sabato 28 maggio 2016

L'operaio Ilva e l'ambientalista

Dall'intervento di un operaio Ilva alla presentazione del libro Ilva alla libreria Mondadori (in cui erano presenti anche esponenti di associazioni ambientaliste)

“...Ancora adesso all'Ilva c'è uno zoccolo duro di operai che comunque lotta. Il 30 marzo del 2012 (giorno della marcia organizzata da Riva e capi), in cui gli operai sono usciti fuori con il kit, c'è gente che è anche restata in fabbrica. Parliamo anche di questo! Quel 30 marzo c'è stato anche un lato positivo. C'è stato l'operaio che si è ribellato. Non veniva il sindacalista ma il caporeparto che diceva: esci fuori dall'impianto. E tu hai detto: per quale motivo devo uscire? E lì si rischia il posto di lavoro, si rischia il sostentamento, e se hai una famiglia ci pensi un paio di volte... Ma poi dici: caspita, c'è la dignità! In fabbrica c'era questa gente, e c'è ancora, non è che non c'è.



Io sto in Ilva da 26 anni ormai, ho visto tutta l'era Riva, sono entrato a “cavallo”. Molti operai anziani non erano poi questi grandi pensatori, persone che hanno fatto del bene. Molti figli di questi operai, entrati con Riva, sono stati educati dai loro padri, operai che c'erano prima, a “piegare la testa”. La cosa è quindi più complessa. Ma ancora oggi lì dentro ci sono operai che lottano, saremo pochi ma comunque lottiamo. Ed è più difficile lottare oggi. Prima era più facile, c'erano rapporti di forza migliori, c'era il sindacato, che oggi non c'è. Quindi oggi bisogna lottare contro i sindacati, contro l'azienda, contro il tuo capo... è una lotta più complicata, più difficile.



Quando sento l'ambientalista dire: “l'operaio Ilva è un assassino”, là l'ambientalista non fa il suo dovere. L'ambientalista se vuole cooperare con l'operaio, deve andare dall'operaio e spiegargli dove sbaglia, dire: guarda tu stai sbagliando, perchè quella è una sostanza...

Se tu invece accusi l'operaio dicendo “anche tu hai le mani sporche di sangue...”, a quel punto il mio lavoro, all'interno, di resistenza verso l'azienda cade... Perchè a quel punto l'altro che magari è più sindacalista, più aziendalista dice: guarda, sei ritenuto “assassino” come me, quindi, a che serve...? .

L'ambientalista deve essere anche costruttivo, deve spiegare le ragioni. Noi lo facciamo dall'interno, noi cerchiamo di tutelare la salute dall'interno. Ma non solo. Quando c'è uno slopping, noi siamo i primi, i primi a dire: ma chi sta lì a fare questa operazione?

Fuori, invece ci sono ambientalisti che dicono. “assassini”. Poi c'è il politico di turno che incrementa la dose... Invece, tu, ambientalista, vai dall'operaio, spiegagli la situazione, coopera con gli operai, magari non riuscirai a coinvolgere tutti, ma qualcuno, sì...”.

Per vedere il video completo vai su:
http://tarantocontro.blogspot.it/2016/05/video-completo-presentazione-del-libro.html

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