lunedì 27 giugno 2016

IL LIBRO ILVA NELLA REALTA' VIVA E DI LOTTA DEL CS DI SERIATE (BG), TRA IL CALORE DEI COMPAGNI E COMPAGNE

A Seriate, Bergamo, il 18 giugno, la presentazione del libro Ilva è stata come una “irruzione” in una realtà viva e di lotta, partecipata di compagni, operai, lavoratori, precari, donne, giovani, costantemente in trincea nella lotta sociale e politica sul territorio. Per cui l'intera assemblea, oltre che molto partecipata, è stato terreno di vivace discussione, confronto e in alcuni casi anche di scontro costruttivo, che ha permesso che la questione Ilva e la questione Taranto uscisse dalle pagine di un libro e, appunto, invadesse la realtà del centro e si intersecasse con la vita e l'azione del centro stesso.

Nella introduzione è stato subito posto sul piatto il tema del libro: il ruolo degli operai dell'Ilva dall'inizio alla fine di questa vicenda, contro chi li voleva trasformati e ridotti a complici del padrone assassino o fantasmi di uno scenario tutto giocato sull'assurda “alternativa”: se è meglio morire da inquinamento o da fame.
Non è vero che gli operai non hanno lottato. Hanno lottato anche duramente, ma hanno perso a fronte dell'alleanza padroni, governo e sindacati. In questa fabbrica come in tutto il paese.
E' vero che gli operai ci tengono al lavoro e al salario - in una città del Sud sullo stipendio di un operaio vivono tante persone - e, quindi, è naturale che si faccia il massimo di resistenza per non ricadere in una prospettiva di disoccupazione e di mancanza di futuro.
Ma questo non vuole assolutamente dire che gli operai non vogliono una fabbrica che non uccida sul lavoro, come per centinaia di volte è avvenuto, prima, durante e dopo Riva, sia nella fabbrica di Stato, che nella fabbrica privata, che nella fabbrica attuale commissariata dal governo dei padroni.
E' vero che la lotta è stata resa difficile, non ultimo dalla catena di assunzioni pilotate, prese dai bacini dei paesi, delle parrocchie e del sindacalismo compiacente. Ma questa classe operaia ha
prodotto piattaforme e le avanguardie hanno affrontato una dura repressione con metodi che sono andati oltre quello che normalmente succede nelle fabbriche, dalla Palazzina laf, ai licenziamenti degli operai e delegati Fiom che avevano bloccato un convertitore, alla persecuzione scientifica dei delegati che non ci stavano né all'insicurezza permanente né alla complicità sindacale. 
La verità è che quando gli operai hanno lottato sono stati soli, gli ambientalisti, che poi hanno occupato gli scenari di questi ultimi anni, non c'erano mai quando gli operai morivano in fabbrica, quando gridavano nei cortei “Riva assassino”, quando venivano fatti segno di pressione, intimidazione e repressione.


La storia concreta, viva della fabbrica, la storia di operai come Massimo Battista, ha colpito
gli operai presenti al CS di Seriate, spesso attivisti Fiom che ne conoscevano una parte; così come le pagine del libro che descrivono il fuoco della lotta di quei due anni. Questo ha chiamato i compagni e le compagne presenti ad intervenire, a chiedere particolari, e anche a schierarsi quando qualcuno dei presenti ha cercato di deviare il dibattito su futuri di “nazionalizzazioni”, su “colpe dell'Europa”, invece che analizzare e comprendere la dinamica di una concreta ed epocale lotta di classe nella fabbrica più grande del nostro paese e in una città cuore, non solo della contraddizione Ilva, ma di Eni, Arsenale, Base navale, della Marina Militare, ecc.

Di estremo interesse poi è stato per i compagni del Centro ascoltare la presentazione di quelle parti del libro che narrano, con dati di fatto, l'evoluzione negativa del movimento dei 'Liberi e pensanti' e l'avvitamento su sé stesso dell'intero movimento esploso nei due anni raccontati dal libro.

Forte è stato poi il sostegno alla denuncia del libro circa l'emergenza del 2012 che, benchè avesse portato al sequestro di ampie parti della fabbrica e alle ordinanze “allarmate” del sindaco della città che vietava ai bambini dei Tamburi di giocare per strada, non ha trovato alcuna risposta, e a distanza di 4 anni, le bonifiche sono a zero, i bambini continuano a morire e lo sciagurato 10° decreto del governo rinvia al 2019, ai nuovi padroni, indiani o italiani che siano, l'attività per il disastro immane prodotto dalla produzione per i profitti del capitale.

Così come chiarissimo è stato ai compagni il sistema che ha permesso a padron Riva di agire e produrre ricchezze finite nei 'paradisi fiscali' e ben rappresentati dalla catena di imputati al maxi processo di Taranto.

All'assemblea è seguita la proiezione di tre video brevi ma illuminanti su ciò che avviene tuttora in fabbrica, come lo sversamento nelle fogne e nel mare delle sostanze pericolose; sulla drammatica ed esemplare vicenda del cimitero, luogo più inquinato della città, dove le tombe devono essere scoperchiate e i terreni rivoltati, e ai morti di questa città, spesso operai, è negata anche una degna sepoltura; e, infine, sulle donne dei Tamburi che senza mai perdere sia il sorriso che la rabbia denunciano come siano state “inguaiate” e come non accettino un futuro per loro e i loro figli di malattia e morte.

E' stata davvero una delle assemblee di presentazione del libro “Ilva la tempesta perfetta” che si stanno svolgendo in giro per l'Italia, in cui si è più sentito il sostegno e il calore di una realtà, apparentemente molto lontana da Taranto, ma in realtà vicina e caratterizzata dalla solidarietà proletaria e di classe e dalla comune lotta – solidarietà, espressasi anche con un contributo finanziario rilevante per le spese di viaggio dei compagni di Taranto.
I compagni hanno chiesto che ulteriori assemblee e discussione, non solo sull'Ilva ma anche sulle lotte degli operai della logistica e su altre questioni politiche, ci siano in futuro, perchè di questo ha bisogno chi vuole lottare davvero contro padroni, governo, Stato, Europa capitalista, ecc.

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