martedì 27 settembre 2016

Boccia vuole la quarta rivoluzione industriale - noi vogliamo la prima rivoluzione operaia e popolare per difendere lavoro e salute e per imporre un futuro nelle mani dei lavoratori e masse popolari a Taranto come in tutto il paese - proletari comunisti

info da Corriere di Taranto

Assemblea Confindustria, Boccia: “Dobbiamo porre le basi per una quarta rivoluzione industriale

Boccia sul risanamento Ilva: “L’Italia si gioca un pezzo del suo futuro”

Sull’ipotesi di revoca degli incarichi ai commissari Ilva, proposta dal presidente Emiliano: “Non possiamo permetterci il lusso di chiudere lo stabilimento siderurgico”

dsc03513Dobbiamo porre le basi per una quarta rivoluzione industriale, tentando di  costruire modelli di sviluppo lavorando in sinergia fra istituzioni, industriali e banche” ponendo le basi per uno sviluppo sostenibile dell’Italia che possa recuperare il gap con gli altri Paesi europei causato dalla crisi economica. È questa la ricetta del presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenuto durante la 72° assemblea annuale degli industriali tarantini, organizzata nel pomeriggio presso il Circolo Ufficiali di Taranto (piazza Kennedy). Per fare in modo che il sistema-Paese riparta, secondo il giudizio di Boccia, è necessario risanare l’Ilva di Taranto. “Il futuro di Taranto e del siderurgico – ha dichiarato Boccia – rappresentano il futuro dell’intero Paese. Sul risanamento dell’Ilva di Taranto l’Italia si gioca un pezzo del suo futuro, sia in termini di rilancio industriale che di credibilità internazionale”. A tal proposito, il presidente Boccia si augura “che si possa lavorare in una situazione di dialogo fra le istituzioni, senza far prevalere dogmi, preconcetti o interessi personali”.
A dare forza a questo suo pensiero, il presidente di Confindustria cita una celebre
frase dello scrittore tedesco Goethe: “L’importante non è andare d’accordo, ma andare nella stessa direzione”. E per Boccia, che sintetizza il pensiero degli industriali italiani, la direzione da intraprendere è rappresentata dal rilancio industriale dell’Italia che sia eco-compatibile con i principii di sostenibilità ambientale e con le normative ambientali in materia di sicurezza.
L’assemblea di Confindustria Taranto, iniziata con un minuto di raccoglimento in onore dell’operaio recentemente scomparso, Giacomo Campo, riparte da alcune certezze, sintetizzate nel tema del congresso: “Taranto città del mondo”. Risanamento ambientale ed industriale dell’Ilva, internalizzazione delle aziende ioniche, valorizzazione della posizione baricentrica della città Bimare nel Mediterraneo per il rilancio della portualità e reindustrializzazione del territorio, incentrata sullo sviluppo sostenibile, in un processo che proceda parallelamente con lo sviluppo turistico e culturale dello stesso.
Ritenere il turismo un settore contrapposto all’industria o, peggio, destinato a sostituirla è un errore grave che potrebbe produrre – se ispirasse scelte conseguenti in materia di sviluppo – danni incalcolabili all’economia territoriale”. È quanto dichiarato dal presidente Vincenzo Cesareo nel corso della sua relazione introduttiva dell’assemblea degli industriali tarantini, sottolineando il fatto che il rilancio industriale del territorio debba procedere di pari passo con la riqualificazione delle bellezze storico-architettoniche del nostro territorio, in primis città Vecchia, oggetto di un concorso internazionale di idee che si appresta ad entrare nella fase concorsuale nevralgica, e con la promozione e valorizzazione del turismo. “Patrimonio identitario – dichiara Cesareo nella sua relazione in riferimento a città Vecchia – che ci auguriamo possa finalmente aggregare quelle energie e risorse, pubbliche e private, capaci di metterne a frutto tutto il potenziale economico”.dsc03500
