giovedì 6 ottobre 2016

GIOVEDI' ROSSI - Il parassitismo e la putrefazione dell'imperialismo - Cap. VIII - 1° parte

Lenin, in questo 8° capitolo del "L'imperialismo", esamina un aspetto importante dell'imperialismo: il parassitismo e la putrefazione del capitalismo “di cui – dice - non si tiene sufficientemente conto nella maggior parte degli studi”. 


Lenin spiega che in regime capitalistico “nessun monopolio potrà completamente e per lungo tempo escludere la concorrenza del mercato mondiale”. Il che vuol dire che anche oggi le grandi multinazionali che dominano il mercato mondiale agiscono in un sistema che di fase in fase riproduce la concorrenza, e non esiste quindi un dominio assoluto e permanente di una multinazionale su tutte le altre, questo sia nella contesa generale tra le multinazionali, sia in quella particolare in ogni settore. Gli esempi in questo senso possono essere numerosi e documentati, ma non vogliamo appesantire la spiegazione.

Alla stessa maniera Lenin dice che nell'imperialismo, che è una fase superiore del capitalismo, “la possibilità (e la ricerca) di abbassare mediante nuovi miglioramenti tecnici i costi di produzione ed elevare i profitti, milita a favore delle innovazioni”. Ciononostante, dice Lenin, è evidente che il sistema nel suo complesso, essendo guidato dalla logica del monopolio, restringe questo sviluppo entro i limiti della possibilità effettiva di profitti, e questo frena le innovazioni, lo sviluppo stesso della scienza e della tecnologia e delle stesse forze produttive, rispetto alle possibilità storiche che lo sviluppo del modo di produzione capitalistico permetterebbe.
E, quindi, il segno generale è la stasi e la putrefazione.

Lenin è perfino poi più preciso quando parla di stasi e putrefazione e nel vederne le manifestazioni “in singoli rami industriali e in singoli paesi... per determinati periodi di tempo”.

L'altro elemento che Lenin analizza come organico all'imperialismo è il suo carattere di parassitismo, che è semplicemente spiegato così: “L'imperialismo è l'immensa accumulazione in pochi paesi di capitale liquido... Da ciò segue, inevitabilmente, l'aumentare della classe o meglio del ceto dei rentiers, cioè di persone che vivono “del taglio di cedole”, non partecipano ad alcuna impresa e hanno per professione l'ozio”.
E' la descrizione dello sviluppo della grande finanza, del dominio del capitale finanziario che oggi significa l'esistenza di una “branca” di persone, dal grande finanziere all'ultimo broker di borsa, che proprio in “ozio” non sono, ma che dal punto di vista della produzione e della utilità sociale, è giusto definirli parassiti.

Lenin aggiunge che “L'esportazione del capitale, uno degli essenziali fondamenti economici del capitalismo, intensifica questo completo distacco del ceto dei rentiers dalla produzione e dà un impronta di parassitismo a tutto il paese, che vive dello sfruttamento del lavoro di pochi paesi” e del supersfruttamento dei paesi oppressi dall'imperialismo.

Quindi, il mondo non solo viene a rappresentarsi come un dominio di Stati ricchi rispetto a nazioni e popoli poveri, ma anche una sorta di divisione tra Stati creditori, usurai e Stati debitori.
Questa distinzione non viene meno per il fatto che anche i cosiddetti “Stati ricchi”, oggi sono pieni di debiti e per alcuni ciò è un problema strutturale, pesante e influente. Perchè il carattere del debito pubblico nei paesi imperialisti è differente dal debito dei paesi oppressi dall'imperialismo, che è una forma di occupazione finanziaria, di dominio assoluto che li rende permanentemente dipendenti. Nello stesso tempo va messo in rilievo che questo debito è il frutto di una rapina. E nel sistema imperialista è proprio il carattere, assoluto in certi casi, relativi in altri, del dominio imperialista che ne segna la sua essenza di freno dello sviluppo.
Parassitismo, stasi, putrefazione sono ben visibili anche al di là dei dati strettamente economici, se si guarda al mondo nel suo insieme e agli effetti evidenti del sistema imperialista rappresentato da alcuni paesi altamente sviluppati, appropriatori della ricchezza mondiale, che quindi finisce in poche mani, mentre tre quarti dell'umanità sono soggetti al sottosviluppo, alla fame, alla miseria.

L'analisi di Lenin sul carattere parassitario e di putrefazione dell'imperialismo non è mai fine a sé stessa, non ha scopi puramente descrittivi, né egli la utilizza per un giudizio morale sul sistema, ma, come egli sottolinea, perchè “Questo fatto necessariamente influisce in generale su tutti i rapporti politico sociali dei relativi paesi e, quindi, anche sulle due correnti principali del movimento operaio in generale”.

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