giovedì 26 maggio 2016

GIOVEDI' ROSSI - LA SPARTIZIONE DEL MONDO TRA I COMPLESSI CAPITALISTICI

Riprendiamo il lavoro sul libro di Lenin "L'imperialismo fase suprema del capitalismo", trattando il V capitolo "Sulla spartizione del mondo tra i complessi capitalistici", che ci porta in pieno nella situazione che stiamo vivendo ai nostri giorni e ci fornisce un importante strumento per comprendere le posizioni giuste e le posizioni sbagliate.


Scrive Lenin:“Le associazioni monopolistiche dei capitalisti - cartelli, sindacati, trust - anzitutto spartiscono tra loro il mercato interno e si impadroniscono della produzione del paese. Ma in regime capitalista il mercato interno è inevitabilmente connesso col mercato esterno. Da lungo tempo il capitalismo ha creato il mercato mondiale. E a misura che cresceva l'esportazione di capitali, si allargavano le relazioni estere e coloniali e le “sfere di influenza” delle grandi associazioni monopolistiche, “naturalmente” si procedeva sempre più verso accordi internazionali tra di esse e verso la creazione di cartelli mondiali.
Questo è un nuovo gradino della concentrazione mondiale del capitale e della produzione, un gradino molto più elevato del precedente”.

Lenin nella sua straordinaria opera 'L'imperialismo' già qui definisce lo stato del mondo che a cent'anni di distanza è ancora lì, a dimostrarci la differenza tra scienza e visioni superficiali, tra marxismo e ciarlataneria.
Quello che serve oggi ai proletari è innanzitutto la chiarezza semplice del mondo in cui vivono, chiarezza su chi sono i nemici, chiarezza del perchè gli operai di tutto il mondo, i popoli e le classi oppresse dall'imperialismo devono unirsi, e che solo da questa unità internazionale può scaturire la forza materiale per combattere questo sistema.

Lenin nella sua opera non si limita ad enunciare il processo ma lo analizza attraverso i dati a sua
disposizione per renderlo inoppugnabile, prendendo in considerazione quei settori dell'economia, dell'industria che ne sono il cuore e l'espressione visibile del capitalismo nella sua fase imperialista.

E' sempre necessario e lodevole in ogni epoca in cui ci si trova e si utilizza l'imperialismo di Lenin, fare questa analisi aggiornata, utilizzando i dati dell'epoca.
Ma non è questo lo scopo del corso di formazione che ha invece l'obiettivo chiaro e semplice di dare ai proletari che vogliono capire e lottare contro il mondo esistente, l'arma per leggere i processi che sono comunque sotto gli occhi di tutti e che producono gli eventi generali e particolari delle condizioni di vita e di lavoro delle masse.

Con i progressi nella tecnica del capitalismo, i “cartelli” si concentrano sempre più e, grazie alla funzione che svolgono le banche, diventano concentrazioni industriali e finanziarie, e nelle crisi, in realtà, lungi da andare in rovina, accelerano quei processi che portano all'aumento della potenza di fuoco dei grandi cartelli industrial-finanziari, che possiamo chiamare, per semplificare, multinazionali.
Sin dall'epoca di Lenin erano nei grandi paesi capitalistici, segnatamente Usa e Germania, in cui si concentravano questi cartelli e questi processi.
Nel tempo è chiaro che si è sgranato il quadro dei paesi del mondo e che comunque il centro di esso è divenuto sempre più gli Usa.
La sgranatura dei paesi capitalisti e di paesi imperialisti e dei cartelli a cui essi fanno riferimento, ha portato innanzitutto ad una spartizione mondiale dei mercati tra questi paesi. Una spartizione non immutabile, ma, come dice Lenin, “...la divisione del mondo tra due potenti trust non esclude che possa avvenire una nuova spartizione non appena sia mutato il rapporto delle forze, in conseguenza dell'ineguaglianza di sviluppo come effetto di guerre, di crack, ecc.”.

Lenin prende in considerazione l'industria del petrolio e delle altre fonti energetiche per spiegare come funziona tutto il gioco che da vita alle spartizioni del mondo e le lotte che esso provoca. Racconta come si sviluppa la contesa e l'espansione del gruppo americano Rockefeller, la Standard Oil e il gruppo anglo-olandese della Shell.
Come si sviluppò in Germania, invece, l'azione della Deutsche Bank per appropriarsi delle sorgenti di petrolio e come soccombette all'azione della Standard Oil.
Lo stesso avviene oggi con le famose “sette sorelle”, e gli altri grandi monopoli messi in piedi dalla concorrenza europea, russa.