Fra gli interventi auspicabili dal presidente Cesareo vi sarebbe il recupero del piano Tekne, un progetto risalente agli anni ’60 che prevedeva lo sviluppo dei comparti industriali meccanici in parallelo con la nascita del IV centro siderurgico a Taranto. Tale piano, secondo Cesareo, riacquisterebbe oggi nuova linfa anche in virtù del vicino stabilimento automobilistico di Melfi in Lucania. Ciò per mezzo di una serie di interventi, come il recupero degli ex cantieri navali Tosi (il quale si presterebbe, secondo il presidente Cesareo, per la costruzione di grandi yacht) e dell’Arsenale militare, utilizzato anche per finalità civili. E poi ha accennato al progetto Lamiere 2.0: “Taranto potrebbe ospitare – ha aggiunto – un centro di rottamazione di naviglio civile e militare”, progetto già abbozzato nel recente passato da diversi industriali. In riferimento all’area portuale in passato di proprietà della Belleli Off-Shore, ha specificato che “potrebbe inoltre ripartire la costruzione di piattaforme per estrazioni di petrolio e gas nel Mediterraneo e altrove”, facendo implicitamente riferimento al progetto di estrazione petrolifera e di gas già avviato al largo delle coste egiziane. Giacimento petrolifero denominato “Zohr” che, lo specifichiamo, è di proprietà dell’Eni e risulta il più esteso giacimento petrolifero del Mar Mediterraneo e fra i più grandi al mondo , superando di gran lungo il giacimento petrolifero “Leviathan” al largo di Israele.
Dopo la relazione introduttiva di Cesareo, è intervenuto il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, per i saluti di rito dell’Amministrazione comunale ionica. Lo stesso ha commentato l’interesse del Governo per il risanamento dell’azienda e per la rigenerazione ambientale e sociale di Taranto. “Quello del Governo – in riferimento agli interventi previsti nell’ambito del CIS, Contratto Istituzionale di Sviluppo, ndr – non è stato solo un atto dovuto di solidarietà nei confronti di questo territorio per i problemi di cui soffre bensì una scelta strategica. Una sfida per vedere se la nostra nazione sia capace di trasformare un sofferenza – ha concluso – in una grande opportunità”.
Era prevista la presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Claudio De Vincenti ma, vista la convocazione del Consiglio dei Ministri per l’approvazione del Def (Documento di Economia e Finanza), lo stesso ha inviato alla platea un videomessaggio incentrato su quanto l’Esecutivo ha posto in essere o in fieri su Taranto per quanto concerne gli interventi di bonifica e di risanamento contenuti nel CIS. dsc03503
Ha poi parlato di una “nuova rivoluzione industriale” che vedrà lo stabilimento siderurgico ionico come motore. “Lo stabilimento siderurgico di Taranto è al centro della strategia industriale del governo – ha dichiarato De Vincenti – favorendo la più rigorosa tutela della salute e dell’ambiente”. Ha poi ribadito la priorità posta nella valutazione del piano ambientale rispetto al piano industriale che i singoli potenziali acquirenti hanno presentato nel corso della procedura concorsuale i cui esiti e della cui priorità posta sulle questioni ambientali sono disciplinati dall’ultima legge in materia di Ilva.
L’assemblea odierna di Confindustria è poi proseguita con una tavola rotonda, la quale ha annoverato un parterre di relatori di ampio respiro e di rilevanza nazionale. Erano infatti presenti al dibattito moderato dal giornalista della Rai, Angelo Mellone, oltre a Vincenzo Boccia, intervenuto per i saluti conclusivi, anche: il presidente di FederacciaiAntonio Gozzi, il rettore dell’Università degli Studi di Bari, Antonio Uricchio, il direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo, Francesco Guido, il presidente provinciale di Confindustria, Vincenzo Cesareo.È giunto successivamente anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, precedentemente impegnato in un incontro non istituzionale sui temi inerenti la sanità ed il Piano regionale di riordino ospedaliero organizzato dal comitato dei “Liberi e Pensanti” presso il padiglione Vinci dell’ospedale S.S. Annunziata. dsc03510
