sabato 22 ottobre 2016

La mobilitazione dei migranti di Paolo VI comincia a smuovere le acque - ma non bisogna fermarsi

La mobilitazione dei migranti di Paolo VI e il presidio alla prefettura dell'altra settimana ha avuto, dopo l'incontro con la vice prefetto Trematerra, uno sviluppo e un primo risultato.

Vi è stato un incontro tra lo Slai cobas sc e rappresentanti dell'Associazione “Noi e Voi”, su tutti i punti che i migranti avevano esposto lamentele, l'Associazione ha dato delle risposte. Su alcune cose, ammettendo che effettivamente c'erano e che su di esse si sta adoperando per rimuovere; su altre ha fornito chiarimenti sullo stato della situazione.
Verificheremo chiaramente il tutto con i migranti stessi.

Nello specifico:
Sulla questione della scarsità del cibo, i rappresentanti dell'Associazione hanno ammesso
che nei giorni precedenti era stato più di una volta scarso; per questo si erano attivati e ora il ristorante che fornisce i pasti dà quantità adeguate (questo ci era stato già confermato dagli stessi migranti);
mentre sulla qualità del cibo hanno escluso che vi possano essere prodotti scaduti, hanno detto che 4 volte alla settimana cucinano gli stessi migranti per fare pasti più vicini alle loro abitudini alimentari.
Sulla questione dell'assistenza sanitaria, hanno ammesso una carenza di informazione, e hanno informato di aver messo ora nel centro un prospetto dei medici con i loro recapiti, a cui i migranti possono rivolgersi; mentre hanno detto che comunque un medico andrebbe al centro una volta al mese e che in caso di necessità gli operatori del centro accompagnano i migranti dal dottore o al pronto soccorso; sulle medicine hanno detto che hanno i farmaci che secondo le esigenze sono necessari. Su questo lo Slai cobas ha comunque chiesto che siano compresi nei farmaci ordinari anche creme per la pelle, attualmente non previste ma necessarie ai migranti.
Sulla questione carenza detergenti e detersivi, l'associazione ha affermato che darebbe una dotazione ad ogni migrante ogni 10 del mese (1 flacone da 1 litro di bagno schiuma, 1 dentifricio e spazzolino e una spugna); per i detersivi vengono dati a richiesta.
Circa le docce, effettivamente vi era state alcune docce non funzionanti e senza acqua calda; ora questo problema sarebbe risolto e vi sono funzionanti 5 docce.
Su questo già lo slai cobas ha detto che comunque per i migranti attualmente al centro di Paolo VI (93) queste non sono affatto sufficienti.
Ma su questo, come più in generale sulla inadeguatezza della struttura di Paolo VI, che non ha riscaldamento, e dove addirittura ultimamente hanno dormito 20 migranti in uno stanzone con finestre rotte, l'associazione, ammettendo questa situazione negativa, ha informato che tra un mese e mezzo si trasferiranno in un'altra struttura adeguata.
Infine, sui corsi di italiano, a seguito della nostra richiesta, dal 10 di ottobre sono iniziati per tutti i migranti e tenuti per 5 giorni alla settimana.
Sull'assistenza legale, per cui effettivamente i migranti non erano messi a conoscenza di chi sono gli avvocati che li seguono, l'associazione nell'incontro ha fornito i nominativi di questi avvocati.
Ma è sul fronte proprio dell'assistenza e dei diritti legali che vi sono i maggiori problemi.
L'associazione ha informato di aver trasmesso alla questura le domande per il permesso di soggiorno, con relativa richiesta di asilo politico e che, a seguito di questo, la questura rilascia un attestato che ha validità 6 mesi, prorogabile per altri 6, che sostituisce l'attuale permesso di soggiorno, il codice fiscale e la tessera sanitaria.
Buona parte dei migranti avrebbe già questo attestato, per gli altri vi sono ritardi da parte della questura. Circa il diritto d'asilo, nessun migrante finora, nonostante la maggiorparte stia da maggio, sono stati convocati dalla commissione. Nessun migrante ha comunque il documento di identità.
Restano infine alcuni problemi su cui le assicurazioni date nell'incontro dall'associazione non sono sufficienti: questo riguarda la costante informazione che deve essere data ai migranti sui loro diritti, sul loro stato e soprattutto la questione della chiamata della questura presso il centro a fronte di lamentele dei migranti, ma su cui l'associazione ha smentito di averlo fatto.