Interessante è come Lenin mostra il movimento reale che sta dietro le battaglie dei governi e le battaglie parlamentari, come la stampa diventi immediatamente tutta allineata, patriottica e di Stato, quando si tratta di difendere gli interessi delle multinazionali del proprio Stato, e come si diventi paladini, in certe fasi, dell'industria di Stato e in altre dello smantellamento di esse.
Citando una rivista berlinese nel libro si scrive: “I nostri socialisti di Stato, che si lasciano accecare da belle teorie, dovrebbero finalmente accorgersi che in Germania i monopoli non hanno mai avuto né lo scopo né il risultato di giovare al consumo e neppure quello di assicurare allo Stato una partecipazione ai guadagni degli imprenditori, ma hanno sempre servito soltanto a risanare, con l'aiuto dello Stato, industrie private sull'orlo del fallimento”.
Da qui Lenin trae la conclusione: “Da esse scorgiamo, all'evidenza, come, nell'età del capitale finanziario, i monopoli statali e privati s'intreccino gli uni con gli altri e tanto gli uni quanto gli altri siano semplicemente singoli anelli della catena della lotta imperialistica tra i monopolisti più cospicui per la spartizione del mondo”.
Anche oggi i “socialisti di Stato” e i sindacati che ad essi fanno riferimento, anche quando si tingono di estrema sinistra, con la parola d'ordine delle “nazionalizzazioni” svolgono esattamente il ruolo che Lenin individuava nei socialisti di Stato della Germania. Essi non sono, né saranno mai rappresentanti degli interessi degli operai e dei lavoratori, ma anelli della lotta tra monopolisti dentro la spartizione del mercato e del mondo.

E' fondamentale nell'epoca descritta da Lenin, in cui tuttora noi viviamo, combattere tutte le forme di travisamento di essa e che sono a base di ogni politica riformista e pacifista di teorici, partiti e organizzazioni che si rifanno o influenzano i proletari e le masse popolari.

Lenin deve ribadire con forza nei confronti di Kauski che:
I cartelli internazionali mostrano fino a qual punto si siano sviluppati i monopoli capitalistici, e quale sia il motivo della lotta tra i complessi capitalistici... Infatti può mutare. e di fatto muta continuamente la forma della lotta, a seconda delle differenti condizioni parziali e temporanee; ma finchè esistono classi non muta mai assolutamente la sostanza della lotta, il suo contenuto di classe”.  
Gli opportunisti invece si basano sulla forma. E' il caso, per esempio, di chi vede l'azione di un imperialismo e non di un altro, nelle contese economiche come nelle guerre. E' il caso di chi, quando l'imperialismo fa la guerra lo condanna, quando conduce la sua azione di dominio con la pace, lo appoggia.
Lenin dice: “I capitalisti si spartiscono il mondo non per la loro speciale malvagità, bensì perchè il grado raggiunto dalla concentrazione li costringe a battere questa via, se vogliono ottenere dei profitti. E la spartizione si compie “proporzionalmente al capitale”, “in proporzione alla forza”, poiché in regime di produzione mercantile e di capitalismo non è possibile alcun altro sistema di spartizione”.

I riformisti invece quando un imperialismo è minore in proporzione al capitale o è minore in proporzione alla forza, combattono l'imperialismo maggiore, e sostengono coscientemente o incoscientemente, a parole o spesso coi fatti, l'imperialismo minore.
E' questo che c'è dietro nei giorni nostri all'appoggio alla Russia di Putin rispetto agli Usa in alcuni scacchieri internazionali, è questo che c'è dietro al sostegno ai paesi europei nei confronti dell'”impero americano” ed è questo che c'è dietro i cosiddetti “no euro” nei singoli paesi imperialisti e capitalisti europei nella contesa rispetto alla Germania, ecc.
Essi esaminano la forma della lotta, quindi di questa contesa, ma non la sostanza, direbbe Lenin. Lotta, come dice Lenin, che “oggi può essere pacifica, domani bellica, dopodomani nuovamente pacifica”.
Tutte queste lotte si muovono dentro la spartizione del mondo, la spartizione economica del mondo e la spartizione territoriale del mondo, la lotta per le colonie, la “lotta per il territorio economico”.
Tutti i sostenitori dell'imperialismo russo, tutti i sostenitori del “No euro”, qualunque sia la veste che si danno, sono forze filo imperialismo e conciliatrici con esso.

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