Gozzi ha specificato, nel suo intervento, la necessità di rimettere nuovamente sul mercato lo stabilimento Ilva in quanto, a suo giudizio, un’azienda siderurgica di quelle dimensioni può essere gestita solo da grandi gruppi industriali del settore siderurgico. Ha poi ribadito l’importanza strategica del siderurgico ionico. “A latere della produzione siderurgica di Taranto c’è un’intera filiera, quella meccanica, che dal venir meno del centro siderurgico perderebbe gran parte della sua competitività”.
Il presidente della Regione Puglia, intervenuto a dibattito già avviato, ha ribadito il suo intento di voler “decarbonizzare” l’Ilva di Taranto. “Esistono dei metodi produttivi che consentirebbero di abbattere l’inquinamento. L’idea di utilizzare il gas metano che giungerà in Puglia tramite il gaasdotto Tap come combustibile per l’Ilva di Taranto – ha proseguito Emiliano – è stata presentata dai tecnici della Regione Puglia in occasione della conferenza sul clima di Parigi l’anno scorso”. In verità, come da noi più volte ribadito e come specificato dallo stesso Emiliano, tale idea è stata già presentata dall’ex commissario dell’Ilva, Enrico Bondi, e dal suo staff tecnico di sub-commissari. Ci furono inoltre delle sperimentazioni in Ilva per riutilizzare i gas fuggitivi prodotti dalle acciaierie come combustibile al posto del carbone coke. Sperimentazioni che, va precisato, non ottennero l’effetto sperato a danno della qualità dell’acciaio prodotto. Ma di ciò, evidentemente, Emiliano non risulta essere abbastanza informato quanto dimostra esserlo per quanto concerne i costi di produzione che, inevitabilmente e come da lui stesso ammesso, salirebbero qualora si usasse il gas metano come combustibile. A tal riguardo, il giornalista Mellone ha voluto ricordare al presidente Emiliano le sue precedenti dichiarazioni nelle quali chiedeva la revoca dell’autorizzazione ai commissari Ilva e la chiusura dello stesso stabilimento industriale. Alla domanda del giornalista, che evidenziava una certa ambivalenza del governatore nelle sue dichiarazioni, Emiliano ha risposto affermando che “gli studi epidemiologici dei tecnici della Regione Puglia evidenziano il nesso causale fra produzione industriale dell’Ilva ed aumento delle ripercussioni sanitarie sulla popolazione. Se non dovesse essere modificato il sistema produttivo di quell’azienda – ha concluso – non appena tornerà a salire la produzione industriale si avrebbe un aumento del livello dei dati epidemiologici”.
Relativamente all’ipotesi “decarbonizzazione” dell’Ilva, è intervenuto anche Gozzi, specificando che esistono tutti i margini industriali per poter ambientalizzare lo stabilimento ionico, senza modificare le modalità produttive. “In Europa ci sono 11 stabilimenti siderurgici che producono acciaio usando la stessa filiera produttiva di Taranto. Queste aziende rispettano le normative comunitarie in materia di ambiente ed emissioni. Se si è riuscito a fare ciò in queste aziende, può essere raggiunto lo stesso obiettivo anche a Taranto”. Fine perseguibile “convincendo l’Unione europea a concedere all’Italia di investire risorse pubbliche” per il risanamento della fabbrica. Altrimenti «se così non dovesse essere – ha poi concluso – quell’azienda andrebbe chiusa”.

Quanto a questa ipotesi di chiusura dell’Ilva come fallimento del sistema-Paese, il presidente nazionale di Confindustria chiosa il suo intervento rivolgendosi al presidente Emiliano ed auspicandosi che i conflitti istituzionali vengano messi da parte, in quanto “non aiutano a procedere nella stessa direzione. Non possiamo permetterci il lusso – ha poi concluso – di consentire la chiusura dello stabilimento siderurgico di Taranto; e questo lo dico con il cuore di un uomo del Sud e con la testa di presidente di Confindustria”.

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