Lo Slai cobas sc nell'incontro ha affermato su ogni cosa che il problema dell'assistenza dei migranti non è solo di darla e darla dignitosa, ma di trattare i migranti come protagonisti direttamente della loro situazione, su cui devono poter loro essere parte attiva e decidere.
Questo spiega il ruolo diretto e principale dei migranti nella mobilitazione per i loro diritti, che per lo Slai cobas è un principio, e che invece per le associazioni è visto malissimo; della serie: sono io che ti tutelo, non tu che lotti per i tuoi diritti...

Dopo questo incontro lo Slai cobas ha convocato per lunedì sera un'assemblea dei migranti per verificare con loro se le cose dette dall'Associazione corrispondono a fatti concreti migliorativi e per decidere insieme a loro come procedere rispetto alle criticità (permesso di soggiorno, documenti per tutti, diritto d'asilo), su cui l'Associazione non è la principale responsabile.

Quello che occorre dire però che ancora una volta, come è stato per la lotta dei migranti del Bel Sit per i documenti, è la lotta diretta dei migranti, la loro autorganizzazione, il loro venire allo scoperto con la denuncia delle questioni, il racconto delle loro condizioni, l'arma in grado di far uscire dal silenzio quello che avviene nelle strutture ormai numerose in cui nella nostra città sono “depositati” i migranti arrivati dai drammatici viaggi dei barconi.

Lo Slai cobas sc ha sempre chiesto, e ribadisce, che queste strutture non possono essere fuori dal controllo di chi realmente si occupa dei migranti in città e soprattutto dello Slai cobas che conduce una battaglia per i diritti dei migranti in tutte le realtà in cui è presente e lavora insieme con tutte le strutture di lotta dei migranti nel nostro paese.
Per questo, ogni risultato conseguito su questa strada costituisce un avanzamento generale dell'accoglienza, della solidarietà, della trasformazione dei migranti da soggetti passivi e vittime in protagonisti del loro presente e del loro futuro.
Leggi governative e sistema di gestione tengono volutamente fuori dai centri di accoglienza il controllo popolare e l'organizzazione dei migranti, a Taranto come in tutt'Italia, ed è vergognoso come alcune associazioni si prestino ad essere i terminali di questo sistema.

Quindi, lo Slai cobas sc continua a sua battaglia per organizzare i migranti in tutte le strutture; e si tratta di autorganizzazione non di “iscrizione” al sindacato, di lotta dura e aperta, come è stata quella del Bel sit, e non di piccolo caboraggio di tessere e rappresentanze, di cui altri organismi sindacali si sono fatti interpreti, per fermare la lotta diretta dei migranti, dividerla, rinchiuderla, invece che farla esplodere.
Nelle prossime settimane, oltre che l'assemblea dei migranti di Paolo VI, sarà lanciata una vasta campagna cittadina, per i documenti per tutti, per il diritto d'asilo per tutti, ma anche per la chiusura dei Cie, dei Cara e nella nostra città dell'Hotspot, un luogo sotto controllo militare, assolutamente inaccettabile a Taranto come altrove.

Vogliamo costruire una nuova iniziativa cittadina e portare una delegazione dei migranti di Taranto all'importante manifestazione nazionale che si tiene a Roma l'11 novembre.
Una manifestazione in cui i migranti, da Ventimiglia a Taranto si uniscono, come si uniscono ai braccianti delle campagne schiaviste in Puglia, agli operai della logistica delle grandi città del centro nord che stanno lottando per un trattamento da lavoratori e non da schiavi, contro feroci padroni e padroncini che non esitano ad uccidere l'operaio immigrato che si ribella.

Per dire tutti insieme:
No al razzismo, No allo schiavismo,
Diritto di cittadinanza, Libertà di circolazione,
Parità di condizioni con tutti gli operai e i lavoratori italiani.

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