenti dei disoccupati.
Occorre un salario garantito per tutti i disoccupati, come diritto, senza condizione e sbarramenti, per tutti coloro a cui viene negato il lavoro o sono stati cacciati dal lavoro

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